mario
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mercoledì 16 agosto 2006
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affascinante...
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Se chi si pone alla visione di questo film si aspetta un sorta di nuovo "Rosemary's Baby" (film culto di Polansky del 1967)rimarrà deluso.
Questo film va preso per quello che è: un thriller che ha per protagonista un bibliofilo che rimane affascinato dal Maligno.
E personalmente non nego che affascinante è l'aggettivo che mi sembra meglio descriva la pellicola.
Da subito Polansky, con grande maestria, ci catapulta in un'atmosfera oscura alla quale abbina una costruzione narrativa molto efficace per quanto lineare.
Il film procede mosso dal solo motore del mistero, che piano piano ci si aspetta venga svelato.
E, a ben vedere, sarà così. C'è chi ha parlato di finale baracconesco (e sì, nella scena in cui Balkan si dà alle fiamme un po' di ridicolo c'è), che rovina l'intera pellicola.
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Se chi si pone alla visione di questo film si aspetta un sorta di nuovo "Rosemary's Baby" (film culto di Polansky del 1967)rimarrà deluso.
Questo film va preso per quello che è: un thriller che ha per protagonista un bibliofilo che rimane affascinato dal Maligno.
E personalmente non nego che affascinante è l'aggettivo che mi sembra meglio descriva la pellicola.
Da subito Polansky, con grande maestria, ci catapulta in un'atmosfera oscura alla quale abbina una costruzione narrativa molto efficace per quanto lineare.
Il film procede mosso dal solo motore del mistero, che piano piano ci si aspetta venga svelato.
E, a ben vedere, sarà così. C'è chi ha parlato di finale baracconesco (e sì, nella scena in cui Balkan si dà alle fiamme un po' di ridicolo c'è), che rovina l'intera pellicola. Per quanto si possa comprendere che a qualcuno il film possa apparire irrisolto ciò non è.
Corso (Johnny Depp) arriverà alla conoscenza attraverso il "diavolo custode" che lo segue per tutto il film (sempre splendida Emmanuelle) Seigner).
In definitiva un thriller girato benissimo, con una notevole fotografia ed un'ambientazione degna di nota, che, forse unico caso nel cinema, pone al centro del mistero un'investigazione su un libro. E che a ben vedere ci lascia con una domanda: ciò che vediamo è veramente ciò che appare?
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(di ba)
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alessandro catalano
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giovedì 24 gennaio 2002
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da polanski ci si poteva aspettare di più
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Roman Polanski é un maestro indiscusso del genere horror-fantastico, ma "La nona porta" è di sicuro un passo falso da parte sua.
Tutto è inverosimile e noioso, non tutto quello che succede nel corso della storia viene spiegato e il finale è affrettato e senza senso. L'unico pregio del film è una discreta atmosfera.
Anche J. Depp, attore di grande talento, qui è incredibilmente inespressivo.
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luca scialò
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mercoledì 17 febbraio 2010
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un thriller-horror dalla trama troppo lineare
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Tratto dal romanzo "El Club Dumas" (1993) di Arturo Pérez-Reverte, adattato con Enrique Urbizu e John Brownjohn, presenta la storia di Dean Corso, esperto di libri antichi che spesso tratta per commercializzare a suon di dollari, è assunto dal collezionista Boris Balkan studioso di occultismo, per indagare se le altre due copie di un suo volume, "Le nove porte del regno delle tenebre (1666)", siano originali o semplici copie campione; o sia la sua stessa copia un falso. Corso così parte per l'Europa, destinazione Lisbona e Parigi dove esse si trovano e durante il viaggio assisterà a morti sospette, strani inseguimenti, rischi per la sua stessa incolumità. In realtà tutti gli eventi sembrano seguire il racconto del libro.
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Tratto dal romanzo "El Club Dumas" (1993) di Arturo Pérez-Reverte, adattato con Enrique Urbizu e John Brownjohn, presenta la storia di Dean Corso, esperto di libri antichi che spesso tratta per commercializzare a suon di dollari, è assunto dal collezionista Boris Balkan studioso di occultismo, per indagare se le altre due copie di un suo volume, "Le nove porte del regno delle tenebre (1666)", siano originali o semplici copie campione; o sia la sua stessa copia un falso. Corso così parte per l'Europa, destinazione Lisbona e Parigi dove esse si trovano e durante il viaggio assisterà a morti sospette, strani inseguimenti, rischi per la sua stessa incolumità. In realtà tutti gli eventi sembrano seguire il racconto del libro.
