fabio cerullo
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lunedì 25 marzo 2002
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un'altra recensione ridicola...
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Invito chiunque legga a rendersi conto più o meno di quale sia la percentuale di film ai quali vengono assegnate 3 stelle su questo sito. Cito solo alcuni titoli come "Il favoloso mondo di Amelie" e "A beautiful mind". In un panorama cinematografico in cui i bei film sono sempre più rari non dovrebbe essere così difficile riconoscerli, e invece... Andate a vedere questo film. Non sarà originalissimo ma è veramente emozionante e Sean Penn è un mostro di bravura. Non appiattitevi sui giudizi superficiali del sito. Ciao.
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patrick
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mercoledì 1 febbraio 2006
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bello e istruttivo!!!
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Non concordo pienamente con la recensione, anche se sotto l'aspetto sociale nella vita reale casi come questi non verrebbero neanche considerati, perche muniti gia di una semplice e scontata soluzione futura per il bene del soggetto in questione. ma il regista è cosciente di tutto questo, perciò vuole mettere in risalto e far vedere al pubblico quello che si prova in quella determinata situazione, sentimento,emozioni,amore, la possibilità di vedere la propria filgia crescere nel modo migliore avvelendosi, non dell'inteligenza non della malizia dell'arroganza di sapere cio che è bene e cio che è male ma di trasmettere un amore paterno che da dell'incredibile se ci si pensa. Capitolo attori, per chi ancora aveva dei dubbi sulla bravura di sean penn deve ricredersi,una prova di alta scuola, a mio parere non sarebbe scoppiata la guerra se gli avrebbero dato l'oscar sarebbe stato strameritato!!! che dire della pfeiffer,rischio di essere banale e scontato ma è oltre a essere attrice di una bravura fuori dal comune visto le altre sue colleghe!! è di una bellezza spaventosa abbina il suo carisma e il suo modo di essere donna, che fanno di lei una delle donne piu sensuali del cinema contemporaneo!!!!!!! ciao vedetelo.
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Non concordo pienamente con la recensione, anche se sotto l'aspetto sociale nella vita reale casi come questi non verrebbero neanche considerati, perche muniti gia di una semplice e scontata soluzione futura per il bene del soggetto in questione. ma il regista è cosciente di tutto questo, perciò vuole mettere in risalto e far vedere al pubblico quello che si prova in quella determinata situazione, sentimento,emozioni,amore, la possibilità di vedere la propria filgia crescere nel modo migliore avvelendosi, non dell'inteligenza non della malizia dell'arroganza di sapere cio che è bene e cio che è male ma di trasmettere un amore paterno che da dell'incredibile se ci si pensa. Capitolo attori, per chi ancora aveva dei dubbi sulla bravura di sean penn deve ricredersi,una prova di alta scuola, a mio parere non sarebbe scoppiata la guerra se gli avrebbero dato l'oscar sarebbe stato strameritato!!! che dire della pfeiffer,rischio di essere banale e scontato ma è oltre a essere attrice di una bravura fuori dal comune visto le altre sue colleghe!! è di una bellezza spaventosa abbina il suo carisma e il suo modo di essere donna, che fanno di lei una delle donne piu sensuali del cinema contemporaneo!!!!!!! ciao vedetelo.....
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anorak
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domenica 5 gennaio 2003
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semplicità, spontaneità, dolcezza.
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E' quanto ha suscitato in me questo film. Mi ha da subito colpito il modo di realizzare le inquadrature, la luce e la musica: si, un bel mix che produce un bellissimo effetto visivo. Poi il film scorre. Un toccante Sean Penn. Una bella bambina che a tratti rischia di essere "troppo brava" per essere credibile. Una Michelle Pfeiffer nei panni dell'avvocato in carriera che scopre di avere un cuore, ma spesso la sceneggiatura gli mette in bocca delle battute scontate, che spingono il film verso la retorica. Per fortuna, gli amici di Sam (Sean Penn)danno un tocco di leggerezza e sinceritò al film, con battute sempre divertenti. Dolce il finale, ma non scontato. Mi rimangono in mente alcune immgini molto belle, in tutti i sensi, come la bambina sull'altalena o Sam che metodicamente ordina le bustine del thè.
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levo95
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lunedì 6 giugno 2011
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penn & fanning esplosivi!!!
