andre
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lunedì 23 luglio 2007
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che genio kaufman!
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Dopo aver visto due capolavori di genio e creatività quali "Se mi lasci ti cancello" e "Essere John Malkovich" (entrambi scritti da Charlie Kaufman), non ero molto attratto da "Adaptation- Il ladro di orchidee". Ma mi sbagliavo. Questo, dei tre, è forse il più originale, dispersivo, divertente, e, soprattutto, incalzante. La storia si snoda intorno a quattro personaggi principali, all'apparenza diversissimi tra loro. Presto, tuttavia, si adatteranno gli uni agli altri. Geniale l'idea di Kaufman di creare un fratello immaginario, Donald, che costituisce tutto quello che lui non è: spigliatezza, simpatia, schiettezza. Strepitosa l'insistenza mediante la quale il protagonista- uno starordinario Nicolas Cage- persegue l'originalità della scenografia: alla fine, decide di raccontare semplicemente la "sua" storia, proprio come Charlie Kaufman ha fatto con l'intero film.
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Dopo aver visto due capolavori di genio e creatività quali "Se mi lasci ti cancello" e "Essere John Malkovich" (entrambi scritti da Charlie Kaufman), non ero molto attratto da "Adaptation- Il ladro di orchidee". Ma mi sbagliavo. Questo, dei tre, è forse il più originale, dispersivo, divertente, e, soprattutto, incalzante. La storia si snoda intorno a quattro personaggi principali, all'apparenza diversissimi tra loro. Presto, tuttavia, si adatteranno gli uni agli altri. Geniale l'idea di Kaufman di creare un fratello immaginario, Donald, che costituisce tutto quello che lui non è: spigliatezza, simpatia, schiettezza. Strepitosa l'insistenza mediante la quale il protagonista- uno starordinario Nicolas Cage- persegue l'originalità della scenografia: alla fine, decide di raccontare semplicemente la "sua" storia, proprio come Charlie Kaufman ha fatto con l'intero film. Al termine della pellicola, lo spettatore tocca con mano l'evoluzione interiore del protagonista; per lui il processo di "adaptation" è stato fondamentale al fine di proseguire la sua vita. A rimetterci è invece una sempreverde Meryl Streep, consapevole dell'inadeguatezza delle sue scelte e quindi meritevole del suo destino. Alla seconda regia, ottimo anche Spike Jonze. Come già detto per "Se mi lasci ti cancello", mi stupisco del fatto che "Il ladro di orchidee" non abbia ottenuto un vasto riconoscimento dalla critica.
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beppe baiocchi
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lunedì 17 febbraio 2014
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sceneggiare secondo kauffman
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Che la sceneggiatura sia importante per un film è cosa assodata. E se ad aiutare è la penna di Charlie Kauffman (sceneggiatore di Essere John Malkovich, Eternal Sunshine in a spotless mind) è sicuramente tuttp più facile. Il protagonista di questo film egregiamente diretto da Spike Jonze (Essere John Malkovich) è proprio Charlie Kauffman (interpretato da Nicolas Cage) che durante le riprese di Essere John Malkovich deve scrivere la sceneggiatura di un libro, Il ladro di Orchidee scritto da una giornalista del New Yorker (Meryl Streep) un particolare biopic che tratta la vita di John Laroche(Chris Cooper), un personaggio sopra le righe che appasionato a tal punto dalle Orchidee le ruba.
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Che la sceneggiatura sia importante per un film è cosa assodata. E se ad aiutare è la penna di Charlie Kauffman (sceneggiatore di Essere John Malkovich, Eternal Sunshine in a spotless mind) è sicuramente tuttp più facile. Il protagonista di questo film egregiamente diretto da Spike Jonze (Essere John Malkovich) è proprio Charlie Kauffman (interpretato da Nicolas Cage) che durante le riprese di Essere John Malkovich deve scrivere la sceneggiatura di un libro, Il ladro di Orchidee scritto da una giornalista del New Yorker (Meryl Streep) un particolare biopic che tratta la vita di John Laroche(Chris Cooper), un personaggio sopra le righe che appasionato a tal punto dalle Orchidee le ruba. Charlie, ossessionato dalla figura della giornalista trova numerose difficolta nell'adattare un libro del genere a sceneggiatura. Non vuole infatti tradire le aspettative della scrittrice (di cui si è infatuato guardandola nella foto di retrocopertina), non vuole una storia banale, e non vuole nemmeno snaturare l'opera. A tutti questi problemi mentali si aggiunge anche David, fratello gemello, anch'egli sceneggiatore ma privo della genialità di Charlie a cui chiederà consigli e lo disturberà il più delle volte. La storia di questi personaggi si andrà via via intrecciando dando vita a un film molto emotivo che parte pacato ma che fortemente accellera nel finale (ma si sa, fatto un finale avvincente, fatto un buon film).
