aristoteles
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mercoledì 1 giugno 2016
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zio belo
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C'è qualche esagerazione di troppo tipo il nipote mafioso e troppi stereotipi oramai passati quasi di moda,però Diego "Zio Belo" fa gran simpatia.
Attraverso questo barbiere italo/brasilero ci facciamo un bel giro turistico in Brasile.
Musica,divertimento, ballo e amore e che possiamo chiedere di più??
In più che "Giorginha" che è veramente la brasiliana che tutti vorremmo incontrare,bella,intelligente,divertente e simpatica.
Qui c'è tutto il lato bello del Brasile,compreso un po di carnevale di Rio ed un negozio sulla spiaggia.
Tutto perfetto,probabilmente troppo,ma in fondo sognare non costa nulla e questa pellicola ,almeno un po,sognare ci fa.
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eugen
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mercoledì 14 febbraio 2024
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non molto, in questo"il barbiere di rio"
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Giovanni Veronesi, che ha scritto con Ugo Chiti e diretto nel 1996"IL Barbiere di Rio", non ha certo creato un capolavoro : la storia di Matteo, barbiere a Roma in crisi con la moglie, che decide di trasferirsi in Brasile con la scusa della sorella, che la'vive da anni, e'una "storiellna"dove il mito esotico non regge, essendo ruisticco e poco piu', non dimostra molto e forse non lo vuole fare, ma rimane sospeso tra film"comico"(dove sarebbero, pero', da analizzare le varie forme di comicita')e un tentativo in qualche modo"serio", talmente indeterminato da lasciare sconcertati. Forse, piu'che altro, e'un modo per far fare il protagonista al certamente bravo Diego Abatantuono e ad altri(Margaret Mazzantini non convince nella parte dell'ex moglie irosa)di emergere in un panorama attorale e filmico che, in quegi anni, si avviava verso una decisa crisi.
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Giovanni Veronesi, che ha scritto con Ugo Chiti e diretto nel 1996"IL Barbiere di Rio", non ha certo creato un capolavoro : la storia di Matteo, barbiere a Roma in crisi con la moglie, che decide di trasferirsi in Brasile con la scusa della sorella, che la'vive da anni, e'una "storiellna"dove il mito esotico non regge, essendo ruisticco e poco piu', non dimostra molto e forse non lo vuole fare, ma rimane sospeso tra film"comico"(dove sarebbero, pero', da analizzare le varie forme di comicita')e un tentativo in qualche modo"serio", talmente indeterminato da lasciare sconcertati. Forse, piu'che altro, e'un modo per far fare il protagonista al certamente bravo Diego Abatantuono e ad altri(Margaret Mazzantini non convince nella parte dell'ex moglie irosa)di emergere in un panorama attorale e filmico che, in quegi anni, si avviava verso una decisa crisi. Cosianche il tentativo di mostrare un Brasile allora in via di trasformazione anche sul piano politico, ma che rimane sotto il tallone di un cliche'steretotipato, dove a donna viene rappresentata in un ceerto modo(ma Zuleica Dos Santon, per fortuna, sfugge agli steretipi, in complesso), dove sembra che la criminalta'domini, con Giuseppe Oristanio, che e'italobrasilianao e che interpreta il nipote del protaognista, capo di una gand crininale, quasi tutto il Brasile(dove certo il tasso di criminalta'domina nelle grandi citta'come Rio)fosse una sorta di "paradiso del crimine". Eugen
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