Il mostro [2]

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Un film di Roberto Benigni. Con Roberto Benigni, Nicoletta Braschi, Michel Blanc, Jean-Claude Brialy, Massimo Girotti.
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Comico, durata 110 min. - Italia, Francia 1994. - Filmauro uscita mercoledì 26 ottobre 1994. MYMONETRO Il mostro [2] * * * - - valutazione media: 3,43 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Commedia viva e zelante targata Benigni & Cerami. Valutazione 3 stelle su cinque

di Great Steven


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venerdì 13 febbraio 2015

IL MOSTRO (IT, 1994) diretto da ROBERTO BENIGNI. Interpretato da ROBERTO BENIGNI, NICOLETTA BRASCHI, JEAN-CLAUDE BRIALY, MICHEL BLANC, MASSIMO GIROTTI, IVANO MARESCOTTI, DOMINIQUE LAVANANT, DANILO NIGRELLI
In un appartamento alla periferia di Roma vive Loris, un buon diavolo che effettua lavori saltuari arrangiandosi come meglio può per sbarcare il lunario, studiando anche con scarsi risultati la lingua cinese presso un insegnante privato per un provino presso un’azienda che poi fallirà miseramente. Oltretutto è talmente pacioccone e sereno che non farebbe male a una mosca. Logico, dunque, che venga scambiato sfortunatamente per un assassino psicopatico che è salito agli onori della cronaca per aver seviziato e ammazzato diciannove donne. Gli investigatori della polizia che indagano minuziosamente sulla sua figura decidono di pedinarlo con regolarità, e pertanto gli mettono in casa un’avvenente e coraggiosa poliziotta. Oltre che con lei, il povero e perseguitato Loris deve fare i conti con l’amministratore antipaticissimo del condominio e con lo psichiatria criminologo che investiga sul suo caso, ovviamente equivocando. Si scoprirà poi che l’autore degli omicidi è l’insegnante di cinese di Loris. Chiarito il malinteso, Loris sarà successivamente libero di proseguire la sua relazione amorosa con la poliziotta. Benigni riuscì, nel 1994, a superare il record di incassi ottenuto con il precedente Johnny Stecchino e quindi a piazzarsi nel primo e secondo posto della classifica italiana al box office. Tuttavia è un peccato che la sua bravura e il suo talento emergano solamente nelle performance televisive o a teatro, quando recita a memoria la Divina Commedia o quando sbeffeggia gli esponenti politici di centro-destra. Comunque questa pellicola non è da buttare via, tutt’altro: presenta una certa quantità di pregi che vanno analizzati con precisione e attenzione. Intanto la trama si basa sull’inganno giocato dalla duplice sfaccettatura delle apparenze che mette lo spettatore in condizione di superiorità rispetto ai personaggi e permette al pubblico di divertirsi osservando gli attori mentre prendono coscienza delle verità nascoste che lentamente affiorano in superficie. La sceneggiatura, scritta dal regista col fido Vincenzo Cerami, riesce, senza prediche né manicheismi, a far passare per credibile il discorso dei normali contro gli speciali, della diversità contro la bieca omologazione, della giustizia contro la sporca illegalità. Come attore, Benigni riconferma il suo tormentone del personaggio spaesato e disorientato che non sa mai come comportarsi in un contesto che gli appare estremamente strano, confuso e incomprensibile. Sul grande schermo, questo leitmotiv è ormai il suo marchio di fabbrica, continuamente ripetuto anche nei film successivi a Il mostro. N. Braschi non va al di là di una diligenza carina e puntigliosa, ma un pizzico di bravura ce la fa a dimostrarlo senza forzature o cadute di tono. M. Girotti, per il quale il copione ha ritagliato un piccolissimo ruolo, praticamente poco più che una comparsata, fa con eleganza e bon-ton il vecchio condomino distinto. Alcune sequenze meritano un applauso appassionato: il dialogo pazzoide ed eccentrico sui sette nani che Loris/Roberto tiene di fronte a tutti i residenti del condominio all’interno del campetto da basket; la proiezione del video in cui sembra che il protagonista uccida un gatto e tenti di sedare un’eccitazione sessuale prorompente; il tentativo ripetitivo e insistente di Jessica/Nicoletta di sedurre il presunto uccisore, mentre lui conversa con sé stesso di politica ed economia monetaria. Qualche perdita di ritmo nella seconda parte, ma l’andamento del film, complessivamente, appare fluido e scorrevole come un fiume in primavera. Abbastanza divertente, e la morale conclusiva non è del tutto scontata.  

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