Durante una conversazione a tavola la giovane aspirante pianista Jeanne viene a conoscenza di uno strano fatto avvenuto alla sua nascita: il celebre maestro di pianoforte André Polonski, che abita nella stessa città e s'è recentemente risposato, per una distrazione dell'infermiera tenne in braccio la neonata Jeanne credendola suo figlio ma presto s'accorse dell'errore di sesso. Diversamente da quanto affermano alcuni a me è sembrato che Jeanne non abbia mai creduto all'evenienza dello scambio in culla, sfrutta invece l'occasione per presentarsi al maestro, come un qualsiasi "ci conosciamo forse?". Il pretesto funziona, come avrebbe funzionato qualsiasi altra occasione, perché i due hanno il particolare trasporto per la musica che li li accomuna, ed è così che Jeanne inizia a frequentare il maestro, prendendo lezioni da lui senza l'approvazione della madre che ne è intensamente gelosa.
Come succede spesso nei migliori film, la trama non è altro che la cornice entro la quale muovere dei personaggi, ciascuno con la propria storia; si scoprirà poco a poco che ciascuno ha una qualche angoscia familiare, superata meglio o peggio secondo i casi e per uno di loro fonte di una tensione pericolosa. Sotto l'aspetto psicologico sembra un piccolo trattato sui meccanismi di difesa: ogni personaggio ne adotta uno differente e, come è logico, i due che sublimano sono coloro che stanno comprendendo cosa succede.
La storia scorre senza intoppi costruendo un'atmosfera serena con una nube di mistero che sempre aleggia e nel finale s'infittisce. La prestazione della Huppert mi sembra adeguata ma ordinaria, invece Anna Mouglalis e Jacques Dutronc sono eccezionali.
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