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E' stato più volte criticato di essere l'ennesima prova del down di un grande attore. Beh che c'è di male? Penn si dimostra migliore dei predecessori Tom Hanks e Dustin Hoffman e, anche se il migliore rimarrà sempre Forrest Gump, Sam è un personaggio più realistico e simpatico. Il tema, invece, si è già visto in Kramer contro Kramer, ma per metterlo in lingua Hoffmaniana, chi l'avrebbe mai immaginato un misto tra Kramer contro Kramer e Rain Man? Il risultato è "Mi chiamo Sam", un film che affronta in chiave divertente e commovente ma mai ruffiana (Forrest Gump, Rain Man), la storia di Sam (Sean Penn) padre ritardato di Lucy (Dakota Fanning), che gli viene portata via perchè non è ritenuto all'altezza del compito di crescerla.
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E' stato più volte criticato di essere l'ennesima prova del down di un grande attore. Beh che c'è di male? Penn si dimostra migliore dei predecessori Tom Hanks e Dustin Hoffman e, anche se il migliore rimarrà sempre Forrest Gump, Sam è un personaggio più realistico e simpatico. Il tema, invece, si è già visto in Kramer contro Kramer, ma per metterlo in lingua Hoffmaniana, chi l'avrebbe mai immaginato un misto tra Kramer contro Kramer e Rain Man? Il risultato è "Mi chiamo Sam", un film che affronta in chiave divertente e commovente ma mai ruffiana (Forrest Gump, Rain Man), la storia di Sam (Sean Penn) padre ritardato di Lucy (Dakota Fanning), che gli viene portata via perchè non è ritenuto all'altezza del compito di crescerla.
Il filo conduttore della storia sono le note dei Beatles, maestri di vita di una generazione mai compresa, come non è compreso Sam dai servizi sociali. Può bastare l'amore e l'amicizia a crescere una bambina, che diventerà una ragazza adolescente e infine una donna? Con spirito ottimistico Jessie Nelson risponde di si, lasciando spazio a sentimentalismi e morale.
Sul piano recitativo, "Mi chiamo Sam" costituisce una svolta, in un genere di film che nonostante tutti i riconoscimenti in merito, lasciava più spazio alla narrazione favoleggiante che alla bravura degli attori. Se Sean Penn ha superato la prova con risultati ottimi, Dakota Fanning (allora 6 anni) si esibisce in un'interpretazione che addosso a lei sembra così naturale quanto stupefacente. Così la piccola Lucy Diamond (nome che le ha dato suo padre in omaggio alla famosa canzone dei Beatles), dai profondi e superespressivi occhioni blu, si rivela vero punto di forza della storia. "Mi chiamo Sam" è quindi la consacrazione di Sean Penn, nonchè il lancio di Dakota Fanning. Il lancio di una carriera stupefaciente, descritta come la nuova Jodie Foster, la Fanning, ha dimostrato di essere ben di più. Nonostante l'esordio perfetto e un continuo sempre al fianco di grandi nomi (Steven Spielberg, Denzel Washington, Robert De Niro e il discutibile Tom Cruise), la carriera della ragazzina talentuosa fu stroncata dal record (che ha preoccupato i servizi sociali) di 7 film girati in un anno all'età di 13 anni, terminati con lo scandalo di Hounddog (2007).
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m.romita
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lunedì 18 giugno 2012
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prevenuto si ricrede
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Come promesso ecco il mio commento dopo aver visto il film, passato l'altro giorno su LA7 ( scrivo il 18 giugno 2012 ).
Il film ha una impostazione sentimentale ; la classifica di My Movies come "drammatico" è sbagliata . Non può avere pretese di critica sociale perchè
è tutto all'acqua di rose ; i personaggi che interpretano i servizi sociali , nei loro diversi ruoli non sono nè insensibili, nè freddi, nè antipatici, anzi .
'E vero invece che le basi su cui poggia il film sono fragilissime, la situazione dalla quale nasce una bambina è a dir poco incongrua e confusa , poco credibile
e forse anche ridicola.
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Come promesso ecco il mio commento dopo aver visto il film, passato l'altro giorno su LA7 ( scrivo il 18 giugno 2012 ).
Il film ha una impostazione sentimentale ; la classifica di My Movies come "drammatico" è sbagliata . Non può avere pretese di critica sociale perchè
è tutto all'acqua di rose ; i personaggi che interpretano i servizi sociali , nei loro diversi ruoli non sono nè insensibili, nè freddi, nè antipatici, anzi .
