dufresne67
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domenica 23 marzo 2008
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il passato non chiude con noi...!!!!
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Il passato non chiude con noi...
Raramente mi è capitato di assistere, o sarebbe più appropriato dire..."partecipare", tali sono l'intensità ed il coinvolgimento, ad un film come "MAGNOLIA". Più che un film un vero e proprio affresco sulla disperazione umana e sulla capacità di sopravvivere al proprio "destino",......noi vogliamo chiudere con il passato, ma è il passato che non chiude con noi...è la frase che più di tutte scandisce i passaggi più significativi e drammatici della pellicola di Paul Thomas Anderson, il talentuoso regista, (autore anche della sceneggiatura)ex ragazzo prodigio di Holliwood. Il film narra delle vite travagliate (termine eufemistico) di un gruppo di persone nella San Ferdinando Valley di Los Angeles,che seppur non incontrandosi, in alcuni casi, sono accomunate tra loro da un filo invisibile che le lega in maniera ineludibile.
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Il passato non chiude con noi...
Raramente mi è capitato di assistere, o sarebbe più appropriato dire..."partecipare", tali sono l'intensità ed il coinvolgimento, ad un film come "MAGNOLIA". Più che un film un vero e proprio affresco sulla disperazione umana e sulla capacità di sopravvivere al proprio "destino",......noi vogliamo chiudere con il passato, ma è il passato che non chiude con noi...è la frase che più di tutte scandisce i passaggi più significativi e drammatici della pellicola di Paul Thomas Anderson, il talentuoso regista, (autore anche della sceneggiatura)ex ragazzo prodigio di Holliwood. Il film narra delle vite travagliate (termine eufemistico) di un gruppo di persone nella San Ferdinando Valley di Los Angeles,che seppur non incontrandosi, in alcuni casi, sono accomunate tra loro da un filo invisibile che le lega in maniera ineludibile.E' un film su grandi tematiche "esistenziali", quali il rimorso, l'abbandono e il perdono,...ma soprattutto sull'ultima possibilità di salvezza e redenzione che la vita offre ad ognuno di noi.E' un film di padri padroni,fedigrafi, cinici e spietati, (toccante l'interpretazione di Jason Robards, malato terminale nel film, ma realmente anche nella vita,...infatti morirà pochi mesi dopo la fine delle riprese) di mogli e madri abbandonate, di figli reietti e traumatizzati, relegati al triste destino di crescere troppo in fretta (un Tom Cruise straordinario nel ruolo di un Guru sessista che ci regala una scena da antologia al capezzale del padre (Jason Robards) morente, e giustamente premiato con l'orso d'oro (insieme al film)a Berlino per la migliore interpretazione maschile.Magnolia è una pellicola di chiaro " afflato" Altmaniano", al quale Anderson si ispira nella struttura narrativa e nella direzione degli attori. Ma sia chiaro, l'omaggio a Robert Altman è palese, ma p.t. Anderson ci mette molto del suo talento a volte iperrealista, anzi moltissimo, e se da questo possono nascere qualche difetto e qualche squilibrio nel racconto, con un montaggio serrato e traboccante,è pur vero che da questa "ridondanza" scaturisce la potenza narrativa del film. I suoi "piano sequenza" vertiginosi,cadenzati dalla splendida "colonna sonora" di Aimee Mann e Jon Brion, a volte disorientano e stordiscono lo spettatore, e lo spiazzano letteralmente nella scena "catartica" della pioggia di rane,...eppure succede...sono cose che succedono. ed è proprio per questo straordinario coraggio che p.t. Anderson va premiato, per averci regalato un' opera trasudante della sua Arte, forse discutibile,...ma unica!!!!
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nicola pice
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giovedì 14 febbraio 2008
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in questa valle(y) di lacrime.
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Fa sempre piacere (ri)vedere "Magnolia" di Anderson, ieri in onda su rete4.
