lukebiba94
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giovedì 24 marzo 2016
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10 piccole identità
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Questo inquietante thriller somiglia sotto molti aspetti al best-seller di Agatha Christie, 10 Piccoli Indiani, ed infatti come nel romanzo viene narrata la tragica fine di 10 perfetti sconosciuti che rimangono uccisi uno dopo l’altro in un luogo isolato dal resto del mondo.
Il luogo prescelto per la loro tragica fine è un motel del Nevada (in 10 Piccoli Indiani si trattava di un’isola), nel quale gli sconosciuti sono costretti a rifugiarsi per la bufera. Gli sfortunati ospiti del Motel vengono accolti da un equivoco gestore che a molti ricorderà quello del famigerato Bates Motel (Psycho). Il susseguirsi degli omicidi ci porterà a credere che l’assassino sia uno dei personaggi della vicenda, ma ogni presunto sospettato verrà scagionato dai delitti successivi e solo nel finale ci viene rivelata l’identità del vero colpevole.
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Questo inquietante thriller somiglia sotto molti aspetti al best-seller di Agatha Christie, 10 Piccoli Indiani, ed infatti come nel romanzo viene narrata la tragica fine di 10 perfetti sconosciuti che rimangono uccisi uno dopo l’altro in un luogo isolato dal resto del mondo.
Il luogo prescelto per la loro tragica fine è un motel del Nevada (in 10 Piccoli Indiani si trattava di un’isola), nel quale gli sconosciuti sono costretti a rifugiarsi per la bufera. Gli sfortunati ospiti del Motel vengono accolti da un equivoco gestore che a molti ricorderà quello del famigerato Bates Motel (Psycho). Il susseguirsi degli omicidi ci porterà a credere che l’assassino sia uno dei personaggi della vicenda, ma ogni presunto sospettato verrà scagionato dai delitti successivi e solo nel finale ci viene rivelata l’identità del vero colpevole. Il finale è senza dubbio originale e per nulla scontato, ma differisce da quello del romanzo della Christie.
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r.a.f.
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mercoledì 2 ottobre 2019
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e alla fine non ne rimase nessuno
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Thriller originalissimo, nonostante sia costruito sulla falsariga di 10 piccoli indiani e faccia inevitabilmente pensare al motel di Psyco. Una serie di personaggi di varia provenienza ed estrazione sociale, apparentemente non accomunati da nulla, si ritrovano confinati in un motel isolato, in seguito ad un temporale che ha allagato le strade, interrompendo ogni via di comunicazione, compresi radio e telefoni. Non passa molto tempo che iniziano a morire uno dopo l’altro, in circostanze più o meno sospette, e la responsabilità degli omicidi pare da attribuirsi ad un detenuto, ospite anch’esso del motel, sfuggito alla sorveglianza della polizia durante un trasferimento.
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Thriller originalissimo, nonostante sia costruito sulla falsariga di 10 piccoli indiani e faccia inevitabilmente pensare al motel di Psyco. Una serie di personaggi di varia provenienza ed estrazione sociale, apparentemente non accomunati da nulla, si ritrovano confinati in un motel isolato, in seguito ad un temporale che ha allagato le strade, interrompendo ogni via di comunicazione, compresi radio e telefoni. Non passa molto tempo che iniziano a morire uno dopo l’altro, in circostanze più o meno sospette, e la responsabilità degli omicidi pare da attribuirsi ad un detenuto, ospite anch’esso del motel, sfuggito alla sorveglianza della polizia durante un trasferimento. Ma quando anche il detenuto viene trovato morto, e i cadaveri cominciano a sparire, si inizia a comprendere che c’è sotto qualcos’altro, e per un attimo si è portati a immaginare qualcosa di sovrannaturale. Il colpo di scena arriva dopo oltre la metà del film, ma è di quelli che lasciano il segno: un ribaltamento di prospettiva che cambia completamente le dinamiche della storia. Perché gli ospiti del motel non sono gli unici personaggi della storia, e non è detto che siano del tutto reali. E prima della parola fine c’è ancora spazio per un’ultima sorpresa, questa volta forse un po’ più prevedibile, ma non per questo meno impressionante.