'E vero invece che le basi su cui poggia il film sono fragilissime, la situazione dalla quale nasce una bambina è a dir poco incongrua e confusa , poco credibile
e forse anche ridicola.
Sean Penn sarà anche bravissimo, ma non basta a salvare il film. Michelle pfeiffer è spesso sopra le righe ; non si capisce bene perchè decide improvvisamente di
fare un patrocinio " pro bono " . Rappresenta una donna in carriera che ha fatto i soldi ma che perde il marito e si comporta come una pessima madre , proprio come fa piacere
descrivere le donne in carriera al più vieto maschilismo ancora imperante negli USA ( ma da noi è anche peggio. . . ) .
Il personaggio più credibile è l'avvocato che deve difendere il diritto del bambino ; umano e razionale, non si capisce come ha fatto a perdere la causa.
Tutto finisce con un compromesso che accontenta tutti : il povero padre riconquista la figlia ma accetta l'aiuto di una famiglia normale nell'educazione della figlia .
Come si risolve sul puiano legale la cosa il film non dice .
Mi sono dovuto ricredere . I critici professionisti hanno visto giusto .
E probabilmente la lettura dei commenti amatoriali su questo sito mi ha danneggiato, mi aspettavo di più e sono stato deluso .
Massimo Romita
P.S. : repliche e commenti e contestazioni ( argomentate ) mi faranno piacere
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jervo
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martedì 23 ottobre 2012
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eccezionale sena penn in un dramma non scontato
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Il tema del dramma, diretto da Jessie Nelson, è quello non scontato della lotta di un padre disabile mentale per l'affido della figlia, temporaneamente allontanata da lui dai servizi sociali.
Sebbene il film scada in alcuni punti in uno stucchevole sentimentalismo tipicamente hollywoodiano, l'istrionico Sean Penn dà mirabile prova delle sue capacità interpretative, fornendo una più che credibile umanità e complessità al personaggio di Sam, padre disabile con un'età mentale di sette anni. Non a caso l'attore-regista-produttore di Santa Monica è stato candidato all'Oscar come Miglior Attore Protagonista nel 2001, pur non riuscendo nell'impresa di vincerlo per la prima volta (si sarebbe rifatto nel 2004 e nel 2009).
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Il tema del dramma, diretto da Jessie Nelson, è quello non scontato della lotta di un padre disabile mentale per l'affido della figlia, temporaneamente allontanata da lui dai servizi sociali.
Sebbene il film scada in alcuni punti in uno stucchevole sentimentalismo tipicamente hollywoodiano, l'istrionico Sean Penn dà mirabile prova delle sue capacità interpretative, fornendo una più che credibile umanità e complessità al personaggio di Sam, padre disabile con un'età mentale di sette anni. Non a caso l'attore-regista-produttore di Santa Monica è stato candidato all'Oscar come Miglior Attore Protagonista nel 2001, pur non riuscendo nell'impresa di vincerlo per la prima volta (si sarebbe rifatto nel 2004 e nel 2009).
Michelle Pfeiffer, l'avvocato che lo assiste nell'impresa di ribaltare un verdetto già scritto, è un'abile starring partner che si rivela essere il "doppio" imperfetto di Sam. Spregiudicata professionista e giurista che ha sacrificato, non senza conseguenze, la sua vita familiare alla carriera forense, rivelerà alla fine una sensibilità inaspettata di fronte all'evolversi della causa giudiziaria dell'uomo, riannonando infine i complessi fili della sua esistenza di donna e madre.
La regia sembra rivelare un' esplicita influenza dello stile doc-movie, con inquadrature con camera a mano, spesso eccessive nella loro pseudo-volontà di realismo cinematografico, che poco giovano al potenziale sentimentalismo del tema trattato. Non è un caso che della regista si siano quasi perse le tracce, mentre del film sia rimasta la eccezionale interpretazione di Penn, che con ogni gesto o tic o vibrante tocco delle dita rende vivo e indelebile questo padre-bambino incantato ancora dalla realtà, che però tenacemente si batte per ciò che più ama al mondo.