E che dire che non sia stato già detto...
Nove storie che raccontano nove vite in una qualsiasisi afosa giornata a San Ferdinando Valley, California del Sud.
Nove vite che si intrecciano, sfiorandosi senza mai incontrarsi, perchè la vita qui nell'impero americano d'occidente scorre rapidissima alla velocità della luce, durissima, senza la possibilità minima di relazioni che non siano poco più che superficiali.
Qui non c'è nulla che sappia di umano se non il dolore di un'esistenza inautentica persa a rincorrere ambizioni impossibili/desideri irrealizzabili, qui è l'infelicità a farla da padrone ben celata dietro maschere insincere che si contraggono partorendo grotteschi ipocriti sorrisi socialmente accettabili, qui non c'è posto per l'amore (vero) - di qualunque tipo esso sia - perchè non c'è il tempo per l'amore, perchè l'amore richiede tempo, qui c'è solo rancore, frustrazione, rimorsi, fame di denaro, di successo televisivo.
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Fa sempre piacere (ri)vedere "Magnolia" di Anderson, ieri in onda su rete4.
E che dire che non sia stato già detto...
Nove storie che raccontano nove vite in una qualsiasisi afosa giornata a San Ferdinando Valley, California del Sud.
Nove vite che si intrecciano, sfiorandosi senza mai incontrarsi, perchè la vita qui nell'impero americano d'occidente scorre rapidissima alla velocità della luce, durissima, senza la possibilità minima di relazioni che non siano poco più che superficiali.
Qui non c'è nulla che sappia di umano se non il dolore di un'esistenza inautentica persa a rincorrere ambizioni impossibili/desideri irrealizzabili, qui è l'infelicità a farla da padrone ben celata dietro maschere insincere che si contraggono partorendo grotteschi ipocriti sorrisi socialmente accettabili, qui non c'è posto per l'amore (vero) - di qualunque tipo esso sia - perchè non c'è il tempo per l'amore, perchè l'amore richiede tempo, qui c'è solo rancore, frustrazione, rimorsi, fame di denaro, di successo televisivo.
Paul Thomas Anderson descrive magistralmente una umanità (?) all'anno zero e, muovendo la macchina da presa come un entomologo alle prese con un microscopio ingranditore, analizza in maniera spietata il corto circuito emozionale di cui è vittima la società americana (solo quella americana?): l'io e il tu ormai non comunicano tra loro, l'unica dinamica interpersonale è l'aggressività becera, la violenta affermazione dei propri egoismi.
Nobilmente ispirato allo stupendo "America oggi" di Robert Altman, che era figlio a sua volta delle short stories carveriane, questo film non manca di difetti, vittima com'è di alcuni virtuosismi barocchi e di una certa lungaggine, che gli impediscono di essere un capolavoro tout court come, al contrario, era stato il precendente - e ben più lineare - "Boogie nights".
Rimane, comunque, un gran film che pone - toccando alternativamente le corde del cinismo aggressivo e quelle patetismo ingenuo - fondati interrogativi sui reali bisogni dell'uomo e sulla sua disperata ricerca di un senso che completi la vita, sul desiderio di essere compresi e amati.
Un film che è nella sua circolarità narrativa anche una lezione di tecnica cinematografica: piani sequenza che ricordano il "Taxi driver" del miglior Scorsese ma anche ricorso spregiudicato alla soggettiva, ottima fotografia virata su tonalità cupe, uso sapienziale del montaggio alternato.
Un film che ci regala alcune interpretazioni straordinarie: un Tom Cruise mai più così bravo ed ispirato, maschera ora dolente ora eccessivamente grottesca, John Reilly che fa l'agente di polizia, il personaggio più autentico ed umano del film, la nevrotica Julianne Moore, accanita consumatrice di psicofarmaci; e poi, la controversa geniale scena finale della pioggia di rane morte, anti-biblica conclusione perchè non più purificatrice come potrebbe essere il fuoco, metaforico velo, bensì, che cade e copre col dovuto disgusto questa valle(y) di miserie umane.
