quartopiano
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mercoledì 16 gennaio 2002
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tutto, ma non pacifista
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Un Film diretto BENISSIMO, magistrale, che per 30 minuti ti riempie di pugni nello stomaco che convincerebbero il più agguerrito militarista a seppellire profondamente l'ascia di guerra.
Invece poi il film, riprende la strada dell'epica Americana: "Tu sei il Male e noi i Buoni, la medicina".
Ogni corpo straziato di americano è una madre in lacrime, una vedova sconsolata, un orfano affamato.
Ogni tedesco che cade è invece un birillo in meno, un fantoccio insignificante.
Questo viene reso non inquadrando mai i nemici da vicino, in faccia, in modo da disumanizzarlo e immunizzarci dalla pietà verso di lui.
I pochi inquadrati in volto sono: il soldato risparmiato sulla collina, che poi -vigliacco e bastardo- te lo ritrovi a combattere di nuovo!
Poi c'è quello feroce che ingaggia il corpo a corpo animalesco nella battaglia finale.
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Un Film diretto BENISSIMO, magistrale, che per 30 minuti ti riempie di pugni nello stomaco che convincerebbero il più agguerrito militarista a seppellire profondamente l'ascia di guerra.
Invece poi il film, riprende la strada dell'epica Americana: "Tu sei il Male e noi i Buoni, la medicina".
Ogni corpo straziato di americano è una madre in lacrime, una vedova sconsolata, un orfano affamato.
Ogni tedesco che cade è invece un birillo in meno, un fantoccio insignificante.
Questo viene reso non inquadrando mai i nemici da vicino, in faccia, in modo da disumanizzarlo e immunizzarci dalla pietà verso di lui.
I pochi inquadrati in volto sono: il soldato risparmiato sulla collina, che poi -vigliacco e bastardo- te lo ritrovi a combattere di nuovo!
Poi c'è quello feroce che ingaggia il corpo a corpo animalesco nella battaglia finale...
Malvagi, feroci, crudeli... meritano di morire! Nella sala scorrono lacrime (e qualche rista...) per ogni marine a terra, poi si fa la Ola da stadio ad ogni "pupazzetto nero" abbattuto dal religioso cecchino ispanico.
Come se quei militari tedeschi non fossero ragazzi di 17 anni mandati a combattere col fucile alla schiena da un regime ormai accecato dalla follia dei suoi capi e dalla sconfitta imminente. Come se non ci fossero madri, mogli e figli che li aspettavano a casa...
Spielberg l'aveva annunciato come un film contro tutte le guerre, ma la vera morale è: abbasso la guerra, ma se la guerra è "giusta" allora è giusto combatterla e fare un #@[@ osì al nemico.
Troppo ipocrita, nche per il regista di Schindler List...
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davide 52
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martedì 29 maggio 2001
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dallo sbarco alla propedeutica
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Alle spettacolari sequenze dello sbarco, decisamente reali,d ecisamente ferali, con una cinepresa frenetica, ossessiva sul particolare ,ossessiva sul rumore assordante, si passa improvvisamente entro una storia dal solito cliche' propedeutico americano: gli eroi sono solo loro, i buoni sono solo loro, il sacrificio massimo l'hanno fatto solo loro. Non sono bastati i chilometri di pellicola consumati su questo tema negli anni cinquanta, sessanta, Spielberg ha pensato bene di riproporlo con l'effetto speciale e naturalmente ha ragione lui.Tuttavia mi sembra che il film di guerra rivale uscito contemporaneamente al suo abbia meglio inquadrato il perché della guerra:la guerra è lotta di uomini contro altri uomini ed è un esclusivo strumento umano che in natura non esiste perché l'abbiamo costr
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Alle spettacolari sequenze dello sbarco, decisamente reali,d ecisamente ferali, con una cinepresa frenetica, ossessiva sul particolare ,ossessiva sul rumore assordante, si passa improvvisamente entro una storia dal solito cliche' propedeutico americano: gli eroi sono solo loro, i buoni sono solo loro, il sacrificio massimo l'hanno fatto solo loro. Non sono bastati i chilometri di pellicola consumati su questo tema negli anni cinquanta, sessanta, Spielberg ha pensato bene di riproporlo con l'effetto speciale e naturalmente ha ragione lui.Tuttavia mi sembra che il film di guerra rivale uscito contemporaneamente al suo abbia meglio inquadrato il perché della guerra:la guerra è lotta di uomini contro altri uomini ed è un esclusivo strumento umano che in natura non esiste perché l'abbiamo costruito noi,e con noi intendo tutti noi!!!
