Roberto Nepoti
La Repubblica
Una volta tanto, la definizione del catalogo di un festival (quello di Berlino, dove il film era in concorso) suona ineccepibile: Alexandra's Project è "uno psicothriller che affronta i temi del potere e della sessualità nella coppia".
Steve, marito di Alexandra e padre di due rampolli, è felice; il giorno della sua promozione aziendale coincide con quello del suo compleanno e, di certo, la mogliettina gli ha preparato una sorpresa. La sorpresa c'è, eccome; ma non del tipo pregustato da Steve. Tornato nella villetta suburbana, l'uomo la trova deserta. Al posto della famigliola, c'è una videocassetta con la scritta "guardami"; a quello della batteria del suo cellulare, una pallottola. Con angoscia crescente, il malcapitato non può che guardare il video fino alla fine. Ma è davvero la vittima innocente di una macchinazione?
Praticamente a due soli personaggi, un film paranoico, claustrofobico e coinvolgente. Un thriller senza morti, ma con parecchi feriti e contusi, che invoglia gli spettatori ad aprire il dibattito sui ruoli sessuali, le dinamiche di coppia, i piccoli delitti quotidiani perpetrati da chi vive assieme. La sua risorsa migliore è la scelta di ambiguità che il regista australiano (di origine olandese) Rolf de Heer adotta come criterio della rappresentazione, senza rivelare mai un solo punto di vista (si osservi la dialettica tra inquadrature "soggettive" e "oggettive"). Tanto che tutta la storia potrebbe essere interpretata come lo sguardo paranoico dell'uomo sul matrimonio e la vita a due.
Da La Repubblica, 22 novembre 2003
di Roberto Nepoti, 22 novembre 2003