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[+] "america oggi" è tutt'altra cosa
(di harvey)
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gianpaolo
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martedì 7 agosto 2007
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uomini di un mondo imperfetto
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Sono tre ore di persone, eventi, sentimenti e situazioni che secondo me ben rappresentano la Grande Commedia di cui noi siamo gli attori. Non ci sono grandi drammi, eroi fantastici, perfidi criminali o facili morali. Si vedono semplicemente vari copioni di possibili vicende umane, circostanze che il destino potrebbe riservare a chiunque di noi. Qui sta la sua forza. Persone normali che vivono il proprio mondo normale, e che solo un evento eccezionale riporta alla loro base comune: l'essere tutti ugualmente uomini di un mondo imperfetto. Eppure ognuno dei personaggi ne esce come un vero eroe, perchè si è trovato ad affrontare quel grande mistero che è la vita. Perchè ci vuole coraggio a vivere in questo modo, ad accettare ciò che la vita ci riserva giorno per giorno, nel bene e nel male, a volersi migliorare sempre e comunque, ad amare e cercare amore.
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Sono tre ore di persone, eventi, sentimenti e situazioni che secondo me ben rappresentano la Grande Commedia di cui noi siamo gli attori. Non ci sono grandi drammi, eroi fantastici, perfidi criminali o facili morali. Si vedono semplicemente vari copioni di possibili vicende umane, circostanze che il destino potrebbe riservare a chiunque di noi. Qui sta la sua forza. Persone normali che vivono il proprio mondo normale, e che solo un evento eccezionale riporta alla loro base comune: l'essere tutti ugualmente uomini di un mondo imperfetto. Eppure ognuno dei personaggi ne esce come un vero eroe, perchè si è trovato ad affrontare quel grande mistero che è la vita. Perchè ci vuole coraggio a vivere in questo modo, ad accettare ciò che la vita ci riserva giorno per giorno, nel bene e nel male, a volersi migliorare sempre e comunque, ad amare e cercare amore. E tutto senza neanche sapere il Perchè. Dalla nascita alla morte possiamo solo cercare di capire le regole del gioco, di adattarci e di sfruttarle per trarne il massimo. Spesso ci sbagliamo ma poi ricominciamo, chissa poi perchè così ostinati. Fa effetto rendersi conto che quasi mai ci chiediamo il perchè le cose vadano così: semplicemente lo accettiamo e tiriamo avanti. E se capitasse un fatto che apparentemente sfugge ad ogni logica? (beh, io direi che sfugge a qualsiasi logica 'finora' imparata)... spariscono le divisioni e prevale la solidarietà. Ma solo un attimo, perchè poi tutto torna come prima, come è sempre stato.
Colonna sonora di Aimee Mann: da brivido.
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piernelweb
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sabato 8 marzo 2008
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coraggioso e notevole
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Magistralmente diretto, Magnolia è il film corale che non ti aspetti: tre ore di visione in tempo reale nella vita di una decina di personaggi accomunati dal rimorso e dal dolore di un passato che inesorabilmente torna a galla senza dare scampo. Senza che ci siano elementi di sceneggiatura particolarmente sofisticati, la regia di Anderson regala autentici squarci di cinema puro che mette i brividi: la padronanza tecnica del mezzo (numerosi i piani sequenza da incorniciare) si coniuga con la densità visiva dei personaggi che appaiono veri e nudi come raramente accade al cinema. Il fim sta negli sguardi, nelle incertezze dei volti, nel efficacia dei dialoghi e nel fragore dei silenzi. Cinema sperimentale che rincorre il realismo dell'attimo, dove ogni certezza è negata e dove l'impossibile diviene probabile.
