Roberto Nepoti
La Repubblica
Julia, bella e dotata studentessa di psicologia, ritrova gli incubi che la perseguitavano nell'infanzia quando Billy, il suo ragazzo, si toglie la vita.
Anche gli amici di un tempo soffrono di atroci visioni rivivendo, da adulti, le proprie paure infantili sotto forma di silhouettes indescrivibili che appaiono all'improvviso. E mentre la città è vittima di blackout (qualsiasi riferimento ai recenti fatti di New York è puramente casuale), la ragazza comincia a vedere strane forme che si muovono nel buio.
Un horror della generazione post-M. Night Shyamalan ( Signs), dove la paura è più suggerita che mostrata: il buio della sala gioca a rimpiattino con l'inconscio, riproponendo l'oscurità sullo schermo come nemico atavico dello spettatore e vellicando i nervi di questi attraverso le variazioni di luce. Malgrado i nomi in ditta, però (Wes Craven alla produzione, regia di Robert "Hitcher" Harmon), nulla di nuovo nelle tenebre; soltanto un horror di più, come da tradizione per la rentrée cinematografica di fine agosto.
La sceneggiatura è di una nullità epica, la regia manca d'inventiva e di ritmo, mentre il film tira in lungo per il tempo regolamentare senza provocare la minima emozione. Lo aiuta poco Laura Regan che, dopo una serie di comparsate in altri thriller ( Unbreakable), aspira alla carica di scream-queen senza possederne i requisiti. L'unica buona notizia riguarda gli effetti speciali raffiguranti le creature dell'ombra, misteriose forme in movimento illuminate con un certo stile.
Da La Repubblica, 23 agosto 2003
di Roberto Nepoti, 23 agosto 2003
twitter
diventa fan
