roberta
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martedì 20 maggio 2008
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sublime
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Shangai 1962 Su Li-zhen e Cho Mo-wan sono vicini di casa, rispettivamente sposati a un uomo d’affari sempre in viaggio e una recepsionist d’albergo,2 matrimoni presto in crisi. un giorno si ritrovano a parlare e le coincidenze li illumineranno sul triste intreccio di tradimenti che subiscono dai rispettivi consorti,si sosterranno a vicenda,insieme si faranno forza , aspetteranno il ritorno e insieme proveranno “la scena”della confessione del dolente tradimento,per essere preparati al momento che mandera’ in frantumi il loro cuore. ma inevitabilmente si conosceranno, si avvicineranno e si innamoreranno, tenendo segreto il loro amore anche a loro stessi perche’ Su Li-zhen non vuole”comportarsi come loro”,il loro sentimento e’ forte ma si separano dopo pochi anni perche’ incapaci di gestire questa situazione.
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Shangai 1962 Su Li-zhen e Cho Mo-wan sono vicini di casa, rispettivamente sposati a un uomo d’affari sempre in viaggio e una recepsionist d’albergo,2 matrimoni presto in crisi. un giorno si ritrovano a parlare e le coincidenze li illumineranno sul triste intreccio di tradimenti che subiscono dai rispettivi consorti,si sosterranno a vicenda,insieme si faranno forza , aspetteranno il ritorno e insieme proveranno “la scena”della confessione del dolente tradimento,per essere preparati al momento che mandera’ in frantumi il loro cuore. ma inevitabilmente si conosceranno, si avvicineranno e si innamoreranno, tenendo segreto il loro amore anche a loro stessi perche’ Su Li-zhen non vuole”comportarsi come loro”,il loro sentimento e’ forte ma si separano dopo pochi anni perche’ incapaci di gestire questa situazione. In the mood for love e’ un film che gioca molto sugli opposti: gli “invisibili” traditori e i traditi,i sentimenti veri contro le apparenze da salvare.E’ la storia di una passione nata ma mai manifestata e che non si spegnera’ mai.I due protagonisti si avvicinano, loro malgrado, per i tradimenti subiti dapprima cercano confronto e conforto l’uno nell’altra,poi finiranno con l’amarsi, ma sara’ un amore impossibile perche’ saranno sempre perseguitati dal ricordo di chi li ha abbandonati e,intimoriti dal finire con l’emularli,si allontaneranno,ma non si dimenticheranno,mai piu’…w.k.wai gira il film in maniera molto insolita e sofisticata: ralenti, sequenze spezzate,interruzioni brusche, e solo alla fine noi spettatori capiremo che il suo intento e’ quello di far rivivere un ricordo…un ricordo che restera’ per sempre, ma che inevitabilmente appare offuscato,frammentato, e subito lo sentiamo nostro questo film, perche’ tutti abbiamo il ricordo di un amore, che per quanto ci sforziamo a mantenere vivo col passare del tempo diventa “sfocato,indistinto”le sfumature, le piccole cose si perdono,restano i momenti salienti che si susseguono collegati da fili che diventano man mano invisibili. Un film d’interni, stretti,angusti, carichi di colori forse metafora di quell’amore forte,passionale ma segreto,nascosto che si prova ma non si vuol ammettere.tutt’intorno un gruppo di personaggi tradizionali e tradizionalisti che contribuiranno a convincere che soffocare il sentimento sia la scelta piu’ ovvia…ma non la piu’ giusta.Resteranno cosi’ i due amanti, con l’amaro in bocca per essere stati abbandonati e per non aver colto l’occasione di abbandonarsi alla felicita’…s’inseguiranno, si cercheranno, ma non si ritroveranno mai, se non nel ricordo, e il loro segreto restera’, come leggenda narra, custodito nei secoli da un albero nella cui fessura Cho Mo-wan bisbiglia il suo amore,eterno.
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[+] bellissima recensione
(di mahleriano)
[ - ] bellissima recensione
[+] hong kong... ma poteva essere ... genova..
(di luis23)
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paola di giuseppe
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giovedì 24 giugno 2010
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ricordare è meglio che vivere?
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Nella Hong Kong cinese degli anni sessanta,austera,nessun segno di opulenza ma molti presagi sotterranei di future tensioni politiche,Chow lavora in un giornale e Li-Zhen in un'agenzia di trasporti.