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Magistralmente diretto, Magnolia è il film corale che non ti aspetti: tre ore di visione in tempo reale nella vita di una decina di personaggi accomunati dal rimorso e dal dolore di un passato che inesorabilmente torna a galla senza dare scampo. Senza che ci siano elementi di sceneggiatura particolarmente sofisticati, la regia di Anderson regala autentici squarci di cinema puro che mette i brividi: la padronanza tecnica del mezzo (numerosi i piani sequenza da incorniciare) si coniuga con la densità visiva dei personaggi che appaiono veri e nudi come raramente accade al cinema. Il fim sta negli sguardi, nelle incertezze dei volti, nel efficacia dei dialoghi e nel fragore dei silenzi. Cinema sperimentale che rincorre il realismo dell'attimo, dove ogni certezza è negata e dove l'impossibile diviene probabile. Affamato di cinema, "Magnolia" non ha momenti di stanca e la generosità narrativa della regia converte in oro tutto ciò che finisce dietro l'obbiettivo. Anderson fa girare a mille il poderoso cast e si concede invenzioni visionarie come la famosa pioggia di rane che danno un senso all'insieme e che sono già di diritto nella storia del cinema. Coraggioso e notevole.
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stefania resta
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domenica 29 giugno 2008
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tradimenti
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Ci troviamo a Los Angeles e Magnolia è una strada in cui si incrociano vari destini.
L’inizio del film lascia interdetti per l’incalzante ritmo delle riprese, delle storie che si susseguono, alla maniera di Altman (America oggi) e di cui si fatica a rintracciarne una qualche relazione. Poi, mano a mano, la vicenda si fa più nitida e meno vorticosa. Il corpus dei personaggi, principali e secondari, è ampio e comprende padri e figli, giovani e vecchi, uomini e donne. Di alcuni ne conosceremo la fisionomia, altri rimarranno solo vagamente tratteggiati (il poliziotto, l’infermiere (Seymour Hoffman), il cliente omosessuale del bar. Tutti sono portatori di profonde inquietudini che sembrano non trovare ac-coglimento da parte della varia umanità che li circonda.
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Ci troviamo a Los Angeles e Magnolia è una strada in cui si incrociano vari destini.
L’inizio del film lascia interdetti per l’incalzante ritmo delle riprese, delle storie che si susseguono, alla maniera di Altman (America oggi) e di cui si fatica a rintracciarne una qualche relazione. Poi, mano a mano, la vicenda si fa più nitida e meno vorticosa. Il corpus dei personaggi, principali e secondari, è ampio e comprende padri e figli, giovani e vecchi, uomini e donne. Di alcuni ne conosceremo la fisionomia, altri rimarranno solo vagamente tratteggiati (il poliziotto, l’infermiere (Seymour Hoffman), il cliente omosessuale del bar. Tutti sono portatori di profonde inquietudini che sembrano non trovare ac-coglimento da parte della varia umanità che li circonda. In tutti i personaggi, molti dei quali vivono una vita molto sopra le righe, per successo professionale o per benessere economico, scopriamo esserci un parte del loro passato che invade le loro coscienze, scuotendole, lacerandole a volte.
Al centro della vicenda, a ben vedere, ci sono tre padri (due dei quali sono vecchi e sul punto di morire), padri che hanno tradito i loro figli. Chi ha abbandonato, chi ha molestato, chi non ne ha compreso le difficoltà, le insicurezze (come nel caso del bambino prodigio). Ma non solo i padri hanno tradito, hanno abbandonato. Anche la moglie di uno di questi, ha tradito più e più volte, e solo nel momento in cui il marito è morente scopre di amarlo e per questa ragione è due volte tormentata.
Queste storie sono sì intrecciate ma ogni storia segue un proprio percorso, percorso sedimentato nel rancore (come nel caso della figlia abusata nei confronti del padre), nel rimorso (del produttore morente e della moglie), o nel rimpianto, di non aver compreso e di aver negato un amore, un sentimento. Pertanto, si assiste in buona parte della pellicola ad un intreccio ma non effettivo incontro tra questi destini, tra queste storie.
