faith
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domenica 17 febbraio 2002
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un bel 8
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Bhe speravo tanto di prenderlo a scuola e sinceramente questo film lo merita....e' vero non e' facile il secondo film ...e dalle prime recensioni che ho letto ...tutti lo danno come un film troppo impegnato e alla fine inconcludente...ma sinceramente non sono d'accordo..in superfice si' e' vero che molti spunti del film sono messi al punto giusto cosi' da far risaltare la superfice,ma credo che in compenso sia un bel film.
Sono sicuro che avra' un bel po' di pubblico,anche se credo che non influenzera' il mio giudizio...comunque credo piacera' agli inguaribili nostalgici come me e soprattutto a coloro che andranno al cinema senza pregiudizi ..dati dai precedenti lavori cinematografici o discografici del regista.
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Bhe speravo tanto di prenderlo a scuola e sinceramente questo film lo merita....e' vero non e' facile il secondo film ...e dalle prime recensioni che ho letto ...tutti lo danno come un film troppo impegnato e alla fine inconcludente...ma sinceramente non sono d'accordo..in superfice si' e' vero che molti spunti del film sono messi al punto giusto cosi' da far risaltare la superfice,ma credo che in compenso sia un bel film.
Sono sicuro che avra' un bel po' di pubblico,anche se credo che non influenzera' il mio giudizio...comunque credo piacera' agli inguaribili nostalgici come me e soprattutto a coloro che andranno al cinema senza pregiudizi ..dati dai precedenti lavori cinematografici o discografici del regista...sinceramente preferisco vedere un film come se fosse il primo di quel preciso regista.In conclusione stimo molto Ligabue anche e soprattutto dopo questo lavoro...saluti da federico :-)
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enzo70
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giovedì 6 agosto 2015
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una intensa passeggiata a rimini
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Seguendo il filone delle notti da leoni, da eroi, dei weekend da bombaccioni a stelle e strisce, Ligabue fa un bel film e ci mette tutta l’italianità che può. Quattro amici, tra i trenta ed i quaranta anni, si ritrovano, dopo venti anni a Rimini per completare una vacanza finita improvvisamente venti anni prima, conosciamo la data, 2 agosto 1980, il quinto amico doveva raggiungerli partendo da Bologna, erano le ore 10,25 e la sua vita si è fermata insieme a quella dell’orologio. E all’ombra di un vecchio dolore i quattro amici passano quattro giorni incontrando le amiche di una volta, quelle con cui la vita da uomini è iniziata, tra popcorn e lambrusco, la mano di Ligabue è evidente, lui affonda le mani nella provincia italiana, la canta e la esalta nelle canzoni e ci prova nel cinema.
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Seguendo il filone delle notti da leoni, da eroi, dei weekend da bombaccioni a stelle e strisce, Ligabue fa un bel film e ci mette tutta l’italianità che può. Quattro amici, tra i trenta ed i quaranta anni, si ritrovano, dopo venti anni a Rimini per completare una vacanza finita improvvisamente venti anni prima, conosciamo la data, 2 agosto 1980, il quinto amico doveva raggiungerli partendo da Bologna, erano le ore 10,25 e la sua vita si è fermata insieme a quella dell’orologio. E all’ombra di un vecchio dolore i quattro amici passano quattro giorni incontrando le amiche di una volta, quelle con cui la vita da uomini è iniziata, tra popcorn e lambrusco, la mano di Ligabue è evidente, lui affonda le mani nella provincia italiana, la canta e la esalta nelle canzoni e ci prova nel cinema. Un voto alla vita che si conduce, da zero a dieci, ed uno alla emozioni, le storie diverse, Biccio dottore omosessuale, Giove alla ricerca del blues perfetto, Libero, dializzato, della liberazione e Baygon di sesso da referenziare. Un film intelligente che omaggia anche Rimini e la sua vita che sembra senza senso, anche se un senso, eccome, ce l’ha. Bravo Ligabue.
