Il miglio verde |
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Un film di Frank Darabont.
Con Tom Hanks, David Morse, Michael Clarke Duncan, Michael Jeter, James Cromwell.
continua»
Titolo originale The Green Mile.
Fantastico,
durata 188 min.
- USA 1999.
MYMONETRO
Il miglio verde
valutazione media:
3,47
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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il bene esiste, in quel sogno, liberodi Rosalinda GaudianoFeedback: 1521 | altri commenti e recensioni di Rosalinda Gaudiano |
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venerdì 5 maggio 2023 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il miglio verde
Possiamo citare “Il miglio verde” come film attualissimo, che media attraverso il racconto valori ,cattiverie, crudeltà, forme di razzismo e violenza gratuita? Credo proprio di si, se analizziamo il film nel suo impatto con la cultura di massa. Il film racconta una storia, pur limitata in uno spazio, una prigione, ma che apre ad un contesto universale, ad un’umanità che si presenta nelle sue diversità più eclatanti. Diretto e sceneggiato da Frank Darabont, che trae l’idea dal romanzo omonimo di Stephen King, “Il miglio verde”, quattro volte candidato all’Oscar, è l’espressione più semplice e nello stesso tempo complessa di Cinema morale, ponendo allo spettatore domande etiche sul bene e sul male, attraverso le vite dei detenuti e delle loro guardie che sono nel braccio della morte della prigione di Cold Mountain in Louisiana. Il braccio, è nominato appunto il miglio verde , per il colore verde del pavimento. La scena iniziale apre con l’anziano Paul Edgecombe, che soggiorna in una casa di riposo, e che scoppia a piangere mentre guarda una scena del film “Cappello a cilindro”. Dopo 60anni la memoria di Paul è vivida nel ricordo di quando lavorava in quel braccio della morte come capo delle guardie. Non ci sono pause e sospensioni in questo film. La Cinepresa segue tutti i personaggi , li guarda, e mostra un’umanità racchiusa tra quelle mura, dietro le sbarre delle celle, un’umanità in attesa della morte per sedia elettrica. Arlen Bitterbuck, un nativo americano che non apre mai bocca ma parla con lo sguardo. Eduard Delacroix, immigrato francese, che riesce a farsi amico un piccolo topolino. Un giorno arriva nel braccio un killer psicopatico, William Wharton, ammiratore di Billy the Kid, condannato per una strage durante una rapina in banca. Ma tra i condannati spicca John Coffey, omone di colore, imponente, accusato dell’omicidio brutale di due bambine. John, pur nella sua mole gigantesca che incute timore è una persona mite e saggia. Paul Edgecombe è il capo di Brutus Howell, del giovane Dean Stanton, di Harry Terwillinger il più anziano delle guardie , e del sadico Percy Wetmore, giovane disturbato raccomandato di ferro. Uno spazio chiuso il braccio della morte il miglio verde, dove l’inesorabile confronto tra le guardie e i detenuti apre ad una inequivocabile riflessione su un’umanità nelle sue più inopinabili differenze. John Coffey, l’uomo moderato, che viaggia nella luce del bene, suscita subito una sorta d’ammirazione da parte di Paul Edgecombe, che ad un certo punto mette in discussione l’affidabilità della giustizia che ha condannato l’uomo, espressa in verdetti, a volte troppo sommari. Il male assoluto assume la maschera William Wharton, un male che si nasconde e inganna, divorando la fiducia, la lealtà che gli viene concessa da persone ignare, inconsapevoli, che lo accolgono persino alla loro tavola. La cattiveria, nelle sue forme più disumane di crudeltà appartiene a Percy Wetmore. Un film che non smette mai di conquistare e affascinare, nella sua semplice allegoria, e nella metafora che il bene esiste , ma bisogna saperlo percepire nella sua grandezza, in quel sogno dove viaggia libero e incontrastato. E Paul è costretto a “uccidere” il bene , per il ruolo che rappresenta come capitano delle guardie, obbedire ad una realtà maligna, per una condanna assurda inflitta dagli uomini di legge. La pena di morte, quella sedia elettrica che uccide l’omone buono, il gigante dal cuore sincero. Ma è l’ultima esecuzione per Paul , che ha ereditato “il bene” dal mite John, e chiederà il trasferimento in un carcere minorile. Un film potente, senza tramonto, nel suo racconto rigorosamente temporale, in cui spicca, l’interpretazione di Michael Clarke Duncan e come sempre un impeccabile Tom Hanks.
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