diego
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domenica 3 novembre 2002
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cinema anno 0
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“Il figlio” parte alla maniera dei film d’impegno del miglior Ken Loach,si trasforma in un semi-thriller,diventa un’ analisi psicologia,somiglia in seguito ad un road-movie introspettivo,dove vengono svelati i nodi del passato e delle azioni presenti.Si conclude,dopo il confronto più diretto,con una pacatezza vitale dreyeriana.E’,come “Rosetta” una continuazione del cinema rosselliniano.E’ un costante pedinamento n(r)eo realista.Alti e complessi sono i temi che affronta.
Ma l’aspetto più toccante di questa pellicola è raffigurato dal bisogno d’ amore,sostanzialmente non visibile,che hanno entrambi i protagonisti. Olivier ha perso un giovanissimo figlio,e da allora la sua vita ha radicalmente cambiato percorso.
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“Il figlio” parte alla maniera dei film d’impegno del miglior Ken Loach,si trasforma in un semi-thriller,diventa un’ analisi psicologia,somiglia in seguito ad un road-movie introspettivo,dove vengono svelati i nodi del passato e delle azioni presenti.Si conclude,dopo il confronto più diretto,con una pacatezza vitale dreyeriana.E’,come “Rosetta” una continuazione del cinema rosselliniano.E’ un costante pedinamento n(r)eo realista.Alti e complessi sono i temi che affronta.
Ma l’aspetto più toccante di questa pellicola è raffigurato dal bisogno d’ amore,sostanzialmente non visibile,che hanno entrambi i protagonisti. Olivier ha perso un giovanissimo figlio,e da allora la sua vita ha radicalmente cambiato percorso.Francis è rifiutato dalla madre,e non sa che fine abbia fatto il padre. L’uomo è alla ricerca di un figlio che non potrà mai più avere,e il ragazzo ha urgente bisogno di un padre che gli sappia indicare i valori e l’ importanza della vita.Un rapporto che in una vita normale non potrebbe esistere.In questa chissà…(se il film fosse andato avanti però Francis avrebbe lasciato il lavoro.Questa è un opinione personale).
Tornando al finale:qualcuno potrebbe pensare anche ad un probabile omicidio (per quanto mi riguarda mai tenuto in considerazione),e potrebbe rimanere spiazzato da una conclusione cosi’ aperta,che invece rende l’ opera più matura,complessa e significativa (immaginate cosa avrebbe combinato un giovane regista americano…).
Qualche distratto potrebbe scambiare il lavoro dei Dardenne per un omaggio al dogma danese:mdp a mano,luci quasi sempre naturali,utilizzo abolito di colonne sonore ecc. In realtà non si potrebbero immaginare due tipi di cinema più diversi:mentre von Trier e soci intendono sperimentare (in maniera molto discutibile,spesso decisamente mediocre),i Dardenne vogliono dire,utilizzare questo sistema per andare al di là della cinepresa.Olivier Gourmet straordinario.Un cinema raro dunque,unico,al di là di ogni moda e tendenza.Ma chi riesce ad apprezzare “Il figlio” può dire di aver assistito ad una lezione di cinema…e di vita.Cinema allo stato puro.Cinema anno zero.Capolavoro.
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pietro viola
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mercoledì 6 marzo 2013
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una nuova vita, è possibile
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Film ostico, impegnativo, minimale, fatto di rumori e fisicità in movimento, in cui la vita vissuta è il fare, è l'agire, il produrre, il condividere, ben lontana da ogni speculazione. Film splendido. Un uomo cui è stato ucciso il figlio da un ragazzino undicenne durante un banalissimo furto di un'autoradio si ritrova 5 anni dopo l'assassino nel suo laboratorio di falegnameria, in cui insegna il mestiere a ragazzi usciti dal carcere. Nella dedizione assoluta al suo lavoro, nella trasmissione dei mille segreti e sequenze di comportamento da imparare prima che diventino automatismi, trova il senso per rimanere in vita, in uno spazio congelato che attende.
