Roberto Nepoti
La Repubblica
C'è un precedente poco noto a Il voto è segreto, vincitore del premio per la migliore regia all'ultima Mostra di Venezia. Si tratta di un film collettivo presentato anch'esso al Lido, ma l'anno scorso, e intitolato Tales of a Island. Nell'episodio che porta la firma di Mohsen Makhmalbaf si racconta, in forma poetica, la sesta elezione del parlamento iraniano e la vittoria del presidente Kathami. Decisi a girare un film sull'evento elettorale due registi fanno incontri picareschi: il più emblematico è quello con la figura allegorica della democrazia, rappresentata da una ragazza col chador che nuota nel mare agitato tenendo tra le mani un'urna elettorale. Lostesso clima si respira nel film dell'iraniano Babak Payami, coproduzione a molti partner (tra cui la nostra Fabrica) sospesa tra il realismo minuzioso e la metafora surreale, il didascalismo e la fiaba, dove la vena allegorica giunge a evocare, in un paio di scene, il cinema di Fellini. È giornata di elezioni e, su una spiaggia deserta presidiata da due militari, giungono prima un'urna paracadutata, poi una responsabile elettorale scaricata da una barchetta. Con la scorta di un soldato, assai scettico, l'"urna mobile" parte in jeep per i villaggi dell'entroterra; ma gli schivi abitanti non hanno nessuna voglia di votare. Chi non sa scrivere; chi tenta brogli; chi non conosce i candidati; chi vuol dare il suffragio all'unico che lo meriti, Dio. Sotto l'aspetto della commedia surreale, la metafora è amara: malgrado lo zelo della giovane funzionaria, il sistema elettorale sembra ben poco consono alla cultura arcaica del Paese.
Da La Repubblica, 28 ottobre 2001
di Roberto Nepoti, 28 ottobre 2001