Ho snobbato questo film per circa 15 anni. Finalmente, in un mio personale periodo di revival del cinema italiano, mi sono deciso a vederlo e ho scoperto un vero gioiello.
Certo non ci sono grandi scene di combattimento (e questo ha fatto storcere il naso a molti), ma non era quello cui il regista stava puntando.
L'intento era di mostrare uno scorcio della seconda guerra mondiale dal punto di vista di alcuni soldati italiani praticamente "dimenticati", e non di mostrare la "grande" battaglia di El Alamein o le gesta eroiche della divisione Folgore, che certamente meriterebbero un film tutto per loro.
Gli italiani, illusi dalla propaganda fascista e dalla guerra lampo dei tedeschi in Polonia e in Francia, erano convinti - come il novizio che parte volontario - che conquistare l'Egitto fosse una passeggiata. Invece si sono ritrovati a corto di cibo, di acqua e di armamenti, affiancati ai tedeschi che mal ci sopportavano e per i quali eravamo solo un peso in più, e costretti ad affrontare l'esercito più disciplinato e coriaceo del mondo, quello inglese, con mezzi del tutto inadeguati.
Così, gli italiani si sono ritrovati ad essere una specie di armata brancaleone, e questo film descrive alla perfezione non solo le privazioni e le difficoltà oggettive di sopravvivere con quasi nulla, ma anche l'amarezza e la disillusione, incarnate alla perfezione nella figura del tenente Fiore, cioè di un sorprendente Solfrizzi.
Ho letto delle critiche alle interpretazioni, accusate di mostrare i soliti italiani cialtroni e disfattisti e persino di parlare con accenti dialettali: forse, ci si dimentica che all'epoca la maggior parte degli italiani aveva a malapena la licenza elementare e che molti non sapevano nemmeno parlare in italiano, ma solo in dialetto.
Ben vengano pertanto gli accenti diversi (dal pugliese di Solfrizzi al veneto del bravissimo romano Favino), quando nella realtà gli italiani parlavano molto peggio.
Inoltre, è un fatto storico che noi italiani non siamo e non siamo mai stati (quantomeno dalla caduta dell'impero romano) un popolo di guerrieri, ma di artisti, e di questo non dobbiamo vergognarci.
E comunque questo film non mostra italiani codardi o cialtroni, ma solo uomini lasciati da soli ad affrontare i carri armati inglesi con bottiglie incendiarie e costretti ad ubbidire a chi ancora si illudeva che l'Italia potesse ancora diventare un impero.
Sotto il profilo artistico, la regia di Monteleone è ineccepibile, così come la fotografia, il montaggio, i costumi (solo i capelli erano un pò troppo perfetti e ordinati per chi riusciva a lavarsi solo con la sabbia). Quanto agli effetti speciali, lasciano effettivamente a desiderare, ma fanno sorridere per la loro ingenuità, senza che questo tolga nulla al valore umano del film (mi ricordavano l'esplosione in mare vista di notte in Mediterraneo).
Insomma, un film di guerra diverso, intimista (anche se si tratta di un termine che non amo), volutamente lento e riflessivo, ma tutt'altro che noioso.
I paragoni con Full metal jacket o Apocalypse now sono perciò del tutto fuori luogo; al massimo, si può fare un confronto con un film come La sottile linea rossa di Malick, in cui la guerra viene vista attraverso gli occhi e soprattutto i pensieri di un soldato (film peraltro molto più lento e noioso di questo).
In ogni caso, senza dimenticarsi che i gusti sono soggettivi e che il giudizio finale è sempre fortemente condizionate dalle aspettative (chi si aspettava un film di guerra all'americana non poteva che rimanere deluso), si tratta a mio avviso di un film bellissimo e profondamente umano, che si eleva ben al di sopra non solo della media dei film italiani, ma che non ha nulla da invidiare a opere straniere impreziosite solo da nomi illustri.
Un'ultimo pensiero va alla scena per me da brividi che vede il generale interpretato da Silvio Orlando seppellire il proprio attendente, una piccola ma importantissima parentesi di umanità da parte di chi sta nella stanza del potere, immediatamente spazzata via dal generale interpretato da Citran, che davanti a uomini distrutti si preoccupa solo che possano tornare al più presto al fronte, perchè la ritirata - e i morti che ne sono conseguiti - sarebbe stata solo parte di una strategia... A conferma che per qualcuno la guerra è solo un gioco e che noi tutti siamo solo pedine...
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