Questo thriller-horror diretto da Polanski non riesce mai davvero a provocare ansia e suspance nello spettatore (a parte qualche scena legata a qualche omicidio), e la trama è forse eccessivamente lineare ed elementare per il genere nel quale si configura.
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davide777
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venerdì 2 ottobre 2015
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tutto bene, se non fosse polanski
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Se qualcuno, cambiando canale, si imbattesse nella visione de “La nona porta” direbbe, e non a torto, che non si tratta di un brutto film: si lascia seguire, ha un buon ritmo, riesce a intrigare e nello stesso tempo propone qualcosa di più raffinato rispetto alla media ( molto bassa) a cui siamo abituati: alla fine, anche passando sopra a qualche stonatura, potrebbe ritenersi soddisfatto e dire di aver passato, se è un appassionato del genere, una piacevole serata. Questo qualcuno però dovrebbe essere anche ignaro del fatto che il film in questione è un’opera di Polanski. Roman Polanski, per chi non lo conoscesse, è l’autore di capolavori del cinema come “Repulsion”, “L’inquilino del terzo piano”, “Chinatown”, “Carnage”, solo per citarne alcuni, ma soprattutto ha girato quello che è probabilmente il film più famoso sulle sette sataniche, ovvero “Rosemary’s baby”.
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Se qualcuno, cambiando canale, si imbattesse nella visione de “La nona porta” direbbe, e non a torto, che non si tratta di un brutto film: si lascia seguire, ha un buon ritmo, riesce a intrigare e nello stesso tempo propone qualcosa di più raffinato rispetto alla media ( molto bassa) a cui siamo abituati: alla fine, anche passando sopra a qualche stonatura, potrebbe ritenersi soddisfatto e dire di aver passato, se è un appassionato del genere, una piacevole serata. Questo qualcuno però dovrebbe essere anche ignaro del fatto che il film in questione è un’opera di Polanski. Roman Polanski, per chi non lo conoscesse, è l’autore di capolavori del cinema come “Repulsion”, “L’inquilino del terzo piano”, “Chinatown”, “Carnage”, solo per citarne alcuni, ma soprattutto ha girato quello che è probabilmente il film più famoso sulle sette sataniche, ovvero “Rosemary’s baby”. Partendo da questi presupposti, le aspettative e i metri di giudizio si fanno per forza più elevati e non si può fare a meno di essere esigenti. Detto questo bisogna dire che ci sono molte cose nella “Nona porta” che non convincono: quella più evidente è la figura di Emmanuelle Seigner, che ha qui il ruolo di una sorta di «deus ex machina» ( e si noti infatti come venga fatta calare a volte proprio con una fune ), ed è quantomeno una presenza anomala, quasi che il regista abbia voluto trovare per forza una parte per la sua compagna di vita: aiuta il protagonista in diverse occasioni, ma le sue reali finalità ( sebbene si possano fare delle supposizioni, facendola coincidere con un messagero del diavolo o con il diavolo stesso ), sono molto confuse. L’altra pecca è nientemeno che Johnny Depp, che per quanto risulti come sempre accattivante, non è credibile come esperto di libri, un ruolo che sarebbe stato più adatto ad un Micheal Caine, ad esempio, per non parlare del fatto che su un volume quotato un milione di dollari beva vino e fumi sigarette ( cosa che fa, tra parentesi, in maniera ossessiva e quasi grottesca per tutto il film ). La terza nota stonata è la trama stessa, che non ha mai momenti veramente memorabili e che a tratti sembra anche un pò ripetitiva, oltre a presentare parecchie forzature; aggiungerei anche che di paura il film ne fa francamente poca, e raramente si avverte la tensione. Infine Frank Langella, nel ruolo di Boris Balkan, può essere credibile come ricco collezionista di libri ma non molto come adoratore di Satana e Lena Olin non recita al meglio delle sue possibilità. Nello scontato confronto con “Rosemary’s baby”, tralasciando tutto ciò che fa di quel film un capolavoro, appare evidente che mentre ne “La nona porta” tutto vuole apparire satanico senza riuscirci, nell’altro il satanismo sembrava filtrare da dove mai potevamo aspettarcelo . Una mia impressione personale è che alcuni spunti siano tratti un po’ dal “Nome della rosa”, un po’ da Dario Argento. Salverei le scenografie di Dean Tavoularis ( premio Oscar nel 1975 per “Il padrino - Parte seconda” ), abbastastanza evocative e che danno quel fascino di cui la pellicola è comunque intrisa, e il buon ritmo delle vicende narrate. In sostanza, se questo film fosse stato girato da un esordiente e non vantasse nomi così illustri, sarebbe potuto considerarsi riuscito, ma chi, come me, stima Polanski ed ha un’autentica venerazione per i suoi film, fa veramente fatica a difendere questo lavoro .