La carenza di alloggi costringe a convivere in pochi metri quadri, e,con consorti al seguito, traslocano nello stesso giorno in due monolocali della esuberante signora Suen,che gioca sempre a Majong, cucina tanto,è sempre allegra e vorrebbe tutti alla sua tavola.
Lo spazio è così angusto che la fotografia di Christopher Doyle si muove con circospezione lungo il corridoio su cui si affacciano le stanze o sulla scalinata che Li-Zhen e Chow salgono e scendono di continuo,lei con la cena di ravioli al vapore (il marito la lascia spesso a lungo per viaggi d’affari),lui col giornale(la moglie, pressochè invisibile,ha strani orari in ufficio,qualcuno l’ha vista in compagnia di un uomo, giorni prima) e s’incontrano con brevi sguardi,un saluto appena sussurrato,un sorriso di circostanza.
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Nella Hong Kong cinese degli anni sessanta,austera,nessun segno di opulenza ma molti presagi sotterranei di future tensioni politiche,Chow lavora in un giornale e Li-Zhen in un'agenzia di trasporti.
La carenza di alloggi costringe a convivere in pochi metri quadri, e,con consorti al seguito, traslocano nello stesso giorno in due monolocali della esuberante signora Suen,che gioca sempre a Majong, cucina tanto,è sempre allegra e vorrebbe tutti alla sua tavola.
Lo spazio è così angusto che la fotografia di Christopher Doyle si muove con circospezione lungo il corridoio su cui si affacciano le stanze o sulla scalinata che Li-Zhen e Chow salgono e scendono di continuo,lei con la cena di ravioli al vapore (il marito la lascia spesso a lungo per viaggi d’affari),lui col giornale(la moglie, pressochè invisibile,ha strani orari in ufficio,qualcuno l’ha vista in compagnia di un uomo, giorni prima) e s’incontrano con brevi sguardi,un saluto appena sussurrato,un sorriso di circostanza.
Marito e moglie sono ombre sullo sfondo,a volte voci fuori campo,vivono essenzialmente come motore della vicenda nella mente dei due che scoprono,quasi contemporaneamente,la loro relazione.
Assenze prolungate,coincidenze, una cravatta, una borsa, regali rivelatori.
Spazi claustrofobici ora li stringono sempre più,il corridoio ingombro della coabitazione di giorno,tunnel di ombre la sera,stanze che la macchina riprende di scorcio dall’esterno o da angolazioni improbabili all’interno, sedili posteriori di taxi che li riportano a casa quando cominciano a frequentarsi parlando del problema comune, o, più che parlarne,vivere insieme l’esperienza di un’esclusione che fa della loro vita un grumo di solitudine e di silenzio.
La loro vicinanza diventa nei giorni uno strano legame,forse amore,ma sospeso,fatto di intermittenze,di non detto.
Brevi incontri,una cena insieme al pub,le posate che tagliano svogliate la carne,grandi piogge che li bagnano su strade dove pare esistano solo loro,soste alla luce fioca dei lampioni,telefono che squilla in ufficio,e a volte si sceglie di non rispondere.
La loro non-storia nasce così,non vissuta (quel “Noi non saremo mai come loro” è troppo saldo,orgoglioso,non dà spazio alle ragioni del cuore) il ralenti ferma il tempo,lo prolunga,la sceneggiatura è ellittica,la recitazione di Maggie Cheung e Tony Leung è stilizzata,essenziale,di gestualità elegante e sinuosa,come i loro corpi levigati e le volute azzurrine del fumo di sigaretta,come i colorati,floreali cheongsam di Li-Zen,che fasciano morbidamente il suo corpo sottile di giunco e la capigliatura lucida,compatta di Chow,il suo sorriso gentile.
Il tema sonoro,l’indimenticabile "Yumeji's theme" di Shigeru Umebayashi,il tema del sogno, riempie di sé il film, tiene sospesi fino all’ultimo titolo di coda,insieme agli interventi di Michael Galasso e alle strepitose oldies di Nat King Cole,fatte malinconia leggera e sensualità latina.
Lui si trasferirà a Singapore,lei si rifarà una vita con un figlio.Gli anni trascorrono,il tempo fa del passato come un vetro polveroso da cui guardare figure sbiadite.
