Fame chimica |
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Un film di Antonio Bocola, Paolo Vari.
Con Marco Foschi, Matteo Gianoli, Valeria Solarino, Teco Celio, Mauro Serio
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 97 min.
- Italia, Svizzera 2003.
MYMONETRO
Fame chimica
valutazione media:
3,37
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Più attuale che maidi HayleyFeedback: |
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martedì 28 ottobre 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Fame chimica non è solamente un film bensì una realtà comune. Come l'odio rispecchiava la periferia Parigina, le banlieue, cosi fame chimica riflette non solo la periferia milanese, la Barona, ma i sobborghi italiani; soprattutto delle città del nord. Quando l'effetto della droga inizia a scemare sale la fame chimica, che è il tramite fra l'evasione e la quotidianità. La droga è il mezzo con cui i ragazzi cercano di distaccarsi dalla realtà. E' lo strumento maggiormente reperibile ed economico che conoscono per sognare, per essere lontani anche solamente per un'ora dalle loro deleterie vite, segnate da un disagio economico, dal razzismo, da ideali inesistenti, da licenziamenti, da furti, da spaccio. Spade, pasticche, sesso per riempire vuoti. Vuoti creati dalla società, dalla famiglia, dai mass media, dai valori persi e dalla speranza dissipata. Un meccanismo di evasione che è solo un vortice masochista, autodistruttivo. Il film può essere visto principalmente in due modalità diverse: superficialmente o cercandone l'interiorità. Nel primo caso, fermandosi solo all'apparenza, la trama è spicciola e banale: due ragazzi, amici di vecchia data, che fanno uso di droghe quotidianamente e abbondantemente il sabato sera quando sono in discoteca, si infatuano della stessa ragazza. Invece se si guarda il film scavando a fondo possiamo percepire la sua genialità ed emotività. Il contesto in cui si svolge è piazza Gagarin, la quale deve essere recintata per allontanare gli immigrati. Pregiudizi razziali, insulti, referendum sostenuti anche da partiti politici sfociano in scontri fra stranieri e italiani. Oltre al tema del razzismo ne troviamo altri diversi. Il lavoro, visto come uno sfruttamento, per cui è meglio ringraziare, chinare la testa e stringere i denti ovvero essere schiavizzati ed inginocchiarsi davanti al proprio carceriere. L'estero che sembra l'ancora di salvezza: la fuga verso posti nuovi in cui per tutti c'è una possibilità. La televisione che imbambola e rende anch'essa schiavi trasmettendo solo fatti di cronaca nera che tengono le persone in uno stato di terrore. Sono passati 11 anni dall'uscita di questo film ma la situazione italiana è ancora immortalata perfettamente.
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