Mr. Vendetta - Sympathy for Mr. Vengeance

Un film di Park Chan-wook. Con Song Kang-ho, Doona Bae, Lim Ji Eun, Bo-bae Han, Kim Sedong.
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Titolo originale Bokseuneum naeul geos. Drammatico, durata 129 min. - Corea del sud 2002. MYMONETRO Mr. Vendetta - Sympathy for Mr. Vengeance * * * 1/2 - valutazione media: 3,67 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Cinema epidermico Valutazione 3 stelle su cinque

di Maximilione


Feedback: 900 | altri commenti e recensioni di Maximilione
martedì 16 ottobre 2012

Con Sympathy for Mr. Vengeance Park Chan-Wook palesa il suo cinema estremo e multiforme su un panorama internazionale, valica gli stretti confini sud-coreani e nel contempo marca la genesi di quella trilogia della vendetta che continuerà nel 2003 con il meraviglioso Oldboy per poi chiudersi due anni dopo con Lady Vendetta. Già da questo primo eclettico capitolo Park attiva, però, alcuni elementi e

dipana numerose suggestioni che affinerà -approfondendole- nei due successivi lavori. Anzitutto al livello più superficiale -quello della trama- l'autore coreano dimostra sin da subito una particolare e affezionata attenzione al tema dei rapporti familiari e, delineando il lacerante e muto amore che lega il protagonista alla sorella malata, inizia a tracciare quell'invisibile parabola esistenziale che dall'amore fraterno di questo primo sconsolato episodio, evolve in quello paterno di Oldboy fino a sublimarsi nel puro e incontrastato attaccamento filiale che pervade l'ultimo capitolo della trilogia.

Ma al di là del livello puramente tematico, Mr. Vengeance rivendica la sua assoluta preminenza all'interno della trilogia di Park perché mette a punto un meccanismo diegetico di attivazione dell'azione narrativa che costituirà il fulcro dei due film successivi, una specie di leitmotiv immodificabile della triade di opere in questione.
La storia dell'eccentrico giovane dai capelli color evidenziatore (come tutta la serie di efferate violenze che da lui si diparte), infatti, nasce dalla truffa compiuta ai suoi danni da un gruppo malavitoso, che si appropria del suo rene e lo abbandona nudo in uno spoglio e silenzioso palazzo in costruzione. E' quindi la scomparsa di un rene a dar vita a un intreccio serrato che da allora procede come un rullo compressore, schiacciando in modo straziante tutto quello che incontra.
Allo stesso modo, nel successivo Oldboy, tutto il meccanismo rigoroso e perfetto che compone la trama nasce e cresce a partire da una scomparsa. Ovviamente quella del protagonista.
E analogamente in Sympathy for Lady Vengeance il percorso alternato di dannazione e redenzione della bella Lee Geum-ja, prende vita dal rapimento e dalla successiva sparizione di un bambino.
Sarebbe facile alla luce di questi elementi abbozzare l'affascinante concetto interpretativo di un richiamo (magari omaggistico) a Michelangelo Antonioni e al suo cinema della scomparsa e dell'eclissi. Ma più che questa componente di attivazione narrativa, il sud-coreano Park condivide con il grande Maestro emiliano la fredda e alienante precisione stilistica, accompagnata da una forte tensione lirica e criptica.
Ma a ben guardare questo carattere di Park è solo la metà perfetta di un cinema bifronte che al lirismo virtuosistico fatto di lente carrellate esplorative, di un cromatismo simbolico e polimorfo, di un uso ellittico del montaggio in una narrazione non-lineare nel senso pieno del termine, di surreali e raggelanti scene oniriche -quella in cui Park Dong-jin riabbraccia la figlia annegata- oppone e alterna un'esplosione confusa, squilibrata e postmoderna di violenza, decorata da una grandissima libertà inventiva e compositiva -espressa nelle singole inquadrature come nella libertà del montaggio- ed espressa con perfezione quasi maniacale nelle sequenze alternate della doppia contemporanea vendetta di Park Dong-jin e del protagonista: il primo uccide Cha Yeong-mi collegandola attraverso i lobi a un generatore di corrente, il secondo -armato di una mazza e in seguito di un bisturi- compie una strage che entra nel pieno dominio dello splatter.

Ora, nonostante costituisca l'archetipo assoluto su cui Park costruirà il resto della sua trilogia, proprio il concetto di vendetta che riempie e domina Sympathy for Mr. Vengeance carica di interesse ed autonomia quest'opera diseguale e morbosa, distinguendola dagli altri due capitoli della triade.
In Oldboy Park Chan-Wook costruisce un meccanismo diegetico ineccepibile attraverso cui riflette, più che sulla vendetta, sull'impossibilità del suo compimento, sulla necessità del ripensamento esistenziale e della conseguente accettazione della colpa.
Allo stesso modo in Lady Vengeance la vendetta è decostruita, trascinata in un contesto metaforico o addirittura metafisico, usata come pretesto per illustrare l'itinerario di redenzione ed espiazione della protagonista, vero e unico nucleo tematico del film.
Al contrario, in Sympathy for Mr. Vengeance Park sceglie di evitare le sottigliezze retoriche e illustra questo tremendo sentimento umano nella sua veste più pura e antica e perciò sordida, concreta, multiforme e fisica. In questo senso, la struttura del film si avvicina alla dimensione profondamente tragica del teatro greco classico e più precisamente a quella dell'Orestea di Eschilo.
Il sangue chiama inevitabilmente altro sangue, senza possibilità di grazia o redenzione, e se nella trilogia greca l'intervento divino bloccava nel finale la sete di distruzione delle Erinni, salvando Oreste e sancendo la fine del regime del sangue, in Mr. Vengeance l'ultima parola spetta alla mafia, lampante sineddoche di un mondo senza giustizia.

La vendetta, lontana da tutti gli arricchimenti metaforici, è illustrata dunque come una belva, un essere concreto, una necessità fisica, impellente, assoluta. Come un morbo o un virus che passando di cuore in cuore, accresce la sua mai doma sete di distruzione. D'altronde il titolo originale resta piuttosto enigmatico nel delineare chi davvero sia il Mr. Vengeance verso cui lo spettatore dovrebbe nutrire della “sympathy” (termine che guarda caso indica “compassione” e “accordo” nello stesso tempo). Forse il protagonista a cui viene sottratto un rene. O magari il povero padre che perde la bambina. Probabilmente, diciamo noi, una mistione dei due. E di tutti coloro che agiscono sotto il peso di questo viscerale e terribile sentimento. Oreste compreso.

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