Magnolia |
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Un film di Paul Thomas Anderson.
Con Jason Robards, Julianne Moore, Tom Cruise, Philip Baker Hall, John C. Reilly.
continua»
Drammatico,
durata 160 min.
- Austria 2000.
MYMONETRO
Magnolia
valutazione media:
3,61
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Discreta opera corale a tratti sboccata ma intensadi GiorpostFeedback: 16209 | altri commenti e recensioni di Giorpost |
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lunedì 7 marzo 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Uno dei film che ha fatto parlare più di se a cavallo tra la fine degli anni '90 e l' inizio dei 2000 è stato il fortunato Magnolia (USA, 1999), scritto e diretto da Paul Thomas Anderson. Il terzo lavoro del regista californiano mescola in un' unica sceneggiatura, solo apparentemente complicata, 9 personaggi protagonisti di storie particolari collegate fra esse. Anche se non ufficialmente, il volto centrale del palcoscenico appartiene a Tom Cruise, efficace nei panni di Frank, guru del maschilismo più agguerrito che impartisce lezioni sul rimorchio facile e sulla difesa a oltranza dell' attributo, in una società sempre più sbilanciata verso la donna; la sua ascesa in questo particolare segmento nasconde, in realtà, un passato tragico caratterizzato da un padre scappato via e da una madre malata che ha dovuto accudire tra mille sofferenze. Proprio quel genitore rinnegato è il magnate Earl Partridge, in fin di vita, che chiede al suo infermiere Phil (Hoffman, qui non ancora all' apice del suo talento) di rintracciare il figlio che non vede da anni; nel mentre la sua giovane seconda moglie Linda (Moore) cerca disperatamente conforto nei farmaci, in quanto scopre solo ora di amare l' anziano coniuge che aveva spostato solo per interesse e tradito decine di volte ma dal quale, adesso, non vuole più ricevere l' ingente eredità patrimoniale che gli spetterebbe ma che non sente sua. Molti i temi affrontati, non sempre con la dovuta delicatezza: appare, infatti, fuori luogo e controproducente l' utilizzo forzoso e gratuito di un linguaggio sboccato ed impregnato di parolacce che, talvolta, risultano ridondanti fino allo sfinimento. Se posso muovere un altro appunto, lo faccio per la colonna sonora, composta da canzoni (a mio modesto avviso) leggermente sopravvalutate, ma certamente propedeutiche al contesto; inoltre l' introduzione del narratore e la pioggia di rane finale potevano essere risparmiate se è vero che, dal punto di vista dello spettatore, l' opera non parla di casualità ma di destino che prende forma e si trasforma e che, come spesso capita di intuire, dipende dalle scelte degli individui. Film che ha generato “repliche” (Crash del 2006), ma che a sua volta attinge volontariamente (e a distanza di soli 6 anni) da Short Cuts, col quale ha in comune 3 cose: la città (Los Angeles), le storie (9) e Julianne Moore, curiosamente presente in entrambi i lungometraggi, questo Magnolia è un' opera corale ed intensa, forte di un cast sontuoso ma che non inventa nulla, perciò non chiamatelo capolavoro. Voto: 6,5
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