loredana colloca
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sabato 12 gennaio 2008
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straziami, ma di baci saziami...
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Nel 2002 Steven Shainberg, stupisce la giuria del Sundance Festival con una pellicola che si rivela un raro gioiellino di perversione, intitolata semplicemente “Secretary”.
Ad un primo sguardo si teme l’ennesima commediola romantica americana, di cui Hollywood non ci ha certo fatto sentire la mancanza, dal superbo Harry ti presento Sally al ben più modesto Notting Hill: schiere di uomini ostili e diffidenti (ma in realtà spaventati) e donna insicure (ma in realtà determinate), il cui scontro iniziale si evolve fino a un toccante happy end. Se non fosse che, in questo caso, il percorso dei due amanti è insolitamente accidentato.
La fanciulla in questione è infatti un’irriducibile masochista con alle spalle un tentativo di suicidio e un soggiorno in una clinica psichiatrica, e il principe azzurro un avvocato misantropo con tendenze sadiche, ossessionato dalla smania di dominio.
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Nel 2002 Steven Shainberg, stupisce la giuria del Sundance Festival con una pellicola che si rivela un raro gioiellino di perversione, intitolata semplicemente “Secretary”.
Ad un primo sguardo si teme l’ennesima commediola romantica americana, di cui Hollywood non ci ha certo fatto sentire la mancanza, dal superbo Harry ti presento Sally al ben più modesto Notting Hill: schiere di uomini ostili e diffidenti (ma in realtà spaventati) e donna insicure (ma in realtà determinate), il cui scontro iniziale si evolve fino a un toccante happy end. Se non fosse che, in questo caso, il percorso dei due amanti è insolitamente accidentato.
La fanciulla in questione è infatti un’irriducibile masochista con alle spalle un tentativo di suicidio e un soggiorno in una clinica psichiatrica, e il principe azzurro un avvocato misantropo con tendenze sadiche, ossessionato dalla smania di dominio. Bastano questi pochi elementi iniziali a disorientare lo spettatore, che vede snodarsi davanti ai suoi occhi una storia d’amore delle più convenzionali, ma espressa mediante codici imprevedibilmente inediti .
Entrambi i protagonisti vivono infatti, un intimo legame con il dolore nella sua accezione più ampia, dalla semplice risposta della carne a uno stimolo esterno, alla sofferenza generata nell’anima dalla mancanza dell’altro. L’equilibrio perfetto su cui si fonda il rapporto viene raggiunto non più nella rimozione del dolore, ma attraverso la compiaciuta condivisione di esso. La timida e perennemente inadeguata segretaria e il cinico avvocato senza scrupoli, assumono un vicendevole ruolo salvifico, che li porterà a riprendere possesso dei propri sentimenti.
La narrazione ondeggia con grande naturalezza tra il tragico e il patetico, sfiorando il drammatico e il grottesco, in un susseguirsi di lunghe sequenze contemplative dai dialoghi scarni, in cui gran parte della drammaticità è affidata alla carica espressiva degli interpreti e all’eloquenza del montaggio.
Il ruolo di inconsueta eroina è affidato a una spaurita Maggie Gyllenhall, un’arrendevole segretaria la cui unica preoccupazione è compiacere – preferibilmente ad ogni costo – il suo capo, interpretato da un inquietante James Spader. L’iniziale scontro tra i due personaggi, esacerbato dal rapporto di subordinazione professionale, assume lentamente i contorni di un incastro perfetto; un viaggio ovattato, nel cui percorso i cinque sensi convenzionali si fondono in un unico, infallibile, “senso del corpo”.
L’atmosfera rarefatta in cui i due protagonisti agiscono, fatta di gesti accennati e sguardi furtivi, genera una forte tensione erotica, che quasi mai (e mai gratuitamente) sfocia nel semplice incontro sessuale. Unico punto debole di un tutto tendenzialmente armonico, è il fatto che, sebbene i personaggi – anche quelli secondari - siano tratteggiati senza eccessi e in modo estremamente realistico, le loro reazioni risultano talvolta troppo prevedibili, ai limiti del banale.
Ma questa impercettibile deformità si perde nelle parole di Leonard Cohen, che accompagna una delle sequenze più sensuali del film, con un profetico “I’m your man”...
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martina bada
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giovedì 31 maggio 2007
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documentario sul sadomasochismo
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Due fragilità umane si incontrano-scontrano sul posto di lavoro:la segretaria incolpevole masochista e il datore inguribile sadico-nichilista...Il cast è azzeccatissimo,con un James Spader già perfetto per l'interpretazione dell'avvocato rampante Alan Shore,nella serie tv "Boston legal",e una Gyllenhaal attendibilissima vittima compiacente delle insistite avances del superiore...il tutto servito in un amalgama stuzzicante ma impegnativo,che depone ogni teorema sulla retorica,semmai inchiodando la cinepresa sulle perversioni "inurbane" dei suoi protagonisti...
Esempio di buon cinema moderno
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cineomade
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giovedì 29 settembre 2016
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come si può?