Per un verso sembra che il dialogo (o il perdono) tra padri e figli, tra mogli e mariti, non sia possibile se non interviene, come accade, un evento trascendente, una violenta pioggia di batraci. Dall’altro questo stesso evento sembra una sorta di punizione, come una piaga biblica, un monito rispetto all’esprit de geometrie di pascaliana memoria.
Insomma, ancora una volta, come ha scritto Gino Pagliarani, il rapporto di amore è anche un rapporto di dolore.
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oblivion7is
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martedì 13 settembre 2011
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molteplici morali ed uno strano scopo: in tre ore.
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Difficile amare questo film? Tanto difficile quanto facile. Difficile per la sua lunghezza davvero esagerata (ci sono almeno due scene che si potevano evitare, ma sono abbastanza corte: un esempio è quello del poliziotto - John C. Reilly - che perde la pistola), facile per il suo ritmo unico nel suo genere e per la sua originalità. Probabilmente è il film di tre ore che mi ha meno annoiato in tutta la mia vita. Le storie all'interno sono talmente tante che a volte mi ha fatto venire in mente quel regista che risponde al nome di Robert Altman che tanto ama inserire decine di personaggi che si intrecciano (la sua opera che preferisco è "Pret-à-Porter"), e sono tutte storie o di critica sociale o di critica morale, che hanno un significato, uno scopo, un qualcosa che spinge al ragionamento personale.
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Difficile amare questo film? Tanto difficile quanto facile. Difficile per la sua lunghezza davvero esagerata (ci sono almeno due scene che si potevano evitare, ma sono abbastanza corte: un esempio è quello del poliziotto - John C. Reilly - che perde la pistola), facile per il suo ritmo unico nel suo genere e per la sua originalità. Probabilmente è il film di tre ore che mi ha meno annoiato in tutta la mia vita. Le storie all'interno sono talmente tante che a volte mi ha fatto venire in mente quel regista che risponde al nome di Robert Altman che tanto ama inserire decine di personaggi che si intrecciano (la sua opera che preferisco è "Pret-à-Porter"), e sono tutte storie o di critica sociale o di critica morale, che hanno un significato, uno scopo, un qualcosa che spinge al ragionamento personale. Ma l'idea che ci spinge il finale che ha un sentore weird e che può essere interpretato in vari modi (simbolicamente Apocalittico, biblico o semplicemente un evento inspiegabile di natura... "But it did happen") è che qualsiasi cosa assolutamente straniera e diversa da una faccenda in svolgimento può alterare o interrompere questa faccenda in modo diverso da come sarebbe andata a finire senza quest'avvenimento. Può migliorare le cose, peggiorarle, svelare altre cose o addirittura lasciare le cose come sarebbero successe anche senza l'avvenimento. E quest'avvenimento è già culto: una pioggia di rane. I personaggi sono tanti e molto vari. Riassumento in 25 parole: abbandonato dal figlio (Tom Cruise) e aiutato da Phil (Philip Seymour Hoffmann), Earl produce da tempo uno show diretto da Jimmy (Philip Baker Hall), la cui figlia cocainomane Claudia (Melora Waters) s'innamora di un poliziotto (John C. Reilly). Questo per dirla breve, perché le storie sono molto profonde: Cruise interpreta un misterioso playboy che allo stesso tempo è anche misogino; Phil vuole bene a Earl come ad un padre; Earl è più che moribondo; la nuova compagna di Earl (Julianne Moore), ovvero la seconda dopo la madre di Frank, ovvero Cruise, che è morta, è depressa e ha sempre utilizzato Earl come modo per avere soldi, ma scopre di volergli bene solo in punto di morte; al quiz di Jimmy ha partecipato l'omosessuale Donnie (William H. Macy), ormai povero in canna benché famoso per il suddetto motivo in giovinezza, che vigliaccamente non riesce a dimostrare il suo amore senza essere ridicolo ad un barista, mentre medita di rapinare il negozio in cui è stato appena licenziato; al quiz partecipa attualmente Stanley (Jeremy Blackman), intelligentissimo ma che odia lo show, costretto a parteciparvi dall'infimo padre (Michael Bowen); e ancora tante altre cose... film commovente sull'amore più che d'amore, e anche sull'odio... per i fan della musica, "Honor thy Father" dei Dream Theater contiene nella sua parte centrale delle voci campionate da questo film, precisamente con Earl che parla del "regret". Film imperdibile, per alcuni noioso, per me unico nel suo genere. Bellissimo anche il prologo.