“Se hai un segreto veramente importante, confidalo alla fessura di un albero secolare, che lo conserverà per sempre”
Tra le rovine dei templi di Angkor Wat, in Cambogia,Chow confiderà il suo segreto,l'amore per quella donna,ad un foro scavato nella parete del tempio.
Forse anche lei lo amava, forse l’amore malato che nasce dalle ferite non può vivere,o, forse, ricordare è meglio che vivere.
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[+] che bella recensione
(di raffy)
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luis23
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domenica 22 aprile 2012
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...l'amore che poteva essere e non è stato
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Si parte da: una donna sposata e un uomo sposato si incontrano durante le rispettive solitudini. I loro coniugi poer motivi di lavoro sono lontani.
Sembrano essere ognuno la parte debole della coppia a cui appartengono: i loro rispettivi consorti sono tra loro amanti.
Da questa situazione di mortificazione comune si fa largo un sottile, discreto, elegante e poi profondo sentimento.
Ciò accade mentre seguono insieme il cinico svolgersi del tradimento che stanno subendo dai loro insulsi compagni e che, scientemente, mai si vedono nel film. Così come mai si assiste alla banalizzazione del loro amore. Perché rendere il loro amore simile a quello dei loro insulsi coniugi ?
O forse semplicemente non ci riescono : Lui: "se avessi un biglietto in più, verresti via con me?" .
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Si parte da: una donna sposata e un uomo sposato si incontrano durante le rispettive solitudini. I loro coniugi poer motivi di lavoro sono lontani.
Sembrano essere ognuno la parte debole della coppia a cui appartengono: i loro rispettivi consorti sono tra loro amanti.
Da questa situazione di mortificazione comune si fa largo un sottile, discreto, elegante e poi profondo sentimento.
Ciò accade mentre seguono insieme il cinico svolgersi del tradimento che stanno subendo dai loro insulsi compagni e che, scientemente, mai si vedono nel film. Così come mai si assiste alla banalizzazione del loro amore. Perché rendere il loro amore simile a quello dei loro insulsi coniugi ?
O forse semplicemente non ci riescono : Lui: "se avessi un biglietto in più, verresti via con me?" . Lei : " se avessi un biglietto in più mi porteresti con te?" sono domande che pensano di farsi ma che non si rivolgono l'uno all'altra, mai.
Molti anni più tardi lui torna in quella casa dove si erano conosciuti, per cercarla di nuovo. Chiede informazioni ad un vicino di appartamento il quale risponde che non ci sono più i coniugi di tanto tempo prima ma solo "una donna con un bambino". L'uomo sconsolato, mentre va via, si sofferma sul corridoio davanti alla porta di quell'appartamento nel quale anni prima viveva la donna che aveva amato e che probabilmente ama ancora. Quella porta che ha rappresentato nel passato tutte le ragioni che hanno impedito al loro amore di vivere. Ora quella porta gli impedisce anche di sapere che al di là di essa "la donna col bambino" è ancora lei.
Predisposti ad amare, ad amarsi l'un l'altro ma impossibilitati a farlo fino in fondo per quello che in oriente chiamano "carma".
Fatalità che dà alla vita un indirizzo piuttosto che un altro.
La musica lenta accompagna le scene lente anch'esse che , per questo, rendono struggente un amore con le carte in regola per essere vissuto ma che la vita non ha gradito, non ha consentito. Tassativamente.
La fotografia, i costumi, gli ambienti e la scenografia in generale contribuiscono a fare, di un film che fa male a cominciare dalla pelle, un inno ad un amore sbocciato e non vissuto. Una condizione molto umana in verità che per ciò riesce a far si che questo film si faccia sentire dalla pelle in poi. Fino in profondità.
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carlo's dè
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giovedì 24 febbraio 2011
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l'amore come non lo si era mai visto raccontare
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una perla del cinema un film di rara bellezza ed eleganza
una poesia fatasi film
un film d'amore come non lo si era mai visto raccontare.
Trama veloce ed essenziale: Hong Kong anni 60. Un'uomo (Chow giornalista) e una donna (Su Li-Zhen bella ed elegante segretaria) entrambi sposati da perfetti sconosciuti si ritrovano a vivere nelo stesso palazzo. Si conoscono e finiscono per frequentantarsi, dopo poco scoprono che i rispettivi partners sono amanti....
