La pianista |
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Un film di Michael Haneke.
Con Isabelle Huppert, Annie Girardot, Susanne Lothar, Benoît Magimel, Anna Sigalevitch.
continua»
Titolo originale La pianiste.
Drammatico,
durata 129 min.
- Francia 2001.
- Bim Distribuzione
MYMONETRO
La pianista
valutazione media:
3,84
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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CHE TU SIA PER ME IL COLTELLOdi giugy3000Feedback: 5907 | altri commenti e recensioni di giugy3000 |
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martedì 25 settembre 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Molto raro, oserei dire praticamente quasi sempre impossibile trovare condensati in un calderone cosi eterogeneo turbamenti, angosce, amori diversi e violenza in una sola pellicola. In questo che è senza dubbio uno dei capolavori di Haneke si prova davvero di tutto; in queste esimie due ore e passa minuti non si riescono a staccare gli occhi dallo schermo senza venire al contempo rapiti anima e corpo da questa "Education sentimentale" alla Flaubert di Erika, un'affermata pianista ed insegnante alto-borghese che alla veneranda età di quasi cinquant'anni vive ancora con la madre e ne condivide il medesimo letto. Ha un padre internato in clinica per pazzia e nulla ci vieta di pensare che anche lei sia in parte affetta dal medesimo morbo. Apparentemente ed in superficie donna distinta, dalla passione/ossessione per Schubert (di cui i pezzi sono colonna sonora portante del film), Erika, che non ha probabilmente mai avuto una vita sessuale, spesso e volentieri si reca ai drive in per spiare le giovani coppie amoreggiare e con estrema spavalderia frequenta le videoteche pornografiche peccando ogni volta di yoyeurismo. La sua quotidianità dalla doppia faccia si scontra un giorno con il reale interesse ricambiato di un giovane ragazzo studente di ingegneria, che però tocca ama la musica e suona Schubert come nessun altro prima d'ora aveva fatto per Erika. Ella però non solo non è pronta ad amare nessuno, ma non è assolutamente in grado. La sua vita passata tra le ferree regole del conservatorio e un pianoforte che ha sempre emanato privazioni e tristezze non riesce a piegarsi all'arrivo dell'amore in maniera sana. Erika chiederà a Walter (il giovane che dice di amarla) di diventare il suo giocattolo di azioni perverse, dove la morbosità di vestire finalmente panni diversi e di liberarsi dall'involucro di donna per bene, toccherà cime scabrose di frasi non-sense e voglie sadiche di atti sessuali bondage. Seguendo la falsa riga di "Bella di giorno" di Bunuel, Erika proprio come Severine, riterrà appagante e liberatorio solo quel modo di fare l'amore, volontà che ovviamente ripugnano il giovane Walter, che ormai toccando nell'orgoglio e più volte cercato, stimolato ed eccitato, non lascerà andare la sua preda finchè non avrà capito che le regole di qualsiasi gioco (sessuale o di vita) non possono essere impartite da uno solo dei partecipanti. Un'analisi visivamente fredda (intere sequenze si giostrano sul viso impassibile della mai cosi brava Isabelle Huppert) si scontrano paradossalmente con immagini di pulsante vitalità inespressa (da citare la scena in cui Erika a letto con la madre la bacia sulla bocca urlandole per la prima volta in vita sua "Ti voglio bene"). La società ci conduce ad una sottile follia e spesso nemmeno un principe azzurro su un cavallo bianco potrebbe redirmirci dall'atarassia e aponia verso il mondo. Erika sentenzia in un momento di lucidità a Walter <<Io non ho sentimenti e anche se ce li avessi per un giorno non prevarrebbero certo sulla mia intelligenza">>; una chiara visione di vita che vigliaccamente rifugge l'amore a due e si annicchilisce su se stesso, come dimostra la scena in cui Walter stufo di venir preso in giro, sollecitato e poi rifiutato "violenta" Erika e si ritroverà a svolgere una mera azione meccanica di incontro di sessi senza interagire minimamente con l'anima della compagna. C'è rimedio a tutto questo? Il finale non ci risponde in toto: Erika pare aver acceso una miccia di speranza dentro sè (inizia a sciogliersi i capelli in presenza di Walter, lo bacia qualche volta sulla bocca e desidero vederlo spesso) ma quando si troverà di fronte alla realtà del rifiuto da parte di lui, si renderà conto che una volta assaggiato un briciolo d'amore non si può più vivere in astinenza da esso come prima, facendo finta di niente. E piuttosto che piegarsi a nuove regole, ovvero quelle "normali" dell'attrazione e del desiderio, è forse meglio ferirsi con un coltello sul cuore e aggirarsi per le strade di Vienna continuando a sognare una vita che non si avrà mai.
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