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pavesino
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sabato 1 marzo 2008
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notevole
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Ho rivisto questo film dopo alcuni anni e posso dire che mi ha impressionato. Non solo per gli effetti speciali, ma anche nei diversi richiami etici e narrativi che compaiono e che mi sono apparsi evidenti dopo la seconda visione: la mano tremante del Capitano, insolita per un veterano di decine di battaglie, che ne richiama l'aspetto umano durante lo scorrere del film; la lettera di Caparzo al padre che passa di mano in mano; la figura dell'interprete , metafora dell'uomo normale, "che non ha mai sparato a nessuno", che non ha ancora vissuto l'esperienza della guerra, messa a confronto con i veterani della squadra e che subisce la metamorfosi fino all'epilogo, agendo come mai avrebbe pensato di essere capace.
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Ho rivisto questo film dopo alcuni anni e posso dire che mi ha impressionato. Non solo per gli effetti speciali, ma anche nei diversi richiami etici e narrativi che compaiono e che mi sono apparsi evidenti dopo la seconda visione: la mano tremante del Capitano, insolita per un veterano di decine di battaglie, che ne richiama l'aspetto umano durante lo scorrere del film; la lettera di Caparzo al padre che passa di mano in mano; la figura dell'interprete , metafora dell'uomo normale, "che non ha mai sparato a nessuno", che non ha ancora vissuto l'esperienza della guerra, messa a confronto con i veterani della squadra e che subisce la metamorfosi fino all'epilogo, agendo come mai avrebbe pensato di essere capace.
Devo dire che il primo impatto è fuorviante, si notano solo gli effetti speciali e si è colti dall'azione; solo quando ho rivisto il film per una seconda volta l'opera di Spielberg mi è parsa nella sua completezza.
L'unico peccato veniale è il patriottismo di cui sono intrise alcune scene (vedi bandiere al vento e generale che recita Lincoln a memoria).
A mio avviso le accuse che si rivolgono al film per il fatto che tratta solo il punto di vista americano è fuori luogo: le vicende narrano da vicino la storia di soldati americani ed esclusivamente il loro punto di vista, sia il punto di vista dei veterani, che vedono i Tedeschi solo brutti e cattivi, che quello dell'interprete, che spara in tutto il film ad un solo Tedesco e, per giunta, al solo Tedesco a cui il regista da un volto.
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(di josygiordano)
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cineofilo92
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domenica 22 aprile 2007
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e kubrick?
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Uno dei film più acclamati di Spielberg, Salvate il soldato Ryan ha lasciato il segno nel cinema del nuovo millennio ,rievocano le atmosfere della 2° guerra mondiale del D-Day con grande realismo. Le tre parti del film, concatenate in modo uniforme, seppur diverse tra loro, sono egualmente ricche ed emozionanti. La sceneggiatura sfarzosa e gli inquietanti effetti speciali (all'inizio è carneficina: mare rosso, sangue, uomini che schiattano, budella) rendono un idea della guerra hitleriana ben lontana dal massacro degli ebrei (cosa che Spielberg ha già fatto nel suo miglior film , Schindler's list), in quanto il massacro in questo film è i soldati tedeschi e americani. Magistrali le interpretazioni, a partire ovviamente da Tom Hanks fino a Matt Damon/Ryan.
