L'azione si svolge in un Giappone in età medievale (le armi da fuoco sono una novità recente) quando ancora il capitalismo era solo nella sua fase embrionale.
Nonostante il grande divario temporale tra i giorni nostri e l'epoca in cui è ambientato il film, questo anime, diretto dalla grande mente nipponica di Miyazaki, manda messaggi chiari alla società e ai cittadini odierni.
Il regista nipponico infatti insiste su alcuni valori oggi più che mai trascurati come il valore del rispetto e della sacrilità di ogni vità: il principe Ashitaka infatti, giovane e puro d'animo, cerca di non uccidere tentando di placare la furia del demone con le parole rischiando anche la sua stessa vita, quando però il mostro si dirige impetuoso verso il suo villaggio si vede costretto ad abbatterlo. Dopo essere stato ucciso però si celebreranno riti funebri in suo onore per rispetto di una vita spezzata.
Durante il suo viaggio verso occidente il giovane principe aiuta e riconduce al loro villaggio alcuni uomini rimasti feriti durante un combattimento, al contrario di Eboshi, padrona della città del ferro, la quale non si cura né dei feriti né dei caduti.
Arrivato alla città del ferro Ashitaka si trova davanti ad un mondo nuovo, molto diverso dal suo, infatti egli nella sua terra natale viveva in simbiosi con la natura e gli animali, invece nella città del ferro gli animali da soma vengono sfruttati fino allo stremo, mentre gli animali della foresta vengono sterminati perché impediscono la deforestizzazione della montagna necessaria per gli affari.
Un'altra opposizione che emerge è quella che c'è tra animali e uomini, in particolare tra Mononoke (figlia adottiva di una lupa, che si batte insieme ai suoi compagni lupi per cacciare gli umani dalla foresta) e Eboshi, la spietata padrona della città del ferro, che vede in Mononoke una minaccia per i suoi affari: entrambe provano un grande odio reciproco, infatti, il giovane principe, fermando le due mentre combattono, afferma: " E' lo stesso terribile demone a guidare sia te che lei. Lo vedete? E' l'odio! L'odio che lo spirito cinghiale ha riversato in me! Mi consuma le carni e presto mi toglierà la vita. Non lasciate che l'odio condanni anche voi!" Quindi nonostante egli sia l'unico ad essere colpito dalla maledizione dell'odio, è l'unico che cerca di reprimerlo e di non manifestarlo brandendo delle armi e cercando vendetta.
La stessa Mononoke considera gli umani in generale, malvagi e spregevoli tanto che arriva quasi al punto di uccidere Ashitaka che era corso in suo aiuto, solo perché umano.
Il suo pregiudizio verso il giovane principe inizia a dissolversi mentre egli morente le dice che è bellissima, allora lei sobbalza e capisce che non tutti gli umani sono uguali...il principe è diverso, è speciale. Allora cerca di aiutarlo dandogli delle cortecce curative che però lui non riesce a masticare perché troppo debole: allora lei le mastica e direttamente dalla sua bocca le infila nella sua. Così piano piano i due scoprono i veri sentimenti che provano l'uno per l'altra. Però dopo che Ashitaka salva la vita ad Eboshi (dimostrando ancora una volta che il principe non porta odio e considera la vita una cosa sacra), Mononoke gli intima di andarsene, ma lui abbracciandola dolcemente le dice che non può stare lontano da lei.
Altro messaggio che emerge da questo film è evidentemente l'antimilitarismo: la causa della maledizione passata ad Ashitaka è l'arma da fuoco che ha colpito il cinghiale.
