Splendido e struggente ultimo film di Michael Cimino, un epico e commovente apologo sull’America e sui suoi sogni irrealizzabili, sulla sua violenza, la corruzione (nell’animo), le debolezze, la rabbia e sulla ricerca del mito. Il film parte lento, sembra un poliziesco come un altro, ma poi cresce di ritmo e suspense, diventa un road movie teso e ben girato e nella seconda metà si trasforma in quello che non ti aspetteresti mai ma in fondo ci speri sempre. I due protagonisti cambiano, mutano, si trasformano, s’incrociano, si scambiano, si capovolgono, tutto diventa un dramma energico e maestoso sulla vita e sull’uomo pieno di dubbi e (sensi) di colpe, ed è proprio in questa seconda parte che il film raggiunge il suo punto più alto, quando il dottor Reynolds, pur essendo libero di andarsene, decide di accompagnare Blue nel suo viaggio, arrivando perfino a curarlo quando è debole, a diventare suo complice e a portarlo sulle spalle quando le forze gli verranno meno. La pellicola di Cimino è l’ultima parte di un grande film sull’America e i suoi demoni interiori iniziato con Il Cacciatore, raffinato con I Cancelli del Cielo, proseguito con l’Anno del Dragone e Ore Disperate fino a concludersi qui, sulla Montagna Sacra con Blue e Reynolds. Straordinari Harrelson e Jeda, davvero bravissimi. Alquanto vergognosa invece la mal distribuzione che questo film ha dovuto subire, segnando per sempre la carriera del regista, avviatasi al declino già dal clamoroso insuccesso di I Cancelli del Cielo. Altrettanto vergognoso e allarmante come non sia più riuscito a fare un film quello che a tutti gli effetti è uno dei migliori cineasti del suo tempo. Viene amaramente da chiedersi quanti altri capolavori Cimino avrebbe potuto regalarci. Ciò nonostante, anche se Verso il Sole è stato il suo ultimo impegno, rimane tuttavia un film se non raro, unico. Speciale. Esemplare. Indimenticabile.
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