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Uno dei film più acclamati di Spielberg, Salvate il soldato Ryan ha lasciato il segno nel cinema del nuovo millennio ,rievocano le atmosfere della 2° guerra mondiale del D-Day con grande realismo. Le tre parti del film, concatenate in modo uniforme, seppur diverse tra loro, sono egualmente ricche ed emozionanti. La sceneggiatura sfarzosa e gli inquietanti effetti speciali (all'inizio è carneficina: mare rosso, sangue, uomini che schiattano, budella) rendono un idea della guerra hitleriana ben lontana dal massacro degli ebrei (cosa che Spielberg ha già fatto nel suo miglior film , Schindler's list), in quanto il massacro in questo film è i soldati tedeschi e americani. Magistrali le interpretazioni, a partire ovviamente da Tom Hanks fino a Matt Damon/Ryan.
Cè solo un difetto: lo spettacolo c'è. Nel senso, guardando le scene di guerra, dopo un pò non sembra di guardare una guerra vera, ma una messa in scena, anche perchè la violenza è un pò forzata e messa a puro scopo visivo. Molti lo definiscono il miglior film di guerra mai realizzato, ma non è così. é sicuramente uno dei più emozionanti, ma non è il migliore. Quello è Full Metal Jacket, l'imbattuta opera di Kubrick, molto più convincente e completa. In ogni cosa.
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[+] secondo me è platoon il migliore sulla guerra
(di novoli 1986)
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laurence316
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mercoledì 27 settembre 2017
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guardatelo, ma giusto per la mezz'ora iniziale
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Il primo dei due film dell’anno dedicati alla Seconda Guerra Mondiale (l’altro, La sottile linea rossa, esce a qualche mese di distanza, e riguarda invece il teatro del Pacifico), il 19° di Spielberg, Salvate il soldato Ryan è costruito con immagini di indubbio impatto, sensazionali, realistiche e dirette al meglio, in particolare nella giustamente acclamata (anche se forse fin troppo) sequenza iniziale dello sbarco in Normandia. Si tratta di 24 minuti carichi di tensione e violenza mostrata senza riserbo né censure, al fine di ricreare il clima del momento con puntiglio quasi documentaristico, seppur nella cornice di un’opera di finzione.
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Il primo dei due film dell’anno dedicati alla Seconda Guerra Mondiale (l’altro, La sottile linea rossa, esce a qualche mese di distanza, e riguarda invece il teatro del Pacifico), il 19° di Spielberg, Salvate il soldato Ryan è costruito con immagini di indubbio impatto, sensazionali, realistiche e dirette al meglio, in particolare nella giustamente acclamata (anche se forse fin troppo) sequenza iniziale dello sbarco in Normandia. Si tratta di 24 minuti carichi di tensione e violenza mostrata senza riserbo né censure, al fine di ricreare il clima del momento con puntiglio quasi documentaristico, seppur nella cornice di un’opera di finzione. E si tratta indubbiamente della parte più riuscita del film.
Una volta conclusa si scivola via via in uno svolgimento sempre più banale e scontato, totalmente inserito negli stereotipi del genere, nelle logiche commerciali e nella retorica di Hollywood. Anche perché “l’apparente durezza e crudezza, che tante polemiche fasulle ha suscitato, nasconde un messaggio conciliante: il sacrificio di tante vite è giustificato perché è sul sangue che si fondano gli ideali; e la guerra, con tutte le sue crudeltà (compresi gli americani che ammazzano i prigionieri tedeschi), non è un caos impazzito, ma finisce con l’assumere un senso superiore” (Mereghetti). E tutto ciò avvicina pericolosamente il film ad una certa retorica patriottica e guerrafondaia che vede nella Seconda Guerra Mondiale un “conflitto giusto”. “La memoria diventa così – più che un'occasione per riflettere, per parlare di storia e di etica – un argomento nostalgico di propaganda” (G. Cremonini).
