sereno
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mercoledì 31 maggio 2006
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grazie jfk
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Ho letto recensioni secondo me troppo severe su questo film, che mi sembrano anche in qualche modo condizionate dalla presenza di Kevin Costner accusato di essere un filokennediano e re della retorica. Ma è una realtà constatare che oggi politici dello spessore di JFK non esistono proprio....magari ci fosse uno così, e chissenefrega se ogni tanto si diverte a fare il dongiovanni....non è per quello che lo si deve giudicare.
Io credo invece che la ricostruzione che offre il film sia molto credibile. Per il modo molto asciutto e aderente alla realtà dei fatti con il quale essa viene proposta. Ho letto che Bruce Greenwood è poco credibile nei panni di JFK perchè non si vede il lato di JFK donnaiolo.
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Ho letto recensioni secondo me troppo severe su questo film, che mi sembrano anche in qualche modo condizionate dalla presenza di Kevin Costner accusato di essere un filokennediano e re della retorica. Ma è una realtà constatare che oggi politici dello spessore di JFK non esistono proprio....magari ci fosse uno così, e chissenefrega se ogni tanto si diverte a fare il dongiovanni....non è per quello che lo si deve giudicare.
Io credo invece che la ricostruzione che offre il film sia molto credibile. Per il modo molto asciutto e aderente alla realtà dei fatti con il quale essa viene proposta. Ho letto che Bruce Greenwood è poco credibile nei panni di JFK perchè non si vede il lato di JFK donnaiolo. Ma il film descrive la crisi cubana (in quelle due settimane si può anche desumere che lui non sia stato a rincorrere le donne....), non deve diventare uno spaccato biografico del Presidente. E la tensione c'è. Credo che Donaldson sia un discreto regista. Forse non eccelle, ma riesce a raccontare delle storie così come sono o così come lui le vede (Cocktail). E' questa l'essenza di un regista.
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andrejuve
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martedì 19 aprile 2016
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un realistico ritratto della guerra fredda
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“Thirteen days” è un film del 2000 diretto da Roger Donaldson. Kenny O’Donnell è l’assistente particolare del Presidente degli Sati Uniti d’America John Fitzgerald Kennedy. Il 15 ottobre 1962, in pieno periodo di guerra fredda, Kenny O’Donnell si reca come ogni giorno presso la casa bianca ma non è una giornata normale, in quanto il Presidente Kennedy riceve la sconcertante notizia dell’installazione da parte delle truppe sovietiche di missili nucleari nello Stato di Cuba. Questi missili puntano minacciosamente verso gli Stati Uniti che si sentono accerchiati e in grave pericolo. Kennedy, con l’aiuto del fratello Robert e dell’assistente O’Donnell, deve decidere come agire e quale alternativa scegliere tra un attacco diretto a distruggere i missili nucleari e ad occupare Cuba, Stato satellite dell’Unione Sovietica, o un tentativo di risoluzione diplomatica della questione attraverso un confronto con le più alte cariche sovietiche.
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“Thirteen days” è un film del 2000 diretto da Roger Donaldson. Kenny O’Donnell è l’assistente particolare del Presidente degli Sati Uniti d’America John Fitzgerald Kennedy. Il 15 ottobre 1962, in pieno periodo di guerra fredda, Kenny O’Donnell si reca come ogni giorno presso la casa bianca ma non è una giornata normale, in quanto il Presidente Kennedy riceve la sconcertante notizia dell’installazione da parte delle truppe sovietiche di missili nucleari nello Stato di Cuba. Questi missili puntano minacciosamente verso gli Stati Uniti che si sentono accerchiati e in grave pericolo. Kennedy, con l’aiuto del fratello Robert e dell’assistente O’Donnell, deve decidere come agire e quale alternativa scegliere tra un attacco diretto a distruggere i missili nucleari e ad occupare Cuba, Stato satellite dell’Unione Sovietica, o un tentativo di risoluzione diplomatica della questione attraverso un confronto con le più alte cariche sovietiche. Nel caso in cui si optasse per la prima soluzione il rischio di insorgenza di una terza guerra mondiale sarebbe più che concreto. Kennedy, assieme al suo staff, di collaboratori affronterà tredici giorni di grande tensione e pressione quasi insostenibile.
