Marie-Jo e i suoi due amori

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Un film di Robert Guédiguian. Con Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Gérard Meylan Titolo originale Marie-Jo et ses deux amours. Drammatico, - Francia 2002. - Bim Distribuzione MYMONETRO Marie-Jo e i suoi due amori * * * - - valutazione media: 3,17 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Un triangolo amoroso che degenera a fuoco lento. Valutazione 3 stelle su cinque

di GreatSteven


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martedì 17 luglio 2018

MARIE-JO E I SUOI DUE AMORI (FR/SVIZZ/SP, 2002) di ROBERT GUéDIGUIAN. Interpretato da ARIANE ASCARIDE, JEAN-PIERRE DARROUSSIN, GéRARD MEYLAN, JULIE-MARIE PARMENTIER, JACQUES BOUDET
Marie-Jo è un’autista quasi cinquantenne che lavora per un’azienda sanitaria di Marsiglia, facendo la spola con una vettura fra la struttura ospedaliera e le case dei pazienti che ha in cura. È serenamente sposata con Daniel, caporeparto di una piccola impresa edile, ed ha una figlia che sta per dare la maturità, di nome Julie, fidanzata col coetaneo Sylvain. Ma Daniel non è l’unico uomo che Marie-Jo ama: il suo amante, Marco, pilota di rimorchiatori, l’ha conosciuto un anno prima durante uno dei suoi spostamenti lavorativi, ed è innamorata sia dell’uno che dell’altro indistintamente e con la medesima intensità. Tutto procede con relativa tranquillità finché una mattina piovosa Daniel, che sta riparando un tetto, non vede la consorte in abiti succinti mentre telefona da una terrazza di una casa prospiciente. La donna è sconvolta e in un primo momento non sa decidersi, ma poi si risolve a confessare al marito della sua relazione extraconiugale: Daniel reagisce senza violenza ma comunque con dolore, e Julie, quando ne viene anch’ella informata, perde la stima che nutriva dapprima non solo per la madre, ma anche per il padre, considerandoli due esseri spregevoli. Marie-Jo finisce per trasferirsi a casa di Marco, abbandonando il consorte, la figlia e il genero che discordano col suo comportamento, ma poi ritorna approfittando di una vacanza del navigatore. Fra continue incomprensioni e amari malumori, Daniel accompagnerà Marie-Jo sulla barca su cui aveva dipinto il suo nome e farà in modo che, in alto mare, accada un incidente che lo faccia precipitare in acqua. La moglie si tuffa per salvarlo, ma il peso del marito già trapassato la soffoca e porta anche lei a perire. Quando i due cadaveri vengono chiusi all’obitorio della città francese, Julie, in lacrime, riceve la telefonata di Marco (che ha osservato lo svolgersi della distruzione del ménage come un autentico approfittatore e irresponsabile sfascia-famiglie) e, rinfacciandogli il suo egoismo, gli intima di non chiamare mai più. Nonostante una durata eccessiva (119 minuti sono troppi per un dramma famigliare con finale tragico e andamento ondivago) e una lentezza in parte esasperante, il film di Guédiguian (1953) funziona grazie al terzetto dei protagonisti (Ascaride, fra l’altro, è anche sua moglie nella vita reale), impegnato in un triangolo amoroso dai risvolti graffianti e pregno di un catartico senso di delusione, e anche a J.-M. Parmentier che interpreta la figlia maturanda indecisa sul corso universitario da seguire, chiave di lettura che potrebbe servire ad intendere l’opera come un monito rivolto agli adulti in cui i giovani, non ancora lordati dal bisogno di tradimento affettivo, sanno mantenere rapporti stabili e vivono un amore completamente diverso da quello della generazione che li ha preceduti. Le tre figure fondamentali sono altrettanti caratteri complessi che non nascondono vizi e virtù, ma al contrario li spiattellano in faccia allo spettatore, talvolta fin troppo platealmente, ma senza mai perdere di vista il fine ultimo di descrivere una storia di mancata riconciliazione e imperitura afflizione: Ascaride è una donna incapace di scegliere quale uomo amare ma in grado al contempo di dividersi tra due affetti che considera di eguale portata, ma la sua indecisione irremovibile e incancellabile è il blocco mentale che le impedisce, da un certo momento in avanti, di vivere con la pace interiore con cui prima sperimentava lo sdoppiamento amoroso; Darroussin è un marito fedele e paziente, che non si infuria con la consorte neanche quando la scopre fedifraga senza che lei possa opporre giustificazioni plausibili, ma la sua sofferenza è evidente quanto la necessità di riaverla indietro per placare le ubbie della figlia, appoggiata dal fidanzato, e trovare un palliativo ad una solitudine che gli piomba addosso come il cemento grigio che esce dai tubi coi quali traffica quotidianamente; Meylan è il jolly del tris, per dirla col gergo delle carte da poker, colui che poteva esserci o meno, ma siccome c’è, la sua presenza funge da catalizzatore per la felicità sessuale della sua amante, il pianto dell’uomo cui la sottrae (ma non per volontà sua, sebbene i suoi intenti non si possano certo dire coerenti con la lealtà) e, non ultimo, il suo esasperato oggetto del desiderio che ricerca da tutta la vita per soddisfare non soltanto semplici pulsioni erotiche, ma anche – e qui sta l’unico suo briciolo di saggia umanità – un vuoto interiore che altrimenti non saprebbe come colmare, considerando che la solidarietà verso chi affronta situazioni complesse non rientra fra le sue doti. Il mar Mediterraneo, fotografato dallo svizzero di madrelingua italiana Renato Berta, agisce da topos cinematografico in varie declinazioni: il mare che lava via il passato non per lenire i dolori ma per intensificarli; che ospita le imbarcazioni naviganticisi sopra con l’indifferenza e la rassegnazione di un universo che conosce e ha già visto ogni cosa; che, col suo azzurro inconfondibile e mai cangiante, dà sollievo alle famiglie in vacanza sulle spiagge e tonifica e rivitalizza gli ammalati necessitanti di terapie naturali, ma seppellisce anche sotto le sue onde schiumose le fatali conseguenze degli errori umani che si potevano prevenire contemplando quand’era l’istante giusto il da farsi per scandagliare meglio un terreno rischioso e traditore. Ottima colonna sonora con brani (allora) inediti di Manu Chao, arie classiche di Vivaldi, Mahler e Mozart e le immortali What a Wonderful World con la voce di Louis Armstrong e Rain and Tears degli Aphrodite's Child, scritta da Vangelis e interpreta da Demis Roussos. Guédiguian ha poi riunito Ascaride, Darroussin e Meylan per girare il recente La casa sul mare (2017) ed è figurato come produttore per Il giovane Karl Marx, uscito nelle sale nello stesso anno.

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