lemke
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il più bel film italiano degli ultimi anni
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L'ora di religione è uno di quei film che dimostrano che il cinema è davvero una forma d'arte e non solo d'intrattenimento. Questo film, racconta le vicende di un pittore ateo ed in crisi matrimoniale, i cui fratelli sono, l'uno internato come malato spichiatrico, l'altro vescovo, l'altro exterrorista, scopre che alle sue spalle già da anni si sta tessendo la tela per rendere sua madre beata; come se avere una beata in famiglia possa essere uno struemnto di promozione sociale. Detta così, sembra la trama di un film comico e, fra le righe, questo film non manca di una buona dose di acido sarcasmo. Vari e strutturati anche gli elemnti psicoanalitici (che da un po' di anni contraddistinguono i film di Bellocchio).
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L'ora di religione è uno di quei film che dimostrano che il cinema è davvero una forma d'arte e non solo d'intrattenimento. Questo film, racconta le vicende di un pittore ateo ed in crisi matrimoniale, i cui fratelli sono, l'uno internato come malato spichiatrico, l'altro vescovo, l'altro exterrorista, scopre che alle sue spalle già da anni si sta tessendo la tela per rendere sua madre beata; come se avere una beata in famiglia possa essere uno struemnto di promozione sociale. Detta così, sembra la trama di un film comico e, fra le righe, questo film non manca di una buona dose di acido sarcasmo. Vari e strutturati anche gli elemnti psicoanalitici (che da un po' di anni contraddistinguono i film di Bellocchio). Ultimo elemnto da prendere in considerazione: è il film italiano meglio girato e recitato che abbia visto, almeno, negli ultimi anni. Imperdibile.
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anguria
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giovedì 6 giugno 2002
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il sorriso di mia madre
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Magnifica rappresentazione dell'ipocrisia religiosa.
Quello che viene buttato in faccia allo spettatore, con sottigliezza ma esplicitamente, e' l'espressione del potere che la religione in Italia incarna da secoli, millenni piu' probabilmente. E' il quotidiano della fede che viene disvelato nel suo insinuarsi subdolo e anti-umano. Tanto che l'atto che qualifica un uomo come ateo risulta l'amore, in contrapposizione agli squallidi opportunismi presenti nei personaggi che circondano la beatificazione, a partire dai parenti fino ai prelati. Ernesto ha bisogno di dimostrare con l'amore la propria estraneita' alla fede, amore per una donna e per il fratello malato di mente, soffocato e letteralmente torurato da un'istituzione che pretende di estorcergli una mendace confessione.
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Magnifica rappresentazione dell'ipocrisia religiosa.
Quello che viene buttato in faccia allo spettatore, con sottigliezza ma esplicitamente, e' l'espressione del potere che la religione in Italia incarna da secoli, millenni piu' probabilmente. E' il quotidiano della fede che viene disvelato nel suo insinuarsi subdolo e anti-umano. Tanto che l'atto che qualifica un uomo come ateo risulta l'amore, in contrapposizione agli squallidi opportunismi presenti nei personaggi che circondano la beatificazione, a partire dai parenti fino ai prelati. Ernesto ha bisogno di dimostrare con l'amore la propria estraneita' alla fede, amore per una donna e per il fratello malato di mente, soffocato e letteralmente torurato da un'istituzione che pretende di estorcergli una mendace confessione. La classica famiglietta italiana ("stanza del figlio", per intenderci) ne esce con le ossa rotte, proprio quella famiglia che e' SEMPRE stata alla base della propaganda cattolica. Dalla pellicola ne abbiamo solo rappresentazioni realmente negative, la santa era una stupida madre che nulla ha saputo trasmettere fuorche' un sorriso indifferente e superbo, la stessa famiglia di Ernesto e' decisamente in via di separazione... In mezzo a tutto questo un invadente dio che spia 6 miliardi di persone...