La pellicola incentra la sua attenzione sulla politica americana e, più in generale, sulla società statunitense. Gli Stati Uniti d’America sono sempre stati caratterizzati dalla volontà di esercitare il loro illimitato potere e di far valere con forza la loro supremazia assoluta. Per farlo spesso l’America ha dovuto ricorrere alla violenza, alla forza e alla repressione, incarnate frequentemente da azioni militari assurde, pilotate e illogiche. Quando risulta difficile imporsi spesso si ricorre alla soppressione di coloro che tentano di opporsi e di ribellarsi sostenendo i propri pensieri, le proprie opinioni e i rispettivi ideali. La guerra fredda ha messo in luce un conflitto “psicologico” tra due grandi potenze mondiali come l’America e la Russia le quali, spinte dal desiderio di prevalere l’una sull’altra, hanno compiuto azioni volte a creare un clima di terrore e di minaccia costante. A causa della volontà degli organi governativi di perseguire obiettivi e interessi legati al raggiungimento di una supremazia economica e militare, tutto il mondo è stato coinvolto all’interno di questo contrasto, costringendo varie nazioni ad allearsi ideologicamente con una delle due nazioni. In America, cosi come all’interno di ogni società, è predominante l’apparenza e si tende ad agire esclusivamente per acquisire il consenso dell’opinione pubblica e dei mass media, pronti come degli avvoltoi ad approfittare di qualsiasi passo falso e di ogni scelta che possa risultare erronea e impopolare. Il Governo americano ritiene che sia necessario fornire una dimostrazione della propria forza militare senza rivolgere minimamente il pensiero alle catastrofiche ed inquietanti conseguenze che potrebbe comportare un nuovo conflitto armato. L’ambizione e la superbia spesso prevalgono sulla razionalità, sull’umanità e sul buon senso. All’interno di questo preoccupante contesto gli unici a discostarsi sono Kenny O’Donnell, Bob Kennedy e soprattutto John Kennedy. Quest’ultimo ha incarnato, remando controcorrente, la diplomazia, l’intelligenza e il pacifismo, tre elementi spesso assenti all’interno della storia americana. Kennedy si rende conto degli errori commessi in passato, con particolare riferimento all’invasione della baia dei porci consistente nel tentativo di invadere Cuba, cercando di trarne un insegnamento. Il dialogo deve prevalere perché non è ammissibile pensare che qualsiasi atteggiamento o comportamento sia giustificabile mascherandosi dietro ad un nazionalismo e ad una difesa del proprio Paese che appaiono argomenti ipocriti, inconsistenti, privi di qualsiasi credibilità e fondamento. Questo Kennedy lo sa e, pur alimentando l’ostilità della maggior parte di coloro che lavorano assieme a lui, è convinto che la strada da intraprendere sia quella del confronto per comprendere le esigenze e le ragioni dell’altra nazione. Kennedy in questa situazione paradossale, terrificante e stressante dimostra la sua brillantezza, obiettività e razionalità affidandosi al fratello e soprattutto all’amico O’Donnell, cercando di comprendere quali possano essere le conseguenze delle azioni che potranno essere compiute e valutando quale sia la soluzione meno pregiudizievole e compromettente non solo per il proprio paese, ma per il mondo intero. Il regista riesce a raccontare questo avvenimento storico mettendo in luce l’assurdità di questo contrasto e criticando una linea politica come quella americana, all’interno della quale prevalgono gli interessi personali, la ricerca del consenso popolare, l’egoismo e il mancato perseguimento del benessere collettivo a fronte dell’autoritarietà, della becera crudeltà e dell’ignoranza. Spesso la società rispecchia coloro che la governano. Kennedy rappresenta un’eccezione rispetto a questa triste e cinica realtà, e fornisce un barlume di speranza per un mondo che in futuro possa eliminare qualsiasi tipo di odio che spesso genera delle conseguenze terribili e inarrestabili. Un bel film che vede in Kevin Costner, nei panni di Kenny O’Donnell, in Steven Culp, in quelli di Robert Kennedy, e a mio avviso soprattutto in Bruce Greenwood, nella parte del Presidente John Kennedy, tre ottimi interpreti. Un film da vedere perché fa riflettere lo spettatore e non cade in facili retoriche, additando e criticando tutte le parti in causa con grande obiettività, senza esaltazioni o glorificazioni.