" Hai sottratto la foresta allo spirito cinghiale, poi lo hai reso un demone e costruisci altre armi? Quanto odio e distruzione hai intenzione di portare ancora" il principe ad Eboshi disposta ad uccidere ancora animali pur di procedere con l'estrazione del ferro dalla montagna. Molto significativa è la scena in cui il dio della foresta (a mezzo tra cervo e uomo: simbolo che una sintesi tra uomo e natura è possibile) fa crescere una pianta rigogliosa sul fucile che Eboshi gli sta puntando contro, comunque la spietata donna riesce a sparare e a decapitare il dio: la natura da sola non può sopperire alle atrocità e alla malvagità che l'uomo causa...ci vuole un impegno diretto dell'umanità. Il dio senza testa da sfogo alla sua furia e cercando la testa uccide tutto quello che tocca, anche la foresta stessa e gli uomini che lo ostacolano: se noi, come umanità, continuiamo ancora ad accanirci contro la natura (se spariamo al dio della foresta) finiremo per uccidere anche noi stessi: la natura è una dittatura e se non si rispetta lei può toglierci la vita.
Nel FINALE Ashitaka e Mononoke riescono a restituire la testa al dio: si placa la sua furia distruttrice e la foresta torna a crescere rigogliosa e i fiori germogliano sulle rovine della città del ferro.
Ashitaka:"Il dio della foresta non può morire San, egli è la vita stessa e tutto quello a cui abbiamo assistito dovrebbe servire ad aprirci gli occhi"
Eboshi capisce finalmente l'importanza della natura, e comprende che il coraggio dei due giovani protagonisti hanno salvato la sua vita e quella di molte altre persone. Così riesce ad "aprire gli occhi" come sperava Ashitaka, e promette che risorgerà una nuova città migliore della precedente.
Lo studio Ghibli ha fiducia e ha la speranza che un giorno anche noi e anche il più spietato capitalista arriverà a capire l'importanza della natura e che si possa arrivare a fondare una nuova società compatibile con essa.
Grande film! VOTO: 8+ (solo la città incantata e il castello di howl per me sono superiori)
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antonio montefalcone
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giovedì 15 maggio 2014
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la cupa lotta per l’agognata unione uomo-natura
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Miyazaki fonde la forza antica del mito nipponico ad un’animazione affascinante, che, con durezza e senza manicheismi, racconta lo scontro tra Natura e Civiltà, e il trionfo della vita malgrado violenze e malvagità. Bellissimo film che vibra di meraviglia estatica in ogni sua inquadratura. La narrazione, ricca di sfumature, è coinvolgente e allegorica; ogni sequenza, mozzafiato; ogni immagine, lirica. L’opera mette in scena documentazione storica e fantasia, mondo reale e mondo soprannaturale, concretezza e visionarietà, carne e spirito (il titolo originale è “Mononoke Hime” – la “principessa spettro”), al fine di creare un’avventura ricca di conflitti e relazioni complesse, atti a riflettere (interessante tematica) su un'umanità talmente avida di progresso tecnologico da divorare la forza vitalistica della Natura, della cultura e del passato.
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Miyazaki fonde la forza antica del mito nipponico ad un’animazione affascinante, che, con durezza e senza manicheismi, racconta lo scontro tra Natura e Civiltà, e il trionfo della vita malgrado violenze e malvagità. Bellissimo film che vibra di meraviglia estatica in ogni sua inquadratura. La narrazione, ricca di sfumature, è coinvolgente e allegorica; ogni sequenza, mozzafiato; ogni immagine, lirica. L’opera mette in scena documentazione storica e fantasia, mondo reale e mondo soprannaturale, concretezza e visionarietà, carne e spirito (il titolo originale è “Mononoke Hime” – la “principessa spettro”), al fine di creare un’avventura ricca di conflitti e relazioni complesse, atti a riflettere (interessante tematica) su un'umanità talmente avida di progresso tecnologico da divorare la forza vitalistica della Natura, della cultura e del passato. Un gioiello dell’animazione, soprattutto in questa sua nuova versione digitale, restaurata e ridoppiata in modo più fedele all’originale.
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[+] un'opera memorabile del grande miyazaki
(di tom87)
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