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jackiechan90
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lunedì 17 agosto 2015
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"i vitelloni" secondo ligabue
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Alla sua seconda regia Ligabue riprende il filo lasciato da "Radiofreccia", di cui questo film può essere considerato tranquillamente un sequel. Sì perché dopo aver raccontato dei drammi e delle passioni della generazione degli anni 60, questo film si concentra sulla generazione successiva, una generazione in bilico tra vecchio e nuovo, tra vecchi e nuovi valori. Una generazione che si fa fatica a inquadrare, "che non li prende più nessuno perché loro non si fanno prendere". In definitiva l'unica generazione di uomini "liberi". Una libertà però che è data anche da una costante amarezza e sfiducia nel mondo data da una ferita troppo grande per essere rimarginata. Ligabue ci offre un campionario di tipi umani ben approfonditi, forse più di quanto ha fatto nel precedente film: Baygon, Libero, Biccio e Giove sono quattro amici quasi quarantenni di Correggio che decidono di partire per Rimini per rivivere un weekend fatto venti anni prima insieme a quattro ragazze.
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Alla sua seconda regia Ligabue riprende il filo lasciato da "Radiofreccia", di cui questo film può essere considerato tranquillamente un sequel. Sì perché dopo aver raccontato dei drammi e delle passioni della generazione degli anni 60, questo film si concentra sulla generazione successiva, una generazione in bilico tra vecchio e nuovo, tra vecchi e nuovi valori. Una generazione che si fa fatica a inquadrare, "che non li prende più nessuno perché loro non si fanno prendere". In definitiva l'unica generazione di uomini "liberi". Una libertà però che è data anche da una costante amarezza e sfiducia nel mondo data da una ferita troppo grande per essere rimarginata. Ligabue ci offre un campionario di tipi umani ben approfonditi, forse più di quanto ha fatto nel precedente film: Baygon, Libero, Biccio e Giove sono quattro amici quasi quarantenni di Correggio che decidono di partire per Rimini per rivivere un weekend fatto venti anni prima insieme a quattro ragazze. In questo weekend ognuno di loro avrà l'opportunità di fare quello che non è riuscito a fare venti anni prima. Una sorta di remake de "I vitelloni" di Fellini (non a caso anche lui di Rimini) in salsa drammatica e farcito di canzoni rock e blues e monologhi intramezzati da un montaggio frenetico e ben azzeccato, che dimostra un buona padronanza del mezzo. Tra le canzoni non possono mancare quelle dello stesso regista che si autocita in un divertente "videoclip" inserito all'interno della narrazione. Tutto parte dalla musica: frasi, poster, vestiario, atteggiamenti. Un film che rimane un'importante testimonianza generazionale nonché uno dei primi film ad affrontare, in forma di fiction, il tema della strage del 2 agosto, vero e proprio spartiacque e perdita dell'innocenza di un Paese. Quell'innocenza perduta che i nostri protagonisti cercano e che (forse) non troveranno mai.
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jonnylogan
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sabato 23 ottobre 2021
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Giove, Baygon, Biccio e Libero sono quattro amici di Correggio che decidono di ritornare a Rimini per trascorrere un fine settimana che venti anni prima venne interrotto dall’esplosione di una bomba alla stazione di Bologna.
Opera seconda del cantautore Reggiano e seguito ideale del successo di appena quattro anni prima (Radiofreccia) che avrebbe dovuto essere un unicum nel percorso cinematografico di Ligabue al quale la settima arte piace sia fruirla che usarla per dare corpo a quei protagonisti prima di tutto delle sue canzoni e solo poi dei suoi racconti che siano scritti o ripresi. Sempre la provincia, sempre quel luogo dell’anima che per una volta si sposta in riviera, a Rimini, per proseguire un vecchio fine settimana interrotto dalla più devastante strage dell’epoca moderna, con tanto di molta polvere depositata sotto il tappeto al grido di dimenticare per rimuovere.
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Giove, Baygon, Biccio e Libero sono quattro amici di Correggio che decidono di ritornare a Rimini per trascorrere un fine settimana che venti anni prima venne interrotto dall’esplosione di una bomba alla stazione di Bologna.