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giorpost
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venerdì 18 marzo 2016
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fortunati (o poveri) noi che ancora ci emozioniamo
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Sam ha quarant'anni, è padre single e soffre di un'importante disabilità dello sviluppo psichico. La sua complicata vita è scandita da abitudini consolidate che cadenzano le sue ricche giornate, ha un onesto lavoro nella caffetteria principale del paese, è circondato da un gruppo di amici che lo adorano ed ha tante passioni, tra le quali spiccano quelle per i Beatles e i collage tridimensionali. Ma, sopra ogni cosa, Sam ama incondizionatamente la sua piccola Lucy Diamond (nome scelto in onore della canzone dei Fab Four), avuta 7 anni prima da una donna senza fissa dimora che ha sin da subito abbandonato entrambi al proprio destino.
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Sam ha quarant'anni, è padre single e soffre di un'importante disabilità dello sviluppo psichico. La sua complicata vita è scandita da abitudini consolidate che cadenzano le sue ricche giornate, ha un onesto lavoro nella caffetteria principale del paese, è circondato da un gruppo di amici che lo adorano ed ha tante passioni, tra le quali spiccano quelle per i Beatles e i collage tridimensionali. Ma, sopra ogni cosa, Sam ama incondizionatamente la sua piccola Lucy Diamond (nome scelto in onore della canzone dei Fab Four), avuta 7 anni prima da una donna senza fissa dimora che ha sin da subito abbandonato entrambi al proprio destino. Lucy rappresenta la sua luce, l' aria che riempie i suoi polmoni e nonostante l' inabilità mentale che lo attanaglia e che lo costringe ad un'età infantile, Sam cresce la figlia con un'accuratezza fuori dal comune, come fuori dal normale è la sua esistenza, ma nel senso più nobile possibile. Per citare lo stesso Sam, entrambi sono come Michelle, canzone che, se McCartney e Lennon si fossero separati prima, non sarebbe stata creata cosi come la conosciamo.
La sua quotidianità viene improvvisamente sconvolta dalle autorità cittadine e, più nello specifico, dall'assistenza sociale, la quale s'interessa a lui per alcune banali incomprensioni che la spingono ad attivare le pratiche per l'affidamento della piccola ad una famiglia, per cosi dire, standard; disperato, il povero Sam si rivolge ad un'avvocatessa esperta e cara (dal punto di vista pecuniario) per far valere i suoi diritti. Rita Harrison, questo il suo nome, è a capo di un importante studio legale, è bella e in gamba ma sta attraversando un periodo di forte stress dovuto ai problemi col marito e ad un figlio di 10 anni che sente sempre più slegato da essa a causa di una vita frenetica e di una mole di lavoro che la spingono a rivolgergli poche attenzioni. Stretta tra il suo ambiente, che l'ha marchiata come cinica e insensibile, e la psicologa cui si rivolge per un forte esaurimento, Rita cede alla marcatura stretta di Sam accettando l'incarico di difenderlo pro bono, spinta (forse) da un'ondata di pietà avendo intuito che l'uomo non naviga in acque serene. Tra i due, col tempo, nasce una sincera amicizia dalla quale chi ne trarrà maggiori benefici sarà proprio Sara che finalmente si scrolla di dosso tutte le inquietudini di donna in carriera che fino a quel momento aveva messo soldi-successo-villa-Mercedes davanti a tutto, persino a suo figlio. In un finale dal sapore agrodolce, nel quale non mancano ostacoli, incomprensioni e momenti drammatici soprattutto durante il processo e gli interrogatori, lo spettatore viene coinvolto in un semplice ed onesto turbinio di emozioni che, a mio modesto parere, non ha generato il riscontro che avrebbe meritato, pu essendo molto poco realistico.
Sean Penn è un attore formidabile, di questo ne abbiamo più o meno tutti facoltà, e lo stesso possiamo dire della Pfeiffer, attrice mai apprezzata abbastanza. I due interpreti, pur avendo a disposizione un plot scarno ed una discutibile regia, curata dal semisconosciuto Jessie Nelson (troppo frenetica la camera con un uso eccessivo di zoomate), danno sfoggio del loro miglior repertorio in un'intensa performance.
