Storico,
Ratings: Kids+16,
durata 130 min.
- Francia 2002.
MYMONETROAmen
valutazione media:
3,41
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il termine "Amen" indica la perentorietà della Chiesa di fronte all'Olocausto e il tacito monito del pontefice Pio XII. "Amen" è un film che già dalla locandina con cui è pubblicizzato fa intuire la sua intenzione provocatoria. Riproduce una croce e una svastica sovrapposte a formare un unico simbolo, un disegno blasfemo che ruota attorno al terribile piano di sterminio messo in atto dai nazisti e il silenzio di chi sapeva.
Dalla mancata presa di posizione, al non voler vedere questi crimini, fino ad arrivare all'amministrazione del Vaticano, resasi complice con la sua passività delle atrocità compiute dal terzo Reich.
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Il termine "Amen" indica la perentorietà della Chiesa di fronte all'Olocausto e il tacito monito del pontefice Pio XII. "Amen" è un film che già dalla locandina con cui è pubblicizzato fa intuire la sua intenzione provocatoria. Riproduce una croce e una svastica sovrapposte a formare un unico simbolo, un disegno blasfemo che ruota attorno al terribile piano di sterminio messo in atto dai nazisti e il silenzio di chi sapeva.
Dalla mancata presa di posizione, al non voler vedere questi crimini, fino ad arrivare all'amministrazione del Vaticano, resasi complice con la sua passività delle atrocità compiute dal terzo Reich. Un'opera, questa di Costa-Gavras, carica di silenzi e di accuse nei confronti di chi era a conoscenza di cosa accadeva nella Germania nazista, ma ha taciuto: la Chiesa in primis, che nonostante le numerose prove non ha mai apertamente condannato i crimini nazisti, e i vari alleati poi.
"Amen" è la storia di due vite, due mondi che si incontrano e che sono destinati a far sapere al mondo cosa realmente accadeva agli ebrei, non solo allontanati dalla vita pubblica e costretti ai lavori forzati, ma sterminati in massa nei campi di concentramento. Kurt Gerstein (Ulrich Tukur) è un ufficiale delle SS che lavora nel settore chimico e che ignaramente si occupa della fornitura ai campi di concentramento dello Zyklon-B usato nelle camere a gas, soprattutto nella Polonia dell'est.
Dall'altra parte c'è un giovane prete, Riccardo Fontana (Mathieu Kassovitz), che si batte (inutilmente) affinché la Chiesa e soprattutto il Papa intervengano per salvare milioni di deportati. Le loro vite si intrecciano quando l'ufficiale tedesco vede con i propri occhi gli effetti del gas; insieme al giovane prete decidono di agire da soli, approfittando della loro posizione e cercando di ostacolare e rallentare l'operazione di sterminio, nella speranza che la notizia si diffonda e qualcuno intervenga. "Amen" cerca di riprodurre fedelmente la realtà storica dal punto di vista amministrativo, partendo dal funzionamento delle camere a gas per arrivare alla politica dell'indifferenza della Chiesa. Nella pellicola i dirigenti dei campi di concentramento nazisti discutono di unità da gassare e dell'operatività delle stanze "di morte" con cinico distacco, come se stessero solo adempiendo alle funzioni del loro normale lavoro.
Non ci viene invece mostrato l'orrore degli eccidi nazisti, non si fa leva sulle nostre emozioni, ma il tutto è incentrato sulla coscienza e umanità di chi ha avuto il coraggio di ribellarsi e denunciare l'orrore. Le emozioni date dal film sono quelle in cui la tragedia è suggerita e non ritratta, come nel primo piano degli occhi dell'ufficiale tedesco Gerstein: la morte si può solo immaginare e rimanerne affranti. In ogni film incentrato su un tema così delicato è sempre molto difficile rappresentare la morte soprattutto nelle camere a gas. Il regista ha scelto di far vedere la morte di massa attraverso lo spioncino, dando risalto ai treni merce in viaggio o ai vestiti ammucchiati al termine della procedura. Non c'è nessun addio individuale, alcun strazio tra gli amanti o dramma familiare tipico del melodramma, poiché è impossibile mostrare i concreti nefasti eventi di un genocidio, ma il tutto è caratterizzato da una forte personalizzazione e i personaggi rimangono definiti sino alla fine.