Chow e Su Li-zen finiranno per amarsi platonicamente schiacciati dai pregiudizi della gente (perchè sposati) e dal poco coraggio di lei nel lasciare il marito saranno destinati a non potersi unire mai.
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una perla del cinema un film di rara bellezza ed eleganza
una poesia fatasi film
un film d'amore come non lo si era mai visto raccontare.
Trama veloce ed essenziale: Hong Kong anni 60. Un'uomo (Chow giornalista) e una donna (Su Li-Zhen bella ed elegante segretaria) entrambi sposati da perfetti sconosciuti si ritrovano a vivere nelo stesso palazzo. Si conoscono e finiscono per frequentantarsi, dopo poco scoprono che i rispettivi partners sono amanti....
Chow e Su Li-zen finiranno per amarsi platonicamente schiacciati dai pregiudizi della gente (perchè sposati) e dal poco coraggio di lei nel lasciare il marito saranno destinati a non potersi unire mai...
Da una trama "così solita" ti aspetti un film qualunque,invece metti gli occhi su una sequenza d'immagini di sguardi e di tocchi che danzano a passo di violino immersi in un'aura malinconica e romantica intensa ed emotiva.
Regia eccezzionale di Wong Kar Wai , Fotografia da 10, Colonna sonora semplicemete divina.
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giovedì 11 aprile 2013
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l'elegante passo della signora chan...
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Una delle cose che si apprezzano di più in questo capolavoro di Wong Kar-wai è proprio l'incedere elegante e sinuoso di Maggie Cheung mentre rincasa dal lavoro, quando esce per comprare la cena, quando sale e scende le scale. Questa opera è strutturata sulla dilatazione temporale, sul "fermarsi un attimo, respirare e riflettere", con le inquadrature ricercate, bellissime e la musica, dolce e malinconica, che entra dentro a colpire direttamente il cuore. Un film triste, certo, ma con una grazia nel toccare l'argomento trainante che forse non si era mai vista. Solo Caude Sautet avrebbe potuto arrivare a tanto, ma qua l'ambientazione orientale dei primi anni sessanta è fondamentale. Persino Parigi ne sarebbe uscita sconfitta.
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Una delle cose che si apprezzano di più in questo capolavoro di Wong Kar-wai è proprio l'incedere elegante e sinuoso di Maggie Cheung mentre rincasa dal lavoro, quando esce per comprare la cena, quando sale e scende le scale. Questa opera è strutturata sulla dilatazione temporale, sul "fermarsi un attimo, respirare e riflettere", con le inquadrature ricercate, bellissime e la musica, dolce e malinconica, che entra dentro a colpire direttamente il cuore. Un film triste, certo, ma con una grazia nel toccare l'argomento trainante che forse non si era mai vista. Solo Caude Sautet avrebbe potuto arrivare a tanto, ma qua l'ambientazione orientale dei primi anni sessanta è fondamentale. Persino Parigi ne sarebbe uscita sconfitta. Un'ambientazione superba ricercata nel dettaglio, soprattutto nei vestiti dei protagonti, tutto viene racchiuso in un'ellisse magica di gesti, sguardi, pensieri che coinvolgono lo spettatore fin dalla prima frase della voce fuori campo. Il signor Chow (Tony Leung) e la signora Chan (Maggie Cheung) sono vicini di casa, hanno purtroppo entrambi un sospetto che diventa certezza. La moglie di lui e il marito di lei sono amanti. Tragedia? Disperazione? No, prendono tempo. Si aiutano a capire e... a sopravvivere. Escono insieme, i primi sguardi, le prime confidenze, le sigarette fumate da lui in modo elegante e la pioggia che a volte li avvolge in un alone misterioso di tristezza e speranza... Si innamorano anche loro, ma il carattere gentile ma troppo timoroso di lui blocca un'eventuale relazione "vera". Ora anche loro due sanno, come dice Chow - "Adesso so come è potuto accadere" - . La musica è parte integrante del film, un ritornello che non stanca mai e imprime ulteriore concretezza alle immagini. Il genio di Wong Kar-wai lo si nota in un prezioso artificio. I due amanti (la signora Chow e il signor Chan) non vengono mai inquadrati in viso, si sentono parlare o salire le scale, entrare in casa oppure al telefono ma sempre di spalle, lasciando una curiosità incredibile allo spettatore. Il timoroso signor Chow, quando esita