"Questa è la tua vita e sta finendo un minuto alla volta".
"Combatti per sapere chi sei".
"Quanto sai di te stesso se non ti sei mai battuto?"
"Se si cancella la traccia dei debiti allora torniamo tutti a zero. Si crea il caos totale."
"Prima regola del Fight Club: non parlate mai del Fight Club; seconda regola del Fight Club: non parlate mai del Fight Club."
"La pubblicità ci fa inseguire le macchine e i vestiti, fare lavori che odiamo per comprare cazzate che non ci servono. Siamo i figli di mezzo della storia, non abbiamo né uno scopo né un posto. Non abbiamo la grande guerra né la grande depressione. La nostra grande guerra è quella spirituale, la nostra grande depressione è la nostra vita. Siamo cresciuti con la televisione che ci ha convinto che un giorno saremmo diventati miliardari, miti del cinema, rock stars. Ma non è così. E lentamente lo stiamo imparando. E ne abbiamo veramente le palle piene."
Ecco i versetti di un nuovo Vangelo; ecco gli slogan di una pubblicità mai vista; ecco le basi di una società di un futuro senza civiltà.
David Fincher ha un feeling particolare coi cult movie, e con le narrazioni asimmetriche: la vicenda della sua pellicola si rivela sempre ottimo materiale di ispirazione per i guru new age, esplodendo come nuovo fenomeno mediatico, e le scene dei suoi film non sono mai esposte linearmente, ma sono anzi sempre filtrate da un punto di vista che si pone agli antipodi dei fatti ( in "Fight Club" il protagonista è affetto da un disturbo psichico compulsivo di doppia personalità, dando origine a due differenti, opposti e complementari piani narrativi; "The Social Network" si fonda interamente sulla tecnica del flash-back, e i punti salienti della vicenda vengono recuperati dal protagonista in quanto necessari al perseguimento della verità processuale, mentre ne "Lo strano caso di Benjamin Button" la narrazione cronologica è perfettamente ribaltata).
La trasposizione cinematografica del romanzo di Palahniuk rasenta la perfezione, e gli ingredienti per un mix esplosivo ci sono tutti, un mix esplosivo proprio come la bomba domestica descritta da Tyler Durden in una famosissima scena (" Lo sa che mescolando parti uguali di benzina e succo d'arancia congelato si può fare il Napalm?"), in un'alternanza perfettamente orchestrata di crudi episodi di combattimento, dove gli schizzi di sangue coprono volti e pareti, momenti di eco terrorismo anticapitalistico, rappresentato perfettamente dal "Mayhem Project", e dialoghi pieni di cupo cinismo, capace di dare i brividi anche allo spettatore meno sensibile (" "Fu così che conobbi Marla Singer. La sua filosofia di vita era che poteva morire da un momento all'altro; la tragedia, diceva, era che non succedeva...").
L'origine del culto mediatico che questa pellicola ha scatenato è da ricercare nell'estenuante tentativo, che percorre tutto il film, di creare una "controcultura", un movimento intellettuale nichilista in grado di abbattere l'universo civile precedente, per lasciare spazio a una nuova umanità non corrotta dalla malattia che affligge quella contemporanea, ormai sulla via del tramonto, i cui principali sintomi sono l'ordine, la scarsa attitudine al caos, l'importanza di apparenza e possesso, la morale, la religione, e l'incapacità di affrontare la sofferenza.
Queste tematiche filosofiche sono concentrate in atti simbolici, e in dialoghi fulminei e brucianti: il lavoro di Tyler Durden, un fabbricante di sapone che ruba il grasso proveniente dalle liposuzioni di vecchie signore per produrre "il metro di misura della civiltà", che sarebbe il sapone, e rivenderlo a quelle stesse grasse signore; l'atto di sfogo della violenza, unica via terapeutica per affrontare gli schematici ritmi del vivere moderno, dove tutto è "porzione singola"; il "project Mayhem", che avrebbe potuto essere un piano del Joker, teso ad azzerare le disparità sociali per ottenere una cupa uguaglianza, ecc ecc.
Una vaga atmosfera freudiana aleggia in tutto il film, in quanto l'io protagonista perde di vista la propria identità tra gli svariati specchi psicologici che restituiscono immagini diverse e ingannevoli; il tema del doppio fa da padrone, poichè tutte le altre tematiche sovraelencate si fondano su di esso, e sempre da esso sono precedute.
Un film ricco di spunti, ben congeniato come i fili dell'esplosivo che inaugura e conclude la pellicola.
Vedere per credere.
D.
(ThePhilosopher)
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