Clockers |
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Un film di Spike Lee.
Con Harvey Keitel, John Turturro, Mekhi Phifer, Isaiah Washington, Keith David.
continua»
Drammatico,
durata 139 min.
- USA 1995.
- UIP - United International Pictures
uscita venerdì 20 ottobre 1995.
MYMONETRO
Clockers
valutazione media:
3,26
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Imperfetto, ma molto realistico e potentedi rmarci 05Feedback: 12879 | altri commenti e recensioni di rmarci 05 |
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domenica 14 luglio 2019 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Spike Lee eredita un progetto di Martin Scorsese che, inizialmente, doveva anche dirigere, ma che poi si limitò solamente a produrre perché impegnato sul set di Casinò: il risultato è un film che risente positivamente dell’impronta lasciata dall’autore originario, soprattutto per l’estremo realismo e la violenza esplicita con cui S. Lee illustra (e condanna) lo stile di vita degli spacciatori neri dei ghetti di Brooklyn, all’insegna della cultura della droga nonché che di un certo tipo di musica rap, elementi a cui il regista attribuisce la gran parte della responsabilità riguardo alla condizione degli spacciatori, persone nate e cresciute nella criminalità e nel degrado che identificano la via del successo, oltre che la loro unica salvezza, unicamente negli stupefacenti. Il regista, proprio come Scorsese, conosce bene le realtà che racconta perché le ha viste e vissute (anche se non in prima persona), ed è per questo che guarda ai clockers con sguardo severo e disprezzante ma al contempo sensibile, domandandosi perché, apparentemente, non siano interessati ad uscire dalla situazione in cui si trovano. Come in ogni sua pellicola, poi, è immancabile una sceneggiatura essenziale e asciutta che delinea molto bene tutti i personaggi (a parte qualcuno) interpretati con professionalità da tutti gli attori. Stilisticamente è piuttosto in linea con Fa’ la cosa giusta, in particolare per la fotografia kitsch e per la commistione di diverse componenti, (dal drammatico al grottesco, intrisi di un umorismo sardonico) che però non sempre risultano ben amalgamate tra loro, minando quindi l’equilibrio del film insieme ad uno sviluppo della trama leggermente confuso e prolisso. In ogni caso, Spike Lee ha centrato il suo obiettivo, con un film non privo di smagliature dal punto di vista espressivo e narrativo, ma estremamente potente, lucido e tremendamente vero, che sensibilizza lo spettatore senza però imprimersi del tutto nella sua memoria come aveva fatto, ad esempio, Fa’ la cosa giusta.
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