nel chiedere un piacere alla signora Chan e poi quasi spiazzato nel ringraziare il signor Chan dell'oggetto portatogli da un viaggio d'affari. Dei due certo lei (la signora Chan) è la più risoluta, anche se soffre molto, ma sa già dentro di lei che non lascerà mai il marito. Divertente il fatto che molte volte venga citato il gioco del "majong", una specie di istituzione in oriente, tanto da diventare il motivo di un mancato rientro a casa (la moglie del principale della signora Chan) oppure motivo di allegria nel giocarlo per ore a notte fonda. Straordinarie le sequenze, a volte ripetute più volte con piccole "varianti", dei due protagonisti che cercano, immaginando le situazioni, di ricreare gli attimi importanti vissuti dai loro partners in occasioni più disparate. Un gioco crudele verso se stessi, ma vissuto in sintonia e necessario per immaginare, cercando al tempo stesso una possibie spiegazione alla storia d'amore dei due amanti. In particolare la signora Chow, quando sale le scale verso l'appartamento non ha nulla da invidiare alla signora Chan, ma quest'ultima ha davvero qualcosa in più. Una grazia ed eleganza senza pari, si notano grazie anche alle immagini volutamente rallentate. Un'altra sequenza da citare, la finestra ovale che inquadra la signora Chow nell'agenzia dove lavora, al telefono con l'amante per decidere sul prossimo incontro. Un film elegante e bellissimo, unico. - di "Joss" -
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omero sala
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venerdì 2 dicembre 2011
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la pioggia, insistente ed inutile
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Hong Kong, 1962.
Un uomo e una donna (il signor Chow e la signora Su Lizhen), vicini di casa, scoprono casualmente che i rispettivi coniugi sono amanti. La voglia di sapere e capire li avvicina: si studiano a vicenda con prudente circospezione, forse per indagare le proprie inadeguatezze, forse per quel senso di solidarietà che unisce gli esclusi, forse per capire i meccanismi della insoddisfazione e della attrazione, del rapporto inappagante e del tradimento. La iniziale reciproca curiosità porta i due cercarsi con assiduità e la vaga simpatia si trasforma in una attrazione indecisa, in un affetto reticente, in una incerta tenerezza piena di pudori, frenata dalla timidezza, dalla insicurezza, dalla confusione emotiva.
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Hong Kong, 1962.
Un uomo e una donna (il signor Chow e la signora Su Lizhen), vicini di casa, scoprono casualmente che i rispettivi coniugi sono amanti. La voglia di sapere e capire li avvicina: si studiano a vicenda con prudente circospezione, forse per indagare le proprie inadeguatezze, forse per quel senso di solidarietà che unisce gli esclusi, forse per capire i meccanismi della insoddisfazione e della attrazione, del rapporto inappagante e del tradimento. La iniziale reciproca curiosità porta i due cercarsi con assiduità e la vaga simpatia si trasforma in una attrazione indecisa, in un affetto reticente, in una incerta tenerezza piena di pudori, frenata dalla timidezza, dalla insicurezza, dalla confusione emotiva.
La voglia di tenerezza è forte e Chow e Su Lizhen non riescono a lasciarsi; ma nemmeno riescono ad abbandonarsi ad una relazione clandestina (come i rispettivi coniugi insinceri) e non intendono cedere ad un sentimento che potrebbe sembrare attizzato dalla ripicca.
Si sfiorano ma non si toccano, si intrattengono ma si contengono; non riescono a nascondersi il loro insopprimibile desiderio ma lo reprimono; soffocano la loro attrazione e la occultano a tutti; giocano di nascosto a recitare la parte degli amanti ma non sanno portare fino in fondo la loro stentata finzione, troppo sensibili, delicati, emotivi per “consumare” il rapporto e cercare squallide eccitazioni clandestine.
L’idea di tenerezza nasce da una sensazione di insoddisfazione. Il desiderio inappagato è più intenso di quello esaudito e placato. La sublimazione ha, appunto, tratti di sublimità. Il rimpianto è, fra i sentimenti, quello più struggente ed assoluto. La storia d’amore più appassionata è quella che sarebbe potuta accadere. Il tempo perduto occupa l’anima più di quello vissuto. Un non-amore può cambiare la vita.