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diego
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venerdì 17 maggio 2002
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l' ora del grande cinema italiano
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Il protagonista Ernesto è un uomo che conduce una vita tranquilla,fatta di certezze alle quali ormai non pensa nemmeno più.La possibile beatificazione della madre è la scintilla che abolisce(almeno per qualche giorno)le sue convinzioni.La religione è,questo si sa,la più alta rappresentazione di quella che può essere definita scelta di vita:decidere se appartenere alla religione cattolica, o invece avere convinzioni atee significa anche decidere su che basi la propria vita deve partire.Ed è proprio il piccolo figlio del protagonista che sta per essere avviato a questa fondamentale scelta.Ernesto si trova cosi’ a consolidare le sue decisioni,e ad avviare il figlio alla vita.Emblematico è il sorriso di Castellitto:quel sorriso,che tanto somiglia a quello della quasi odiata madre,simboleggia il fatto che, in fondo, ognuno di noi non ha vere certezze,ma spesso proprio quegli aspetti di una persona,che riteniamo negativi o odiosi si nascondono,in parte,direttamente dentro di noi.
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Il protagonista Ernesto è un uomo che conduce una vita tranquilla,fatta di certezze alle quali ormai non pensa nemmeno più.La possibile beatificazione della madre è la scintilla che abolisce(almeno per qualche giorno)le sue convinzioni.La religione è,questo si sa,la più alta rappresentazione di quella che può essere definita scelta di vita:decidere se appartenere alla religione cattolica, o invece avere convinzioni atee significa anche decidere su che basi la propria vita deve partire.Ed è proprio il piccolo figlio del protagonista che sta per essere avviato a questa fondamentale scelta.Ernesto si trova cosi’ a consolidare le sue decisioni,e ad avviare il figlio alla vita.Emblematico è il sorriso di Castellitto:quel sorriso,che tanto somiglia a quello della quasi odiata madre,simboleggia il fatto che, in fondo, ognuno di noi non ha vere certezze,ma spesso proprio quegli aspetti di una persona,che riteniamo negativi o odiosi si nascondono,in parte,direttamente dentro di noi.L’ odio o il disprezzo quindi,sembra dirci il regista,hanno un che di fascino oscuro.C’ è un’ immagine che ritorna spesso:l’ intera famigloia Picciafuoco che si appresta all’ udienza papale,accompagnata da una musica quasi minacciosa.E’ la raffigurazione di una società nociva e bacchettona,che vuole imporre regole apparentemente corrette,ma che non fanno altro che favorire loro stessi.Parlavo di società bigotta precedentemente.E’ la stessa identica società che, all’ uscita nelle sale di “L’ ora di religione”,ha protestato nei confronti di Bellocchio e dei distributori,in quanto ritengono il film un’ offesa alla religione cattolica.Motivo principale di discussione:la doppia bestemmia del fratello di Ernesto.E’ agghiacciante vedere come nel 2002 ci sono persone che si scandalizzano per tali motivi,e che non capiscono il significato di quell’ urlo disperato:anche un pazzo ha bisogno di essere amato.E’ la bestemmia è un insulto,non gratuito,ad un ceto privo di sentimenti,e non un’ offesa diretta alla Chiesa.Bello e significativo il finale:l’ esperienza appena vissuta non ha fatto altro che affermare le idee del protagonista,e forse il figlio viaggerà per la strada del padre:è quest’ ultimo,infatti, ad accompagnarlo a scuola nella sequenza finale quasi in sospeso.
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roby
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martedì 8 maggio 2007
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il sacro e profano in bellocchio...
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Bellocchio conferma la sua grande maestria; un film che ha al centro il rapporto dell'uomo moderno con la religione, un tema più volte trattato in altri suoi film, ma che qui viene mostrato ancora una volta in maniera lucida, sorprendente e spietata. Belle le inquadrature che mostrano i silenzi dell'animo umano, silenzi carichi di significato, silenzi che nascondono dubbi e sorprese; come la sorpresa, per un pittore ateo, di sapere dell'imminente santificazione della madre, dei suoi pensieri che cominciano ad avvolgerlo pian piano e che gli fanno rivivere i difficili rapporti della madre in famiglia, con i suoi fratelli, la religiosità della madre che lo ha fatto allontanare da lei e che, forse, ha sviluppato il suo senso ateo della vita e dell'arte.