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[+] melatonina
(di camillo triolo)
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neat
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giovedì 2 agosto 2007
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capolavoro (o stillicidio?)
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Dire che "Magnolia" non sia uno dei film meglio girati degli ultimi anni sarebbe ingiusto.. Anderson riesce superbamente a raccontare le coincidenze che accomunano esistenze differenti, vite lontane, col sottofondo adeguatamente drammatico e perfetto delle musiche di Aimee Man. Ciò nonostante, pare evidente come il regista ami indugiare, ami la storia, ami vivere la sua storia, giungendo a girare in 180 minuti un'opera che forse non sarebbe stato necessario richiedesse un tale sforzo di concentrazione da parte del pubblico. In ogni caso, l'opera vale l'attesa; il tempo cinematografico cerca di avvicinarsi al tempo reale; nulla viene tralasciato. Questo film vale il biglietto, lo vale due, tre volte.
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Dire che "Magnolia" non sia uno dei film meglio girati degli ultimi anni sarebbe ingiusto.. Anderson riesce superbamente a raccontare le coincidenze che accomunano esistenze differenti, vite lontane, col sottofondo adeguatamente drammatico e perfetto delle musiche di Aimee Man. Ciò nonostante, pare evidente come il regista ami indugiare, ami la storia, ami vivere la sua storia, giungendo a girare in 180 minuti un'opera che forse non sarebbe stato necessario richiedesse un tale sforzo di concentrazione da parte del pubblico. In ogni caso, l'opera vale l'attesa; il tempo cinematografico cerca di avvicinarsi al tempo reale; nulla viene tralasciato. Questo film vale il biglietto, lo vale due, tre volte. Vale tre ore seduti in poltrona. Ma non saprei se definirlo un capolavoro, piuttosto lo definirei... unico. E, forse, ad Anderson sarebbe un complimento ben più gradito.
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gabriella
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mercoledì 22 agosto 2012
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le intemperie della vita
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E' un urlo disperato il film di Anderson che racconta di solitudine, di esistenze al capolinea che devono fare i conti con un passato scomodo che si ripresenta puntuale a incassare ; nove storie apparentemente sfilacciate tra loro che finiscono per incrociarsi, a comporre un'unica corolla, nove come i petali del fiore di magnolia , nove vicende in cui i protagonisti sono costretti a confrontarsi con loro stessi, a guardarsi in faccia. [+]
E' un urlo disperato il film di Anderson che racconta di solitudine, di esistenze al capolinea che devono fare i conti con un passato scomodo che si ripresenta puntuale a incassare ; nove storie apparentemente sfilacciate tra loro che finiscono per incrociarsi, a comporre un'unica corolla, nove come i petali del fiore di magnolia , nove vicende in cui i protagonisti sono costretti a confrontarsi con loro stessi, a guardarsi in faccia.
A San Fernando Valley, attorno al Magnolia Boulevard tutto ha inizio da un quiz televisivo, il cui ideatore, Earl ora giace sul letto di morte in preda all'insanabile rimorso per aver tradito e abbandonato la moglie e il figlio molti anni prima e il suo ultimo desiderio è poter rivedere quel figlio.
