Festen - Festa in famiglia |
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Un film di Thomas Vinterberg.
Con Ulrich Thomsen, Henning Moritzen, Thomas Bo Larsen, Paprika Steen, Birthe Neumann.
continua»
Drammatico,
durata 106 min.
- Danimarca 1998.
- Lucky Red
uscita giovedì 26 novembre 1998.
MYMONETRO
Festen - Festa in famiglia
valutazione media:
3,06
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Una rimpatriata nel segno del Dogmadi EugenioFeedback: 34763 | altri commenti e recensioni di Eugenio |
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lunedì 23 maggio 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
E il Dogma fu. Acclamato “a furor di giuria” al Festival del cinema di Cannes nel 1998, la pellicola Festen del danese Thomas Vintenberg costituisce uno dei più feroci atti d’accusa nei confronti della borghesia perbenista di fine secolo. In una lussuosa residenza di campagna il patriarca Helge ha riunito, in occasione dei festeggiamenti per i suoi sessant’anni, l’intero nucleo familiare: il primogenito Christian dalla presunta malattia mentale, la sorella Helen trasgressiva e anticonformista tanto da opporsi alla strada di avvocato che i bravi genitori avevano opportunamente “asfaltato”e il fratello minore Michael (non invitato), arrogante, razzista e provocatore, totalmente asservito alla volontà paterna. Su di essi fa da sfondo una società ipocrita, meschina e sprezzante ben rappresentata dai nobili commensali (parenti e amici) dell’illustre padre di famiglia accusato durante il discorso d’elogio proferito dal primogenito di violenza sessuale ai danni del giovane Christian e della sorella Linda quando erano ancora bambini; un orrore che la ragazza non ha saputo sopportare preferendo il suicidio a una vita segnata dal peccato incestuoso. Quanto detto dal giovane corrisponde al vero o è frutto di schizofrenia? E’ quanto il regista “tenta” di approfondire nelle quasi due ore di pellicola, girate secondo i dettami del manifesto Dogma 95, interamente con telecamera a spalla evitando l’utilizzo di ausili tecnici artificiali (luci di scena,effetti speciali): una sorta di video “dilettantistico” che, nella sua austerità, mostra la grazia e la sapienza di un maestro controcorrente del cinema. Tuttavia, nonostante la drammaticità della tematica sociale e la particolare tecnica filmica utilizzata, l’idea di fondo risulta debole, il ritmo lento e a tratti dispersivo (si vedano le frequenti analessi del protagonista) troppo incentrato su quel presunto scandalo che, anziché coinvolgere lo spettatore, lo annoia. Il soggetto è scarno, dilatato temporalmente oltre ogni misura, l’interpretazione degli attori, tra cui spicca un bravo Ulrich Thomsen, non trova il giusto sfogo in un ruolo che li vede sofferenti e alla lunga pedanti spesso incapaci di esprimere al meglio il loro potenziale. Il quadro è chiaro: lo scheletro dei fu Ibsen/Strindberg è stato incautamente portato alla luce, squarciando quel velo di inquietudine e insicurezza dietro l’agiata facciata borghese ma “la riesumazione” risulta troppa programmata, innaturale e monotona. “L’inferno sono gli altri” diceva Sartre in una sua famosa opera teatrale e questa pellicola, benché non priva di difetti, ne costituisce l’esempio per antonomasia.
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