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Bellocchio conferma la sua grande maestria; un film che ha al centro il rapporto dell'uomo moderno con la religione, un tema più volte trattato in altri suoi film, ma che qui viene mostrato ancora una volta in maniera lucida, sorprendente e spietata. Belle le inquadrature che mostrano i silenzi dell'animo umano, silenzi carichi di significato, silenzi che nascondono dubbi e sorprese; come la sorpresa, per un pittore ateo, di sapere dell'imminente santificazione della madre, dei suoi pensieri che cominciano ad avvolgerlo pian piano e che gli fanno rivivere i difficili rapporti della madre in famiglia, con i suoi fratelli, la religiosità della madre che lo ha fatto allontanare da lei e che, forse, ha sviluppato il suo senso ateo della vita e dell'arte. Tutto questo in un accostamento sapiente di sacro (per esempio la fotografia gigantesca della madre) e il profano (il fratello che, dopo anni di repressione da parte della madre, si sfoga in una bestemmia rabbiosa e liberatoria); solo Bellocchio poteva fare un grande film come questo.
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piernelweb
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sabato 10 novembre 2007
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la religione di bellocchio
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Sebbene eccessivamente enfattizzato dalla critica nazionale, spesso troppo benevola nei confronti del cinema d'autore elitario, il film di Bellocchio è sicuramente un film riuscito e va annoverato tra le opere più interessanti del panorama italiano degli ultimi anni. Nell"ora di religione" l'ateismo pessimista e incerto del protagonista contrasta con l'ipocrisia religiosa della sua famiglia che rincorre una nuova via per la popolarità. Più che un attacco all'integrità della chiesa e delle sue istituzioni un monito per tutti coloro che si professano credenti: la fede è cosa seria e davanti ad essa non ci si può porsi soltanto per convenienza. Al contempo Bellocchio attraverso i tentennamenti di Ernesto mette in dubbio le certezze degli atei per convenzione da distinguersi dai non credenti per convinzione.
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Sebbene eccessivamente enfattizzato dalla critica nazionale, spesso troppo benevola nei confronti del cinema d'autore elitario, il film di Bellocchio è sicuramente un film riuscito e va annoverato tra le opere più interessanti del panorama italiano degli ultimi anni. Nell"ora di religione" l'ateismo pessimista e incerto del protagonista contrasta con l'ipocrisia religiosa della sua famiglia che rincorre una nuova via per la popolarità. Più che un attacco all'integrità della chiesa e delle sue istituzioni un monito per tutti coloro che si professano credenti: la fede è cosa seria e davanti ad essa non ci si può porsi soltanto per convenienza. Al contempo Bellocchio attraverso i tentennamenti di Ernesto mette in dubbio le certezze degli atei per convenzione da distinguersi dai non credenti per convinzione. Molto riusciti gli escursus surreali e le sequenze più mistiche ben accompagnate da una colonna sonora che mescola armonie sacre al sond di Vinicio Capossela. Castellito si conferma il miglior attore Italiano del dopo Mastroianni.
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mara65
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martedì 9 agosto 2011
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genialmente decadente
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Andando a ritroso nella filmografia di Bellocchio, ci accorgiamo che L'ora di religione è l'ultimo capolavoro che il regista ha realizzato. I successivi film hanno perso la profondità dei contenuti. Il regista di matrimoni, è un paio di gradini sotto L'ora di religione. Ma è comunque un gran film. Vincere invece testimonia la fine della vena poetica e delle idee di un vecchio leone come lui(si appoggia a fatti già esistenti, senza scrivere cose sue). Sorelle mai è la rivisitazione di alcuni sui vecchi cortometraggi familiari.
C'è Sergio Castellitto e reggere un'impalcatura ed una suggestione, basata sull'aspetto religioso a cui Bellocchio, dichiara di tenere particolarmente: (mi pare che abbia qualche parente ecclesistico).
