Dolls |
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Un film di Takeshi Kitano.
Con Miho Kanno, Hidetoshi Nishijima, Iatsuya Mihashi, Chieko Matsubara
Drammatico,
durata 113 min.
- Giappone 2002.
MYMONETRO
Dolls
valutazione media:
3,86
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Roberto Nepoti
La Repubblica
Qualcuno, a Venezia, lo accusava di eccessivo formalismo; la Mostra non lo ha premiato: ma andatelo a vedere, e poi diteci se Dolls non è un capolavoro. L'imputazione di formalismo manca di senso perché la "forma" è, precisamente, il senso del nuovo film di Takeshi Kitano. Rinunciando alle romantiche storie di crimine, yakuza stanchi e violenza ( Hana-bi, Brother), il regista giapponese scrive e dirige un'opera molto più impregnata di cultura del suo Paese rispetto alle precedenti e che, per alcuni versi, ricorDa Sogni del vecchio maestro Kurosawa (in particolare il primo episodio, quello delle bambole nel giardino). In montaggio alternato, passano sullo schermo tre storie di straordinaria infelicità, ambientate nel presente ma ispirate alle marionette del cinquecentesco teatro Bunraku (una rappresentazione fa da cornice al film). Un giovane e la sua ragazza, che ha tentato il suicidio quando lui l'ha lasciata per un matrimonio d'interesse, errano senza meta guadagnandosi la denominazione di "vagabondi legati". Un vecchio boss della mala ritrova, solo per un istante, la donna che lo ha atteso tutta la vita. Il fan di una rockstar, ferita in un incidente, sacrifica la vista in nome della fanciulla. Sono tre parabole sulla permanenza dell'amore e su come questo sfidi l'impermanenza delle cose del mondo, rappresentate mediante un iperrealismo trasfigurato e stilizzato, dipinte con una tavolozza cromatica che s'ispira ai colori delle quattro stagioni. Gli esseri umani sono marionette, esposte a tutti i colpi del destino, e come marionette Dolls mette in scena personaggi e attori. Senza lasciarsi andare ai soliti stereotipi sul fatalismo del Sol Levante, ciò checolpisce è il modo in cui il regista "orientalizza" il proprio stile rendendolo ancora più arcano e scarno, fino ad attribuire altrettanto significato alle pause che ai (rari) momenti d'azione; una tendenza che i suoi fan conoscono bene ma che qui si estremizza in inquadrature ferme, giocate su variazioni di luminosità e sospensioni del tempo. Dietro le bellezza dei paesaggi e delle inquadrature, si avverte un senso di fine, di morte che la perfezione formale rende ancora più struggente. Se Kitano non è mai stato quel che si dice un ottimista, Dolls è un film dal pessimismo integrale, però come pacificato con se stesso, purificato al fuoco bianco. Che ti lascia nella memoria come una eco prolungata, una specie di arcana nostalgia.
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