Roberto Nepoti
La Repubblica
Angèle, ragazza di campagna, lascia il paesello natale e va a cercare lavoro in città. Qui offre la verginità a uno sconosciuto, il cui dolore l'ha sconvolta: per lui la notte d'amore è un analgesico, per la fanciulla, il dono del proprio cuore. Poi il giovane se ne va, deciso a non rivedere più né Angèle, né il luogo in cui si sono conosciuti. Mica facile, quando ci mette la zampa il Destino. In entrambi resta, incancellabile, il ricordo di quella notte; finchè una serie di coincidenze farà incrociare nuovamente le loro strade.
Attore specializzato in parti di primo amoroso, Vincent Perez esordisce nella regia con un film poetico e un po' ingenuo, praticamente realizzato in famiglia (produce sua cognata mentre sua moglie, Karine Silla, ha scritto con lui la sceneggiatura e interpreta uno dei personaggi). Una favola tinta di misticismo, che somiglia ben poco alle pellicole cui siamo abituati. Fin qui, sarebbe una buona notizia. Peccato che Perez non sia all'altezza della propria ambizione: risoluto a puntare più sull'intuito e sulla sensibilità che sulla ragione, il neo-regista compie frequenti scarti di narrazione, di stile, di prospettiva, che fanno del suo un lavoro discontinuo dandogli un aspetto fragile e un po' goffo.
Non mancano tuttavia, sparsi qui e là, i momenti di cinema e a volte la goffaggine lascia il posto alla grazia. Figlio del grosso Gérard, Guillaume Depardieu esagera nel ruolo dell'eroe tormentato; Morgane Moré è diafana e luminosa.
Da La Repubblica, 25 luglio 2003
di Roberto Nepoti, 25 luglio 2003