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Andando a ritroso nella filmografia di Bellocchio, ci accorgiamo che L'ora di religione è l'ultimo capolavoro che il regista ha realizzato. I successivi film hanno perso la profondità dei contenuti. Il regista di matrimoni, è un paio di gradini sotto L'ora di religione. Ma è comunque un gran film. Vincere invece testimonia la fine della vena poetica e delle idee di un vecchio leone come lui(si appoggia a fatti già esistenti, senza scrivere cose sue). Sorelle mai è la rivisitazione di alcuni sui vecchi cortometraggi familiari.
C'è Sergio Castellitto e reggere un'impalcatura ed una suggestione, basata sull'aspetto religioso a cui Bellocchio, dichiara di tenere particolarmente: (mi pare che abbia qualche parente ecclesistico).
Castellitto è fantastico, sia ben chiaro. Come è stato (quasi) fantastico ne Il regista di matrimoni.
Tornando a L'ora di religione, possiamo dire che è un film che ha phatos, che ha suspence. La recitazione è ottima, grazie agli ottimi attori presenti nel cast. La storia è innovativa ed originale e non fa calare mai il ritmo (pur lento).
Dimostra in questa pellicola di essere un autore vero (come si cita nella recensione) un autore capace di inventare e di dare grossi contenuti e di saper leggere nell'animo umano.
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weach
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mercoledì 22 settembre 2010
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il potere di un' indusria che sorprende!
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Ernesto (Sergio Castellitto) ci sorprende ,come ci sorprende la regia di Marco Bellocchio.
Così Ernesto risponde al prelato che da notizia di un procedimento di beatificazione a favore della mamma: “mi scusi ho le mani sporche”….la mia meraviglia è totale e giustificabile….Mia madre santa?Confesso di non averlo mai pensato “
Si parliamo appunto di una causa di beatificazione promossa dalla famiglia Picciafuoco , all’insaputa di Ernesto, per perorare la beatificazione della mamma.
Un pittore ateo, un regista laico come Marco Bellocchio si confrontano , come allo specchio, con se stessi ,nel contatto con la struttura ecclesiastica.
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Ernesto (Sergio Castellitto) ci sorprende ,come ci sorprende la regia di Marco Bellocchio.
Così Ernesto risponde al prelato che da notizia di un procedimento di beatificazione a favore della mamma: “mi scusi ho le mani sporche”….la mia meraviglia è totale e giustificabile….Mia madre santa?Confesso di non averlo mai pensato “
Si parliamo appunto di una causa di beatificazione promossa dalla famiglia Picciafuoco , all’insaputa di Ernesto, per perorare la beatificazione della mamma.
Un pittore ateo, un regista laico come Marco Bellocchio si confrontano , come allo specchio, con se stessi ,nel contatto con la struttura ecclesiastica.
Il tocco della regia è silenzioso, dubbioso, sorpreso, mai irriverente , ma affatto accondiscendente.
Lo spettatore comprende subito la sostanziale indifferenza della regia verso questa la realtà religiosa,che appare , per certi aspetti business.
Un Castellitto ironico, brillante,sorpreso, incarna perfettamente la volontà della regia e ne esalta l’azione scenica.
Sembra dire la regia” forse bisogna confrontarsi anche queste cose “ ma solo per capire quanto sia giusta il personale cammino di conoscenza.
Un film splendido, decisamente intelligente ,originale ,che non avevo visto, ma di cui avevo sentito tanto parlare ed ora posso dire che trattasi di filmografia di livello, pregiata
Weach Illuminati
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omanoc_load
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sabato 7 giugno 2014
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innamorarsi come forma d'ateismo
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La religione, si sa, é una forza che ha cambiato il naturale proseguo della vita in ogni sua implicazione scientifica e biologica. Ma non solo. Ha diviso popoli, ha condotto gli umani a pretendere la pace con la contraddittoria guerra. Ha portato al prevalere dei pregiudizi, del razzismo, della già troppo accentuata bestialità umana, delle discriminazioni quanto degli abusi sessuali, alla censura di pubblicazioni scientifiche che poi son servite per la sopravvivenza degli umani, alla divulgazione di quello che non può che essere imbarazzante, come anche offensivo, per ogni essere in quanto umano.