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Come si può scrivere una recensione come quella pubblicata per prima?
Il film, questo in particolare, può piacere o con piacere, ma chi l'ha scritta o non ha visto il film o non ha capito nulla.
Penso più probabilmente alla prima ipotesi.
Intanto non c'è nessun "matrimonio riparatore". Il matrimonio è solo la conclusione di un amore, per quanto strano e a limite un po' perverso, tra i protagonisti, protagonisti che scoprono un'affinità sessuale e sentimentale così come capita a tutte le coppie, più "normali", che si innamorano veramente nella vita vera (mi chiedo se il primo recensore si sia mai innamorato).
Quanto poi alla "normalitá" ci sarebbe da chiedersi cosa sia davvero la "normalità" visto che ogni coppia ha le sue "anormalitá" (nel senso di specificità: gusti sessuali, interessi, ragioni di stima reciproca eccc ).
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Come si può scrivere una recensione come quella pubblicata per prima?
Il film, questo in particolare, può piacere o con piacere, ma chi l'ha scritta o non ha visto il film o non ha capito nulla.
Penso più probabilmente alla prima ipotesi.
Intanto non c'è nessun "matrimonio riparatore". Il matrimonio è solo la conclusione di un amore, per quanto strano e a limite un po' perverso, tra i protagonisti, protagonisti che scoprono un'affinità sessuale e sentimentale così come capita a tutte le coppie, più "normali", che si innamorano veramente nella vita vera (mi chiedo se il primo recensore si sia mai innamorato).
Quanto poi alla "normalitá" ci sarebbe da chiedersi cosa sia davvero la "normalità" visto che ogni coppia ha le sue "anormalitá" (nel senso di specificità: gusti sessuali, interessi, ragioni di stima reciproca eccc ).
Trovo più il film come un'esagerazione (non lo sono forse un po' tutti i film?) di un un processo che accade nella realtá in ogni evento di innamoramento.
Per quanto riguarda la mia esperienza di vita le coppie troppo "normali" spesso non sono davvero legate.
Forse è proprio questo che vuole significare il film: nelle loro "stranezze", nei loro problemi psicologici, e nelle piccole "perversioni " (sono ben altre le "perversioni" di cui preoccuparsi), i due protagonisti, si ritrovano l'uno nell'altra, trovando l'amore che a volte non riescono a trovare le coppie cosiddette "normali".
Il film non è un capolavoro .... ma si lascia guardare simpaticamente e con qualche sorriso.
Un'ultima menzione alla bravura degli attori e soprattutto alla protagonista femminile (sorella di un altro, a mio parere, bravissimo attore: Jake Gyllenhaal): veramente straordinaria.
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beppelegro
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domenica 12 marzo 2017
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interpretazione mentale
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Il film sviluppa la storia di una segreteria affetta da turbe psichiche alle prese con il suo datore di lavoro anch'egli profondamente disturbato. La pellicola può essere interpretata in più modi: oltre alla classica visione lineare, personalmente trovo che il film può essere inteso come un viaggio mentale all'interno della coscienza della protagonista. L'intera vicenda è una sorta di allegoria della maturazione mentale della ragazza probabilmente durante la sua permanenza nella clinica psichiatrica. L'avvocato è un alter-ego della protagonista, una figura che racchiude tutto ciò che avrebbe voluto essere o avere Lee; il punto in comune e la finestra tra i due personaggi sono dati dalla profonda solitudine di cui entrambi soffrono e dai sentimenti fortemente sociopatici che li caratterizzano.
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Il film sviluppa la storia di una segreteria affetta da turbe psichiche alle prese con il suo datore di lavoro anch'egli profondamente disturbato. La pellicola può essere interpretata in più modi: oltre alla classica visione lineare, personalmente trovo che il film può essere inteso come un viaggio mentale all'interno della coscienza della protagonista. L'intera vicenda è una sorta di allegoria della maturazione mentale della ragazza probabilmente durante la sua permanenza nella clinica psichiatrica. L'avvocato è un alter-ego della protagonista, una figura che racchiude tutto ciò che avrebbe voluto essere o avere Lee; il punto in comune e la finestra tra i due personaggi sono dati dalla profonda solitudine di cui entrambi soffrono e dai sentimenti fortemente sociopatici che li caratterizzano. Il film si sviluppa con un climax crescente che culmina nel finale tanto strano quanto atteso: l'unione dei due personaggi comporta la totale guarigione mentale della ragazza.
Bel film. CONSIGLIATO PER LE COPPIE E NON PER LE FAMIGLIE!