Al di là del versante ideologico (che rimane però urticante), perfetta è comunque la regia di Spielberg, buone sono le interpretazioni degli attori (a cominciare da Hanks) ed ottima è la fotografia di Janusz Kaminski (che si rifà a Mapplethorpe per l’immagine iniziale e finale della grigia bandiera a stelle e strisce).
Ma il film non è il grande capolavoro tanto sbandierato e non è tantomeno tra i migliori film di guerra.
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berna
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mercoledì 11 febbraio 2009
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p.s.
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leggete il commento ke ha lasciato Daniel, cito: Che ipocrisia nei commenti, tutti a giudicare l'anima del film, la sua capacita di far riflettere, qualcuno ha visto la fine del film, in cui ryan si chiede se ne e valsa la pena, se lo ha meritato? e tutto li il film, il significato, le parole, i gesti e le gesta del film culminano in quel preciso momento nel cimitero...Questo e un film che ricostruisce storicamente la seconda guerra mondiale, e che fa certamente riflettere non sulla "bellezza" o "bruttezza" della guerra, ma lascia aperto un argomento, un giudizio su di essa..e per chi dice che e un'americanata...beh io preferisco le americanate ai film italiani dove gli interpreti sono dei perenni depressi distrutti dalla vita condannati alla solitudine, gli americani venerano se stessi (sempre meglio che abbattersi) o ai cinepanettoni che guarda caso sono i piu visti da noi ogni anno.
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leggete il commento ke ha lasciato Daniel, cito: Che ipocrisia nei commenti, tutti a giudicare l'anima del film, la sua capacita di far riflettere, qualcuno ha visto la fine del film, in cui ryan si chiede se ne e valsa la pena, se lo ha meritato? e tutto li il film, il significato, le parole, i gesti e le gesta del film culminano in quel preciso momento nel cimitero...Questo e un film che ricostruisce storicamente la seconda guerra mondiale, e che fa certamente riflettere non sulla "bellezza" o "bruttezza" della guerra, ma lascia aperto un argomento, un giudizio su di essa..e per chi dice che e un'americanata...beh io preferisco le americanate ai film italiani dove gli interpreti sono dei perenni depressi distrutti dalla vita condannati alla solitudine, gli americani venerano se stessi (sempre meglio che abbattersi) o ai cinepanettoni che guarda caso sono i piu visti da noi ogni anno.
e aggiungo ke i film italiani se nn hanno un depresso dalla vita hanno qualcuno ke si strugge per amore fino al banale lieto fine e che i film americani ,almeno alcuni, hanno una morale, un insegnamento o almeno qualcosa ke fa riflettere, qualcosa di profondo(come questo), mentre nei film italiani e soprattutto nei cinepanettoni cose di questo tipo sono totalmente assenti, c'è solo una battuta rozza e volgare e trame sempre uguali. quindi in conclusione riflettete bene ki si deve criticare prima di farlo
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pozzy
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mercoledì 12 settembre 2001
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emozionante
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Tornato per la terza volta al tema della Seconda Guerra Mondiale, Spielberg ha colpito nuovamente sel segno. Se infatti di fronte all'Olocausto di "Schindler's List" aveva scelto la strada del pudore, in "Salvate il soldato Ryan", dopo un breve e silenzioso preludio dove un anziano visita il cimitero di Omaha Beach, colpisce direttamente al cuore e allo stomaco dello spettatore con una mezz'ora di brutale realismo. Spielberg ci ha fatto vedere in quei minuti cosa significa uccidere, morire, avere paura.
Poi il film ritorna su livelli normali e hollywoodiani, raccontando le gesta militari degli 8 soldati guidati da un perfetto Tom Hanks. Film di grande impatto emotivo con la sequenza dello sbarco in Normandia ormai nella storia del cinema.