Il film non è un capolavoro, siamo d'accordo, ma ho letto su di esso critiche eccessive, inerenti specialmente il presunto sentimentalismo presente e la banalità del “già visto”. Ovvio che non sia la prima volta che un attore si cimenta nel complicato ruolo della persona affetta da ritardo mentale (mi scuso per utilizzo dell'odiata locuzione), ma non capisco cosa ci sia di strano. Quanti assassini, presidenti, poliziotti o spacciatori abbiamo già visto? Eppure molti ancora ne vedremo sul grande schermo. Stando alle similitudini o alle ispirazioni, invece, ci sono molte più affinità con Kramer contro Kramer (che peraltro viene anche citato) rispetto, ad esempio, a Rain Man, ma la questione non è nemmeno questa; il tasto sul quale vorrei spingere riguarda l' essenza stessa del Cinema: quale il suo scopo? Cosa porta una persona a vedere un film? Bene, la risposta per quanto mi riguarda è una sola: le emozioni. E quest'opera ne è pregna, raggiungendo vette alte rispetto a questo sentimento, senza per questo risultare ruffiana o arraffa-spettatori.
I am Sam (USA, 2001) è una delicata parabola che parla di una bambina alla quale gli viene strappato un Papà (e non il contrario) che adora e che la sta crescendo come nessuno al mondo riuscirebbe a fare, a parte colui che, avendo la mente di un bambino, sa esattamente di cosa ha bisogno. Punto. Non vedo banalità in questo. Pertanto faccio un appello a tutti quelli che non hanno ancora potuto vedere questo lungometraggio: fatelo. E munitevi di una confezione di fazzoletti perché Sean Penn e Michelle Pfeiffer (ma anche la bravissima Dakota Fanning) vi emozioneranno. Fortunati (o poveri) noi che ancora riusciamo a farlo...
Voto: 5 alla regia, 7 alla storia ed 8 alle interpretazioni.
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andrea levorato
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venerdì 9 settembre 2011
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tenera fiaba sul riscatto umano
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Mi chiamo Sam ***1/2
Produzione: USA 2001
Genere: Drammatico, Commedia
Regia: Jessie Nelson
Attori principali: Sean Penn, Dakota Fanning, Michelle Pfeiffer
Trama:
Sam (Penn) vive con la figlia Lucy (Fanning), la cresce da solo con l’amore. Non può darle altro perché il suo Q.I. è quello di un bambino. Quando Lucy è ritenuta più intelligente del padre i servizi sociali decidono di allontanarla da casa.
Mini recensione:
Pieno di colori e pervaso da un’allegria, che Sam, da solo, riesce a passare allo spettatore tra una canzone dei Beatles e l’altra.
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Mi chiamo Sam ***1/2
Produzione: USA 2001
Genere: Drammatico, Commedia
Regia: Jessie Nelson
Attori principali: Sean Penn, Dakota Fanning, Michelle Pfeiffer
Trama:
Sam (Penn) vive con la figlia Lucy (Fanning), la cresce da solo con l’amore. Non può darle altro perché il suo Q.I. è quello di un bambino. Quando Lucy è ritenuta più intelligente del padre i servizi sociali decidono di allontanarla da casa.
Mini recensione:
Pieno di colori e pervaso da un’allegria, che Sam, da solo, riesce a passare allo spettatore tra una canzone dei Beatles e l’altra. Commovente ma onesto, vi farà piangere, sorridere e ancora commuovere soprattutto per il personaggio di Lucy costruito letteralmente col miele.
Penn è impressionante e la Fanning sorprendente, ma anche la Pfeiffer se la cava.
Interpretazioni:
Sean Penn *****
Dakota Fanning ****
Michelle Pfeiffer **1/2
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r.a.f.
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lunedì 23 settembre 2019
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un dramma diversamente divertente
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Raro esempio di perfetta fusione tra commedia e dramma, che commuove con delicatezza, senza mai essere lacrimevole, ma riesce anche a far sorridere e, in certi punti, persino ad essere divertente. Una sceneggiatura precisa come un orologio, con dialoghi non solo credibili, ma assolutamente veri, autentici e di una sensibilità disarmante. La storia, già di per sé toccante, è quella di un padre, ritardato mentale, che lotta in tribunale per ottenere l’affidamento della figlia, ma il regista e gli attori fanno di tutto perché non sia mai banale, né tantomeno deprimente. Accanto a Sean Penn, padre dolcissimo e disperato, si schiera Michelle Pfeiffer, avvocatessa rampante e superimpegnata, che mentre lo difende troverà anche il modo di imparare qualcosa da lui.