Quest'ultimo, Frank McKey (un ottimo e convincente Tom Cruise, forse il migliore dell'intero cast) è conduttore di un programma tv "Seduci e distruggi"nel quale insegna l'usa e getta della donna secondo i dettami del più cinico e bieco maschilismo. Riuscirà ad arrivare al capezzale del padre, contattato da Phil, l'infermiere che l'assiste, per vomitargli addosso la rabbia e il rancore accumulati negli anni, per poi cedere a un pianto sincero e liberatorio.
Poi c'è Linda, la giovane moglie di Earl che l'ha sposato per interesse e solo adesso, mentre il marito sta morendo, si accorge di amarlo disperatamente e non riesce a darsi pace per averlo ripetutamente tradito.
Jimmy è il presentatore del quiz televisivo, apprezato professionista, amatisssimo dalla moglie, scopre di essere malato e vorrebbe riallacciare i rapporti con la figlia Claudia che da anni non ne vuole più sapere di lui. La ragazza, cocainomane, vive da sbandata, riempendo la sua solitudine con incontri occasionali, ascolta la radio a massimo volume per non sentire gli echi assordanti di un dolorosissimo passato segnato dagli abusi del padre.
Stanley è un ragazzino partecipante al gioco a quiz, un piccolo genio la cui sola compagnia sono i libri, che riuscirà a ribellarsi alla sua sorte rivendicando il suo diritto all'infanzia e soprattutto pretenderà l'amore e l'interesse di un padre fallito e insensibile che lo sfrutta.
Donny è un ex vincitore del quiz, intrappolato nel suo ruolo , un uomo con uno sconfinato bisogno di amare e di essere amato e che vorrebbe trovare il coraggio di dichiarare il suo amore a un barista .
Jim, poliziotto buono , un pò goffo e ingenuo, la sua strada finirà per incrociarsi con quella di Claudia, e forse per loro ci sarà un futuro.
Oltre tre ore di film, Anderson scava profondamente nell'animo di ognuno dei suoi protagonisti, come un trapano che scava un dente malato, senza anestesia, fino a giungere al nervo scoperto dello spettatore.
La pioggia di rane finale puè prestarsi a molteplici letture, una punizione dal cielo che permette di redimersi, di riflettere sulla nostra fragile esistenza, l'imput per capovolgere il passato, non cambiandolo, perchè non si può rimediare agli errori se non cercando di migliorarsi, una specie di catarsi purificatrice.
Supportato da una colonna strepitosa e struggente che accompagna le immagini conferendogli una nitidezza e una qualità impeccabile.
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nico
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giovedì 12 ottobre 2006
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fra rimorsi e perdono
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Magnolia è un film abbastanza particolare, scomponibile in differenti storie ciascuna con il suo protagonista.
Le storie trattate sono tutte drammatiche e con il passare del tempo l’intento del regista è far si che le vicende tendano a sfiorarsi ed intrecciarsi, mettendo a contatto i protagonisti prima di allora quasi isolati o meglio introspettivi.
Ciascuno di questi personaggi ha una vita parallela a quella degli altri. Ognuno di loro ha un legame con almeno uno degli altri protagonisti. Molto spesso due protagonisti sembrano sfiorarsi senza mai incontrarsi; in questi casi è possibile cogliere il loro rapporto attraverso analogie e differenze.
Ad esempio Earl e Jimmy Gator, i due non si incontreranno mai all’interno del film, ma le cose che li accomunano sono tante.
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Magnolia è un film abbastanza particolare, scomponibile in differenti storie ciascuna con il suo protagonista.
Le storie trattate sono tutte drammatiche e con il passare del tempo l’intento del regista è far si che le vicende tendano a sfiorarsi ed intrecciarsi, mettendo a contatto i protagonisti prima di allora quasi isolati o meglio introspettivi.