Opera seconda del cantautore Reggiano e seguito ideale del successo di appena quattro anni prima (Radiofreccia) che avrebbe dovuto essere un unicum nel percorso cinematografico di Ligabue al quale la settima arte piace sia fruirla che usarla per dare corpo a quei protagonisti prima di tutto delle sue canzoni e solo poi dei suoi racconti che siano scritti o ripresi. Sempre la provincia, sempre quel luogo dell’anima che per una volta si sposta in riviera, a Rimini, per proseguire un vecchio fine settimana interrotto dalla più devastante strage dell’epoca moderna, con tanto di molta polvere depositata sotto il tappeto al grido di dimenticare per rimuovere. I quattro amici di sempre sono l’ideale seguito del gruppo protagonista di Radiofreccia: Giove (Stefano Pesce), fratello di Freccia, vero anello di congiunzione fra le due pellicole, è un impiegato non certo per vocazione ma per necessità, Bluesman ormai quasi per diletto, sposato da anni ma senza prole al seguito, con la passione smodata di votare, da zero a dieci, tutto quello che avviene nel corso della sua vita e in quella di chi lo circonda. Baygon (Stefano Venturi) è un operaio sessuomane. Libero (Massimo Bellinzoni) l’amico ormai prostrato da anni di dialisi. Biccio, medico che vive con grande difficoltà la sua condizione di omosessuale. Per i quattro c’è la voglia di rincontrare le quattro ragazze abbandonate improvvisamente a Rimini vent’anni prima, riallacciare i rapporti con un mondo che ormai non è più il loro ma dal quale non vogliono staccarsi se non prima di aver dato sfogo agli ultimi aneliti dell’adolescenza.
Pellicola creata sui ricordi del regista che esattamente come i quattro protagonisti sfuggì alla bomba del 2 agosto per pura coincidenza. Film che alla fine risulta meno efficace del suo predecessore, complice alcune forzature della sceneggiatura, ma che per gli appassionati del rocker di Correggio, della musica fra i ‘70 e gli ’80, notevole la soundtrack scelta per l’occasione, e dei ricordi dei tempi andati, non può assolutamente venire tralasciato.
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mario santi
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lunedì 18 febbraio 2002
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il mediano torna in panchina
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Dopo aver vinto il suo mondiale di celluloide come mediano, Ligabue voleva appendere la cinepresa al chiodo. Ma come dice Oscar Wilde 'Posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni'. E difatti non ha resistito. Io purtroppo non ho resistito al confronto con il primo bellissimo film. Per riempire uno schermo cinematografico con una generazione ci vogliono dei grandi ricordi. I ricordi in bianco e nero di Marrakesh Express, i ricordi a a stelle e strisce de ‘Il grande freddo’ o i ricordi oltremanica di ‘Gli amici di Georgia’. I trentacinquenni proletari di Ligabue hanno sicuramente più problemi e spessore esistenziale dei trentenni borghesi di Muccino, quindi Rimini non può essere il loro cimitero esistenziale.
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Dopo aver vinto il suo mondiale di celluloide come mediano, Ligabue voleva appendere la cinepresa al chiodo. Ma come dice Oscar Wilde 'Posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni'. E difatti non ha resistito. Io purtroppo non ho resistito al confronto con il primo bellissimo film. Per riempire uno schermo cinematografico con una generazione ci vogliono dei grandi ricordi. I ricordi in bianco e nero di Marrakesh Express, i ricordi a a stelle e strisce de ‘Il grande freddo’ o i ricordi oltremanica di ‘Gli amici di Georgia’. I trentacinquenni proletari di Ligabue hanno sicuramente più problemi e spessore esistenziale dei trentenni borghesi di Muccino, quindi Rimini non può essere il loro cimitero esistenziale. Il capolinea dei loro sogni è forse la Correggio di ‘Radio Freccia’. Come per tutti noi, alla fine della circonvallazione dei nostri sogni c’è sempre il punto da cui siamo partiti. ‘Da zero a dieci’ do sette meno meno al film, perché comunque Ligabue è un personaggio positivo e vero in un Italia di personaggi negativi e falsi. Ligabue è comunque in grado di dire qualcosa di diverso nei suoi film, nelle sue canzoni, nei suoi libri. ‘Da zero a dieci’ è però a mio modesto avviso un film normale costruito su una bella canzone di Ligabue. Forse bastava fare un video...
