Un mondo perfetto

Se è vero che debba esistere il male, affinchè possiamo conoscere il valore del bene, è altrettanto vero il contrario, ovvero che debba esistere il bene, per riuscire a capire dove risieda il male; perchè non saremmo in grado di scorgere il male, nella storia che vede protagonisti l'evaso Butch, e il piccolo Phillip, a meno che non ci rendiamo conto che in un Mondo Perfetto, una storia del genere non si svolgerebbe mai.
Ma il mondo non è perfetto, secondo Clint Eastwood, lo dimostra in questo film (il primo realmente impegnato al di fuori dell'ambientazione western, che fino a questo momento aveva prediletto anche alla regia), che in quelli a venire; perchè niente va liscio come l'olio e ogni storia finisce col lasciare da un lato l'amaro in bocca, dall'altro lo spunto di una riflessione che non può essere superficiale. Non può andar bene quindi neanche il tentativo di redensione di chi è stato sfortunato per tutta la vita (Butch), e che può contare sul sincero affetto di un piccolo amico (Phillip). Meno che mai in un'America degli anni '60, a qualche giorno dall'assassinio di un presidente (Kennedy) che si era battuto (guarda caso) per una maggiore uguaglianza tra gli individui. E non è un caso quindi che i personaggi che abitano questo "Mondo Perfetto", siano "isolati" e in qualche modo "discriminati": Butch perchè è evaso dal carcere, Phillip a causa della rigidità delle proprie regole di vita imposte dal suo credo (per altro in lui non ancora maturo) in Geova; ed è a causa di questa loro diversità che riusciranno in parte a formarsi l'un l'altro. In un mondo perfetto non avremmo bisogno di nascondere la verità (spesso dolorosa) dietro ad una maschera, come fa Phillip nei momenti di paura (l'incidente con la macchina) e di dolore, travestendosi da Casper. "Un mondo perfetto" è a mio personale parere uno tra i migliori film di Eastwood, il più completo, raffinato e allo stesso tempo crudo ed emotivamente toccante della sua splendida carriera da regista.