Ciascuno di questi personaggi ha una vita parallela a quella degli altri. Ognuno di loro ha un legame con almeno uno degli altri protagonisti. Molto spesso due protagonisti sembrano sfiorarsi senza mai incontrarsi; in questi casi è possibile cogliere il loro rapporto attraverso analogie e differenze.
Ad esempio Earl e Jimmy Gator, i due non si incontreranno mai all’interno del film, ma le cose che li accomunano sono tante. Entrambi presentatori tv, entrambi malati di cancro, entrambi abili a tradire le loro mogli, entrambi hanno un rapporto conflittuale con i loro figli (o meglio non hanno alcun rapporto con essi).
Lo stesso discorso vale per i rispettivi figli. Frank e Claudia sono accomunati dalla loro rabbia interiore nei confronti dei loro padri che li hanno violentati fisicamente o psicologicamente. La repulsione nei confronti dei padri, li spinge in modo diverso a rifugiarsi in trasgressioni per poter dimenticare il passato. Frank è un guru del sesso, Claudia una tossicodipendente. Entrambi sono le vittime, entrambi devono decidere se perdonare o no. Frank perdona, Claudia no.
Rapporto conflittuale con i genitori, in particolare con il padre, sembrano avere anche Stanley e Donnie. Frustrati e sfruttati, loro hanno tanto amore da donare. Entrambi ragazzi prodigio vengono considerati investimenti per denaro.
Rapporto invisibile pieno di differenze è quello delle mogli di Earl e Jimmy. Linda donna “matta”, non è mai a casa, fa uso di psicofarmaci, sempre aggressiva, lessico volgare. Rose, invece, donna buona, sempre in casa, tranquilla apprensiva, attenta.
Piccole sottigliezze di somiglianza anche tra Phil e Jim, personaggi buoni e rispettosi del prossimo.
Con il passare del tempo gli incontri dei protagonisti divengono sempre più faccia a faccia sino a esplondere nel momento culminante e comune della caduta delle rane, metaforicamente giudizio universale, dove ognuno prenderà a muso duro le proprie decisione relative al perdono, cosicchè possa esser scacciato il rimorso una volta per tutte.
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le arti visive – official
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venerdì 23 dicembre 2011
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è un grandissimo film che non annoia.
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Abbandonato dal figlio (Tom Cruise) e aiutato da Phil (Philip Seymour Hoffmann), Earl (Jason Robards) produce da tempo uno show diretto da Jimmy (Philip Baker Hall), la cui figlia cocainomane (Melora Waters) s'innamora di un poliziotto (John C. Reilly). Tantissime sottotrame e tantissimi personaggi, quasi come in un tributo a Robert Altman, cosa che la pellicola è, rendono questo lunghissimo spaccato di vita losangelina un’epica storia più sull’amore che d’amore, a volte positivamente a volte no. Amore e morte, coincidenze e cose che sono davvero successe. Film molto strano per struttura, ma anche affascinante e non noioso come potrebbe sembrare. Gli attori sono molto bravi e la regia è bellissima.
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Abbandonato dal figlio (Tom Cruise) e aiutato da Phil (Philip Seymour Hoffmann), Earl (Jason Robards) produce da tempo uno show diretto da Jimmy (Philip Baker Hall), la cui figlia cocainomane (Melora Waters) s'innamora di un poliziotto (John C. Reilly). Tantissime sottotrame e tantissimi personaggi, quasi come in un tributo a Robert Altman, cosa che la pellicola è, rendono questo lunghissimo spaccato di vita losangelina un’epica storia più sull’amore che d’amore, a volte positivamente a volte no. Amore e morte, coincidenze e cose che sono davvero successe. Film molto strano per struttura, ma anche affascinante e non noioso come potrebbe sembrare. Gli attori sono molto bravi e la regia è bellissima. Forse è il primo capolavoro di Anderson ed è sicuro molto piacevole. La scena finale è già famosissima.
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