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Raro esempio di perfetta fusione tra commedia e dramma, che commuove con delicatezza, senza mai essere lacrimevole, ma riesce anche a far sorridere e, in certi punti, persino ad essere divertente. Una sceneggiatura precisa come un orologio, con dialoghi non solo credibili, ma assolutamente veri, autentici e di una sensibilità disarmante. La storia, già di per sé toccante, è quella di un padre, ritardato mentale, che lotta in tribunale per ottenere l’affidamento della figlia, ma il regista e gli attori fanno di tutto perché non sia mai banale, né tantomeno deprimente. Accanto a Sean Penn, padre dolcissimo e disperato, si schiera Michelle Pfeiffer, avvocatessa rampante e superimpegnata, che mentre lo difende troverà anche il modo di imparare qualcosa da lui. La bambina è un'eccezionale Dakota Fanning, che proprio da questo film ha visto decollare la propia carriera, e c'è anche Dianne Wiest nel ruolo di un'amica di famiglia che cercherà di aiutarli come può. Penn è maestoso, ma anche la Pfeiffer riesce ad interpretare tutte le sfumature del suo personaggio, passando abilmente dal cinismo iniziale al coinvolgimento umano del finale. Ottima comprimaria anche la Wiest, che in poche scene riesce a delineare con intensità un personaggio più complesso di quanto possa apparire; infine va segnalata Laura Dern che, nonostante sia relegata più o meno in un cameo, dà un contributo fondamentale all’impatto emotivo di questo bellissimo film. La regia è semplice, mai patetica, ed evita accuratamente di indugiare su facili sentimentalismi, nonostante privilegi i primi piani, che contribuiscono sicuramente ad un risultato maggiormente emotivo. Va sottolineato che il finale della storia la trasforma in una bella favola, ahimè assai poco realistica; tuttavia si è evitato il lieto fine smaccatamente impossibile, raggiungendo un compromesso sufficientemente accettabile. Purtroppo, nonostante le nomination, non ha portato a casa nessun Oscar, solo un premio della critica, meritatissimo, per Dakota Fanning come miglior nuovo talento.
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giomo891
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giovedì 22 settembre 2022
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sam minorato di mente, ma non di cuore giomo891
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Sam Dawson (Sean Penn) è un uomo sulla quarantina che lavora in una caffetteria e soffre di un ritardo mentale che non gli permette di essere alla pari con le altre persone; le abilità del suo cervello sono infatti quelle di un bambino di sette anni. È costretto a crescere sua figlia Lucy Diamond (chiamata così in onore della canzone Lucy in the Sky with Diamond dei Beatles, la band preferita di Sam) da solo perché la mamma della bambina li ha abbandonati. Aiutato da un gruppo di amici e dalla vicina di casa Annie Cassell, Sam cresce sua figlia con affetto instaurando con lei un'intesa fuori dal comune, poiché la bambina guarda oltre lo stato mentale del padre e lo accetta per quello che è.
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Sam Dawson (Sean Penn) è un uomo sulla quarantina che lavora in una caffetteria e soffre di un ritardo mentale che non gli permette di essere alla pari con le altre persone; le abilità del suo cervello sono infatti quelle di un bambino di sette anni. È costretto a crescere sua figlia Lucy Diamond (chiamata così in onore della canzone Lucy in the Sky with Diamond dei Beatles, la band preferita di Sam) da solo perché la mamma della bambina li ha abbandonati. Aiutato da un gruppo di amici e dalla vicina di casa Annie Cassell, Sam cresce sua figlia con affetto instaurando con lei un'intesa fuori dal comune, poiché la bambina guarda oltre lo stato mentale del padre e lo accetta per quello che è. Lucy cresce e ben presto mostra capacità mentali superiori a quelle del padre e viene spesso derisa dai suoi compagni per quel padre "ritardato". Una sera Sam viene portato in caserma per quello che viene scambiato per un tentativo di adescamento di una squillo; succederà poi che la figlia sia portata via dai servizi sociali, ma Sam, alla fine, riuscirà, dopo una battaglia legale, a farsi riassegnare la figlia, congiuntamente alla famiglia adottiva, della quale, nonostante la sua minorazione mentale...(ma non di cuore) capisce che non potrà fare a meno..
Una grande prova d'attore di Sean Penn e della Fanning, con la splendida colonna sonora dei Beatles.
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