Nonostante questo, "Amen" adotta uno schema che si basa narrativamente su soggetti dai contenuti forti, per riformulare ancora una volta un cinema politico capace di entrare dentro la Storia e di metterne in luce i lati oscuri. Si crea così un film dove si avverte in ogni inquadratura il peso di una costruzione invasa dalla pesantezza della parola e del gesto. L'urlo, la protesta dell'opera resta solo ipotizzata in un manifesto che ha destato scandalo e la lodevole forza civile del tema si limita alle buone intenzioni. [-]
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Non stupisce la forza di questo film a firma del grande maestro del cinema di impegno e denuncia sociale, Constantin Costa Gravas. E' un film senza compromessi, sicuramente uno dei più interessanti a proposito dello sterminio degli ebrei, proprio perchè la scomoda verità su questo terribile evento si può cogliere meglio, se ci si pone dal punto di vista tedesco. E' stato detto che lo sterminio degli ebrei non ha un precedente storico (Ricoeur), in ogni caso ci interroga per la sua unicità. per il mistero delle sue cause profonde. E' un film molto amaro e molto bello, trae spunto da una vicenda storica. Gerstein era un miltare, esperto in disinfezione e fervente religioso. Figlio di un ottuso nazista, per riuscire nel suo progetto di lotta al tifo, aveva aderito alle SS.
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Non stupisce la forza di questo film a firma del grande maestro del cinema di impegno e denuncia sociale, Constantin Costa Gravas. E' un film senza compromessi, sicuramente uno dei più interessanti a proposito dello sterminio degli ebrei, proprio perchè la scomoda verità su questo terribile evento si può cogliere meglio, se ci si pone dal punto di vista tedesco. E' stato detto che lo sterminio degli ebrei non ha un precedente storico (Ricoeur), in ogni caso ci interroga per la sua unicità. per il mistero delle sue cause profonde. E' un film molto amaro e molto bello, trae spunto da una vicenda storica. Gerstein era un miltare, esperto in disinfezione e fervente religioso. Figlio di un ottuso nazista, per riuscire nel suo progetto di lotta al tifo, aveva aderito alle SS. Proprio questa contingenza di trovarsi a far parte del famoso corpo politico-militare, avrebbe permesso a Gerstein un ruolo speciale di osservatore. Proprio una beffarda casualità, la sua polvere disinfettante che sviluppava gas a contatto dell'acqua, Zyklon B, fu presto usata dai nazisti per le camere a gas. Nel film, Gerstein, che è uomo di principi, vede dagli oblo' di quello che credeva una disinfezione di baracca, l'inferno dei corpi ignudi degli inermi, che si contorcono nell'asfissia. Ha una reazione di orrore che sfoga dando di stomaco, mentre lo stesso ufficile che lo ha invitato a guardare, gli dice che lui è uno dei pochi ancora vivi ad aver visto da quell'oblo.
Il dolore travolge letteralmente Gerstein, che già nel viaggio in treno di ritorno dal lager, sente il supremo dovere di far sapere l'orribile segreto ad un diplomatico svedese presente nel medesimo convoglio. Ma la sua verità è talmente fragorosa nella descrizione di qualcosa di incredibile, che è difficile da commisurare, improbabile e dannatamente pericolosa da sapere, E' pure comprensibile la dimensione della paura in un regime dittatoriale dove la tendenza a sopravvivere prevaleva sulla ricerca della verità. Al contrario per un uomo cosi'retto come Gerstein, far conoscere la verità diventa un imperativo etico assoluto, dare una testimonianza diventerà un qualcosa che supera ogni cosa, la sua carriera, la sua famiglia, lui stesso come individuo. Ma Gerstein si scontra presto con la difficoltà a far circolare la notizia, neppure presso i suoi correligionari ed amici. non si può cogliere questa empasse senza tener conto di una possibile nemesi, un delirio collettivo di ricominciamento, di negazione radicale di una realtà inaccettabile, a favore di nuovo ordine dove il Fuhrer si poneva come Anticristo nel senso sartriano di "Ens causa sui". Per questo nel film è in questione il cielo, che secondo i nazisti può essere vuoto, perchè il Fuhrer si pone avanti, non permette presenze. secondo i religiosi il cielo non è vuoto, c'è Dio. Come reazione estrema di fronte alla mancanza strutturale che connota l'essere umano, il delirio di ricominciamento è una suprema forma d'odio, che supera l'altro e mira direttamente a dio, ponendosi in concorrenza a dio nel creare una razza eletta, Gerstein troverà solo un giovane gesuita, in grado di capire la profondità della tragedia e di assumersi fino in fondo la responsabilità di informare il vaticano. Tenterà il coraggioso prelato di incontrare il pontefice e pure proverà ad introdurre Gerstein senza riuscirvi. Il vaticano solo preoccupato per la sopravvivenza dell'apparato.Poi un prelato dirà che ora non si coglie, ma in seguito si saprà che la chiesa ha ragione
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Bari - 27 marzo 2015 - E' un film, Amen, che mantiene intatto il suo potere di denuncia e che trova un epilogo significativo, quando il prete che denuncia l'indifferenza del Vaticano di Pio XII allo sterminio perpetrato dai cattolici nazisti contro gli ebrei, sale di sua volontà su un vagone destinato ad Auschwitz. Un film che pesa come un macigno e che, come ha detto il critico Michel Ciment, intervistando a Bari il regista Costa Gavras, per il sesto Bifest, in cui c'è stata anche la premiazione Fipresci ai grandi registi intervenuti a questa straordinaria edizione, non poteva che essere fatto da un regista che ha girato sempre film dal forte impatto politico. Soprattutto, in questo caso, considerando che in Italia, dove pure i registi hanno affrontato diversi temi, quando si parla di Vaticano c'è come un tabù, un freno.
