nicolò
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mercoledì 4 aprile 2007
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una carrellata degli stereotipi argentiani
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Inevitabile il paragone con "Profondo rosso" o altri classici firmati da Dario Argento negli anni '70-'80: "Nonhosonno" segna il suo ritorno sulla scia di quel genere, il cinema fatto di lame, rasoi, coltelli come armi del delitti e di assassini incappucciati che assaliscono perlopiù donne, in zone deserte, le massacrano, non visti e fuggono, in attesa che la polizia scopra i corpi, o meglio i macelli. Ce n'è in abbondanza, di sangue e di effetti gore, in questo opus argentiano sulla scia della paura più profonda, fondato sull'accumulo di trucchi ed effetti digitali orripilanti, affidato ad attori di indubbio talento - Max von Sydow, Stefano Dionisi, Chiara Caselli, grandi nomi del teatro come Gabriele Lavia e Rossella Falk - e a contributi tecnici di prim'ordine, in particolare il ritorno come compositori di musica da film dei Goblins, il celebre gruppo italiano lanciato appunto dalla collaborazione con il jazzista Giorgio Gaslini per la musica di "Profondo rosso".
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Inevitabile il paragone con "Profondo rosso" o altri classici firmati da Dario Argento negli anni '70-'80: "Nonhosonno" segna il suo ritorno sulla scia di quel genere, il cinema fatto di lame, rasoi, coltelli come armi del delitti e di assassini incappucciati che assaliscono perlopiù donne, in zone deserte, le massacrano, non visti e fuggono, in attesa che la polizia scopra i corpi, o meglio i macelli. Ce n'è in abbondanza, di sangue e di effetti gore, in questo opus argentiano sulla scia della paura più profonda, fondato sull'accumulo di trucchi ed effetti digitali orripilanti, affidato ad attori di indubbio talento - Max von Sydow, Stefano Dionisi, Chiara Caselli, grandi nomi del teatro come Gabriele Lavia e Rossella Falk - e a contributi tecnici di prim'ordine, in particolare il ritorno come compositori di musica da film dei Goblins, il celebre gruppo italiano lanciato appunto dalla collaborazione con il jazzista Giorgio Gaslini per la musica di "Profondo rosso". Argento non lascia, raddoppia: e infatti ha continuato, sulla stessa scia di "Nonhosonno", con un altro giallo ("Il cartaio"), ma purtroppo ha deluso il pubblico cercando di imperniare la storia su aspetti più tecnologici e adatti al nuovo millennio.
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nicolòmatta
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martedì 4 maggio 2010
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nonhosonno
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"Il nuovo thriller di Dario Argento", sentenzia la locandina di Nonhosonno, a testimoniare l'acclamato ritorno del regista romano al genere dai suoi fan prediletto. Ci torna alla mente la cornice torinese di quel classico che fu Profondo rosso, la nenia infantile che qui diventa una filastrocca (scritta per l'occasione da Asia Argento) ispirata alla Fattoria degli animali di Orwell e, inevitabile come sempre nel modus operandi argentiano, la solita serie di delitti che sta al passo delle innovazioni della squadra di Sergio Stivaletti. Succede che nella Torino del 2000 torna in azione un assassino di donne che non colpisce da diciassette anni (cioè dal 1983) e che lascia sulla scena del crimine una figurina ritagliata con un animale ritratto: in treno uccide una prostituta che, dopo essere andata letto con lui, ha scoperto la sua identità e per questo viene messa a tacere con l'amica che l'aspetta alla stazione.
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"Il nuovo thriller di Dario Argento", sentenzia la locandina di Nonhosonno, a testimoniare l'acclamato ritorno del regista romano al genere dai suoi fan prediletto. Ci torna alla mente la cornice torinese di quel classico che fu Profondo rosso, la nenia infantile che qui diventa una filastrocca (scritta per l'occasione da Asia Argento) ispirata alla Fattoria degli animali di Orwell e, inevitabile come sempre nel modus operandi argentiano, la solita serie di delitti che sta al passo delle innovazioni della squadra di Sergio Stivaletti. Succede che nella Torino del 2000 torna in azione un assassino di donne che non colpisce da diciassette anni (cioè dal 1983) e che lascia sulla scena del crimine una figurina ritagliata con un animale ritratto: in treno uccide una prostituta che, dopo essere andata letto con lui, ha scoperto la sua identità e per questo viene messa a tacere con l'amica che l'aspetta alla stazione. Ma c'è un dilemma: l'assassino del 1983 era già stato identificato dal detective Ulisse Moretti (Max von Sydow) in un nano scrittore di gialli che poi si suicidò. Proprio Moretti, con l'aiuto di Giacomo Gallo (Stefano Dionisi), figlio di una delle vittime dell'83, si mette a indagare parallelamente alla polizia (e qui c'è l'ottimo confronto tra l'indagine classica e quella della Polizia moderna, fornita da Carlo Lucarelli) mentre il killer continua a colpire secondo una filastrocca... Chi ha amato i vecchi film di Dario Argento (L'uccello dalle piume di cristallo, Profondo rosso e Tenebre in primis) continuerà a prenderli più in considerazione di questo Nonhosonno, che non è poi così male, a patto che si tralasci - come l'autore del brivido italiano insegna - la logica narrativa: in una sceneggiatura scritta con il fido Franco Ferrini, Argento fa acqua nei dialoghi ma il suo talento visionario, specie nella rappresentazione del rituale di morte, è lo stesso di trent'anni fa. Può contare sulle vecchie leve come Max von Sydow, Rossella Falk, Gabriele Lavia come sulle nuove, Stefano Dionisi e Chiara Caselli. Può contare sui suoi abituali collaboratori come il fotografo Ronnie Taylor (con lui dall'87, Opera), lo scenografo Antonello Geleng e i musicisti Claudio Simonetti, Fabio Pignatelli, Massimo Morante e Agostino Marangolo, meglio conosciuti come i Goblin. Ma mentre i critici lo stroncano, i fan vorrebbero tornare agli anni '70.
