Pianeta rosso

Pianeta rosso è un bel film. Parte da una premessa scontata: col crescere della popolazione e lo sfruttamento sempre più massiccio delle risorse, la Terra sta diventando inabitabile e bisogna cercare “casa” altrove. Il regista affronta questo tema delicato ed attualissimo senza catastrofismi o moralismi ma semplicemente come un dato di fatto: l'uomo è un animale gaudente, dirà ad un certo punto il genetista Burchenal, e fin quando tutto fila liscio ignora le conseguenze delle sue azioni, salvo dover correre ai ripari dopo. Corretta ed attuale è la tentata “terraformazione” di Marte. E' noto ed oggetto del dibattito scientifico attuale che Marte possiede poli di anidride carbonica ghiacciata: vaporizzandoli l'anidride carbonica svilupperebbe gas serra, ed il pianeta si riscalderebbe. Il problema insolubile che renderà Marte inabitabile per sempre è che, privo di nucleo fuso, è conseguentemente privo di campo magnetico, per cui un'eventuale atmosfera sarebbe spazzata via dal vento solare, ma qualche licenza ai film di fantascienza va concessa altrimenti sarebbero documentari e non film.

Corretto è il far partire la nave Mars I dalla stazione spaziale orbitante: una nave che avesse tanto carburante da poter raggiungere Marte non potrebbe mai superare la gravità terrestre a causa del suo stesso peso, e sono attualità dei nostri giorni i progetti del JPL (Jet Propulsion Laboratory) della Nasa per letteralmente “assemblare” sulla stazione orbitante una nave in grado di compiere viaggi interplanetari o addirittura interstellari.

La nave poi è molto bella a vedersi, non mancano comandi touch screen decisamente all'avanguardia per l'anno di produzione del film (2000), ma non mancano nemmeno maniglioni e levettoni meccanici che mettono nostalgia. La nave è ben fatta comunque e guidata insieme all'equipaggio dal computer Lucille, che non manca di simpatia.

La missione deve raggiungere quindi Marte e scoprire che fine ha fatto l'ossigeno , prodotto da alghe geneticamente modificate spedite ed impiantate sul pianeta, ed ora sparite assieme al prezioso gas respirabile. Ma quando la Mars I entra nell'orbita marziana tutto va storto : un gamma ray burst di origine solare (grazie a Dio il sole non emette lampi gamma, propri delle supernovae o dei buchi neri supermassicci, ma concediamo anche questa), manda letteralmente a fuoco la nave, che solo l'abilità della comandante Kate Bowman impersonificata dalla splendida Carrie-Anne Moss, riuscirà disperatamente a salvare.

I membri dell'equipaggio sono tutti comunque salvi e la missione, decisiva per la sopravvivenza dell'umanità deve continuare: mentre la Comandante Bowman resterà in orbita per sistemare la nave e renderla atta al ritorno, il resto dell'equipaggio accompagnato dal robot AMEE, necessario come strumento di memoria ed orientamento per i nostri, si imbarcherà sul Modulo di atterraggio, per raggiungere l'Habitat, la base terrestre già costruita sul suolo marziano, che consentirà 26 mesi di permanenza sul pianeta, e quindi il completamento della missione.

Ma qui ricominciano i guai, il modulo di atterraggio risulta danneggiato dalle radiazioni, ed il copilota Santen tenta una manovra di atterraggio manuale che si rivelerà disastrosa. Da qui i sopravvissuti dovranno raggiungere a piedi l'Habitat per sopravvivere, e le difficoltà ed i colpi di scena non mancheranno in un crescendo tutto da godere.

I nostri dovranno affrontare tempeste, strani insetti che producono ossigeno esplodendo ma divorano anche tutto ciò che trovano sul loro cammino, e non ultima l'ostilità del micidiale robottino AMEE, che danneggiato dall'impatto, gli si rivolgerà contro con micidiale scaltrezza.

Ciascuno rivelerà il suo carattere: lo smargiasso, il filosofo, il generoso, l'opportunista disposto a tradire tutti pur di salvarsi, gli amanti del genere action non si annoieranno, le traversie da affrontare saranno tante e tutte in grado di tenere viva l'attenzione.

Il predestinato sopravvissuto a non poche lotte lascerà il suolo marziano su una vecchia sonda russa riadattata in maniera rocambolesca, e verrà ripescato in volo dalla comandante Bowman in una sequenza che Ridley Scott ha ricopiato pari pari nel suo The Martian con Jessica Chastain e Matt Damon, insieme ad altri spunti, quali ad esempio l'uso del vecchio robot Pathfinder per scopi di comunicazione.

Insomma un bel film, caratterizzato da una ambientazione spettacolare (Hoffman ha usato il deserto australiano, Scott quello giordano, ma i risultati ottenuti dal primo sono a mio avviso migliori), una ottima saturazione fotografica, una colonna sonora non invasiva ma presente ed infarcita da brani delle migliori band dell'epoca (1990), un film che contamina la sci-fi, l'action movie, in alcuni momenti il thriller,  e lo fa senza prevaricazioni e senza mai annoiare. Ragguardevoli infine le interpretazioni, soprattutto della stupenda Carrie-Anne Moss e del sempre azzeccato Tom Sizemore, che ho preferito al più svagato Val Kilmer: un film che a diciassette anni di distanza dalla sua produzione non ha mancato di farmi riflettere, appassionarmi, divertirmi.