f.vassia 81
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giovedì 3 febbraio 2011
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storia di un uomo leggendario
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Acuto e giusto ritratto celebrativo ( ma mai agiografico ) di un personaggio straordinario, ben più che il migliore pugile di tutti i tempi. Il film è inevitabilmente sfilacciato, avendo l'esigenza di trattare solo i maggiori tra i tanti momenti importanti nella carriera e nella vita del campione; momenti che però, presi singolarmente, riescono a trasmettere perfettamente ( grazie anche alla regia di Mann, qui abbastanza convenzionale ma molto incisiva ) il fascino di un uomo la cui grandezza, come già accennato, va al di là delle sue vicende sportive. Ottimo l'uso della colonna sonora black, e notevole la performance di Smith, molto bravo nel riprodurre quegli atteggiamenti provocatori che resero celebre Clay/Alì.
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max the knight
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venerdì 14 settembre 2007
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una biografia realista
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Pur se riesce difficile concentrare in circa due ore le gesta di un grande uomo ed atleta, Mann riesce ad illuminare le fasi salienti della sua vita e della sua carriera (approvate da Mohammed Alì). Non si deve commettere l'errore di leggere questo film come un classico racconto biografico. E' infatti una biografia inedita, sottolinea la grandezza e le debolezze dell'uomo e del campione, le sue ideologie, le sue regole morali, con una profonda introspezione che impone allo spettatore quasi l'identificazione nel personaggio ed a chiedersi cosa costui stesse provando e quali siano i fondamenti motori delle sue scelte, talvolta svantaggiose e quasi masochistiche (renitenza alla leva). Possiamo senza dubbio convenire che si tratta di uno dei più grandi atleti della storia e forse, uno dei più grandi campioni di "volontà", di forza d'animo e di dignità; tutto questo il regista lo evidenzia con innegabile senso della realtà, accompagnando lo spettatore nella scoperta dell'uomo e dell'atleta, dapprima con la forza del suo giovane impeto e, dopo, con una forza ancor più dirompente ma scaturente dal suo animo, dalla sua forza di volontà.
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Pur se riesce difficile concentrare in circa due ore le gesta di un grande uomo ed atleta, Mann riesce ad illuminare le fasi salienti della sua vita e della sua carriera (approvate da Mohammed Alì). Non si deve commettere l'errore di leggere questo film come un classico racconto biografico. E' infatti una biografia inedita, sottolinea la grandezza e le debolezze dell'uomo e del campione, le sue ideologie, le sue regole morali, con una profonda introspezione che impone allo spettatore quasi l'identificazione nel personaggio ed a chiedersi cosa costui stesse provando e quali siano i fondamenti motori delle sue scelte, talvolta svantaggiose e quasi masochistiche (renitenza alla leva). Possiamo senza dubbio convenire che si tratta di uno dei più grandi atleti della storia e forse, uno dei più grandi campioni di "volontà", di forza d'animo e di dignità; tutto questo il regista lo evidenzia con innegabile senso della realtà, accompagnando lo spettatore nella scoperta dell'uomo e dell'atleta, dapprima con la forza del suo giovane impeto e, dopo, con una forza ancor più dirompente ma scaturente dal suo animo, dalla sua forza di volontà.
La storia del campione viene collocata in uno spazio temporale affrescato da una superba e convincente fotografia e da una colonna sonora, come al solito, curatissima.
Ciò che oscura di striscio questo capolavoro è lo spettro delle cospirazioni architettate contro lo stesso Alì e contro il suo fraterno amico, e leader religioso-politico, Malcom X. Le riprese che ricreano il periodo che termina con l'uccisione di Malcom X, sono costantemente accompagnate da sensazioni di sospetto (musiche e penombre), ma senza mai descrivere chi siano i burattini ed i burattinai. Al di là di questo vuoto, resta un capolavoro ed un uno inedito di maniera biografica d'autore.