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Film ostico, impegnativo, minimale, fatto di rumori e fisicità in movimento, in cui la vita vissuta è il fare, è l'agire, il produrre, il condividere, ben lontana da ogni speculazione. Film splendido. Un uomo cui è stato ucciso il figlio da un ragazzino undicenne durante un banalissimo furto di un'autoradio si ritrova 5 anni dopo l'assassino nel suo laboratorio di falegnameria, in cui insegna il mestiere a ragazzi usciti dal carcere. Nella dedizione assoluta al suo lavoro, nella trasmissione dei mille segreti e sequenze di comportamento da imparare prima che diventino automatismi, trova il senso per rimanere in vita, in uno spazio congelato che attende. Ed ecco che arriva l'occasione, proprio la causa del suo dolore inespresso e inesprimibile. Dapprima si rifiuta di prenderlo a bottega, poi lo cerca, lo insegue, lo spia, alla fine lo accoglie, non sa bene ancora perchè. Lo vede nel fine settimana, quando il lavoro per tutti è finito, ma per lui continua non avendo altro, non volendo altro. Il ragazzo è disponibile, anche lui non sa che fare il fine settimana, è attento, impara in fretta, è affascinato dalla competenza dell'uomo. Gli chiede se vuole essere il suo tutore. Quando le carte si scoprono, e l'uomo gli dice di essere il padre del ragazzo che lui ha ucciso, il ragazzo ha paura, scappa, viene raggiunto. L'uomo gli è sopra, gli serra le mani intorno al collo, potrebbe ucciderlo. E' naturale, è comprensibile, è logico. Ma l'irrimediabile resterebbe comunque tale. La vita continuerebbe con i rituali di sopravvivenza soliti, congelata e in attesa. Non lo uccide. Gli gira le spalle e torna al suo lavoro. Il ragazzo torna, e comincia a dargli una mano. Senza parlare, fanno insieme il lavoro. La vita ha ricominciato a scorrere, il tempo si è rimesso in movimento, per questo nuovo padre, per questo nuovo figlio.
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luca scial�
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martedì 14 gennaio 2014
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il coraggio del perdono
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Olivier ha una falegnameria che funge anche da centro di rieducazione sociale per ragazzi "difficili". Un giorno arriva Francis, ragazzino di 16 anni, già con un trascorso in carcere per furto e omicidio. Olivier non lo prende con sé e ha un motivo molto valido: il ragazzino uccise proprio suo figlio. Ma poi decide di imparargli il mestiere, sempre con la tentazione di vendicarsi dietro l'angolo. La moglie non comprende il suo comportamento così remissivo. Riuscirà a far valere il coraggioso perdono?
Terzo film per i fratelli Dardenne, che si occupano ancora di adolescenti dalla vita difficile. La tecnica è ancora quella del Dogma, con telecamera a spalla e priva di musica, in favore di una massima naturalezza delle scene.
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Olivier ha una falegnameria che funge anche da centro di rieducazione sociale per ragazzi "difficili". Un giorno arriva Francis, ragazzino di 16 anni, già con un trascorso in carcere per furto e omicidio. Olivier non lo prende con sé e ha un motivo molto valido: il ragazzino uccise proprio suo figlio. Ma poi decide di imparargli il mestiere, sempre con la tentazione di vendicarsi dietro l'angolo. La moglie non comprende il suo comportamento così remissivo. Riuscirà a far valere il coraggioso perdono?
Terzo film per i fratelli Dardenne, che si occupano ancora di adolescenti dalla vita difficile. La tecnica è ancora quella del Dogma, con telecamera a spalla e priva di musica, in favore di una massima naturalezza delle scene. Per una pellicola che è un crescendo di suspance, con una storia che si svela sapientemente a poco a poco fino a un finale che riesce a non essere né scontato né uno smielato happy ending.
Il miglior film dei Dardenne? Difficile dirlo, sicuramente tra i migliori.
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filippo catani
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martedì 18 novembre 2014
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un padre disperato
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Olivier insegna falegnameria in una scuola di avviamento al lavoro. L'uomo è segnato da un tragico evento del passato; il figlio è stato assassinato da un ragazzino. Quando l'omicida si presenta in officina, per Olivier sarà il momento della verità.
Olivier ha perso tutto e si è attaccato disperatamente al lavoro unica ancora di salvezza per non sprofondare. Il figlio è stato ucciso e la famiglia è conseguentemente andata in pezzi; perdipiù l'ex moglie sta aspettando un figlio dal suo nuovo compagno. L'uomo si prende a cuore i ragazzi che vengono in officina anche perchè sono ragazzi più o meno problematici e bisognosi di aiuto.
