City of God |
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Un film di Fernando Meirelles.
Con Alexandre Rodrigues, Matheus Nachtergaele, Seu Jorge, Leandro Firmino da Hora, Alice Braga, Phellipe Haagensen, Douglas Silva.
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Titolo originale Cidade de Deus.
Drammatico,
durata 130 min.
- Brasile, Francia, USA 2002.
MYMONETRO
City of God
valutazione media:
3,05
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Lo specchio della realtàdi Antonio CanzoniereFeedback: 3354 | altri commenti e recensioni di Antonio Canzoniere |
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sabato 6 ottobre 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
E’ la storia di Buscapé, ragazzo nato nella favelas chiamata “Città di Dio”, la cui vita si snoda tra espedienti, criminalità, desiderio di realizzazione e di fuga da una realtà violenta e delirante. Autentico Ben Hur del cinema sud-americano. Un racconto di formazione che tocca nel profondo, sia per il realismo delle scene che per la loro sprezzante crudezza. Un film “neorealistico” del XXI secolo, intriso di una poetica pasoliniana della vita e della crescita: i giovani delle favelas sono diretti cugini dei “ragazzi di vita” romani, ma sono presenti gli echi dello scorsesiano Quei bravi ragazzi, che possiamo percepire a distanza di tempo nel nostrano Gomorra, tratto anch’esso da una storia vera. Il gioco dell’autodistruzione si impara da bambini, a piccoli passi, man mano che il desiderio di grandezza e di onore cresce e domina dal profondo fino alla catarsi truce e violenta. E’ un massacro senza fine, diurno e notturno assieme, condotto sotto gli occhi di gente che non vede o fa finta di non vedere e lascia consumare orrori impensabili, per complicità o semplice corruzione. I toni semi-documentaristici aiutano a riportare nella realtà dei nostri giorni i fatti narrati, facendo riconoscere lo spettatore nel protagonista, che trova il riscatto desiderato attraverso la lente della sua macchina fotografica, compagna di disavventure in questo Inferno a gironi danteschi, fusione apocalittica di Sodoma e Gomorra proprio dietro l’angolo. Eccezionale la direzione degli attori non professionisti: da Matheus Nachtergaele (Buscapé) che manda in visibilio a Leandro Firmino (Zé Pequeno), inquietante antagonista; da Seu Jorge (Mané Galinha) struggente sicario dal cuore d’oro fino al simpatico compagno di giochi Edson Oliveira (Barbantinho). La telecamera dell’eccellente Meirelles gioca magistralmente con gli spazi e i corpi degli attori e conferisce ritmo sincopante e selvaggio. Capolavoro di denuncia, dove non manca l’ironia, seppur un po’ sporca. Alla 76° edizione degli Oscar nel 2004, l’Academy gli preferì spudoratamente il terzo e fortunatamente, finale episodio de Il Signore degli Anelli, confermando il suo perbenismo ipocrita non facendogli vincere nessuna delle 4 nomination per regia, sceneggiatura non originale, fotografia e montaggio.
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