La sindrome di Stendhal |
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Un film di Dario Argento.
Con Asia Argento, Paolo Bonacelli, Marco Leonardi, Thomas Kretschmann, Cinzia Monreale.
continua»
Giallo,
durata 120 min.
- Italia 1996.
MYMONETRO
La sindrome di Stendhal
valutazione media:
2,33
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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non il miglior Argento, ma qualche spunto...di elgatolocoFeedback: 257587 | altri commenti e recensioni di elgatoloco |
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domenica 23 settembre 2018 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Certo, in questo"La sindrome di Stendhal"(1996, Dario Argento, da-liberamente, a quanto so e credo-da un romanzo di Gabriella Magherini)Argento non è"al top":lasciato da parte il co^té fantastico di"SUspiria", "Inferno", "Phenomena", che sarà tardivamente ripreso in"La terza madre"-2007, ma l'inizio del"fantastico"in Argento direi risalga a metà dei'70 con"Profondo Rosso"), qui rimane la fascinazione di un tema, che in realtà ne ripropone altri, senza che vi sia una reale sequenzialità logica, il che sarebbe, invero, il problema minore. Il fatto è che, invece, quanto avviene(e non avviene, in misura talora maggiore)è decisamente poco efficace a livello di immagine(e di parola, dove invece il motivetto, non gobliniano e non emersoniano, di Ennio Morricone, è di efficacia indubbia): Asia Argento è interprete controversa nel ruolo"duplice", che questa duplicità rende problematicamente, spesso in modo non del tutto conseguente...Thomas Kretschmann è complessivamente accettabile come"matador", il migliore è Paolo Bonacelli, nell'ambiguo ruolo dello psicologo, ma è francamente il film a mostrare crepe non da poco, con risultati decisamente deludenti, appunto nella citata indecisione, che in quegli anni evidentemente era marcata, tra l'horror fantastico e il thriller, dove la problematica dell'identificazione-mascheramento-assimilazione di personalità altrui appare irrisolta proprio nella realizzazione filmica, forse invece più accennata a livello di sceneggiatura(ma il cinema, si sa, non è né può rimanere a livello di pura sceneggiatura...). Rimangono suggestioni, soprattutto nella prima parte, quando la protagonista, che è una poliziotta(anche questa componente sarebbe stata da sviluppare ulteriormente...)"va oltre"e"entra nel quadro"ma soprattutto quando, in occasione del primo malore ai fiorentini"Uffizi", entra in una dimensione subacquea, con una sorta di mostuoso bacio con una creatura(mostruosa, appunto)marina... Suggestioni iconografiche che il film, però, non è capace di sviluppare, che dunque rimangono a livello di mere suggesioni"incomplete", non sviluppate in un film che, quanto a metraggio, non è per nulla breve, non risponde ai canoni estetico-poetici di un autore come Ken Russell... El Gato
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