Convincenti tutti gli attori, Meryl Streep è una garanzia, Chris Cooper da un ottima interpretazione di un personaggio difficile e "sui generis" ma notevole (per il suo potenziale) è la prestazione di Nicolas Cage che interpreta la parte di Charlie e Donald Kauffman mettendo in piedi una prova stranamente convincente (si, sono un forte detrattore di Cage), profonda,e nonostante la mancanza di espressioni rende bene il personaggio complessato e un po' asociale di Kauffman.
Pertanto se volete vedere un film decisamente gradevole con una sceneggiatura diversa dal solito (ma efficace) lo consiglio caldamente
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gianleo67
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lunedì 10 novembre 2014
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provaci ancora...charlie!
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Charlie Kaufman, sceneggiatore ebreo sulla cresta dell'onda dopo il successo per il suo lavoro con 'Essere J.Malcovich' di Spike Jonze, è un uomo complessato ed in crisi di ispirazione cui viene commissionata un'altra sceneggiatura per un film dello stesso regista, tratta dal libro autobiografico 'Il ladro di Orchidee' della giornalista del New Yorker Susan Orlean. Combattuto tra gli irresoluti incipit di un soggetto che non riesce a sviluppare e le frustrazioni sentimentali acuite dall'invadenza di un fratello gemello estroverso e superficiale, finisce per trasformare l'adattamento di un romanzo autobiografico nell'autobiografia di un insuccesso professionale di successo; grazie anche all'aiuto del gemello, anch'egli scrittore, galvanizzato a sua volta dall'accoglienza entusiasta che ha avuto la sua recente stesura di un prevedibile e dozzinale thriller hollywoodiano.
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Charlie Kaufman, sceneggiatore ebreo sulla cresta dell'onda dopo il successo per il suo lavoro con 'Essere J.Malcovich' di Spike Jonze, è un uomo complessato ed in crisi di ispirazione cui viene commissionata un'altra sceneggiatura per un film dello stesso regista, tratta dal libro autobiografico 'Il ladro di Orchidee' della giornalista del New Yorker Susan Orlean. Combattuto tra gli irresoluti incipit di un soggetto che non riesce a sviluppare e le frustrazioni sentimentali acuite dall'invadenza di un fratello gemello estroverso e superficiale, finisce per trasformare l'adattamento di un romanzo autobiografico nell'autobiografia di un insuccesso professionale di successo; grazie anche all'aiuto del gemello, anch'egli scrittore, galvanizzato a sua volta dall'accoglienza entusiasta che ha avuto la sua recente stesura di un prevedibile e dozzinale thriller hollywoodiano.
Partendo dalle congeniali inclinazioni alla riflessione metacinematografica e di un ineffabile (auto)citacizionismo del suo autore ('Essere John Malkovich' e 'Confessioni di una mente pericolosa '), Spike Jonze affida interamente la struttura e lo spirito di questo film alla vena dissacrante e di amaro sarcasmo di un Charlie Kaufman che ne fa l'ennesima, cervellotica declinazione sullo stato dell'arte di un mestiere (quello dello scrittore di cinema) e di una tradizione cinematografica (quella americana) da sempre divise e combattute tra le esigenze dello show-business (Hollywoodiano) della East-Coast e quello dell'understatement acculturato e snob dei salotti buoni (Newyorkesi) della West Coast. Il risultato è un divertente (forse troppo) gioco di scatole cinesi dove la storia (finta) di un film sulla storia (vera) di un libro parla della storia (verosimile) di una creazione cinematografica che finisce inevitabilmente per parlare di se stessa e quindi del suo autore (quando si dice autobiografismo), chiudendo il cerchio di una narrazione dove realtà e finzione si mescolano inestricabilmente dall'inizio alla fine. Sapientemente giocato su di un registro di dissacrante ironia il film di Kaufman (pardon di Jonze, no,no di Kaufman) passa in rassegna i processi adattativi di un'ispirazione autoriale (più che l'idea in sè e quindi il soggetto, conta la voglia di crederci) che ricapitola l'intero spettro dell'architettura di genere passando dalla commedia al film d'avventura, dal thriller al dramma esistenziale per concludersi con gli spunti autobiografici che, entrando a gamba tesa nella struttura dell'opera, finiscono per risolvere definitivamente i problemi della trama e quelli del suo autore ("Fa quello che vuoi, ma dagli un finale a sorpresa. Stendili col finale!"). Da Woody Allen ad Arthur Penn, da Michael Curtiz a Spike Jonze, il riccioluto e stempiato Charlie Kaufman prova a parlarci della sua passione per il cinema e di come questo possa trasformare il suo autore il quale ,come un cacciatore di orchidee alla ricerca di un mitico fiore fantasma, finisce inevitabilmente per trovare il Santo Graal della sua vera ispirazione nella natura più intima ed inconfessabile dei suoi desideri di uomo. Bravo,per una volta, anche uno stralunato e sdoppiato Nicolas Cage e menzione d'onore, oltre che Oscar come Miglior attore non protagonista, ad uno sdentato ed eclettico Chris Cooper.