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fabal
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domenica 5 gennaio 2014
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di dumas non c'è traccia
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Dean Corso è un "detective di libri" rari: con la collaborazione di un antiquario rintraccia volumi antichi nelle collezioni private e li rivende ai suoi clienti. Un giorno viene contattato da Boris Balkan che ha per lui un incarico delicatissimo: appurare l'originalità del suo esemplare del libro De novem portis, un trattato di demonologia scritto, a quanto si narra, in collaborazione con lo stesso Lucifero. Corso deve recarsi in Europa per confrontare il tomo con le altre due copie esistenti. Farà delle scoperte molto affascinanti e rischiose.
Pur partendo da un soggetto letterario ben definito, (da Rosemary's Baby a Il pianista, passando per il kafkiano L'inquilino del terzo piano), i migliori lavori di Polanski hanno sempre esaltato la creatività del regista, fatta di tematiche nere affrontate con il gusto di chi sa moderare l'esplicito.
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Dean Corso è un "detective di libri" rari: con la collaborazione di un antiquario rintraccia volumi antichi nelle collezioni private e li rivende ai suoi clienti. Un giorno viene contattato da Boris Balkan che ha per lui un incarico delicatissimo: appurare l'originalità del suo esemplare del libro De novem portis, un trattato di demonologia scritto, a quanto si narra, in collaborazione con lo stesso Lucifero. Corso deve recarsi in Europa per confrontare il tomo con le altre due copie esistenti. Farà delle scoperte molto affascinanti e rischiose.
Pur partendo da un soggetto letterario ben definito, (da Rosemary's Baby a Il pianista, passando per il kafkiano L'inquilino del terzo piano), i migliori lavori di Polanski hanno sempre esaltato la creatività del regista, fatta di tematiche nere affrontate con il gusto di chi sa moderare l'esplicito. La tensione polanskiana, sublimata nella cosiddetta "trilogia dell'appartamento", è sempre elegante e cerebrale, accompagnata da uno svolgimento lento. Con La nona porta, il regista risente dell'intrigo troppo marcato: l'enigma illustrato attorno a cui ruota il film è visivamente vincolante, e cattura nella sola trama tutto l'interesse. Non vi sono grandi concessioni alla psiche dei personaggi o allo sfondo esoterico, che resta al livello di occultismo elementare. Ne risulta una pellicola piacevole e avvincente, di buon impatto fotografico, impacciata in un difficile adattamento che solo in parte rispecchia il complesso romanzo di Pérez-Reverte (Il club Dumas). Di Dumas qui non v'è traccia perché le due ore non sono sufficienti nemmeno per completare questo snellimento narrativo, che partorisce un finale inevitabilmente deludente.
Pregevole, comunque, la moderazione con cui Polanski tratta il sovrannaturale, preferendo il silenzio visivo alle ingenuità stilistiche. Nessuno si sogni di vedere Lucifero o chi per lui.
Johnny Depp è sempre bravino, bello e scaltro. Efficace colonna sonora del polacco Wojciech Kilar.