Il sogno, per definizione, deve rimanere irrealizzato; e per non infrangersi deve restare segreto per tutti e per sempre: può essere bisbigliato alla fessura di un albero nascosto nella foresta o può essere sussurrato e custodito in una crepa, poi sigillata, di un muro fra le rovine di un tempio abbandonato.
Questo sogno di un amore inconfessato, noi lo abbiamo conosciuto: abbiamo colto l’inespresso, abbiamo sentito quello che il triste e gentile signor Chow e la dolce e malinconica signora Su Lizhen non si sono detti, abbiamo visto i segni invisibili che questo non amore ha lasciato sulle loro invisibili anime.
Splendidi i silenzi, ovviamente. E la musica, dolcissima (Yò te quiero mucho, Qui sas,…). E i movimenti claustrofobici della macchina da presa, la monotonia delle inquadrature, il montaggio spezzato e incoerente (come lo sono i ricordi), gli sguardi mesti e i gesti trattenuti, la recitazione sobria e reticente, l’immagine ricorrente di un orologio che segna il tempo che scivola via.
E la pioggia, insistente ed inutile.
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viola klimt
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sabato 26 febbraio 2011
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花样的年华。。
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“Fu un momento imbarazzante, lei se ne stava timida a testa bassa per dargli l'occasione di avvicinarsi, ma lui non poteva non ne aveva il coraggio, allora lei si voltò e andò via.”
Ci sono pellicole che ti pervadono l’anima sin dalla prima scena e sai che ogni giudizio obiettivo sarebbe comunque sterile. In the mood for love è stata la mia folgorazione.
Il film narra la storia del signor Chow e della signora Chan; vicini di casa i loro sono inizialmente scorci di vita tra carte da parati fiorite ,vapori e parole, in una Hong Kong degli anni Sessanta più visivamente evocata che fisicamente vissuta,misteriosa, quasi rarefatta.
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“Fu un momento imbarazzante, lei se ne stava timida a testa bassa per dargli l'occasione di avvicinarsi, ma lui non poteva non ne aveva il coraggio, allora lei si voltò e andò via.”
Ci sono pellicole che ti pervadono l’anima sin dalla prima scena e sai che ogni giudizio obiettivo sarebbe comunque sterile. In the mood for love è stata la mia folgorazione.
Il film narra la storia del signor Chow e della signora Chan; vicini di casa i loro sono inizialmente scorci di vita tra carte da parati fiorite ,vapori e parole, in una Hong Kong degli anni Sessanta più visivamente evocata che fisicamente vissuta,misteriosa, quasi rarefatta.
La scoperta della relazione segreta tra i rispettivi coniugi segna l’unione del signor Chow e della signora Chan ma è un’unione che si nutre di candidi sguardi, di cortesia, di compassione. L’eros è intensamente sublimato, scandito da movimenti al rallenty e da un’accattivante selezione musicale( che tra l’altro rende evidente come la musica abbia un ruolo di primo piano nel cinema di Wong Kar Wai).
Wong Kar Wai si spinge dove molti cineasti falliscono: da luce e vita al particolare, al celato dietro la scena, a ciò che potrebbe essere ,che sta per essere ma che non necessariamente sarà. L’amore è il motore inconsapevole di due corpi che si muovono sinuosi sulla scena.
Grazie ad una sorprendente fotografia, i corpi frammentati,espressionistici,scarni,”fermati” in gesti solo apparentemente ruvidi e freddi portano alla memoria quadri di Egon Schiele o Andrè Derain.
Gli attori, Tony Leung e Maggie Cheung, danno (con rara grazia) volto corpo e anima a personaggi inizialmente vuoti,destrutturati, incompleti.
Il finale è meraviglioso e suggella il passaggio da un spazio angusto ed oscuro ad una dimensione naturale,sacra. Il segreto racchiuso nel tronco di un albero come chiave di lettura dell'opera e metafora dell’esistenza, l’essenza di noi stessi nascosta per disprezzo o conservata per dedizione. Il film è perfetto.
Da amare..
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framenne
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lunedì 18 ottobre 2010
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la musica che funge da macchina da presa
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La musica e' il filo conduttore di tutto il film,che si muove tra due persone che vivono una passione platonica nata in modo sottile. Forse non si puo' nemmeno parlare di passione vera, in quanto i due protagonisti sono legati dalla consapevolezza di essere le persone tradite da entrambi i loro coniugi. Gli elementi eslilaranti sono la musica e gli spazi chiusi,claustrofobici, che rappresentano l'anima dei due protagonisti.