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qisoneb
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venerdì 4 luglio 2014
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il consigliere americano istruisce il pilota...
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un film storico che narra la storia delle più grandi nazioni di cui disponiamo e conosciamo a
confronto tramite i servizi segreti, e attività di intelligence e forze speciali militari per la libertà, l'equilibrio mondiale e la loro sovraintà, la sovranità di ciascun popolo, un confronto estenuante arduo in cui
l'inferiorità numerica delle carte a disposizione e qualunque evento
sfavorevole si trasformano in punti di forza per rilanciare e consolidare ciascun principio
di cui si narra, sin dove non esiste più un nemico se non quello delle proprie coscienze innanzi al senso di umanità e responsabilità che arma di tattica e intelligenza ciascun presidente di una nazione, nessuno in particolare, da ambedue le parti solo il prosecuo più equo per le genti, secondo le regole democratiche
di cui si dispone e si conosce, perchè e affinchè il mondo sia degli esseri umani e a loro disposizione,
secondo le qualità proprie di abilità di sviluppo e di riconoscimento di cui la storia ha
conferito per ciascuno, ordunque, chi è l'americano
col pugno alzato a cantare bella ciao e chi il soviet nel proclamare le proprie idee di capitalismo
oltremanica, quale il sogno migliore.
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un film storico che narra la storia delle più grandi nazioni di cui disponiamo e conosciamo a
confronto tramite i servizi segreti, e attività di intelligence e forze speciali militari per la libertà, l'equilibrio mondiale e la loro sovraintà, la sovranità di ciascun popolo, un confronto estenuante arduo in cui
l'inferiorità numerica delle carte a disposizione e qualunque evento
sfavorevole si trasformano in punti di forza per rilanciare e consolidare ciascun principio
di cui si narra, sin dove non esiste più un nemico se non quello delle proprie coscienze innanzi al senso di umanità e responsabilità che arma di tattica e intelligenza ciascun presidente di una nazione, nessuno in particolare, da ambedue le parti solo il prosecuo più equo per le genti, secondo le regole democratiche
di cui si dispone e si conosce, perchè e affinchè il mondo sia degli esseri umani e a loro disposizione,
secondo le qualità proprie di abilità di sviluppo e di riconoscimento di cui la storia ha
conferito per ciascuno, ordunque, chi è l'americano
col pugno alzato a cantare bella ciao e chi il soviet nel proclamare le proprie idee di capitalismo
oltremanica, quale il sogno migliore..., nessuno lo sa, a distanza di decenni da quelle
vicende, tattiche, abilità idee in campo, ordini impartiti, scampoli d'umanità, significativa è la conversazione del consigliere particolare col pilota, capitano del veivolo, lo si può udire
e vedere nei minuti terminali. addestra e impartisce in modo chiaro delle istruzuoni,
e il conseguente commento di un uffiale a
dire che, per, e in tutte quelle vicissitudini, non ha, e non hanno vinto nessuno...
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fabal
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martedì 6 novembre 2018
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non decolla come un missile, ma si guarda
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Nell'ottobre del 1962 un aereo spia degli Usa in volo su Cuba fotografa installazioni missilistiche dei sovietici. In un clima di grande tensione il presidente Kennedy deve scegliere la strategia da adottare: invasione, blocco navale, soluzione diplomatica? A sostenerlo ci sono il fratello Bob, procuratore generale, e il consigliere Kenny O' Donnell.
Thirteen days sembra partire con l'intenzione di fare di Kevin Kostner il narratore e protagonista assoluto, introdotto con la sua famiglia in quella che sembra una giornata normale. Ma quando la notizia bomba arriva alla Casa Bianca il ritmo sale e il film assume il carattere di un frenetico thriller di bureau, con poche pause e un susseguirsi di dialoghi e telefonate.
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Nell'ottobre del 1962 un aereo spia degli Usa in volo su Cuba fotografa installazioni missilistiche dei sovietici. In un clima di grande tensione il presidente Kennedy deve scegliere la strategia da adottare: invasione, blocco navale, soluzione diplomatica? A sostenerlo ci sono il fratello Bob, procuratore generale, e il consigliere Kenny O' Donnell.
