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Enrico Magrelli
Film TV
Twentynine Palms è un film vecchissimo, atroce. Il suo regista Bruno Dumont, dopo l'interessante L'età inquieta e il problematico e compiaciuto L’umanità rivela che il monumento visivo che sta erigendo alla sua poetica è prematuro e con fondamenta friabili come la sua concezione del Cinema. I suoi sono pretenziosi ma-nufatti che riflettono, con molti decenni di ritardo, sulla durata (per lo spettatore questa elucubrazione si traduce in una noia abissale), sulla bassa definizione di personaggi non rotondi e odiosi (i suoi dialoghi - qui - sono interferenze vocali, rumori fatici, grugniti da orgasmo, ripetizione di una dozzina di vocaboli) e sulla relazione non originale tra figure e paesaggio (Wenders, Antonioni e Ferreri - solo per citare tre nomi - avrebbero sviluppato questo incastro di corpi e rocce, vuoto geografico e vuoto dell'anima in modo meraviglioso). [...]
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