Alessandra Levantesi
La Stampa
Ecco un merito, il fatto di rispolverare un classico del cinema italiano come Quattro passi fra le nuvole (1942), che rischia di tramutarsi in demerito. Realizzato dal messicano Alfonso Arau, chiamato a Hollywood grazie al successo di Come l’acqua per il cioccolato, Il profumo del mosto selvatico risulta melenso, soprattutto se confrontato al film pre-neorealista di Alessandro Blasetti, al quale si ispira.
Nella sceneggiatura firmata da Cesare Zavattini con Piero Telini e Aldo De Benedetti, il commesso viaggiatore Gino Cervi accetta di fingersi il marito di Adriana Benetti, una ragazza incinta incontrata casualmente, per salvarla dalle ire di una modesta famiglia contadina; e, dopo aver intravisto il miraggio di una possibile felicità, se ne torna tristemente alla sua grigia routine matrimoniale. [...]
di Alessandra Levantesi, articolo completo (2049 caratteri spazi inclusi) su La Stampa 20 novembre 1995
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