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QUelllo di Sydney Pollack, pur non essendo un cinema"d'avanguarida"(dove bisognerebbe definire i confini di tale"avanguardia")e'comunque un cimema"altro"rispetto alla massa di film prodottti comunemente. E questo"Random Hearts"(1999, appunto di POllack, da un romanzo di Warren Adler, sceneggiatura di Daryl Ponicsan)lo cofemra: se vi aspettate un"giallo", anche se una comopomenee "poliziesca"c'e', essendo uno dei due protagonisti un policeman della"squadra affari speciali", riamrrete delusi. Un film, piuttosto di "atomosfere"dove entrambi i protagonisti sono rimasti turbati doppiamente: dalla morte del"congiunto"perito in un icindente aereo ma anche dal fatto che questi, da anni, avesse una relazione extraocniguale rispettivamente con l'altro/l'altra. Lei e¿una politica, lui, appunto, un policemna, di due citta', anzi anche stati diversi degli USA, con tanto di diversita'profonde, che finiscono con l'amarsi nel dolore e nella sofferenza, nel tradimento, acuito dalla casualita'dlela sua scoperta e il film e'di sguardi, di incontri, di "sottintesi", non di sequenze esplicite e "spettacolari", dove si intende che oltre al cinema"consueto"ne esiste un altro, fondato su altro, che non risponde a regole appunto basate sulla"cattura di un pubblico"quale quello che assiste, in modo Stolido quanto stantio a corse in macchina, inseguimenti/fyghe magari anche mal girati, purche'"eclatanti". Decisamente nel ruolo di protaognista avrei visto meglio un altro, non Harrison Ford, troppo legato a dei cliche's ro
urtnari, dato che l'attore si muove troppo, fa movimenti non significanti, mentre Krisitn Scott Thomas e'una partner piu'sensisibile, poiu'"in parte"; da segnalare anche il ritorno, qui, come atore, dello stesso Pollack, al suo terzulutimo film. Eugen
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