Thirteen days sembra partire con l'intenzione di fare di Kevin Kostner il narratore e protagonista assoluto, introdotto con la sua famiglia in quella che sembra una giornata normale. Ma quando la notizia bomba arriva alla Casa Bianca il ritmo sale e il film assume il carattere di un frenetico thriller di bureau, con poche pause e un susseguirsi di dialoghi e telefonate. Le pause "sentimentali" si riducono all'osso e le uniche concessioni all'intimità di O' Donnell consistono in sporadici contatti con moglie e figli, pesantemente trascurati durante i tredici giorni.
Per il resto Kostner diventa un collaboratore non invasivo, lasciando il giusto spazio al presidente, ben interpretato da Bruce Greenwood nonostante un tratto diplomatico indubbiamente celebrativo. Anche i capi di Stato Maggiore, tutti guerrafondai, sono comunque ben caratterizzati e contribuiscono a non far scemare mai la soglia di interesse, in cui il dialogo prevale sulle poche scene d'azione.
Donaldson sceglie un andamento, capisce che funziona e lo mantiene inalterato fino alla fine: Thriteen Days viaggia veloce ma con moto uniforme, preferendo non azzardare qualche cambio di ritmo per non cadere nel rischio opposto. Il risultato è comunque pregevole, e la durata non pare eccessiva.
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cincinnatimose
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venerdì 13 novembre 2015
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non dovrebbe essere così quella gente.
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cosa dire di questo film, che volevano solcare
un'epoca sovvertendo le regole della democrazia,
con dimostrazioni di forza e potere, con
pressioni surreali e inconcepibili,
e pretese e poi accuse altresì a
dir poco deprecabili onniquando condite da quei
tornaconti senza più regole ne limiti..., criticando
e giudicando credendo di poter 'cambiare' soltanto
i bersagli per il loro obbiettivo, dando così luogo a un
duello esasperato quasi senza neanche più le coscienze
fra... nikita kruscev, e kennedy, ricorderemo così, nessuno
di loro ebbe a poter dire abbiamo vinto...,
fra.
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cosa dire di questo film, che volevano solcare
un'epoca sovvertendo le regole della democrazia,
con dimostrazioni di forza e potere, con
pressioni surreali e inconcepibili,
e pretese e poi accuse altresì a
dir poco deprecabili onniquando condite da quei
tornaconti senza più regole ne limiti..., criticando
e giudicando credendo di poter 'cambiare' soltanto
i bersagli per il loro obbiettivo, dando così luogo a un
duello esasperato quasi senza neanche più le coscienze
fra... nikita kruscev, e kennedy, ricorderemo così, nessuno
di loro ebbe a poter dire abbiamo vinto...,
fra... nikita kruscev, e kennedy, dove a risolvere per fortuna la
questione sembra essere stato il
consigliere particolare del presidente degli us, con l'ausilio del
portavoce degli urss, ed è molto strano che per
una vicenda di certo non
'barbosa' in realtà e un evento nondimeno comico, non
abbiano domandato le dimissioni delle rispettive cariche.
quando spesso si sente dire che chi è al comando
non poteva sapere, o di non aver portato all'attenzione
repentina le problematiche, insomma, vediamo che
per tali vicende la democrazia... non sembra aver funzionato...,
ne il popolo ne i responsabili delle deprecabili
vicende sembrano parlare di scandalo ne di
malfunzionamento, soltanto delle loro abilità... a
chiedere per l'ennesima
volta di farsi condonare e di come hanno gestito la
questione essendo estranei (?) alla
questioni e a quel che avrebbe potuto
accadere, e allora, notiamo per l'ennesima volta gli
sbagli che possono scaturire da una democrazia perchè
non c'è niente di perfetto, e ciò ci ricorda anche
che, anche una democrazia deviata per una messa ai
voti decise di mantenere in libertà il brigante
barabba... e di inquisire per 'comodità' il creatore, anche per ricordarci a
comprendere che, a essere sicuri, e di sicurissimo non vi è
nulla in questo pianeta che non sia del creatore, e che
per 1, 5 o 6 giorni, anche una democrazia può
sbagliare, per tredici avrebbe potuto essere incondonabile,
per diversi anni però, sembrerebbe essere un abominevole
perseverare... senza avere niente di valido e geniale.
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[+] quella gente...
(di alessandro volta)
[ - ] quella gente...
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