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johnny paloma
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domenica 3 marzo 2002
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"fatece largo che passamo noi..."
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dezzerardieci e' u firm de certi ecsregazzetti che vannarmare. infatti loro vanna rimini de corza perche' cor treno e' pericoloso. infatti loro tornano a napenzione dove cerano giastati da pischelli che se erano ammucchiati. poi loro sencotrano co le pischelle che pero' seso' umpo' ammuffite. poi infatti loro sedanno i voti. infatti ce sta uno che sona la chitara e canta ma tutti se rompono i coioni perche' so' le canzoni damedeominghi. poi ce' nantro che e' frocio ma no tanto che infatti naregazzetta ie fa vede le bocce. poi ce uno che core nudo e poi unantro che dice de esse baigo e invece poi se scopre che e' napiastrina der vape. poi quello che core nudo ie viene come na voia de fa erbarbecchiu'.
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dezzerardieci e' u firm de certi ecsregazzetti che vannarmare. infatti loro vanna rimini de corza perche' cor treno e' pericoloso. infatti loro tornano a napenzione dove cerano giastati da pischelli che se erano ammucchiati. poi loro sencotrano co le pischelle che pero' seso' umpo' ammuffite. poi infatti loro sedanno i voti. infatti ce sta uno che sona la chitara e canta ma tutti se rompono i coioni perche' so' le canzoni damedeominghi. poi ce' nantro che e' frocio ma no tanto che infatti naregazzetta ie fa vede le bocce. poi ce uno che core nudo e poi unantro che dice de esse baigo e invece poi se scopre che e' napiastrina der vape. poi quello che core nudo ie viene come na voia de fa erbarbecchiu'.
a me dezzerardieci me' piaciuto. e ma' detto micuggino che namico suo stronzo dopo che era morto e annato arimini.
sei febbraro dumiladdue
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daniele'80
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venerdì 8 aprile 2005
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ripiegare...
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Alla seconda prova cinematografica dietro la macchina da presa,Ligabue ci regala un altro agrodolce ritratto generazionale.Quattro amici ultratrentenni si ritrovano a Rimini con altrettante quattro donne per terminare un weekend interrotto venti anni prima:è l'occasione per tirare un bilancio delle proprie vite.Il risultato del primo lungometraggio era stato alquanto mediocre e deludente:qui,purtroppo,non si intravedono consistenti segni di miglioramento.Anzi.E' vero che il tema dell'amicizia è stato approfondito in modo sufficientemente adeguato rispetto a 'Radiofreccia' e che anche i personaggi,soprattutto quelli maschili,sono caratterizzati maggiormente;ma è altrettanto vero che la sceneggiatura è alquanto debole e i dialoghi sono banali,scontati e infarciti di 'frasi fatte'.