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luca scialo
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venerdì 10 giugno 2016
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verosimile ma poco coinvolgente
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Mohammed Ali ci ha lasciti, sconfitto dai pugni di un Parkinson che lo teneva all'angolo da trent'anni. Questa pellicola, uscita quindici anni prima, resta una buona testimonianza della sua vita. Verosimile quanto basta, ci mostra l'Alì dei trionfi sul ring ma anche della meno reprensibile vita privata. Fino alle lotte sociali in favore dei neri. Will Smith si conferma ottimo attore.
La pellicola si sofferma sul punto centrale della sua carriera fino all'incontro con Foreman in Zaire. Mentre non dice nulla della sua infanzia o dei suoi anni più recenti. Michael Mann preferisce soffermarsi sui dettagli di quegli anni, ma il suo film manca di coinvolgimento, di passionalità. Quella che invece Alì ha messo sul ring e nella propria vita.
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filippo catani
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sabato 22 giugno 2013
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una discreta biografia ma si poteva fare meglio
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Il film ricostruisce la carriera del più famoso pugile al mondo a partire dal primo titolo mondiale vinto nel 1964 fino alla supersfida in Zaire contro Foreman nel 1974 puntando i riflettori anche sulla sua vita privata, le scelte religiose e il suo rifiuto di andare a combattere in Vietnam.
Mann si è sicuramente trovato alle prese con un'opera di non facile realizzazione; infatti non è facile imprimere nella pellicola quello che ha rappresentato Alì per il mondo della boxe e non solo. Il tutto attraverso la scritturazione di un cast stellare con un Will Smith in grande spolvero. Il regista però non vuole mostrarci solo il campione sul ring ma anche l'uomo fuori dal ring: sicuro, sfrontato, pronto a seguire Malcolm X per poi allontanarsene e convertirsi all'Islam lui che era di famiglia battista e cambiare così il suo nome originario che è Cassius Clay.
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Il film ricostruisce la carriera del più famoso pugile al mondo a partire dal primo titolo mondiale vinto nel 1964 fino alla supersfida in Zaire contro Foreman nel 1974 puntando i riflettori anche sulla sua vita privata, le scelte religiose e il suo rifiuto di andare a combattere in Vietnam.
Mann si è sicuramente trovato alle prese con un'opera di non facile realizzazione; infatti non è facile imprimere nella pellicola quello che ha rappresentato Alì per il mondo della boxe e non solo. Il tutto attraverso la scritturazione di un cast stellare con un Will Smith in grande spolvero. Il regista però non vuole mostrarci solo il campione sul ring ma anche l'uomo fuori dal ring: sicuro, sfrontato, pronto a seguire Malcolm X per poi allontanarsene e convertirsi all'Islam lui che era di famiglia battista e cambiare così il suo nome originario che è Cassius Clay. Poi ci troviamo davanti alla decisione più sofferta per il grande campione che si mise in luce con l'oro olimpico nel 1960 a Roma; la scelta di non partire per il Vietnam ma allo stesso tempo di non fuggire ma rimanere negli USA. Questo lo porterà a sopportare vari processi, la perdita della licenza e la divisione fra i suoi tifosi. Tutta questa ricostruzione è assai valida e ammirevole con tanto degli incontri che hanno fatto la storia dal primo con Frazier fino a quello con Foreman. Il problema principale è che il film risulta essere troppo prolisso con un eccessivo uso di musiche e pause narrative che rischiano di rendere il film (specialmente ai non appassionati) troppo duro da digerire. Sicuramente ci troviamo davanti ad un lavoro apprezzabile però si poteva fare decisamente meglio o quantomeno decidere su quale filone puntare perchè invece avendo optato per questa scelta la carne al fuoco è veramente tanta e lo spettatore rischia di finirne disorientato.
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wathan
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mercoledì 8 luglio 2020
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jab jab jab!!