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dbmassi
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domenica 2 febbraio 2014
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confuso con finale "fuori tema"
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Prima parte decisamente interessante, dialoghi profondi e ottima recitazione a parte Nicolas Cage che, ovviamente, utilizza l'unica espressione di cui dispone nonostante faccia la parte di due distinti personaggi (davvero incredibile che sia stato scelto proprio l'attore con meno capacità espressiva sulla faccia della terra per interpretare ben due personaggi nello stesso film?!?!
Avrebbe potuto davvero essere un ottimo film se non fosse stato per l'orribile finale totalmente fuori luogo, sconnesso dal resto del film.. Probabilmente per gli americani può essere normale che una storia finisca in modo simile dato che hanno in casa più armi che posate e che per loro la soluzione a qualsiasi minimo problema è quella di premere un grilletto, personalmente mi è sembrata una grande forzatura, davvero eccessiva, poco credibile e per nulla in linea con la delicatezza e il ritmo del resto del film.
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jackiechan90
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mercoledì 30 luglio 2014
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manuale di sceneggiatura in formato film
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Interno giorno: lo sceneggiatore Charlie Kaufman(Nicolas Cage) è alle prese con l’adattamento del romanzo “Il ladro di orchidee” della giornalista Susan Orlean(Meryl Streep) ma soprattutto con una grave crisi d’ispirazione e con le sue insicurezze. Vicino a lui il fratello gemello Donald che sogna di diventare anche lui sceneggiatore e per questo frequenta un seminario tenuto da Robert McKee. Stacco. Esterno giorno: tre anni prima la giornalista Susan Orlean è in Florida per intervistare John Laroche(Chris Cooper, premio Oscar come miglior attore non protagonista per questo film), esperto cercatore di orchidee che è accusato di aver prelevato alcuni di questi fiori da una riserva dello stato.
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Interno giorno: lo sceneggiatore Charlie Kaufman(Nicolas Cage) è alle prese con l’adattamento del romanzo “Il ladro di orchidee” della giornalista Susan Orlean(Meryl Streep) ma soprattutto con una grave crisi d’ispirazione e con le sue insicurezze. Vicino a lui il fratello gemello Donald che sogna di diventare anche lui sceneggiatore e per questo frequenta un seminario tenuto da Robert McKee. Stacco. Esterno giorno: tre anni prima la giornalista Susan Orlean è in Florida per intervistare John Laroche(Chris Cooper, premio Oscar come miglior attore non protagonista per questo film), esperto cercatore di orchidee che è accusato di aver prelevato alcuni di questi fiori da una riserva dello stato. La donna rimane affascinata dal suo stile di vita e decide di approfondirne la conoscenza. Ben presto questa sua curiosità di trasforma in qualcosa di più.