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Alla seconda prova cinematografica dietro la macchina da presa,Ligabue ci regala un altro agrodolce ritratto generazionale.Quattro amici ultratrentenni si ritrovano a Rimini con altrettante quattro donne per terminare un weekend interrotto venti anni prima:è l'occasione per tirare un bilancio delle proprie vite.Il risultato del primo lungometraggio era stato alquanto mediocre e deludente:qui,purtroppo,non si intravedono consistenti segni di miglioramento.Anzi.E' vero che il tema dell'amicizia è stato approfondito in modo sufficientemente adeguato rispetto a 'Radiofreccia' e che anche i personaggi,soprattutto quelli maschili,sono caratterizzati maggiormente;ma è altrettanto vero che la sceneggiatura è alquanto debole e i dialoghi sono banali,scontati e infarciti di 'frasi fatte'.Per quanto riguarda il cast,l'interpretazione del protagonista,Stefano Pesce,che poi è il sosia di Stefano Accorsi(già protagonista di 'Radiofreccia')non brilla certo di luce propria ma nel complesso è adeguata,data la mediocrità del film e del resto degli interpreti;gli unici veramente validi sono Elisabetta Cavallotti(già protagonista del coraggioso 'Guardami')e Pierfrancesco Favino che si era fatto notare in un ruolo minore ne 'L'ultimo bacio' di Gabriele Muccino e che continua a ritagliarsi delle buone parti da protagonista in piccole produzioni indipendenti('Mariti in affitto' con Maria Grazia Cucinotta e 'Al cuore si comanda' con Claudia Gerini).Bravo!La pellicola dà quindi l'impressione di scorrere un pò anonima,senza sapere bene da che parte sia diretta.Anche la colonna sonora,che nel film precedente contribuiva in modo determinare a riempire le 'voragini' che lo script presentava,qui è ridotta ai minimi termini e non riesce pertanto a risollevare le sorti del risultato finale.Se poi aggiungiamo che il protagonistaa,Giove,tradisce la moglie con una leggerezza quasi imbarazzante e poi quando torna a casa hanno un bambino neanche poi così desiderato...il quadro è completo!E non dimentichiamo che una delle due scene più belle(l'altra è quella in cui Elisabetta Cavallotti racconta di come sia guarita dal suo cancro...)è quella in cui Giove sogna di cantare la sua canzone per le strade di Rimini:un vero e proprio video musicale che purtroppo però mal si amalgama con il resto della pellicola.Forse Ligabue potrebbe ripiegare sulla direzione di videoclip musicali dal momento che da questo punto di vista le premesse non sono niente male.Voto:Cinque.
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sissa
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lunedì 19 agosto 2002
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tavanata galattica
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Un'insalata russa di luoghi comuni, personaggi (ditemi cosa manca: gay, lesbiche, depressi, malati, mogli infedeli, eterni ragazzi, bisex).
L'avessi scritto io (intanto avrei fatto sicuramente meglio), non mi avrebbero cagata nemmeno di striscio.
Il rischio è che questo film-compitino delle elementari chiuda per sempre, causa precipitosa caduta verso il basso, il ciclo di film a sfondo generazionale iniziato da Muccino (notevolmente) e che per un certo senso faceva piacere vedere non fosse altro che vederci riflessi in qualcosa di diverso del solito specchio del bagno.
La colpa sarà la sua, o il merito dipende dai punti di vista.
Ma se questo era l'intento di Ligabue allora il suo film doveva essere visto in chiave ironica, occorrerebbe rivederlo.
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Un'insalata russa di luoghi comuni, personaggi (ditemi cosa manca: gay, lesbiche, depressi, malati, mogli infedeli, eterni ragazzi, bisex).
L'avessi scritto io (intanto avrei fatto sicuramente meglio), non mi avrebbero cagata nemmeno di striscio.
Il rischio è che questo film-compitino delle elementari chiuda per sempre, causa precipitosa caduta verso il basso, il ciclo di film a sfondo generazionale iniziato da Muccino (notevolmente) e che per un certo senso faceva piacere vedere non fosse altro che vederci riflessi in qualcosa di diverso del solito specchio del bagno.
La colpa sarà la sua, o il merito dipende dai punti di vista.
Ma se questo era l'intento di Ligabue allora il suo film doveva essere visto in chiave ironica, occorrerebbe rivederlo....ehm....rimango nel dubbio.
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giorgio la cira
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venerdì 1 marzo 2002
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attori cani, soggetto scontato, sceneggiatura debole
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e dialoghi di una banalità sentenziosa che lascia esterrefatto il povero spettatore. Se Ligabue non fosse stato Ligabue questa ennesima trappola per trentenni non avrebbe mai visto la luce. E sarebbe stato meglio. Il ritmo ha tante di quelle cadute che per lo spettatore è difficile persino rimanere in sala. L'impressione finale è di essere stati truffati: chiedi un caffè, paghi, e ricevi una tazza di acqua calda.
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