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Olivier insegna falegnameria in una scuola di avviamento al lavoro. L'uomo è segnato da un tragico evento del passato; il figlio è stato assassinato da un ragazzino. Quando l'omicida si presenta in officina, per Olivier sarà il momento della verità.
Olivier ha perso tutto e si è attaccato disperatamente al lavoro unica ancora di salvezza per non sprofondare. Il figlio è stato ucciso e la famiglia è conseguentemente andata in pezzi; perdipiù l'ex moglie sta aspettando un figlio dal suo nuovo compagno. L'uomo si prende a cuore i ragazzi che vengono in officina anche perchè sono ragazzi più o meno problematici e bisognosi di aiuto. Quando arriva l'assassino del figlio ora sedicenne per Olivier scattano diversi meccanismi. Finirà per condurre una sorta di studio sul giovane per vedere che tipo è e quale sia il suo background. Capire per cercare di trovare una spiegazione a un gesto folle che ha distrutto tutte le vite dei protagonisti. Davvero intenso questo dramma familiare dei Dardenne che ha però sempre come sfondo il lavoro come occasione di riscatto o quantomeno come ciambella di salvataggio. Grandissima interpretazione di Gourmet presente in tutte le pellicole dei Dardenne.
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conte di bismantova
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venerdì 20 febbraio 2015
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straordinario e sconvolgente.
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A parte la macchina da presa "a spalla" che mi fa venire il mal di testa (l'avesse usata solo a mirate dosi avrei messo cinque stelle), sono rimasto esterrefatto di fronte ad una pellicola così intensa e tagliente su un argomento così delicato e "forte". Non è facile da parte dello spettatore calarsi nella parte, ogni sequenza è un impatto d'ansia che va digerito piano piano: per questo il regista - che ha capito che non può farci bere tutto il veleno in un sorso e neanche in due - usa giustamente tempi lunghissimi di cui secondo me "abbiamo bisogno", per smaltire lo choc piano piano e riflettere a fondo, farci un'idea, maturare dentro di noi un'opinione, ovvero un "cosa farei io al posto suo, ce la farei o no??" e farci bollire dentro la ponderatezza necessaria ad una conclusione.
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A parte la macchina da presa "a spalla" che mi fa venire il mal di testa (l'avesse usata solo a mirate dosi avrei messo cinque stelle), sono rimasto esterrefatto di fronte ad una pellicola così intensa e tagliente su un argomento così delicato e "forte". Non è facile da parte dello spettatore calarsi nella parte, ogni sequenza è un impatto d'ansia che va digerito piano piano: per questo il regista - che ha capito che non può farci bere tutto il veleno in un sorso e neanche in due - usa giustamente tempi lunghissimi di cui secondo me "abbiamo bisogno", per smaltire lo choc piano piano e riflettere a fondo, farci un'idea, maturare dentro di noi un'opinione, ovvero un "cosa farei io al posto suo, ce la farei o no??" e farci bollire dentro la ponderatezza necessaria ad una conclusione. Quando finalmente "abbiamo scelto" dentro di noi una linea, ecco i titoli di coda! Il film non è la soluzione ma l'antefatto, e si ferma quando la nostra coscienza - spinta da un cuore iper-umano in equilibrio fra senso di maternità, dovere di comprensione e sete di giustizia, volgerebbe all'abbraccio o alla costruzione di quelle basi che porterebbero ad esso. Immaturità assassina che si fa fragilità, espiazione che si fa ferita, condivisa con l'altra - irrimarginabile - dei genitori la cui stessa vita è andata distrutta. Per lui, alla fine, quel ragazzino che gli ha tolto tutto è allo stesso modo l'ultima cosa al mondo che gli rimane. Non mi riprenderò mai da questo film, credo. Recitazione stratosferica di tutto il cast, sorprendente in senso positivo anche la prova del giovanissimo Marinne, scelto alla perfezione per l'espressività calzante al ruolo del suo viso da angioletto caduto. Dietro gli occhiali del protagonista Olivier Gourmet, invece, una palma d'oro. Anche da parte mia ;-)
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guidobaldo maria riccardelli
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martedì 10 maggio 2016
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la tragica ricerca di un segno
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Magnifica pellicola splendidamente essenziale, ennesimo pezzo di bravura dei fratelli Dardenne.