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Bari - 27 marzo 2015 - E' un film, Amen, che mantiene intatto il suo potere di denuncia e che trova un epilogo significativo, quando il prete che denuncia l'indifferenza del Vaticano di Pio XII allo sterminio perpetrato dai cattolici nazisti contro gli ebrei, sale di sua volontà su un vagone destinato ad Auschwitz. Un film che pesa come un macigno e che, come ha detto il critico Michel Ciment, intervistando a Bari il regista Costa Gavras, per il sesto Bifest, in cui c'è stata anche la premiazione Fipresci ai grandi registi intervenuti a questa straordinaria edizione, non poteva che essere fatto da un regista che ha girato sempre film dal forte impatto politico. Soprattutto, in questo caso, considerando che in Italia, dove pure i registi hanno affrontato diversi temi, quando si parla di Vaticano c'è come un tabù, un freno. Ciment cita "L'occhio" di Marco Ferreri, ma non si può dire che quel film sia stato visto da molti (e Ferreri andrebbe sempre ricordato). Costa Gavras, che ha compiuto da poco 82 anni, molto ben portati, a Bari con la moglie, ha sfogliato l'album dei ricordi e risponde che non ama molto la parola denuncia ma piuttosto dimostrazione: i suoi film tendono a dimostrare la realtà dei fatti. Perché il Papa non intervenne, perché tacque? All'epoca del suo esordio, sì che c'era impegno: Costa Gavras ricorda discussioni epiche sue, di Yves Montand...fu Simone Signoret, che lo conosceva come assistente alla regia (di grandi come Clement) appena approdato da Atene a Parigi, la Parigi della nouvelle vague, a convincerlo a girare i primi film, che inizialmente furono dei polizieschi. "Io facevo il casting quindi conoscevo molto bene tanti attori. Il protagonista è fondamentale! si deve partire da lui perché è lui che trascina lo spettatore al cinema. Amo molto il lavoro di spiegazione del ruolo e ho un metodo di lavoro che è poi quello che mi hanno insegnato in Francia. Devo avere pronto il materiale, fare un inventario di tutto ciò che mi serve e quindi si comincia". Un metodo che gli fruttò subito un grande successo, per esempio da "Vagone letto per assassini" quando il New York Times gli dedicò mezza pagina di critica positiva. E gli americani lo chiamarono, in varie occasioni, da "Missing" che denunciava il dramma delle dittature militari latinoamericane a "Music box", sul passato nascosto di nazisti che sono poi vissuti per anni senza alcuna punizione. Costa Gavras ebbe a disposizione i migliori attori americani: Jack Lemmon, Dustin Hoffman, John Travolta...Ed ecco i suoi grandi film tutti politici, "perché tutto è politica"; questo Amen è un film contro la Chiesa...ma del resto anche un piccolo episodio, come in "Una giornata particolare "di Scola, si presta a una grande interpretazione politica, non manca di sottolienare il regista rivolgendosi direttamente a Scola, presente anch'egli a questo formidabile convegno barese. "Ho rifiutato il Padrino perché non lo sentivo vicino alle mie tematiche. Come Rosi sono molto interessato alle vicende die media: oggi per esempio si esalta la vittoria elettorata della Le Pen ma a ben vedere i numeri non dicono questo: sono i media che l'hanno legittimata. Le vicende umane destano sempre il mio interesse. Ogni film è molto diverso. In "Chiaro di donna" con Yves Montand e Romy Schneider, volevo raccontare semplicemente una storia d'amore. L'attenzione è rivolta più alla sostanza che alla forma. Per il regista greco-francese è importantissima la sceneggiatura e aveva trovato in Franco Solinas ("abitava a Fregene, quando