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Se da un lato in America c'è una sarabanda di registi che rappresentano la gioventù in un modo levigato,mieloso e insopportabilmente stereotipato,è altresì vero che ce ne sono altrettanti che tendono ad esasperarne i lati peggiori.Nel modo peggiore.Klark,esordiente alla regia dopo una carriera da fotografo di immagini erotiche,cerca di rappresentare una generazione cinica,amorale,sessuomane,razzista(ma ci sono anche neri picchiati da neri)e senza figure adulte.Ma la sua ricerca dello schock tra preteso realismo e dialoghi iperturpiloquiosi non va da nessuna parte.Tanto più la messa in scena vorrebbe essere sporca e casuale per cogliere la realtà delle immagini,tanto più si rivela estetizzata fino alla nausea(trattandosi di un ex-fotografo non poteva essere altrimenti).Le trasgressioni sono minime(poco sesso simulato e droga)e anche per l'epoca straviste in meglio(provate il coevo "Doom generation" di Greg Arakki).L'interesse svanisce dopo i primi 30',e l'unica cosa che si percepisce è un'ambigua ipocrisia nella descrizione di questo mucchio di piccoli mostri.Gli unici a degnarlo di attenzione sono stati i soliti deficienti benpensanti o morbosi,regalandogli così l'immeritata fama che ha acquisito.Non è quello che si rappresenta ma come lo si rappresenta.Gus Van Sant purtroppo s'è fatto convincere a esserne produttore esecutivo.Harmony Korine,futuro regista ai tempi punk-skater ha scritto la sceneggiatura.Esordio sia per Chloe Sevigny che per Rosario Dawson.
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