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parsifal
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giovedì 9 novembre 2017
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nelle tenebre del principe
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Polansky, nel 1999, torna ad affrontare , anni dopo Rosemary Baby's, un tema a lui caro; il mondo del Principe delle Tenebre. La sceneggiatura è ispirata al romanzo Club Dumas di A.Perez-Revert. Il protagonista è Dean Corso ( J.Deep) un esperto di libri antichi e consulente di insigni bibliofili, un vera autorità nel proprio campo. Non possiede scrupoli e non ha amici, l' unica cosa che lo interessa è la sua percentuale, come lui lui stesso dice a Boris Balkan ( Frank Langella) professore universitario e bibliofilo di alto rango , che lo assolda per trovare le copie esistenti di un libro magico Le nove porte del Regno delle Ombre, scritto da Aristide Torchia, processato ed ucciso dalla Santa Inquisizione.
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Polansky, nel 1999, torna ad affrontare , anni dopo Rosemary Baby's, un tema a lui caro; il mondo del Principe delle Tenebre. La sceneggiatura è ispirata al romanzo Club Dumas di A.Perez-Revert. Il protagonista è Dean Corso ( J.Deep) un esperto di libri antichi e consulente di insigni bibliofili, un vera autorità nel proprio campo. Non possiede scrupoli e non ha amici, l' unica cosa che lo interessa è la sua percentuale, come lui lui stesso dice a Boris Balkan ( Frank Langella) professore universitario e bibliofilo di alto rango , che lo assolda per trovare le copie esistenti di un libro magico Le nove porte del Regno delle Ombre, scritto da Aristide Torchia, processato ed ucciso dalla Santa Inquisizione. L'azione si sposta da New YOrk all' Europa , prima in Spagna E poi in Francia. LA ricerca delle copie esistenti si fa sempre più affannosa e molto pericolosa, nel mondo degli adoratori del Principe vi sono inimicizie e rivalità che vedranno Corso costretto più volte a subire trattamenti che non avrebbe mai immaginato. Si avvicina a lui una ragazza misteriosa e molto affascinante ( E.Seigner) che non lo perde mai di vista. La sua presenza si rivelerà estremamente preziosa. Rinvenute, in maniera degna del Grand Guignol, dopo rocambolesche peripezie, le copie in questione, ed in modo non certo indolore, Balkan tenta l'esperimento di passare per la Nona Porta. Ma l'ironia della Sorte ( o del Maligno?) è in agguato e costui farà una fine miserevole.Per lui , il gioco è terminato , non per Dean Corso , che attraverserà il fuoco senza scottarsi. MOlto avvicente, la suspence cresce gradualmente insieme alla curiosità di conoscere tutti i risvolti dell' intricata vicenda. Ottima interpretazione di Depp e della Seigner , molto efficace la direzione della fotografia e ottima colonna sonora.
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serpina
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martedì 21 maggio 2024
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bellissimo ma irrisolto. peccato.
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Come molti hanno notato, questo film è come diviso in due metà e la cesura è molto brusca e molto (troppo...) deludente per chi guarda. La prima metà è strepitosa in tutti i dettagli "polanskiani" più caratteristici: piani sequenza e inquadrature geniali, pensate e realizzate per suggestionare e guidare i pensieri del pubblico tramite lo sguardo, come sempre in Polanski, sebbene in misura diversa nelle diverse opere. Il resto degli ingredienti segue ed integra il corpus della narrazione visiva: luci, ombre, suoni, scenografie, arredi, talento degli attori, originalità del soggetto, sapienza della sceneggiatura e intelligenza dei dialoghi. Polanski non è "solo" il grande narratore classico (ma-anche-no.