Da queste considerazioni che, pur non essendo, nemmeno una volta, esplicitate, si dirama la trama di questo film di Marco Bellocchio.
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La religione, si sa, é una forza che ha cambiato il naturale proseguo della vita in ogni sua implicazione scientifica e biologica. Ma non solo. Ha diviso popoli, ha condotto gli umani a pretendere la pace con la contraddittoria guerra. Ha portato al prevalere dei pregiudizi, del razzismo, della già troppo accentuata bestialità umana, delle discriminazioni quanto degli abusi sessuali, alla censura di pubblicazioni scientifiche che poi son servite per la sopravvivenza degli umani, alla divulgazione di quello che non può che essere imbarazzante, come anche offensivo, per ogni essere in quanto umano.
Da queste considerazioni che, pur non essendo, nemmeno una volta, esplicitate, si dirama la trama di questo film di Marco Bellocchio. Il protagonista Ernesto Picciafuoco, un pittore alle prese con un divorzio dalla moglie, riceve nel suo studio la visita del segretario del cardinal Piumini che gli annuncia di una probabile canonizzazione di sua madre, Marta Giostrai, uccisa da uno dei suoi 5 figli ovvero Egidio Picciafuoco, fratello di Ernesto. Tale informazione, inevitabilmente, si scaglia con una violenza e una contraddittorietà palesemente disturbante per il non credente Ernesto come anche per il suo nucleo familiare e il suo figlioletto che già comincia a dubitare di questo Dio, secondo lui impossibilitato a “controllare” contemporaneamente i sei miliardi di persone sulla terra.
La canonizzazione di Marta entra prepotentemente a modificare quelli che sono i rapporti tra i vari fratelli, tra quelli che credono in lei come "buona madre" e quelli come Ernesto ed Egidio ( giudicato in stato di infermità mentale) che la ripudiano e la rifiutano in modi, però, del tutto diversi. Il primo, infatti, dotato di troppa lucidità (visto come la mela marcia dei i cinque figli) considera quella donna "passiva" nei confronti della vita nonché, senza la presunzione di offenderla, stupida e non in grado di rapportarsi con i propri figli tra cui Egidio, che con le sue bestemmie, cariche di una comprensione che richiedeva e implorava, veniva ad essere oggetto d'offesa per quella madre che si preoccupava più dei "porco dio" e dei "porca madonna" che pronunciava e non di ciò che essi comunicavano al di la dei spiccioli agglomerati di parole.
Ecco che la zia e i restati figli colgono, senza batter ciglio, la ghiottissima opportunità della canonizzazione, che si trasforma come il mezzo più azzeccato per dare lustro, onore e rispettabilità alla famiglia Picciafuoco. Ma poco importa dei "poteri" miracolosi necessari a questa santificazione. Poco importa della mancata messa in discussione di se stessi, dei propri valori, della propria storia, della propria vita. Poco importa della morale che gli stessi insegnamenti religiosi osannano e impongono. Poco importa se si diventi credenti in una frazione di secondo. Poco importa se tutti i figli credono che la "futura santa" sia la vera assassina d'ogni problema psicologico di Egidio. Poco importa di ogni cosa davanti alla possibilità di denaro.
Ma per i Picciafuoco, Ernesto ed Egidio sono il problema, i baluardi della libertà di autodeterminarsi, della ragione sopra l'ingordigia mai paga, gli ostacoli alla vittoria dell'ignoranza. Senza la loro conversione e la conferma di un qualche miracolo della donna, infatti, non si può tentare il "colpaccio".
Alla fine, tutto rimane sospeso al giorno del ricevimento dal Papa quando tutta la delegazione familiare è a fargli la vista, con i migliori sorrisi, le migliori parole; ben consapevoli e sereni che, nonostante le mancante deposizioni del bestemmiatore Egidio e l'illuminato Ernesto, le vie del signore sono, fortunatamente per loro, infinite...