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Sbruffonato, innocuo e fantastico documentario sulla vita del più grande pugile di sempre. Muhammad Allì è stato indubbiamente un pugile completo in tutto: tecnicamente perfetto, velocissimo, indistruttibile, indispensabile, potente, intelligente, serio, vero, professionale, ironico, diplomatico, e in ogni caso modesto. Inoltre è stato capace di portare pane e speranza a tutti gli afroamericani come lui. È stato un faro, una guida spirituale per tutti coloro orgogliosi di possedere la pelle nera; contrastando come una muraglia alta e ben armata, quella supremazia spietata cattiva dell'uomo bianco pronta in ogni momento a distruggere tutto. Muhammad Alì è stato, è, un eroe mediatico mondiale che non morirà mai, per questo non ci sto.
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Sbruffonato, innocuo e fantastico documentario sulla vita del più grande pugile di sempre. Muhammad Allì è stato indubbiamente un pugile completo in tutto: tecnicamente perfetto, velocissimo, indistruttibile, indispensabile, potente, intelligente, serio, vero, professionale, ironico, diplomatico, e in ogni caso modesto. Inoltre è stato capace di portare pane e speranza a tutti gli afroamericani come lui. È stato un faro, una guida spirituale per tutti coloro orgogliosi di possedere la pelle nera; contrastando come una muraglia alta e ben armata, quella supremazia spietata cattiva dell'uomo bianco pronta in ogni momento a distruggere tutto. Muhammad Alì è stato, è, un eroe mediatico mondiale che non morirà mai, per questo non ci sto...
In questo film non mi ha convinto niente e nessuno, a partire dalla regia offensiva. Will Smith, del tutto fuori parte non riesce ad essere credibile, più concentrato a portare a termine un compitino non privo di errori, con il solo scopo, ovviamente, di intascarsi una lauta somma di denaro. Cioè, se vogliamo fare un confronto immaginario, tutto il contrario di come avrebbe concepito il lavoro e gli obblighi verso il pubblico ed il singolo cittadino Salvador (salvatore) Alì. Se non mi sono spiegato bene, dunque non guardate questo film perchè fa schifo. Degna di non nota la scalcinata parte del film riguardante il secondo incontro valevole per il titolo mondiale. Dove Cassius Clay deve difendere con tutte le forze il titolo contro il terribile Sonny Liston, in questa specifica parte infatti non ho riscontrato la benché minima veridicità storica. Perchè di fatto lo scontro fra i due nella realtà è stato ben diverso; il più cruento sanguinoso incontro della storia del pugilato e non solo, durato più di 13 round. Ma cribbio mi domando...
<< La mia storia è quella di un uomo/nocche di ferro, di bronzo la pelle/Parla e si gloria d'avere/il pugno possente, ribelle/Son bello, son bello, son bello/il più grande di tutti, io/nel duello >>.
[cit. poetica di Muhammad Dalì].
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floyd80
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mercoledì 22 aprile 2015
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un grande film
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Un grande film da un maestoso regista.
W. Smith finalmente diventa attore e la sua carriera ne beneficierà molto, la parte di Mohammed Alì sembra disegnata su di lui e la indossa come un guanto da boxe.
Le musiche sono fantastiche (e non invadenti come dice qualcuno) e il livello della pellicola è di altissimo livello.
Unico neo qualche bug nella sceneggiatura ma niente di fastidioso.
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Un grande film da un maestoso regista.
W. Smith finalmente diventa attore e la sua carriera ne beneficierà molto, la parte di Mohammed Alì sembra disegnata su di lui e la indossa come un guanto da boxe.
Le musiche sono fantastiche (e non invadenti come dice qualcuno) e il livello della pellicola è di altissimo livello.
Unico neo qualche bug nella sceneggiatura ma niente di fastidioso.
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trouffaldpotemkez
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domenica 12 giugno 2016
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non soltanto e anche divo.
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quel roseo percorso del boxeur frastornato a volte per gli
incontri però spesso sopra le righe... perchè con quei
46 colpi... in 1 minuto, l'avversario non voleva comprendere il suo limite,
e le deplorevolezze contro quelli che non hanno vinto... il
perdente l'avversario... magari succedeva che non volesse
pagare le tasse... del suo clichè, le avrebbe volute far
pagare tutte perchè di fama a alì, ciao
frittella diceva il pubblico, e spesso negli incontri quel grido,
ali ammazza ti dicevano sul ring, sei il più forte mi pare forse soltanto qualcuno
senza fare troppo la ballerina...