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davidestanzione
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domenica 8 agosto 2010
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grottesco, black, sessualcompulsivo:waters echoes
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Disquisendo sui generis, è senza dubbio una commedia nera: plot originale (menzione peraltro riconosciutagli anche al Sundance, dove il presidente di giuria di turno John Waters ha tirato fuori dal cilindro un premio ad hoc per celebrare degnamente la strabordante originalità dello script peraltro di un'opera prima...), una regia, quella dell'esordiente Steven Shainberg, dalla (mica tanto) velata propensione allo sberleffo sessuofobico, personaggi macchiettasticamente caricaturali e sopra le righe, interpreti ispirati e con una dichiarata tensione alla spassosissima, stilizzata deriva surrealgrottesca: l'ottimo James Spader nel ruolo dell'avvocato anal addicted e una sorprendente, spiazzante Maggie Gyllenhaal, segretaria remissiva e propensa alla sottomissione nel ruolo che l'ha lanciata e in cui l'attrice ha forse toccato le sue personali vette, finore inusitate, di camaleonticamente ultraefficace vena recitativa.
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Disquisendo sui generis, è senza dubbio una commedia nera: plot originale (menzione peraltro riconosciutagli anche al Sundance, dove il presidente di giuria di turno John Waters ha tirato fuori dal cilindro un premio ad hoc per celebrare degnamente la strabordante originalità dello script peraltro di un'opera prima...), una regia, quella dell'esordiente Steven Shainberg, dalla (mica tanto) velata propensione allo sberleffo sessuofobico, personaggi macchiettasticamente caricaturali e sopra le righe, interpreti ispirati e con una dichiarata tensione alla spassosissima, stilizzata deriva surrealgrottesca: l'ottimo James Spader nel ruolo dell'avvocato anal addicted e una sorprendente, spiazzante Maggie Gyllenhaal, segretaria remissiva e propensa alla sottomissione nel ruolo che l'ha lanciata e in cui l'attrice ha forse toccato le sue personali vette, finore inusitate, di camaleonticamente ultraefficace vena recitativa. Il film, pur affrontando un tema psicanaliticamente traslabile (il bondage e affini...), non si addossa di fatto alcuna velleità anche solo lontanamente mirata a penetrare l'inconscio o a scandagliarlo e il tema (apparentemente centrale) della tendenza a farsi dominare selvaggiamente fino alla sottomissione (sessuale e non), più o meno riconducibile ad ataviche fratture del subconscio o a traumi di svariata natura, é trattetteggiato (??) tutt'al più con i toni burleschi di una commedia humoralmente incenerita, che fa il verso alle compulsioni contemporanee annacquando le proprie stesse, opportunamente artefatte ossessioni in un finale dolcemente mellifluo e antitetico rispetto al concept target generale del film. Un finale ammantato di iperindie e dunque anche dell'immancabilmente annesso, consueto "tarallucci&vino" conclusivo, che manda in barba tutto e tutti in un happy end pseudorisolutore e (manco a dirlo, falsamente) consolatorio, e pertanto ancor più ferocemente, sguaitamente sghignazzato. Gustoso, onestamente posticcio, sessualiberatorio, very very black.
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[+] macchiettisticamente;-)
(di davidestanzione)
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sognatrice
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lunedì 4 giugno 2012
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secretary. lavoro e masochismo
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E' difficile stabilire se questo film sia bello o brutto, nel vederlo suscita la curiosità di vedere come si evolve la relazione sadomasochista tra la timida e autolesionista segretaria e il suo capo. E' come quando ci si trova di fronte ad una cosa che a prima vista ci fa ribrezzo, ma per qualche strana ragione ne siamo attratti. Non mancano scene di violenza e molestie sessuali, che affrontano un tema scottante e provocatorio. In effetti non è normale che una donna goda nell'essere picchiata dal suo capo. Il tema del masochismo e delle perversioni sessuali poi non è mai stato affrontato in maniera così esplicita in un film. Purtroppo il film pecca di momenti di lentezza nei quali non succede nulla di significativo e alcune situazioni come per esempio il rapporto di Lee con la famiglia o il perchè dell'alcolismo del padre vengono solo accennati.
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E' difficile stabilire se questo film sia bello o brutto, nel vederlo suscita la curiosità di vedere come si evolve la relazione sadomasochista tra la timida e autolesionista segretaria e il suo capo. E' come quando ci si trova di fronte ad una cosa che a prima vista ci fa ribrezzo, ma per qualche strana ragione ne siamo attratti. Non mancano scene di violenza e molestie sessuali, che affrontano un tema scottante e provocatorio. In effetti non è normale che una donna goda nell'essere picchiata dal suo capo. Il tema del masochismo e delle perversioni sessuali poi non è mai stato affrontato in maniera così esplicita in un film. Purtroppo il film pecca di momenti di lentezza nei quali non succede nulla di significativo e alcune situazioni come per esempio il rapporto di Lee con la famiglia o il perchè dell'alcolismo del padre vengono solo accennati. Tutta la storia si concentra molto sul rapporto tra Lee e il suo capo e l'apoteosi viene raggiunta nella sequenza finale che vede il trasformarsi del rapporto morboso in una vera relazione. Il film era carente di colonna sonora e tendente al grottesco. Al termine ti lascia una sensazione di imparazzo e turbamento che però viene edulcorata dai risvolti amorosi che si vedono nel finale. Nel complesso un film che va bene conscere per cultura personale, ma che visto una volta non lascia alcun desiderio di una seconda visione.
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