Gli attori sono tutti convincenti nel proprio ruolo, complice anche il fatto che i personaggi sono un po’ stereotipati e necessariamente privi di sfumature, vista la loro funzione nella storia: Cusack, con la consueta recitazione equilibrata, mai sopra le righe, e con la sua faccia da uomo della porta accanto guida il variegato gruppo di strambi personaggi, riuscendo a dare senso e unità alla storia. Su tutti spicca lo sguardo alienato di Pruitt Taylor Vince, che ci regala l’ennesimo psicopatico da antologia, pur con un ruolo non certo da protagonista. Montaggio e regia contribuiscono a sostenere il ritmo, che non cala mai, nemmeno sul finale.
Un’idea originale, realizzata in modo insolito e con un finale tutt’altro che scontato.
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paolp78
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mercoledì 24 agosto 2022
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assassinii, indizi e sospetti
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Thriller ad alta tensione diretto da James Mangold che non è proprio un esperto del genere (nella sua filmografia non spiccano altri thriller puri come questo), ma ciò nonostante dimostra di cavarsela benissimo soprattutto nelle scene chiave degli omicidi che sono tutte girate ricorrendo ad espedienti e particolari che le rendono non banali; inoltre queste sequenze sono cariche di un'ottima suspense che Mangold riesce a creare con sapiente utilizzo di riprese, musiche di sottofondo e giuste atmosfere.
La sceneggiatura, che nella sua impostazione di base si richiama al celebre giallo di Agatha Christie "Dieci piccoli indiani", ha un punto di assoluta originalità che emerge quando si è già abbondantemente superata la metà della pellicola; tuttavia deve dirsi che non sempre l'atipicità è un elemento positivo.
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Thriller ad alta tensione diretto da James Mangold che non è proprio un esperto del genere (nella sua filmografia non spiccano altri thriller puri come questo), ma ciò nonostante dimostra di cavarsela benissimo soprattutto nelle scene chiave degli omicidi che sono tutte girate ricorrendo ad espedienti e particolari che le rendono non banali; inoltre queste sequenze sono cariche di un'ottima suspense che Mangold riesce a creare con sapiente utilizzo di riprese, musiche di sottofondo e giuste atmosfere.
La sceneggiatura, che nella sua impostazione di base si richiama al celebre giallo di Agatha Christie "Dieci piccoli indiani", ha un punto di assoluta originalità che emerge quando si è già abbondantemente superata la metà della pellicola; tuttavia deve dirsi che non sempre l'atipicità è un elemento positivo. Nel caso specifico, questo elemento di novità che rende peculiare la storia, pare francamente troppo cervellotico ed in definitiva neppure di grande effetto.
Altro elemento caratterizzante la trama è la pluralità di personaggi, tutti ben delineati, molto interessanti, variegati e ben assortiti; tale aspetto permette a Mangold di utilizzare un cast corale di buonissimo livello, che il regista statunitense dirige con ottimo profitto, valorizzandolo al meglio.
I ruoli di maggior risalto sono quelli ricoperti da John Cusack, Amanda Peet e Ray Liotta, con i primi due nei panni dei principali protagonisti e Liotta in quello del poliziotto di cui non ci si può fidare più di tanto, ruolo spesso ricoperto dal bravo attore americano. Del resto del cast si ricorda il sempre bravo Alfred Molina, un'irriconoscibile Rebecca De Mornay, John Hawkes autore di una buona prova ed altri ottimi caratteristi come John C. McGinley, Clea DuVall, Jake Busey e Pruitt Taylor Vince, quest'ultimo in un ruolo chiave.
Molto apprezzabile l'idea di disseminare qua e là indizi vari, con l'effetto di far sorgere dubbi e sospetti nello spettatore che è portato a cercare di ricomporre il complicato mosaico per individuare l'assassino.
