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Fratello e sorella, Daniel Auteuil e Catherine Deneuve (si può chiedere di più?), divisi dalla distanza e da vecchie incomprensioni caratteriali si ritrovano a causa della malattia dell'anziana e austera madre. E' un riavvicinamento forzato che fa riemergere antiche pulsioni e conflitti.Chi dei due dovrà occuparsene e in che modo? Lacerante diagnosi delle dinamiche familiari e di insondabili movimenti dell'animo, La mia stagione preferita indaga nelle pieghe più riposte dei rapporti affettivi ricorrendo, come nella migliore tradizione del cinema francese, ad una narrazione allusiva (la passione incestuosa che il fratello prova nei confronti dell'avvente sorella è, opportunamente,solo suggerita)e a dialoghi calibratissimi. Diverse le scene disturbanti che restano impresse nella memoria(il suicidio immaginario della Deneuve, l'amplesso nel parco con lo sconosciuto interpretato da un esordiente Bruno Todeschini), tuttavia è lo sciogliemnto finale,con l'intera famiglia riunita per celebrare la morte annunciata della matriarca e il girotondo di domande fra i genitori e i figli su quale sia la loro stagione preferita, a segnare un momento di quieta e dolorosa riconciliazione,con un tocco inaspettato di lirica vicinanza, ancora più spiazzante per la sua dolente efficacia. Si può imparare ad amarsi nonostante tutto, anche contro l'evidenza. Peccato che a Cannes 93 se ne siano accorti in pochi.
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