Dal soggetto interessante, disvela i suoi cardini con lentezza, invita esplicitamente all'ipotizzare, riversando le risposte con inaudita violenza, improvvise come fendenti alle spalle, dolorose al pari degli eventi tragici di cui tratta. I rumori di fondo, il baccano degli attrezzi da lavoro, si insinuano nella mente, divengono abituali dopo un po', vengono ignorati, è un fenomeno di normale assuefazione cerebrale; è il silenzio a divenire insostenibile, ed è proprio in quei momenti di calma ansiosa che gli ingranaggi della narrazione si incastrano, è allora che la stretta della morsa si fa più serrata e dolorosa.
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Magnifica pellicola splendidamente essenziale, ennesimo pezzo di bravura dei fratelli Dardenne.
Dal soggetto interessante, disvela i suoi cardini con lentezza, invita esplicitamente all'ipotizzare, riversando le risposte con inaudita violenza, improvvise come fendenti alle spalle, dolorose al pari degli eventi tragici di cui tratta. I rumori di fondo, il baccano degli attrezzi da lavoro, si insinuano nella mente, divengono abituali dopo un po', vengono ignorati, è un fenomeno di normale assuefazione cerebrale; è il silenzio a divenire insostenibile, ed è proprio in quei momenti di calma ansiosa che gli ingranaggi della narrazione si incastrano, è allora che la stretta della morsa si fa più serrata e dolorosa.
Olivier ci ha fatto il callo, alla situazione: è un esperto falegname, pienamente in grado di scozzonare le giovani leve; mestiere di occhio e misure, di precisione e ripetizione, con attenzione e distacco prova ad inculcare il credo a giovani problematici, bisognosi di una guida. Ha interiorizzato le regole del proprio lavoro, facendone le linee guida del suo vivere, cercando di riempirne i momenti vuoti, provando a scansare i ricordi dolorosi, sempre però dietro l'angolo pronti a riaffiorare. Uomo oramai senza pulsioni, vive senza passione, consumato dal dolore, anche fisico, usurato nella schiena come nell'anima. Ma si contiene, come il rigido busto contiene le sue vertebre doloranti: è necessario rinfonzarlo, sostinurne i ribattini oramai laschi, perché occorre controllo, occorre non lasciarsi prendere dalle sensazioni contrastanti, è d'uopo un distacco dagli eventi della vita, della sua seconda vita. L'ex moglie pare essere stata capace, più di lui, di darsi una seconda opportunità, almeno superficialmente. I fatti però dimostreranno come sarà proprio Olivier il più pronto ad elaborare gli eventi, evitando di trincerarsi dietro ad un rifiuto che non può essere una risposta credibile.
Egli desidera capire, o meglio: anela ad un segno di rimorso di chi gli ha cambiato la vita. Lo vuole analizzare, vuole scrutare il suo sguardo per trovarne il senso, per convincersi della presenza di un seme di umanità. Fissa i suoi occhi quando sa di non essere visto, fa bene attenzione al fatto che le traiettorie dei loro sguardi non si incontrino, non potrebbe reggere un evento di tale intimità. Lo interroga sì, cerca di capirne le intenzioni esplicite, ma è ancor più concentrato sull'involontario, sui momenti nei quali le difese sono abbassate, per ricercarne il buono, un qualcosa che lo convinca a ripensare il passato, ad abbozzare un perdono impossibile.
Cerca di starne distante, impedendogli di prendersi spazio nel percorso della confidenza reciproca.
La macchina da presa, mobilissima, è sempre su di lui, Olivier, perché è solo in lui che potremmo vedere, nel caso, un segno di vita in Francis.
Sale la tensione, le cataste di legna a farne da sfondo, in un confronto che non può non essere in un luogo di questo tipo, lontano da terze parti, ma immerso in quel contesto che li ha avvicinati. Un inseguimento necessario, un primo contatto vero e proprio, tra estranei che tali più non sono oramai, un incrocio di sguardi non più procrastinabile, sempre alla ricerca di quella scintilla, di un riflesso di quel trauma che li ha uniti.
Immenso Olivier Gourmet, per un lungometraggio imperdibile.