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Come molti hanno notato, questo film è come diviso in due metà e la cesura è molto brusca e molto (troppo...) deludente per chi guarda. La prima metà è strepitosa in tutti i dettagli "polanskiani" più caratteristici: piani sequenza e inquadrature geniali, pensate e realizzate per suggestionare e guidare i pensieri del pubblico tramite lo sguardo, come sempre in Polanski, sebbene in misura diversa nelle diverse opere. Il resto degli ingredienti segue ed integra il corpus della narrazione visiva: luci, ombre, suoni, scenografie, arredi, talento degli attori, originalità del soggetto, sapienza della sceneggiatura e intelligenza dei dialoghi. Polanski non è "solo" il grande narratore classico (ma-anche-no...) che sappiamo essere, oltre ogni ragionevole dubbio...È ormai stabilmente LETTERATURA: una ridotta artistica da frequentare spesso per puro piacere spirituale e sollievo esistenziale, come accade per i giganti della storia dell'Arte, in senso lato ovviamente. Dopo questo mio appassionato preambolo, e tornando a questo film, dirò che mi ha incantato già dai titoli di testa, con i misteriosi portali fiammeggianti che si spalancano uno dopo l'altro su uno sfondo nero, in piano sequenza, predisponendo il pubblico alle scene successive, tutte straordinarie per eleganza, geniali impliciti narrativi ( non serve dire troppo...) e dettagli ironici adeguati, tipici del regista. Anche il racconto è in crescendo: si pongono tutte le premesse inquietanti per un esito all'altezza delle aspettative. Che purtroppo, in questo particolare caso, non potrebbe essere che metafisico, imprecisato, ma abbastanza misterioso da appagare lo spettatore. Ed è a questo punto, dopo 2/3 dall'inizio del film, che subentrano soluzioni troppo sbrigative, grossolanamente "concrete", quasi ridicole a volte. Ed è come se l'autore si fosse stufato del film e l'avesse affidato ad un mestierante dell'horror perché lo terminasse in fretta, senza ulteriore impegno. Un vero peccato: stavolta il grandissimo narratore per immagini DICE TROPPO e non abbastanza bene. Sarebbe stato facile evitarlo, come fece in Rosemary's baby. Perché non l'ha fatto? Un'opera irrisolta.
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ennio
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martedì 15 gennaio 2019
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kubrick è lontano anni luce
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Il film si lascia guardare nella prima parte, grazie al mistero del "libro maledetto". Poi la trama si perde nell'assolutamente prevedibile, con un rassemblement di situazioni prese dal "nome della rosa" (le biblioteche e l'enigma da risolvere) , da "Rosemary's baby" (dello stesso Polanski) e soprattutto dall'appena uscito "eyes wide shut", di cui emula i riti satanisti affogati nel sesso e nella follia megalomane. A differenza del film di Kubrick, "la nona porta" non emoziona e non stupisce, la scena al castello sembra una fotocopia pallida di quella, immortale, di Tom Cruise e Nicole Kidman incappucciati per i rituali misterici con la splendida ed inquietante musica di Jocelyn Pook in sottofondo.
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Il film si lascia guardare nella prima parte, grazie al mistero del "libro maledetto". Poi la trama si perde nell'assolutamente prevedibile, con un rassemblement di situazioni prese dal "nome della rosa" (le biblioteche e l'enigma da risolvere) , da "Rosemary's baby" (dello stesso Polanski) e soprattutto dall'appena uscito "eyes wide shut", di cui emula i riti satanisti affogati nel sesso e nella follia megalomane. A differenza del film di Kubrick, "la nona porta" non emoziona e non stupisce, la scena al castello sembra una fotocopia pallida di quella, immortale, di Tom Cruise e Nicole Kidman incappucciati per i rituali misterici con la splendida ed inquietante musica di Jocelyn Pook in sottofondo.
Il finale è alquanto privo di senso, e anche il cast era decisamente perfettibile, sul serio serviva uno come James Russo nella parte di un polveroso antiquario?
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andyflash77
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mercoledì 25 luglio 2012
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attraversare le "nove porte del regno delle ombre"
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Arturo Perez-Reverte è uno scrittore colombiano che ha iniziato la sua carriera come giornalista. Tra le sue opere da tenere in considerazione un grande capolavoro intitolato "Il Club Dumas" . È proprio da questo romanzo che il regista Roman Polnski ha tratto la sua ultima pellicola intitolata "La Nona Porta". Nel libro si intrecciano due storie, delle quali una riguarda un capitolo inedito della nota opera di Dumas, "I Tre Moschettieri". L'altra storia è quella che più è analizzata e rappresentata nel film, e riguarda un manuale satanico stampato nel XVII° secolo, da un veneziano, Aristide Torchia, morto sul rogo come eretico.
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Arturo Perez-Reverte è uno scrittore colombiano che ha iniziato la sua carriera come giornalista. Tra le sue opere da tenere in considerazione un grande capolavoro intitolato "Il Club Dumas" . È proprio da questo romanzo che il regista Roman Polnski ha tratto la sua ultima pellicola intitolata "La Nona Porta". Nel libro si intrecciano due storie, delle quali una riguarda un capitolo inedito della nota opera di Dumas, "I Tre Moschettieri". L'altra storia è quella che più è analizzata e rappresentata nel film, e riguarda un manuale satanico stampato nel XVII° secolo, da un veneziano, Aristide Torchia, morto sul rogo come eretico.