scriveva troppo gli ricordavo che al cinema l'immagine conta di più e alla fine lui stesso tagliava i dialoghi, nell'Amerikano per dirne uno...") lo sceneggiatore ideale, "di cui ero diventato molto amico perché è logico, quando si gira un film si sta a stretto contatto con molta gente e se non si stabilisce una buona relazione con la troupe poi questo si vede nel film: la vita è ridere, piangere, odio, compassione e ho bisogno che tutto ciò si veda nei film. Del resto, recentemente sono stato al Festival di Deauville, ho visto ottimo cinema americano indipendente, finché ci sarà empatia fra le persone ci sarà il cinema, è logico". Golf rosso sotto il giaccone blu, chioma argentea col ciuffo, Costa Gavras ci appare un giovane cineasta, me lo vedo seduto ai tavolini di un bar del Quartiere latino a discutere del suo prossimo film e a vederlo ora qui, a Bari, ecco che la città stringe ancor più il suo legame leggendario con la capitale francese. Costa Gavras esprit de liberté!
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Film massacrato dalla critica. “Malgrado la portata dell’argomento, il film non riesce mai a suscitare emozione. Per oltre due ore, il regista si accontenta di allineare le scene una in fila all’altra, punteggiate da inesorabili treni in corsa, come in uno sceneggiato televisivo. Se la volontà di non suonare le facili corde dell’indignazione e del sentimento è lodevole, la sobrietà eccessiva della rappresentazione finisce per raffreddare un argomento incandescente”. (Roberto Nepoti, ‘la Repubblica’, 22 aprile 2002) “Tipico prodotto di un lanciatore di messaggi, il greco-internazionale Costa-Gavras perde via via di capacità retorica e si riduce a un noiosissimo standard di tipo televisivo.
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Film massacrato dalla critica. “Malgrado la portata dell’argomento, il film non riesce mai a suscitare emozione. Per oltre due ore, il regista si accontenta di allineare le scene una in fila all’altra, punteggiate da inesorabili treni in corsa, come in uno sceneggiato televisivo. Se la volontà di non suonare le facili corde dell’indignazione e del sentimento è lodevole, la sobrietà eccessiva della rappresentazione finisce per raffreddare un argomento incandescente”. (Roberto Nepoti, ‘la Repubblica’, 22 aprile 2002) “Tipico prodotto di un lanciatore di messaggi, il greco-internazionale Costa-Gavras perde via via di capacità retorica e si riduce a un noiosissimo standard di tipo televisivo. (…) La parte romana mette perfino nostalgia delle ricostruzioni alla Lizzani; e sempre, su tutto il film, pesa il dubbio dell’occasione pretestuosa, della non persuasione del regista. Non c’è spirito cristiano a reggerlo, ma neanche laica convinzione (…). Costa-Gavras continuerà a cercare occasioni di racconto dello stesso stampo, in modi sempre più scialbi, perché batte un genere e perché delle ragioni che sorreggono i messaggi anche più reboanti, sembra chiaro che non gliene importa più niente”. (Goffredo Fofi, ‘Panorama’, 2 maggio 2002).
Malgrado l’autorevolezza dei critici non sono d’accordo. Rapporti tra il Vaticano e il Nazismo, personaggi storici (Kurt Gerstein, membro dell’Istituto d’Igiene delle Waffen-SS) e inventati (il prete Riccardo Fontana), Zyklon B e prove generali dello sterminio, manifesto provocatorio e assai contestato di Oliviero Toscani. La Santa Sede nega l’autorizzazione per girare alcune scene e quindi vengono effettuate nel Parlamento di Bucarest. Etica e istinto di sopravvivenza, diplomazia vaticana di fronte alla macchina della morte.