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(di yawgmoth)
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(di contrammiraglio)
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tritacarne
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mercoledì 7 febbraio 2007
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l'ennesimo prodotto del più blasonato di hollywood
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E così fu Steven Spielberg, il regista più sopravvalutato e blasonato di Hollywood, nella sua ennesima prova, nell'ennesimo "campo"differente,ci confezionò questo OTTIMO film. Un po' atipico, se mi è concesso.
Partendo con un inizio monumentale (sicuramente 30' da antologia con la A maiuscola) il film prende in apparenza una piaga spudoratamente patriottica, addirittura guerrafondaia secondo alcuni spettatori a mio avviso poco attenti.
In realtà Steven, giocando tutto sul realismo, mira a far immedesimare dal primo secondo lo spettatore con i soldati americani che, oibò, chissa come, chissa perché i soldati tedeschi non li vedono di buon occhio.
Salvate il Soldato Ryan mostra una guerra, da parte del soldato americano, da parte dell'America: non si spreca in messaggi pacifisti.
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E così fu Steven Spielberg, il regista più sopravvalutato e blasonato di Hollywood, nella sua ennesima prova, nell'ennesimo "campo"differente,ci confezionò questo OTTIMO film. Un po' atipico, se mi è concesso.
Partendo con un inizio monumentale (sicuramente 30' da antologia con la A maiuscola) il film prende in apparenza una piaga spudoratamente patriottica, addirittura guerrafondaia secondo alcuni spettatori a mio avviso poco attenti.
In realtà Steven, giocando tutto sul realismo, mira a far immedesimare dal primo secondo lo spettatore con i soldati americani che, oibò, chissa come, chissa perché i soldati tedeschi non li vedono di buon occhio.
Salvate il Soldato Ryan mostra una guerra, da parte del soldato americano, da parte dell'America: non si spreca in messaggi pacifisti.
Anche se: vedendo le sequenze crudelmente violente dello sbarco e seguenti, non si prova forse un po' di ribrezzo per la guerra?
Un film guerrafondaio è un altro:
1) Un film commerciale, stupidello, che specula sulla guerra
2) Un film ideologicamente militarista
SALVATE IL SOLDATO RYAN non è questo genere di film, ammettendo poi che a volte la storia si "perde".
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patrickbateman47
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lunedì 7 febbraio 2011
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retorico
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Salvate il soldato Ryan fu un film molto importante quando uscì,era il primo film a mostrare la seconda guerra mondiale con un realismo mai visto,con il tempo però ho svalutato il film,con gli occhi di adesso il film risulta fastidiosamente retorico e patriottico,ridicolo il finale con la bandiera americana che svolazza alla luce del sole,fantastica la prima parte ma poi assurda se non fantascientifica la seconda:mandano un gruppo di soldati a rischiare la vita per salvarne uno perchè il saggio esercito americano non vuole che la madre di Ryan abbia un'altro lutto dato che gli sono morti tutti i figli eccetto uno,si come no,come se in guerra l'esercito possa permettersi di sacrificare la vita di 8 persone per una oltre che immorale e proprio stupido.
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Salvate il soldato Ryan fu un film molto importante quando uscì,era il primo film a mostrare la seconda guerra mondiale con un realismo mai visto,con il tempo però ho svalutato il film,con gli occhi di adesso il film risulta fastidiosamente retorico e patriottico,ridicolo il finale con la bandiera americana che svolazza alla luce del sole,fantastica la prima parte ma poi assurda se non fantascientifica la seconda:mandano un gruppo di soldati a rischiare la vita per salvarne uno perchè il saggio esercito americano non vuole che la madre di Ryan abbia un'altro lutto dato che gli sono morti tutti i figli eccetto uno,si come no,come se in guerra l'esercito possa permettersi di sacrificare la vita di 8 persone per una oltre che immorale e proprio stupido.
Insomma SISR è un film che ha pregio di una fotografia di grande impatto ed una grande ricostruzione dello sbarco in Normandia però il film risulta zuccherosamente patriottico,moralista e retorico ovvero il solito cinema di Spielberg,Schindler's List è forse la sua unica eccezione di film drammatico pienamente riuscito.