Il finale a sorpresa con l’insospettabile colpevole è ormai talmente ricorrente in pellicole di questo genere che pare quasi scontato: in questo caso tuttavia se ne deve riconoscere l'efficacia ed ottima riuscita.
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raffaele palazzo
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venerdì 1 febbraio 2008
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identità
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Un thriller carino, con un buon ritmo e una storia abbastanza interessante. L'incidente scatenante ovvero l'incidente che muove tutti i personaggi dentro l'hotel è banalotto e non ti aspetti che la storia si muova poi sulla dissociazione, la multipersonalità per poi passare all'apparente complicità tra il finto poliziotto e l'aggressore. Ma tutti questi non sono i fili che dipanano la matassa, sarà ben altro il colpo di scena finale, purtroppo l'elemento che colloca Identità su quel piano in cui si trovano altre centinaia di thriller, modesto ma frettoloso. Si parte quindi dallo scambio d'identità per poi passare alla complicità ed infine al buio finale nella testa del regista.
Ottimo il cast su cui spiccano Cusack e Molina in una parte inferiorissima.
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Un thriller carino, con un buon ritmo e una storia abbastanza interessante. L'incidente scatenante ovvero l'incidente che muove tutti i personaggi dentro l'hotel è banalotto e non ti aspetti che la storia si muova poi sulla dissociazione, la multipersonalità per poi passare all'apparente complicità tra il finto poliziotto e l'aggressore. Ma tutti questi non sono i fili che dipanano la matassa, sarà ben altro il colpo di scena finale, purtroppo l'elemento che colloca Identità su quel piano in cui si trovano altre centinaia di thriller, modesto ma frettoloso. Si parte quindi dallo scambio d'identità per poi passare alla complicità ed infine al buio finale nella testa del regista.
Ottimo il cast su cui spiccano Cusack e Molina in una parte inferiorissima. Abbozzato lì e abbastanza scazzato Ray Liotta.
L'altalenante James Mangold (COPLAND,RAGAZZE INTERROTTE, QUANDO L'AMORE BRUCIA L'ANIMA,QUEL TRENO PER YUMA) sembra voglia cambiar genere di film in film.
Identità resta comunque un buon prodotto un pò scarso di colpi di scena ma decisamente ben ritmato che non darà noia agli amanti del genere.
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frank
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venerdì 6 marzo 2009
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bell'idea...sfruttata solo in parte.
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Thriller di buona qualità non esente però da alcuni difetti...se l'idea delle identità multiple risulta interessante toglie però un po' di realismo alla vicenda...l'espediente poteva essere sfruttato meglio e invece in alcuni casi tende a giustificare la inverosomiglianza degli omicidi..i caratteri di alcuni personaggi sono abbastanza delineati, altri invece lo sono decisamente meno...anche sul fronte della recitazione si mettono in evidenza in positivo Amanda Peet, Ray Liotta e Clea DuVall..mentre John Cusack è veramente inespressivo...nella parte centrale, quella "thriller" il film offre buoni momenti di tensione e nel finale rovescia un po'il tutto svelando il retroscena delle identità, che può lasciare un po' spiazzati ma che nel finale riesce comunque ad essere plausibile.
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Thriller di buona qualità non esente però da alcuni difetti...se l'idea delle identità multiple risulta interessante toglie però un po' di realismo alla vicenda...l'espediente poteva essere sfruttato meglio e invece in alcuni casi tende a giustificare la inverosomiglianza degli omicidi..i caratteri di alcuni personaggi sono abbastanza delineati, altri invece lo sono decisamente meno...anche sul fronte della recitazione si mettono in evidenza in positivo Amanda Peet, Ray Liotta e Clea DuVall..mentre John Cusack è veramente inespressivo...nella parte centrale, quella "thriller" il film offre buoni momenti di tensione e nel finale rovescia un po'il tutto svelando il retroscena delle identità, che può lasciare un po' spiazzati ma che nel finale riesce comunque ad essere plausibile.
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