Concludo con questa citazione di Enesto:
Una storia d'amore... Penso che, in questo momento, sarebbe la più grande professione d'ateismo che io mi possa permettere.
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stefano capasso
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mercoledì 2 settembre 2015
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innamorarsi per vivere fuori le regole
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Ernesto Picciafuoco è un pittore con una personalità tormentata, in crisi con la moglie e con parte della famiglia, che, ha appena scoperto, ha avviato un processo di canonizzazione per la madre, uccisa da uno dei fratelli. Il fatto si volge in 2 giorni, quelli che separano il momento in cui Ernesto Picciafuoco viene informato dell’udienza dal Papa per testimoniare sulla causa e l’attimo prima dell’incontro con il Santo Padre.
In questo breve lasso di tempo ha modo di confrontarsi con le contraddizioni e le ipocrisie del mondo che lo circonda; con i suoi capisaldi rappresentati dalla figura della madre e della religione, che in qualche modo rappresenta la figura paterna.
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Ernesto Picciafuoco è un pittore con una personalità tormentata, in crisi con la moglie e con parte della famiglia, che, ha appena scoperto, ha avviato un processo di canonizzazione per la madre, uccisa da uno dei fratelli. Il fatto si volge in 2 giorni, quelli che separano il momento in cui Ernesto Picciafuoco viene informato dell’udienza dal Papa per testimoniare sulla causa e l’attimo prima dell’incontro con il Santo Padre.
In questo breve lasso di tempo ha modo di confrontarsi con le contraddizioni e le ipocrisie del mondo che lo circonda; con i suoi capisaldi rappresentati dalla figura della madre e della religione, che in qualche modo rappresenta la figura paterna. Lui agnosta, ha il suo da fare per mantenere la sua integrità.
Film intenso, profondo e davvero molto bello di Marco Bellocchio, dove simbologia e realtà si mescolano in modo sopraffino a descrivere come le figure di riferimento della madre e del padre si incastrano nella sua vita e probabilmente nella vita di tutti. Innamorarsi, come accade in modo violento al protagonista, è il modo per uscire dalla palude dei tormenti atavici dell’uomo.
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ennio
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domenica 29 aprile 2018
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surreale affresco di chiesa e religiosità nel 2000
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Il film è surrealmente misticheggiante fin dalle prime battute, dalla fissità dello sguardo della moglie di Ernesto, ai silenzi del protagonista e nel protomisticismo del bambino. Il tutto puà lasciare interdetti, ma in maniera piacevolmente grottesca.
Poi c'è la capillarità dei refrain ripetuti più volte ("lei sta sorridendo"/"devo andare") e l'enigma dell'amante pittrice. E perchè non citare i nomi dei fratelli che iniziano tutti per E, altro segno di un tradizionalismo tribale pervicacemente conficcato nel terzo millennio?
Le battute involontariamente esilaranti si sprecano, dall'architetto che vuole abbattere il Vittoriano, allo stesso protagonista che alla domanda "ma tu scopi ancora?" non si scompone e risponde candidamente "certo che scopo, è ovvio".
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Il film è surrealmente misticheggiante fin dalle prime battute, dalla fissità dello sguardo della moglie di Ernesto, ai silenzi del protagonista e nel protomisticismo del bambino. Il tutto puà lasciare interdetti, ma in maniera piacevolmente grottesca.
Poi c'è la capillarità dei refrain ripetuti più volte ("lei sta sorridendo"/"devo andare") e l'enigma dell'amante pittrice. E perchè non citare i nomi dei fratelli che iniziano tutti per E, altro segno di un tradizionalismo tribale pervicacemente conficcato nel terzo millennio?
Le battute involontariamente esilaranti si sprecano, dall'architetto che vuole abbattere il Vittoriano, allo stesso protagonista che alla domanda "ma tu scopi ancora?" non si scompone e risponde candidamente "certo che scopo, è ovvio".
L'apice del grottesco si ha nelle scene del duello, un pò il simbolo di quel mondo antico che il protagonista, convinto ateo modernista, si trova suo malgrado ad affrontare.
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