Le onde del destino |
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Un film di Lars von Trier.
Con Katrin Cartlidge, Stellan Skarsgård, Emily Watson, Jean-Marc Barr, Udo Kier.
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Titolo originale Breaking the Waves.
Drammatico,
durata 158 min.
- Danimarca 1996.
- Lucky Red
uscita venerdì 11 ottobre 1996.
MYMONETRO
Le onde del destino ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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IL MIRACOLO DELLA VITA
di Elena BirindelliFeedback: 110 |
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giovedì 5 maggio 2011 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Le onde del destino racconta una storia d'amore che si svolge all'inizio degli anni Settanta su un'isola della Scozia, in un paesaggio naturale grandioso e selvaggio. La protagonista, Bess, vive in una piccola comunità religiosa, patriarcale e puritana. Le viene consentito di sposare Jan, operaio su una piattaforma petrolifera nell'oceano. I due vivono insieme felici per qualche tempo. Poi Jan deve rientrare al lavoro e Bess cade in disperazione. Prega Dio di ricondurlo a casa e il desiderio sembra avverarsi: il marito torna infatti sull'isola, ma completamente paralizzato. A questo punto i pensieri di Jan oscillano tra l'amore e la perversione: nell'impossibilità di stabilire nuovamente un contatto sessuale con la moglie, la convince ad andare a letto con altri uomoni. Bess imbocca un cammino di degrado che la porta alla prostituzione e, infine, alla morte, nella persuasione che il suo martirio possa riscattare la sorte dell'amato. In effetti il miracolo sembra prodursi e Jan recupera l'uso delle gambe. Stilisticamente, ciò che il film restituisce allo spettatore è l'effetto di realtà. La camera a mano con i suoi movimenti traballanti conferisce alle immagini un'immediatezza documentaristica, così come anche le riprese in esterni con la luce diurna e senza illuminazione artificiale. La fase di montaggio si svolge smembrando e ricombinando i lunghi piani sequenza del materiale girato. Il film finito contravviene in tutta evidenza sia alle regole dei raccordi che a quelle della continuità, rincorre i suoi personaggi con audaci scavalcamenti di campo e ce li mostra in immagini sgranate, "sporche" e pesantemente sbilanciate. Si fa strada quell'estetica del "brutto", che sacrifica il concetto di opera ben fatta anteponendogli una regia che cerca l'intensità espressiva nella performance degli interpreti e in immagini scaturenti da punti di vista inconsueti. Il rapporto del regista con gli attori evolve nella direzione di un contatto davvero intimo e confidenziale, che si traduce a livello espressivo in un'immedesimazione, molto sentita e vissuta, degli interpreti nei loro ruoli. Bess è l'eroina vontrieriana, ritratto di purezza e verità. Il suo animo ingenuo e genuino non sa scendere a compromessi con l'ipocrisia; anzi, siccome non le appartiene, questa tipologia di donna non può riconoscere la perfidia nemmeno negli altri. Quindi si da, tutta senza mezzi termini, con una fiducia dettata dal suo proprio sentire, che si scontra con la malvagità ma senza percepirla. L'intreccio drammatico prevede che queste donne, apparentemente fragili e senza difese, entrino in conflitto con un'autorità, la quale fonda la sua condotta e le sue leggi sui principi di un perbenismo gretto ed affettato. Lo scontro è provocato dall'urgenza con le quali le eroine istintivamente sentono, con tutta la forza dei loro sentimenti, di dover scegliere una strada diversa da quella del conformismo. Anche Lars von trier avverte l'urgenza della verità. Smascherato, senza più filtri, diventa il compagno nascosto delle sue eroine. Con l'immediatezza della nuova scrittura si avvicina all'autenticità del loro essere. Alla maniera in cui quelle non scendono a patti con le autorità, lui rifiuta le convenzioni cinematografiche. E quando le sue protagoniste fanno sacrificio di loro stesse, con lo stesso coraggio e la stessa fede il regista ha già rinunciato al suo cinema, con la promessa, da una parte e dall'altra, del miracolo della vita.
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