Nirvana

Lietta Tornabuoni

Il Nirvana che dà il titolo al nuovo film fantascientifico di Gabriele Salvatores, realizzato con un impegno produttivo e con un impiego di effetti speciali rari se non unici nel nostro cinema, non è lo stato di beatitudine, di assenza d'ogni desiderio e d'ogni dolore promesso dal buddhismo, non è l'estinzione in sanscrito: è il nome d'un videogioco operante "direttamente nella vostra testa". Tra pochi anni, nel prossimo futuro del 2005, poco prima di Natale, in un Paese chiamato Agglomerato del Nord sul quale cade perenne una neve sottile, in una metropoli formata da un centro protetto e da miserabili rischiose periferie etniche (Marrakech araba, Shanghai Town asiatica, Bombay City indiana), tre uomini che diventeranno quasi amici tentano di sottrarsi con la fuga all'infelicità della propria vita reale o immaginaria. [...]

di Lietta Tornabuoni, articolo completo (4298 caratteri spazi inclusi) su La Stampa 25 Gennaio 1997