Sala cinematografica, 2002: queste quattro storie si avvicendano tra di loro e danno vita a un film che è una riflessione sul mestiere della sceneggiatura e un’analisi dei rapporti umani, tema già affrontato dal regista Spike Jonze in altri film(tra cui “essere John Malkovich, dove già era presente anche il tema metacinematografico, e il più recente “Her”). Interessante, in questo senso, il titolo originale che riguarda sia la pratica dell’adattamento di un romanzo a film, sia l’adattamento naturale dei fiori all’ambiente. In entrambi i casi il consiglio che sembra volerci dare il regista(e, di conseguenza lo sceneggiatore Charlie Kaufman, che esiste realmente) è di lasciarsi guidare dall’istinto e seguire le proprie passioni senza alcun timore. Vale per gli uomini come per i fiori. Film obbligatorio per chi è interessato alla carriera di sceneggiatore.
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kambusablu
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lunedì 7 settembre 2020
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non vedetelo! è brutto.
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Una sera uno deve rilassarsi, cerca un'alternativa alle solite serie e trova un vecchio film, e dice "gallina vecchia fa buon brodo". Difatti ho trovato in giro un mucchio di vecchi film argentini che nessuno ha mai visto e che mi hanno commosso, vedi tu che ci riesca anche un nordamericano, i miracoli sono sempre possibili.
Mi sono lasciato prendere per i fondelli per due ore aspettando che una specie di regista che cita se stesso nell'atto di citare se stesso facesse uscire da uno sceneggiatore che cita se stesso nell'atto di (ec)citare se stesso una parvenza di idea. Nulla: il sottoprodotto in questione illustra a meraviglia e mette in atto con dovizia di particolari tutto quello che NON bisogna fare per scrivere una sceneggiatura, una qualsiasi.
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Una sera uno deve rilassarsi, cerca un'alternativa alle solite serie e trova un vecchio film, e dice "gallina vecchia fa buon brodo". Difatti ho trovato in giro un mucchio di vecchi film argentini che nessuno ha mai visto e che mi hanno commosso, vedi tu che ci riesca anche un nordamericano, i miracoli sono sempre possibili.
Mi sono lasciato prendere per i fondelli per due ore aspettando che una specie di regista che cita se stesso nell'atto di citare se stesso facesse uscire da uno sceneggiatore che cita se stesso nell'atto di (ec)citare se stesso una parvenza di idea. Nulla: il sottoprodotto in questione illustra a meraviglia e mette in atto con dovizia di particolari tutto quello che NON bisogna fare per scrivere una sceneggiatura, una qualsiasi.
Forse gli statunitensi sono (erano, vent'anni fa) convinti che raccontare una specie di storia in cui uno racconta la storia di se stesso che racconta la storia di se stesso nell'atto di... fosse una roba molto intelligente che fa molto francese.
E non parliamo delle recensioni! Solo il Morandini osa avvicinarsi lontanamente alla verità: fa schifo.
Una domanda resta: ma quanti soldi ci sono voluti per pagare il cachet di un cast simile e tutta la macchina pubblicitaria giù giù fino all'Italia?
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paride86
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giovedì 31 dicembre 2009
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eccessivo
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La vita di uno sceneggiatore disadattato si intreccia irreversibilmente con quella della giornalista di cui sta adattando un libro sulle orchidee. A complicare il tutto ci sono un fratello gemello speculare, un coltivatore di fiori piuttosto sui generis e una sceneggiatura complessa e caotica che via via si fa sempre più inverosimile. Sono proprio la storia e il suo svolgimento - si passa dallo stile riflessivo e psicologico al thriller in una manciata di secondi - a penalizzare il lavoro degli attori, tutti molto impegnati a rendere credibili dei personaggi che meno realistici non si può; i dialoghi (comprese le parole fuori campo) sono imbottiti di banali e didascaliche sentenze infiocchettate sul significato della vita.
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La vita di uno sceneggiatore disadattato si intreccia irreversibilmente con quella della giornalista di cui sta adattando un libro sulle orchidee. A complicare il tutto ci sono un fratello gemello speculare, un coltivatore di fiori piuttosto sui generis e una sceneggiatura complessa e caotica che via via si fa sempre più inverosimile. Sono proprio la storia e il suo svolgimento - si passa dallo stile riflessivo e psicologico al thriller in una manciata di secondi - a penalizzare il lavoro degli attori, tutti molto impegnati a rendere credibili dei personaggi che meno realistici non si può; i dialoghi (comprese le parole fuori campo) sono imbottiti di banali e didascaliche sentenze infiocchettate sul significato della vita. Tutto questo per giustificare il cambiamento del protagonista, il suo "adattamento" alla vita, come suggerisce il titolo originale. Francamente è davvero eccessivo.
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