Peccato per il doppiaggio italiano, il film in versione originale rende davvero molto di piu'.
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luca scialò
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martedì 9 novembre 2010
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romanticismo come risposta al tradimento
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In un palazzo popolare di una Hong Kong d'inizio anni '60, i coniugi Chow e i coniugi Chan prendono casa in due appartamenti contigui. Trovandosi sempre soli in casa e per lo spazio limitato in cui vivono, il signor Chow e la signora Chan finiscono inevitabilmente per incrociarsi e conoscersi. Chiacchierando si accorgono di alcune coincidenze che riguardano i loro rispettivi coniugi, scoprendo che sono amanti. Ma loro non reagiranno a questa spiacevole scoperta con la stessa moneta, bensì con una delicata frequentazione basata sul rispetto reciproco e su un senso di colpa che in fondo non meritano, ma che incombe comunque sulle loro coscienze.
Commedia delicata, essenziale, con pochi dialoghi, basata principalmente su tempi lunghi fatti di silenziosi "non detto".
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In un palazzo popolare di una Hong Kong d'inizio anni '60, i coniugi Chow e i coniugi Chan prendono casa in due appartamenti contigui. Trovandosi sempre soli in casa e per lo spazio limitato in cui vivono, il signor Chow e la signora Chan finiscono inevitabilmente per incrociarsi e conoscersi. Chiacchierando si accorgono di alcune coincidenze che riguardano i loro rispettivi coniugi, scoprendo che sono amanti. Ma loro non reagiranno a questa spiacevole scoperta con la stessa moneta, bensì con una delicata frequentazione basata sul rispetto reciproco e su un senso di colpa che in fondo non meritano, ma che incombe comunque sulle loro coscienze.
Commedia delicata, essenziale, con pochi dialoghi, basata principalmente su tempi lunghi fatti di silenziosi "non detto". La storia è geniale, intrigante, ma forse non adeguatamente raccontata. II film racconta tutto nella prima mezz'ora, arrivando subito al punto più interessante: ovvero che i loro coniugi si frequentano. Poi si trascina lentamente per un'ora fino al finale. Forse un capolavoro mancato.
L'aspetto più interessante è forse la colonna sonora.
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tomdoniphon
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domenica 3 maggio 2015
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uno dei rari eventi del cinema anni '90
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In un piccolo e affollato palazzo popolare di Hong Kong degli anni ’60, due vicini di casa scoprono che i loro coniugi sono amanti. Pur sapendo di essere fatti l’uno per l’altra, decidono di non iniziare a loro volta una relazione.
La trama è quella di un classico melodramma. Ma il film risulta unico, ineguagliabile: il regista Wong Kar-wai limita al massimo i dialoghi e si affida alla sua insuperabile bravura nell’utilizzo della macchina da presa, per raccontare la solitudine e la precarietà dei sentimenti, come forse mai nessuno prima di lui era riuscito a fare con tanta grazia ed originalità.
Solo come i grandi artisti sanno fare (Hitchcock, Kubrick, Leone etc.
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In un piccolo e affollato palazzo popolare di Hong Kong degli anni ’60, due vicini di casa scoprono che i loro coniugi sono amanti. Pur sapendo di essere fatti l’uno per l’altra, decidono di non iniziare a loro volta una relazione.
La trama è quella di un classico melodramma. Ma il film risulta unico, ineguagliabile: il regista Wong Kar-wai limita al massimo i dialoghi e si affida alla sua insuperabile bravura nell’utilizzo della macchina da presa, per raccontare la solitudine e la precarietà dei sentimenti, come forse mai nessuno prima di lui era riuscito a fare con tanta grazia ed originalità.
Solo come i grandi artisti sanno fare (Hitchcock, Kubrick, Leone etc..) Kar-wai si serve della musica in modo funzionale alle singole sequenze, con un brano di Nat King Cole che aumenta di intensità man mano che viene riproposto.
Fondamentale, per la perfetta riuscita del film, la presenza scenica di Tony Leung (in passato grande interprete, oltre che di altri film di Kaw-wai, di John Woo e di Hou Hsiao-hsien).
Non sono molti gli eventi cinematografici degli anni ’90: “In the mood for love” è uno di questi.
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