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mother demon
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sabato 1 dicembre 2012
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ritorno alle origini per dario argento!
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Con questo film Dario Argento torna alle origini e sforna un thriller ad alto contenuto di suspance e di violenza. Nel complesso il film funziona, con una una regia abbastanza convincente e con ottime colonne sonore dei mitici Goblin che arricchiscono la suspance. L'unica cosa negativa è che non c'è nulla di nuovo: il film è una via di mezzo tra Profondo Rosso e Tenebre. Del resto concludo dicendo che è un buon thriller che ogni amante del genere deve vedere.
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revenant44
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venerdì 11 settembre 2009
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una delle migliori opere di argento...
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Un film assolutamente spettacolare stile Dario Argento, ormai a questo straordinario regista sta scomparendo lo smalto (La Terza Madre) ma se guardiamo i film di qualche anno fa come Non Ho sonno ci accorgiamo tutti che si tratta di una delle sue migliori opere. Il film già da subito è spinto nell inconfondibile stile horror e un po hot che Dario spesso ci regala ma si intuisce subito che il film sara senza esclusione di colpi. Il KILLER è un po classico stile argento ovvero estremamente brutale e violento, ogni uccisione comunque è fatta con fantasia e stile diverso. IL FINALE è a dir poco sorprendente nessuno si aspetta che sia lui il killer. Comunque adesso passiamo ai personaggi l'anziano detective che scusatemi ma non ricordo il nome è molto abile e sa il fatto suo ma i problemi della vecchiaia lo tormentano e lui non se ne fa una ragione,Stefano Dionisi invece è un ottimo aiutante e una pedina fondamentale all interno del film.
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Un film assolutamente spettacolare stile Dario Argento, ormai a questo straordinario regista sta scomparendo lo smalto (La Terza Madre) ma se guardiamo i film di qualche anno fa come Non Ho sonno ci accorgiamo tutti che si tratta di una delle sue migliori opere. Il film già da subito è spinto nell inconfondibile stile horror e un po hot che Dario spesso ci regala ma si intuisce subito che il film sara senza esclusione di colpi. Il KILLER è un po classico stile argento ovvero estremamente brutale e violento, ogni uccisione comunque è fatta con fantasia e stile diverso. IL FINALE è a dir poco sorprendente nessuno si aspetta che sia lui il killer. Comunque adesso passiamo ai personaggi l'anziano detective che scusatemi ma non ricordo il nome è molto abile e sa il fatto suo ma i problemi della vecchiaia lo tormentano e lui non se ne fa una ragione,Stefano Dionisi invece è un ottimo aiutante e una pedina fondamentale all interno del film.
Voto finale:8, vabbè sicuramente sconsigliato ai minori di 14 anni, ma una pellicola che tutta L'Italia e soprattutto i registi italiani dovrebbero vedere e rivedere per capire come deve essere veramente il cinema Italiano. Un opera che sicuramente rimarrà nel cult del Cinema Horror Italiano.
(revenant44)
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elgatoloco
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domenica 9 agosto 2015
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sempre argento, pur se...
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Credo che nella critica e saggistica cinematografica relativa in particolare(certo non solo)a Dario Argento si sia trascurato l'apporto della musica, del sound-track: i migliori film di Argento, "Profondo Rosso"e"Inferno", hanno due colonne sonore fulminanti, rispettivamente dei Goblin(Claudio Simonetti & Co.)e di Keith Emerson(il brano"Mater suspiriorum, lacrimarum, tenebrarum"fa parte del meglio della musica non solo per film di sempre)e qui non a caso tornano i Goblin, particolarmente sintonici con Argento e il suo cinema di equivoci , scambi, malintesi nel terrore nonché dell'effetto sorpresa, decisamente sopravanzante la "suspense"(in questo Argento non è tanto"allievo di Hitchcock, anzi è prettamente il suo antagonista).
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Credo che nella critica e saggistica cinematografica relativa in particolare(certo non solo)a Dario Argento si sia trascurato l'apporto della musica, del sound-track: i migliori film di Argento, "Profondo Rosso"e"Inferno", hanno due colonne sonore fulminanti, rispettivamente dei Goblin(Claudio Simonetti & Co.)e di Keith Emerson(il brano"Mater suspiriorum, lacrimarum, tenebrarum"fa parte del meglio della musica non solo per film di sempre)e qui non a caso tornano i Goblin, particolarmente sintonici con Argento e il suo cinema di equivoci , scambi, malintesi nel terrore nonché dell'effetto sorpresa, decisamente sopravanzante la "suspense"(in questo Argento non è tanto"allievo di Hitchcock, anzi è prettamente il suo antagonista). Ottima la presenza di Rossella Falk, in un personaggio che ricorda quello della Calamai in "Inferno", ma soprattutto quella di Max Von Sydow, qui"spossessato"del suo"bergmanismo", per ricondurlo alla dimensione umana, ma non meno inquietante, del commissario Moretti, alle prese con palesi cadute mnestiche, impegnato a parlare con il suo pappagallo.Meno giova al film, invece, il riferimento, se pur vago a fatti di cronaca avvenuti a Torino, pur se lo stesso poi si stempera nel"non localizzabile"e nell'"intermporale". El Gato
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