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claudiofedele93
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martedì 26 maggio 2015
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spielberg e la storia: dramma e grande realismo.
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Nella produzione di Steven Spielberg i film di stampo bellico hanno un ruolo particolare, quasi privilegiato, un po’ come per quelli di tematiche fantascientifiche; il regista statunitense è riuscito a strappare il suo primo Academy Award, nel 1993, quale miglior regista, proprio grazie al drammatico e struggente Schindler’s List, il quale altro non si rivelò che un vero e proprio trionfo, sia di pubblico che di critica ed ancora oggi viene costantemente proposto nelle scuole non solo come mezzo attraverso il quale apprendere l’orrore dell’olocausto, ma sopratutto per il suo valore tecnico e cinematografico negli istituti specializzati.
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Nella produzione di Steven Spielberg i film di stampo bellico hanno un ruolo particolare, quasi privilegiato, un po’ come per quelli di tematiche fantascientifiche; il regista statunitense è riuscito a strappare il suo primo Academy Award, nel 1993, quale miglior regista, proprio grazie al drammatico e struggente Schindler’s List, il quale altro non si rivelò che un vero e proprio trionfo, sia di pubblico che di critica ed ancora oggi viene costantemente proposto nelle scuole non solo come mezzo attraverso il quale apprendere l’orrore dell’olocausto, ma sopratutto per il suo valore tecnico e cinematografico negli istituti specializzati. Un talento come quello di Spielberg è raro da trovare, lo avevano capito fin dall’inizio persone come Truffaut e Kubrick e non c’è voluto molto tempo prima che fosse Steven stesso a riconoscerselo, dopotutto non capita spesso di mettere la firma a due capolavori che, nel bene e nel male, segnano, non solo un punto di svolta nella settima arte, ma sopratutto il tuo esordio: Duel e Lo Squalo.
Eppure, sebbene la filmografia di quest’uomo offra una rosa di pellicole variegate, che simboleggiano la sua poliedricità, bisogna mettere in risalto che alle tante avventure di Indiana Jones, ed ai numerosi film per ragazzi quali, per citarne uno a caso, Jurassic Park, Spielberg ha saputo lasciare la propria impronta nella storia del Cinema grazie a lavori che prendevano a cuore la società le condizioni umane, scanditi, magari, in più momenti storici, attraverso i quali, l’uomo moderno, potesse prendere coscienza di ciò che è e chi deve ringraziare se, adesso, vive in un determinato mondo, meno barbaro e spietato di quello dei suoi antenati.
Nelle sue opere più complesse e serie, Steven Spielberg sussurra allo spettatore, attraverso la forza delle sue immagini, i nomi e le gesta di coloro i quali hanno fondato parte di questa società, hanno lottato per essa, non per una gloria personale, ma per dovere, per gli anni futuri, per i figli dei loro figli, affinché quest’ultimi non vivessero più in momenti bui, dove ogni traccia di umanità verrebbe gettata tra le fiamme dell’odio e della guerra.
Salvate il Soldato Ryan, lungometraggio del 1998, rappresenta, sotto molti punti di vista, l’apice di quanto detto sopra, e sebbene sia privo di quell’eccellenza riscontrata in alcuni lavori precedenti, e contenga al proprio interno momenti un po’ annacquati o leggermente diluiti, questo resta, comunque, un lungometraggio notevole, degno di entrare a far parte dei capolavori della fine del secolo scorso.