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quel roseo percorso del boxeur frastornato a volte per gli
incontri però spesso sopra le righe... perchè con quei
46 colpi... in 1 minuto, l'avversario non voleva comprendere il suo limite,
e le deplorevolezze contro quelli che non hanno vinto... il
perdente l'avversario... magari succedeva che non volesse
pagare le tasse... del suo clichè, le avrebbe volute far
pagare tutte perchè di fama a alì, ciao
frittella diceva il pubblico, e spesso negli incontri quel grido,
ali ammazza ti dicevano sul ring, sei il più forte mi pare forse soltanto qualcuno
senza fare troppo la ballerina... si è comportato meglio, e lo sanno tutte le
persone, arbitri compreso, ed è tutto un dire, però non è per ricordare comunque
chi fosse... alì, soltanto il più grande si ricorda, cassius clay... il fosforo
di del ring, per tali cose ci si chiede se e quando
finisce... di rimpiangere, quand'era con quella miseria da
ghetto, poi le regole alì... l'allenamento, a
chiacchiere e balletti ha dispensato divertimento da world champion... mi pare ovvio,
non poteva non essere ricco di grande spettacolo il film e divertimento cinematografico.
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sindria
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mercoledì 13 marzo 2002
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una mezza delusione
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Si parte dal primo match mondiale del giovane Alì, nel 1964, contro Sonny Liston, vinto per ritiro all'inzio della settima ripresa. Da qui si sviluppa il racconto dei dieci anni che portano alla seconda conquista del titolo; passando attraverso l'annuncio delle propria adesione ai Black Muslim ed il susseguente esilio dalla boxe. La pellicola risulta troppo lunga e per chi conosce la parabola dell'uomo,campione soprattutto fuori dal ring, risulta inconcludente. Tutte le tensioni politiche dell'America degli anni 60 sono appiattite e gli anni piú duri della vita di Alì non vengono adeguatamente rappresentati.Mentre nella sua autobiografia egli dava un gran risalto a quel periodo, che lo ha reso veramente amato ed importante, uno degli alfieri della lotta interna contro la guerra in Viet Nam; qui si passa troopo velocemente dall'ultimo incontro da uomo libero al primo da pugile rientrante, mentre magari si indugia troppo nelle scene di sesso.
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Si parte dal primo match mondiale del giovane Alì, nel 1964, contro Sonny Liston, vinto per ritiro all'inzio della settima ripresa. Da qui si sviluppa il racconto dei dieci anni che portano alla seconda conquista del titolo; passando attraverso l'annuncio delle propria adesione ai Black Muslim ed il susseguente esilio dalla boxe. La pellicola risulta troppo lunga e per chi conosce la parabola dell'uomo,campione soprattutto fuori dal ring, risulta inconcludente. Tutte le tensioni politiche dell'America degli anni 60 sono appiattite e gli anni piú duri della vita di Alì non vengono adeguatamente rappresentati.Mentre nella sua autobiografia egli dava un gran risalto a quel periodo, che lo ha reso veramente amato ed importante, uno degli alfieri della lotta interna contro la guerra in Viet Nam; qui si passa troopo velocemente dall'ultimo incontro da uomo libero al primo da pugile rientrante, mentre magari si indugia troppo nelle scene di sesso. Diversi incontri nella sua carriera sono stati sospettati di essere truccati, in verità anche il primo con Liston e lo stesso con Foreman, tuttavia quello che emerge dalla pellicola è la parabola di un onesto statunitense. Il finale col bandierone a stelle strisce sul ring è una bella panzana per chi ha il nastro originale del match e sembra un tentativo di recuperare un grande ribelle afroamericano alla causa del sogno americano.
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[+] brava sindria!
(di nico)
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