L'eroe dell'opera è Corso (Johnny Depp "Edward Mani di Forbice", "Donnie Brasco"), un mercenario al soldo di clienti danarosi, che gli commissionano ricerche di libri rari e preziosi. Il suo lavoro lo svolge con tremenda precisione e dedizione, e non sempre utilizza dei metodi leciti nelle sue ricerche. Non è comunque un grande appassionato di libri, non gli interessano se non per il beneficio economico che possono dargli, ma ora, per la prima volta, un libro lo affascinerà a tal punto da coinvolgerlo, trascinato in un vero e proprio gioco di indizi, incontrerà tutti i modelli di personalità che emergono dalla memoria letteraria, tutti personaggi stravaganti che sono ossessionati dalle loro passioni e che fanno una fine cruenta e orribile. Tra questi personaggi, due figure opposte per caratteristiche sono Liana (Lena Olin "L'Insostenibile Leggerezza Dell'Essere", "MysterY Man") e la Ragazza (Emanuelle Seigner "Frantic", "Luna di Fiele") spiccano per la loro intensità, la prima è leader di una setta satanica, è l'incarnazione della cattiveria, e della sensualità, la seconda invece non riconosce che l'influenza del Bene, ed è l'immagine della purezza.
Il vero protagonista di tutta la pellicola è, comunque, il libro, ben definito nel suo aspetto esteriore quanto nel suo interagire con i personaggi. È un manuale satanico, e guida chi lo legge ad invocare il Diavolo per porsi al suo servizio.
La pellicola è un'inquietante opera che parla di esoterismo e stregoneria, narrato quasi tutto in prima persona da Corso, che ci farà da tramite tra il mistero di cui è spettatore e le nostre emozioni.
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fedeleto
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mercoledì 2 novembre 2011
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il ritorno del diavolo
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Sono passati 30 anni da quando un giovane regista di origine polacca si fece conoscere con una pellicola che sconvolse pubblico e critica.Il giovane si chiama Roman Polanski e il suo film era Rosemary's baby.Il film colpi' per la sua tematica satanista,ed ora dopo tutti questi anni Polanski torna a cercare il diavolo.Un esperto conoscitore di libri antichi(johnny deep) deve trovare le altre copie di un libro intitolato la nona porta per evocare il diavolo,ma dopo omicidi,inseguitori,e misteri legate ad antiche credenze,i dubbi continuano e l'esperto conoscitore sara' attratto anche lui da questo mistero ,arrivando a desiderare di evocare il demonio.ma soprattutto chi e' quella donna misteriosa che lo guida e che sembra un essere non umano' e il diavolo si puo' davvero evocare?Troppi misteri irrisolti che polanski lascia all'immaginazione dello spettatore,e questo non tutti lo sopportano.
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Sono passati 30 anni da quando un giovane regista di origine polacca si fece conoscere con una pellicola che sconvolse pubblico e critica.Il giovane si chiama Roman Polanski e il suo film era Rosemary's baby.Il film colpi' per la sua tematica satanista,ed ora dopo tutti questi anni Polanski torna a cercare il diavolo.Un esperto conoscitore di libri antichi(johnny deep) deve trovare le altre copie di un libro intitolato la nona porta per evocare il diavolo,ma dopo omicidi,inseguitori,e misteri legate ad antiche credenze,i dubbi continuano e l'esperto conoscitore sara' attratto anche lui da questo mistero ,arrivando a desiderare di evocare il demonio.ma soprattutto chi e' quella donna misteriosa che lo guida e che sembra un essere non umano' e il diavolo si puo' davvero evocare?Troppi misteri irrisolti che polanski lascia all'immaginazione dello spettatore,e questo non tutti lo sopportano.Ma in conclusione e' un film ben riuscito, con atmosfere sinistre,anche se non all'altezza di Rosemary's baby,dirige un film dove la ricerca e'oggetto di immedesimazione e infine lo stesso esperto diventera' l'oggetto della ricerca.Una cosa e' certa ,polanski e' cambiato.
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