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turkish
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lunedì 25 gennaio 2010
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documentarismo muto
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Quando si parla di film come quelli dei fratelli Dardenne si inciampa spesso su temi quali il cinema indipendente, politica del budget zero per la sceneggiatura,attori sconosciuti tematiche profonde nonostante l'apparente semplicità che sommate danno come risultato l'attacamento morboso che la pellicola vuole avere con la realtà.Realismo allo stato puro.TS ( tempo della storia) e TR ( tempo del racconto ) sono tutt uno nel film non ci sono salti cronologici.Le riprese hanno le caratteristiche del videomatorismo più sfrenato con primi piani frequentissimi e duraturi sulla faccia (impassibile) del protagonista e dialoghi quasi assenti tra i vari personaggi.Il voler remare contro andando alla ricerca di un nuovo approccio alla macchina d'appresa e di un nuovo cinema non corrisponde però automaticamente a un risultato apprezzabile e coinvolgente.
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Quando si parla di film come quelli dei fratelli Dardenne si inciampa spesso su temi quali il cinema indipendente, politica del budget zero per la sceneggiatura,attori sconosciuti tematiche profonde nonostante l'apparente semplicità che sommate danno come risultato l'attacamento morboso che la pellicola vuole avere con la realtà.Realismo allo stato puro.TS ( tempo della storia) e TR ( tempo del racconto ) sono tutt uno nel film non ci sono salti cronologici.Le riprese hanno le caratteristiche del videomatorismo più sfrenato con primi piani frequentissimi e duraturi sulla faccia (impassibile) del protagonista e dialoghi quasi assenti tra i vari personaggi.Il voler remare contro andando alla ricerca di un nuovo approccio alla macchina d'appresa e di un nuovo cinema non corrisponde però automaticamente a un risultato apprezzabile e coinvolgente.La trama è troppo prolissa e "muta" troppo arbitraria e ripetitiva che rifacendosi in primis alla realtà come è finisce per sprofondare in un documentarismo (così oculato e attento) fastidioso e muto.Il tornare alle roots (radici) delle cose e il cinema povero hanno portato qui con i fratelli Dardenne il risultato opposto a una artificiosità globale (senza motivo) che il film scaturisce nello spettatore che sicuramente però avrà imparato anche lui a tagliare la legna.
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turkish
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martedì 2 febbraio 2010
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documentarismo muto allo stato puro
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Quando si parla di film come quelli dei fratelli Dardenne si inciampa spesso su temi quali il cinema indipendente, politica del budget zero per la sceneggiatura,attori sconosciuti e tematiche profonde (nonostante l'apparente semplicità), che sommate danno come risultato un attacamento morboso della pellicola con la realtà.Realismo allo stato puro.TS ( tempo della storia) e TR ( tempo del racconto ) sono tutt uno nel film non essendoci salti cronologici.Le riprese hanno le caratteristiche del videomatorismo più sfrenato con primi piani frequentissimi e duraturi sulla faccia (impassibile) del protagonista e dialoghi quasi assenti tra i vari personaggi.Il voler remare contro andando alla ricerca di un nuovo approccio alla macchina da presa, con l'idea di un nuovo cinema in testa, non corrisponde però automaticamente a un risultato apprezzabile e coinvolgente.
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Quando si parla di film come quelli dei fratelli Dardenne si inciampa spesso su temi quali il cinema indipendente, politica del budget zero per la sceneggiatura,attori sconosciuti e tematiche profonde (nonostante l'apparente semplicità), che sommate danno come risultato un attacamento morboso della pellicola con la realtà.Realismo allo stato puro.TS ( tempo della storia) e TR ( tempo del racconto ) sono tutt uno nel film non essendoci salti cronologici.Le riprese hanno le caratteristiche del videomatorismo più sfrenato con primi piani frequentissimi e duraturi sulla faccia (impassibile) del protagonista e dialoghi quasi assenti tra i vari personaggi.Il voler remare contro andando alla ricerca di un nuovo approccio alla macchina da presa, con l'idea di un nuovo cinema in testa, non corrisponde però automaticamente a un risultato apprezzabile e coinvolgente.La trama è troppo prolissa e "muta" troppo arbitraria (assenza totale di certezze) e ripetitiva, che rifacendosi in primis alla realtà come è, finisce per sprofondare in un documentarismo (così oculato e attento) fastidioso e muto.Il tornare alle radici delle cose e la cultura del cinema povero hanno portato qui con i fratelli Dardenne il risultato opposto a una artificiosità globale (senza motivo).Finito il film lo spettatore esce con un bagaglio conoscitivo piuttosto importante su come tagliare la legna.
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