Certo, in quanto film in pieno stile americano, una componente patriottica vi è sempre a cominciare da quella bandiera con le cinquantuno stelle che apre e chiude la pellicola, quasi a ricordare che Saving Private Ryan sia, è vero, un film di guerra, ma sopratutto un lavoro che si schiera da una precisa parte del conflitto, sotto una particolare prospettiva, senza andare troppo a cercare una rappresentazione oggettiva. Fortunatamente, con l’avanzare dei minuti, si prende coscienza del fatto che Spielberg non ricerca l’esaltazione o una poetica puramente manichea dei giorni riguardanti lo sbarco in Normandia, poiché gli obbiettivi che vuole centrare sono ben altri, e viene in suo soccorso la sceneggiatura di Robert Rodat, il quale imposta la vicenda nei toni giusti, accentuando il dramma e l’orrore attraverso anche i dialoghi.
Perché salvare un soldato, come tanti, per riportarlo alla madre, ormai orfana di ben tre di quattro figli caduti in battaglia, vale la vita di altrettanti uomini? E’ un quesito che il battaglione di pochi commilitoni, che vede come loro capitano un Tom Hanks calato in una performance straordinaria, si pone continuamente, al quale si cerca di dare una risposta che puntualmente tarda ad arrivare.
Nella guerra di Spielberg, sia chiaro, non ci sono esaltazioni, non ci sono eroi, né schieramenti e nemmeno sopravvissuti scampati al pericolo per mera fortuna. La Guerra è morte, distruzione, un delirio scatenato da l’uomo e attraverso il quale la specie umana viene sempre meno, diventando ad ogni sparo un poco più piccola, dimenticandosi chi sia e cosa sia, un massacro spietato ed osceno, reso particolarmente truculento, quasi impressionante, in quest’occasione.
Se, infatti, la pellicola ai tempi fu acclamata per la sequenza iniziale, il momento dello sbarco sulle coste francesi il 6 Giugno del 1944, coadiuvata da un realismo tanto grottesco quanto estremo, ancor oggi conserva uno spirito originale e efficace anche nel voler raccontare il secondo conflitto bellico mondiale attraverso gli occhi di uno specifico drappello di uomini, prendendo una storia che in alcuni momenti appare persino inimmaginabile, ma che sapientemente Spielberg riesce a renderla reale, condita da una ironia tagliente e massacrante, come nella scena in cui i soldati del capitano Miller (Hanks) cercano Ryan tra le piastrine identificative dei caduti, e queste vengono viste non come oggetto di riconoscimenti dei vari defunti, ma come fiches del poker.
Salvate il Soldato Ryan è indubbiamente uno dei migliori film a sfondo bellico degli ultimi anni, uno dei migliori lungometraggi nonché canti del cigno che hanno chiuso il ventesimo secolo. Con una storia che parla di diritti umani, uomini e scelte da compiere, Spielberg solo in uno o due momenti confeziona una retorica scontata e a tratti fastidiosa, ma in un lavoro di quasi tre ore si tende a chiudere un occhio, fosse solo per la maestria tecnica ed il notevole lavoro fatto anche dal reparto del sonoro e della fotografia, dalle musiche di Williams e dalla direzione degli attori. E’ un altro film di guerra come tanti, ma resta dentro, con quelle scene dove si mostra quasi l’impossibile, per impressionare e colpire, e quegli spari che finiscono nelle orecchie dello spettatore, con quella telecamera che non guarda mai il conflitto dall’alto, quasi fosse un gioco di strategia o un duello a scacchi, ma sempre dagli occhi di chi l’ha combattuto, accentuato così l’orrore di una guerra che per Spielberg ha dato come risultati solo morti e dolore non solo ad una nazione, ma al mondo intero.
In virtù di quello che è stato fatto per mettere a tacere la Seconda Guerra Mondiale, Steven Spielberg ricorda con prepotenza a noi tutti di meritarci quei privilegi e quella “pace” in cui viviamo adesso, ottenuta con il sacrificio di molti uomini e donne, chiamati a combattere per un futuro che probabilmente non avrebbero mai visto, lasciati a morire tra le onde del Canale della Manica, nei boschi o nei villaggi ormai distrutti. Perché il Soldato Ryan serve a conservare la memoria dei fatti, della storia, a rammentare il nostro passato per non essere condannati a riviverlo.
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