C'era una volta in Messico

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Un film di Robert Rodriguez. Con Antonio Banderas, Salma Hayek, Johnny Depp, Willem Dafoe, Mickey Rourke.
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Titolo originale Once Upon a Time in Mexico. Azione, durata 97 min. - USA 2003. MYMONETRO C'era una volta in Messico * * 1/2 - - valutazione media: 2,72 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Arianna Finos

Il Venerdì di Repubblica

C’era una volta in Texas il genio del bricolage cinematografico. Leggenda vuole che il giovanissimo Robert Rodriguez racimolasse i suoi primi settemila dollari offrendosi come cavia per sperimentare un farmaco anticolesterolo. Con quel gruzzolo e una grande conoscenza della camera digitale nel 1992 è nato El Mariachi, film su un musicista-pistolero assetato di vendetta che ha incassato due milioni di dollari. Da allora, lo spilungone dalla faccia paffuta e il cappello da cowboy ha iniziato una carriera fatta di kolossal fai-da-te.
Dallo studio ricavato nella sua fattoria in Texas ha sfornato film di grande intrattenimento e incasso: Desperado è stato il remake-seguito di El Mariachi, prodotto dalla Columbia, con protagonista Antonio Banderas. Poi sono arrivati gli Spy Kids, spioni ragazzini che nella loro ultima avventura, Spy Kids 3D-Garne over, hanno portato nelle casse dei produttori la bella cifra due milioni di dollari, contro un costo di appena 39.
Anche C’era una volta in Messico, terzo capitolo della trilogia del Mariachi ha incassato 56 milioni di dollari in America. E il saldo costi-ricavi è sempre strabiliante: stavolta il texano si era fatto bastare un budget di appena 29 milioni.
Sì, il segreto del successo dell’amico di Quentin Tarantino (Rodriguez il regista di Kill Bill l’ha anche diretto; in Desperado e Dal tramonto all’alba) è proprio il fai-da-te: Rodriguez scrive la sceneggiatura, gira (in digitale, tecnica decisamente meno costosa della pellicola), prepara le scenografie, compone le musiche. “Così il film è più personale”, dice. E soprattutto più economico. Il pallino per la parsimonia a Rodriguez arriva - racconta lui - dall’essere cresciuto in una famiglia povera, dieci figli tirati su con lo stipendio da infermiera della madre. E così, anche quando gli propongono budget più alti per i film, lui nicchia...
L’altra grande dote è quella di saper affascinare e coinvolgere nei suoi progetti grandi star. Nello spettacolare epilogo della trilogia messicana sfilano Salma Hayek e Johnny Depp (che sono corsi a fare da testimonial al film presentato alla scorsa mostra di Venezia), Antonio Banderas, Willem Defoe, Mickey Rourke, Eva Mendes, perfino una popstar come Enrique Iglesias (il figlio di Julio) al suo debutto sul grande schermo. “Amicizie a parte, il trucco con cui riesco ad avere questi divi è che li ingaggio per pochi giorni e li spremo al massimo, facendoli divertire. Tutto il film è stato girato in appena Otto settimane, Depp è restato sul set solo otto giorni ed è stato talmente bene che alla fine ha chiesto: “Ma non c’è altro da fare per me?””. “Verissimo”, conferma sorridendo l’attore, che qui interpreta un ambiguo agente della Cia pronto a destabilizzare il Messico, un personaggio che in questa terza puntata della saga quasi oscura quello dello stesso Banderas, il mariachi al centro di una serie di intrighi che vedono coinvolti narcotrafficanti e militari (prezzolati per assaltare il paese e guidati dall’uomo cui El Mariachi ha giurato vendetta). “Il racconto è più corale perché mi ispiro a Il Buono, il brutto e il cattivo”, spiega Rodriguez, fan accanito di Sergio Leone. In realtà, titolo a parte (suggerito tra l’altro da Quentin Tarantino, altro tifoso del regista), in questa divertente, adrenalinica e un po’ pasticciata vicenda c’è davvero poco del respiro epico del regista di C’era una volta in America.
Ma la tecnica di lavoro messa a punto dal texano è così coinvolgente da spingere ciascun attore a metterci dei proprio. Depp ha regalato spessore e trovate al suo cattivo - compresa l’idea di un terzo braccio finto, utile per ammazzare a sorpresa. Ma la creatività di Depp, Banderas e Salma Hayek si è espressa soprattutto sul versante musicale. Depp ha composto il “tema” del suo personaggio, Banderas ha scritto e cantato la canzone Mariachi mentre Salma Hayek si esibisce nel brano dei titoli di coda. Canta meno, purtroppo per lui, Enrique Iglesias, compagno pistolero di Banderas, decisamente a disagio con fucili e lanciafiamme (il “buona la prima” del parsimonioso Rodriguez va bene per Depp, ma certo non aiuta la scarsa espressività del cantante).
Anche il redivivo Mickey Rourke ha aggiunto del suo al pentito del cartello della droga che interpreta. Quando Rodriguez lo ha incontrato per ingaggiano, l’ex Johnny il bello aveva in braccio il suo chiwawa, proprio come fa nel film il suo personaggio (ma il chiwawa è un altro, perché il cane di Rourke era, anche lui, troppo grasso..,). Perfino il divo intellettuale Willem Defoe si è fatto coinvolgere, tingere e travestire da narcotrafficante messicano: “Volevo da tempo lavorare con il geniale Rodriguez”, chiosa l’attore: “Non ci sono lunghe scene di recitazione, ma questo non rende il film meno interessante. Robert gioca con i caratteri stereotipati ma riesce proprio per questo a imprimere ai suoi personaggi personalità e spessore”. Meno concettuale Banderas: “Roben ha ridotto tutto alla pura azione”, spiega il divo spagnolo. E poi ricorda:“Desperado è stato il mio primo ruolo in America, ho un debito con Robert. Così, quando mi ha chiamato per C’era una volta in Messico, ho accettato senza neanche aver letto il copione. E devo ammettere che è stato divertente tornare a lavorare con Salma e gli altri amici, anche se gli anni passano, e saltare giù dai tetti fa sempre più male”. La spettacolare fuga degli innamorati Banderas e Salma Hayek dal quinto piano di un albergo (i due ammanettati si lanciano e sostengono a vicenda di balcone in balcone) è tra le trovate più spettacolari di un film che pesca molto (sulla scia cli Tarantino) dagli action movie anni 70, gli spaghetti western e i cartoon. Ma al regista i paragoni piacciono poco. “Prima di fare il cinema, racconta, ero un fumettista. Ecco perché i miei personaggi perdono gli occhi e hanno un terzo braccio”.
Il giovane texano - che vive isolato nel suo ranch con moglie e tre figli, al riparo del clamori hollywoodiani - non smette di stupire perfino quando parla di politica: è un fervente ammiratore del presidente George W. Bush e dei suoi modi spicci. “Noi texani magari sembriamo vaccari, ma siamo gente pratica. E, all’occorrenza, non abbiamo paura ad usare il pugno di ferro”. Per questo, nel film, per salvare la libertà e la democrazia del Messico, c’è bisogno del pistolero Mariachi: “Un personaggio che sarebbe utile in molti paesi, anche negli Stati Uniti d’America”, dice Rodriguez. Meno male che a contraddirlo ci pensa la messicana Salma Hayek: “No, in Messico non abbiamo bisogno di un mariachi ma di migliori politici. Basterebbe questo, non serve la violenza”. Visto? Perfino sulle opinioni quello di Rodriguez s’è dimostrato un set aperto...
Da Il Venerdì, 21 novembre 2003


di Arianna Finos, 21 novembre 2003

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