Il dottor T e le donne

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Un film di Robert Altman. Con Richard Gere, Liv Tyler, Farrah Fawcett, Helen Hunt, Laura Dern.
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Titolo originale Dr. T & the Women. Commedia, durata 118 min. - USA 2000.
   
   
   

Fa ridere ma pone anche riflessioni sui due sessi. Valutazione 3 stelle su cinque

di GreatSteven


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domenica 18 marzo 2018

IL DOTTOR T & LE DONNE (USA, 2000) diretto da ROBERT ALTMAN. Interpretato da RICHARD GERE, HELEN HUNT, FARAH FAWCETT, SHELLEY LONG, KATE HUDSON, LAURA DERN, TARA REID, LIV TYLER, ROBERT HAYS, MATT MALLOY, ANDY RITCHER, LEE GRANT, JANINE TURNER
Il dottor Sullivan Travis è il più stimato ginecologo di Dallas, adorato da tutte le numerosissime pazienti che ogni giorno affollano il suo studio. Anche la sua vita privata sembra impeccabile: sposato con Kate, due figlie giovani e un lavoro che gli regala soddisfazioni. Ma questo fragile castello di carte è presto destinato a crollare: dapprima Kate accusa segni di infermità mentale, dopodiché viene ricoverata in una clinica psichiatrica e infine, persa definitivamente la ragione, chiede il divorzio; poi si aggiunge la cognata Peggy, donna infantile, combina-guai e rompiscatole, anch’ella intenzionata a divorziare dal marito e ad alloggiare in casa di Sully con le tre figlie piccole; ma anche la prole di Sully non è da meno, in quanto Connie, la primogenita, guida turistica presso un museo storico, annuncia al padre che la sorella Diddy, ragazza pompon non proprio dotatissima per il ruolo e prossima al matrimonio, è lesbica ed ha intessuto una relazione con la coetanea Marilyn. Come se non bastasse, a complicare la vita del povero e paziente ginecologo ci si mettono le pazienti sempre più nevrotiche e insistenti e la sua stessa assistente Caroline, innamorata di lui, che una sera tardi tenta di corteggiarlo, ma non riuscendo nel suo intento. Le attenzioni di Sully, ormai privato o quasi degli affetti famigliari sui quali contava e sui quali aveva concentrato tutta la sua sicurezza personale da tempo, finiscono per rivolgersi gli amici uomini con cui va a caccia di anatre nei boschi, ma soprattutto a Bree, istruttrice di golf, sport di cui il medico è appassionato, che gli impartisce lezioni sui campi verdi e che lui invita più volte a cena, facendo scoccare una certa scintilla passionale fra i due. Tutto si decide il giorno delle nozze di Diddy: nonostante le cose sembrino procedere nel modo preordinato, e poco prima che si scateni un temporale furibondo, Diddy scappa fra le braccia di Marilyn e rivolge, come tutte le altre donne presenti alla cerimonia, un saluto frettoloso al medico per poi scomparire senza altre spiegazioni, imitata dalle altre. Inzuppato di pioggia, Sully guida fino a casa di Bree e le dichiara il suo amore, proponendole di fuggire via lontano e ricominciare altrove un’altra vita, migliore della precedente, ma ottiene un gentile e perentorio rifiuto. Deluso e amareggiato, il ginecologo riprende a guidare nella grandine, ma viene investito da un ciclone. Si risveglia la mattina dopo lungo la frontiera messicana e si ritrova a dover assistere una puerpera nel momento del parto: nasce un maschietto e per Sully è una gioia immensa! Commedia corale con un cast al 98% al femminile, che evita con abilità non certo comune il rischio di scadere nella misoginia e di trasformarla in un coacervo/panegirico del maschio oppresso da donne civettuole e petulanti che finiscono per sfiancarlo e convincerlo a cambiare aria: tale rischio viene eluso grazie ad una sceneggiatura che privilegia un linguaggio semplice e diretto e mira non soltanto ad incatenare una serie di gag perfettamente azzeccate che non perdono un colpo, ma va oltre costruendo addosso a Gere – o meglio, è l’attore che, per merito della sua abituale recitazione signorile, che si costruisce addosso il personaggio – un individuo impeccabile nel lavoro che è anche una brava persona nel privato: comprensivo, altruista, disposto a sacrificarsi per il prossimo/a, dedito al senso del dovere, affettuoso, ma anche caparbio nel portare avanti le proprie decisioni fino in fondo e risoluto a non accettare i compromessi che le appartenenti al sesso opposto vorrebbero imporgli per sfruttarne le qualità lavorative, la deontologia professionale e i pregi caratteriali inconfutabili. Il film appartiene tanto ad Altman, capace di dirigere il cast controllando la materia narrativa come farebbe il più esperto dei romanzieri e con la lucidità di sguardo aperta sulle storture della modernità made in USA, e a Gere per l’altra metà, la cui interpretazione, ben lungi dal limitarsi alla sola avvenenza fisica, si fregia di un coinvolgimento aperto tanto alla pacatezza quanto alle decisioni giuste da assumere e alla necessità di pace impellente dopo un periodo troppo denso di impegni estremamente stancanti. Ma altrettanto simpatici sono anche i personaggi del reparto femminile, a partire dalla Bree di H. Hunt, tenace e tranquilla, alla Kate di F. Fawcett, donna psicolabile che si spoglia nuda nella fontana di un centro commerciale e che nella residenza per disturbi psichici scambia il marito per il fratello, alla Peggy di L. Dern, irresistibile nella sua inclinazione incurabile a cacciarsi nei pasticci perché incapace di gestire la propria vita, per finire con la Marilyn di una giovanissima L. Tyler, compagna lesbica della figlia minore di Sullivan Travis (soprannominato "il dottor T" da tutte le pazienti che gli sbavano dietro) che non s’arrende davanti agli stereotipi benché preoccupata delle reazioni che potrebbero derivare dal suo rapporto omosessuale. Una gradevole colonna sonora a base di brani country e folk accompagna le scenografie aggraziate che si muovono, per la stragrande maggioranza della durata, nelle zone moderne ed edificate del Texas per poi concludersi nel finale nel deserto di frontiera, dove Sully riesce a cambiare la propria vita liberandosi dei pensieri che lo tormentano da un determinato punto della sua carriera e della sua esistenza affettiva in avanti. Altman riesce a non schierarsi, come regista, né dalla parte maschile né da quella femminile dando la priorità al protagonista, effettivo esecutore del proprio destino dal principio al termine, il che gli permette, come già ribadito, di non esplicitare i difetti di un sesso piuttosto che quelli dell’altro, e in ciò Altman ce la fa benissimo a non ricorrere a facili, cementati e secolari stereotipi che meriterebbero soltanto di cadere alla velocità della luce. In tal senso, Dr. T & The Women è un’opera moderna, aggiornata ai tempi che corrono, in ogni senso. Mostra le sue uniche pecche negli indugi sulla vita sentimentale delle figure femminili di età meno avanzata, scadendo saltuariamente nella sdolcinatezza, e nel descrivere il tragitto della crescente love story fra Gere e Hunt, non analizzata nel modo più appropriato che si potesse adottare. Ma l’importante è che ci si diverta senza ridere sulle disgrazie altrui (come spesso capita in molte commedie fatte assai peggio di questa, anche americane) e che si rifletta su temi significativi.

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