Prove generali dello sterminio. Si inizia con i disabili, primo atto del folle disegno nazista. Film ben girato, terribile… un pugno nello stomaco. Polemiche a non finire sul ruolo di Pio XII. In ogni caso un film inquietante che ci costringe a riflettere sul Male.
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"Amen" lancia una dura accusa sul silenzio del Vaticano in merito allo sterminio degli ebrei operato dai nazisti, ed in più, mette in relazioni doveri etici e doveri diplomatici visti attraverso gli occhi di due persone da solidi principi morali che stanno da una parte all'altra della barricata (nazismo e vaticano), ma che con la visione del film, si noterà che in fondo stanno dalla stessa parte. L'ufficiale delle SS, Gerstein dovrà sia salvaguardare la propria posizione e il suo dovere di cristiano e il gesuita Riccardo si dovrà scontrare con l'omertà vaticana per cercare di salvare la vita agli ebrei, ponendosi i dubbi sulla propria fede; tutto ciò in un assemblage che ci dimostra che in questi casi, la lotta di religione non esiste, si è tutti uniti, quando c'è l'elemento comune di salvare delle persone, di qualunque razza siano.
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"Amen" lancia una dura accusa sul silenzio del Vaticano in merito allo sterminio degli ebrei operato dai nazisti, ed in più, mette in relazioni doveri etici e doveri diplomatici visti attraverso gli occhi di due persone da solidi principi morali che stanno da una parte all'altra della barricata (nazismo e vaticano), ma che con la visione del film, si noterà che in fondo stanno dalla stessa parte. L'ufficiale delle SS, Gerstein dovrà sia salvaguardare la propria posizione e il suo dovere di cristiano e il gesuita Riccardo si dovrà scontrare con l'omertà vaticana per cercare di salvare la vita agli ebrei, ponendosi i dubbi sulla propria fede; tutto ciò in un assemblage che ci dimostra che in questi casi, la lotta di religione non esiste, si è tutti uniti, quando c'è l'elemento comune di salvare delle persone, di qualunque razza siano.
Nonostante sia un 'opera forse un po' forzata e con qualche falla nella sceneggiatura, "Amen" si lascia guardare e riesce a centrare per bene le tematiche mostrate; dobbiamo soprattutto elogiare la prova di Tukur, sicuramente uno degli attori europei di maggior rilievo e bravura. Ottime le musiche di Armin Amar.
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L'ignominia del Vaticano sul genocidio perpetrato dai nazisti non solo verso gli ebrei viene sviscerata con stile sobrio ed efficace. Gli scrupoli di coscienza del tenente SS Kurt Gerstein e i suoi tentativi di svelare al mondo le atrocità del regime nazista rimbalzano contro il muro di gomma del Vaticano e del Pontefice, l'unico in grado di parlare a tutti i popoli. E così mentre nelle stanze dorate del Vaticano si parla di moderazione e attesa milioni di persone sono sacrificate in cambio giochi di potere ed equilibrismi politici. L'infamità di questi omini vestii in maschera chesi perdono in antichi rituali fini a se stessi provocano rabbia e disgusto. A rimetterci sono proprio quelli che in qualche modo hanno cercato di fermare, denunciare, capire.
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L'ignominia del Vaticano sul genocidio perpetrato dai nazisti non solo verso gli ebrei viene sviscerata con stile sobrio ed efficace. Gli scrupoli di coscienza del tenente SS Kurt Gerstein e i suoi tentativi di svelare al mondo le atrocità del regime nazista rimbalzano contro il muro di gomma del Vaticano e del Pontefice, l'unico in grado di parlare a tutti i popoli. E così mentre nelle stanze dorate del Vaticano si parla di moderazione e attesa milioni di persone sono sacrificate in cambio giochi di potere ed equilibrismi politici. L'infamità di questi omini vestii in maschera chesi perdono in antichi rituali fini a se stessi provocano rabbia e disgusto. A rimetterci sono proprio quelli che in qualche modo hanno cercato di fermare, denunciare, capire. In perfetto stile mafioso. Ottima la ricostruzione storica e la visione indiretta dell'inferno delle deportazioni e dei campi. Un film necessario contro l'ipocrisia di un sistema di potere in abito talare che tutt'ora imperversa nella vita civile dei popoli. Basta ricordare che la figura di Pio XII è ancora oggi in odore di beatificazione! Da che parte stavano poi lo si capisce nelle ultime immagini del film. Chi sapeva e non ha fatto nulla è colpevole, in italiano si chiama connivenza.
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