Amedeus Director's Cut è un facelift incredibilmente ben riuscito della pellicola originale degli anni ottanta. Rispetto a questa versione possiede un grado di dettaglio dell'immagine migliore, un doppiaggio più moderno e adatto allo spirito del film, ci mostra scene in origine rimosse a causa di tagli operati dal regista, episodi peraltro davvero molto gustosi. Il film è quello che si può definire, per così dire, un capolavoro di gusto e piacevolezza. E' come se infatti la storia, con i suoi grotteschi conflitti, i personaggi, così melodrammatici e al tempo stesso ironici, le atmosfere frivole ci inducessero ad una disinteressata simpatia, ad un godibile coinvolgimento. Ci attirassero, in sostanza, in un'intesa empatica a prescindere. E' per questo che risulta “appetitoso”. La bravura degli attori poi, e soprattutto le ottime interpretazioni di Abraham e Hulce, con la loro capacità di trascinare in un'epoca contraddittoria concorrono a conferire il giusto equilibrio di ilarità e dramma. Mozart, spontaneo, ingenuo, presuntuoso e geniale ad una volta, e Salieri, signorile, plebeo, composto e a tratti perverso dall'altro, sono icone di un universo sociale e storico tra i più stravaganti. La nobiltà settecentesca, attraversata a vario titolo da massicce infiltrazioni di volgarità e plebeismo (che contribuiscono ad abbattere i flebili divisori tra aristocrazia e terzo stato), è potentemente e sapientemente affrescata da Forman. Che ci consegna il ritratto di una società aristocratica (in cui il più inarrivabile signore è anche il più imbattibile carrettiere) percorsa da doppiezze, fatuità, rozzezze e lubricità, tutte esaltate da un atteggiamento civettuolo e caricato, commisurato all'abilità interpretativa degli attori che si alternano sulle scene dei teatri al centro dell'attività del formidabile compositore. Non minore intensità è affidata al dramma umano che vivono i due protagonisti, salieri e mozart, l'uno divorato dal rancore e dall'invidia e ucciso da un perverso spiritualismo, l'altro corroso dalla deliquescenza morale e dall'alcolismo, perseguitato dal fantasma del padre. Tutti e due, però, sembrano nutrire il giusto amore per le persone che stanno loro a cuore. Sono, a loro modo, contraddittori anche nei sentimenti. Ciò che non riescono risolutivamente a conciliare, e non vi approdano neanche nella scena finale, che è quella però che ci rende partecipi del parto di una tra le più commoventi battute del Requiem, malgrado mozart invochi l'accoglimento " tra i benedetti" ("voca me cum benedictis") sono le loro nevrosi, i loro turbamenti interiori che condurranno l'uno alla morte e l'altro alla follia.
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