mystic
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lunedì 17 giugno 2013
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love story raccontata da un grande scorsese
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"L'età dell'innocenza" è lontano dai canoni di Scorsese almeno quanto il suo tridimensionale "Hugo Cabret", ma ciò non significa che questo Scorsese non si sia rivelato all'altezza della regia perfetta di "Toro Scatenato".
Daniel Day Lewis interpreta bene un uomo dalle emozioni represse accorgersi che la donna che veramente ama (è Michelle Pfeiffer) non è quella con cui ha deciso da tempo di andare insieme all'altare (Winona Ryder).
La recitazione, come potrete ben immaginare scorrendo i nomi che compongono il cast, è portentosa e tutto il cast si cimenta con un certo impegno nel materiale letterario proposto da Scorsese. In sequenze di balli sfarzosi dove molti sono gli spunti tecnici proposti dal regista, ci troviamo di fronte ad un'atmosfera in cui domina la più severa repressione sentimentale e dove talvolta è complicato guardare oltre la meravigliosa estetica del film.
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"L'età dell'innocenza" è lontano dai canoni di Scorsese almeno quanto il suo tridimensionale "Hugo Cabret", ma ciò non significa che questo Scorsese non si sia rivelato all'altezza della regia perfetta di "Toro Scatenato".
Daniel Day Lewis interpreta bene un uomo dalle emozioni represse accorgersi che la donna che veramente ama (è Michelle Pfeiffer) non è quella con cui ha deciso da tempo di andare insieme all'altare (Winona Ryder).
La recitazione, come potrete ben immaginare scorrendo i nomi che compongono il cast, è portentosa e tutto il cast si cimenta con un certo impegno nel materiale letterario proposto da Scorsese. In sequenze di balli sfarzosi dove molti sono gli spunti tecnici proposti dal regista, ci troviamo di fronte ad un'atmosfera in cui domina la più severa repressione sentimentale e dove talvolta è complicato guardare oltre la meravigliosa estetica del film. Si tratta in realtà di una tormentata storia d'amore, ma sul menù c'è di più. Il nucleo della storia, interessante almeno quanto i legami che si vengono a creare tra i vari personaggi, gioca sulla presa di coscienza del fallimento del sogno americano. Passo dopo passo, ciak dopo ciak, Scorsese demolisce i residui di speranza lasciati dalla nazione americana grazie alla Pfeiffer, donna con alle spalle un matrimonio combinato con un conte europeo e trasferitasi di recente negli States, ma consapevole che la vita nel nuovo mondo non si sarebbe rivelata meno ridicola di quella europea. E "L'età dell'innocenza" galleggia proprio su un'America ridicola e ridicolizzante.
Del film di Scorsese non possiamo dire che regali emozioni forti o che ceda a svenevoli clichè; il regista riuscì sempicemente a realizzare un film sentimentalmente complesso e tecnicamente splendido.
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sissy65
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mercoledì 29 agosto 2012
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chi ha doppiato newland?
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Splendido film, che tuttavia soffre, come tutti i film tratti da prolissi romanzoni americani (primo fra tutti Ritratto di signora) per la difficoltà oggettiva di trasporre il verboso mondo intimo degli americani dell'800 e il complesso evolversi del narrato, concentrandoli nel breve spazio di due ore. Chi non ha letto il libro, corre il rischio di annoiarsi, data la palese difficoltà di seguire l'incastro dei personaggi. Infine, a mio parere, Newland è doppiato malissimo. Sarà forse voluta la nota falsa che risuona nella sua voce? In ogni caso, trovo la sua recitazione quantomeno scialba, soprattutto perché stridente con le splendide voci femminili.
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jacopo b98
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martedì 18 febbraio 2014
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ennesimo capolavoro di un maestro!
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Nella New York del 1870 Newland Archer (Day-Lewis), un ricco avvocato, è fidanzato con la giovane May Welland (Ryder). Ma quando la contessa Ellen Olenska (Pfeiffer) giunge a New York Newland non può non innamorarsi della sua eleganza e sofisticatezza. E i suoi sentimenti verso la più convenzionale May cambiano totalmente… Dal romanzo di Edith Warton, Scorsese e Jay Cocks hanno tratto una mirabile sceneggiatura estremamente fedele al romanzo originale. È il primo film in costume di Scorsese ma solo apparentemente differisce dai suoi precedenti lavori: la New York dell’Ottocento non è meno violenta e crudele dei Godfellas o di La Motta, solo la sua violenza è mascherata dalla sua tremenda formalità: per certi versi sembra un remake di Barry Lyndon, con una componente melodrammatica assente nel capolavoro di Kubrik.
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Nella New York del 1870 Newland Archer (Day-Lewis), un ricco avvocato, è fidanzato con la giovane May Welland (Ryder). Ma quando la contessa Ellen Olenska (Pfeiffer) giunge a New York Newland non può non innamorarsi della sua eleganza e sofisticatezza. E i suoi sentimenti verso la più convenzionale May cambiano totalmente… Dal romanzo di Edith Warton, Scorsese e Jay Cocks hanno tratto una mirabile sceneggiatura estremamente fedele al romanzo originale. È il primo film in costume di Scorsese ma solo apparentemente differisce dai suoi precedenti lavori: la New York dell’Ottocento non è meno violenta e crudele dei Godfellas o di La Motta, solo la sua violenza è mascherata dalla sua tremenda formalità: per certi versi sembra un remake di Barry Lyndon, con una componente melodrammatica assente nel capolavoro di Kubrik. Scorsese disegna il personaggio di Archer come un infinito idiota, sedotto dalla Olenska, simbolo di un sogno americano, di una fiducia nel futuro sciocche e deboli. Ma la Olenska è tutto tranne che sciocca e debole, anzi: è una donna avanti sui tempi, nata in un epoca incapace di capirla, esemplare è l’episodio del divorzio, visto da Newland come uno scandalo. E così Scorsese lancia l’ennesimo atto d’accusa contro una nazione e un’epoca che hanno perso la loro innocenza. Visivamente trionfale grazie ai costumi di Gabriella Pescucci (premio Oscar), le scenografie di Dante Ferretti e la fotografia caravaggesca di Michael Ballhaus. Ottimi interpreti, perfetti per i loro ruoli.
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josef_57
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domenica 18 gennaio 2015
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come una sonata
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L' età dell'innocenza è un Adagio, come il secondo movimento della sonata "Patetica" di Beethoven che sentiamo nelle due scene nei salotti di casa Beaufort che aprono e chiudono il film. Gli sguardi, i dialoghi, la fotografia, la colonna sonora e naturalmente i movimenti della macchina da presa, seguono quel ritmo lento ed elegante, che è lo specchio di una classe sociale che ha fatto dell'apparire il proprio credo. Magnifico!
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achab50
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sabato 1 agosto 2020
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due palle un soldo
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il mio titolo non sembri irriguardoso, perchè era il classico richiamo delle bancarelle nei mercati di paese, questo film si può sintetizzare in questo richiamo, rinunciando al soldo. Lento, verboso, ipertrofico e che per di più necessita di una voce narrante (quando c'è una voce narrante in un film metto istintivamente mano alla pistola, che per fortuna non possiedo). Tratta dell'amore impossibile fra un giovane della buona società ed una fascinosissima contessa separata dal marito; amore impossibile per la gabbia delle convenzioni sociali del tempo, ma di cui (il Gattopardo ci insegna) ognuno se ne faceva, in privato, un baffo. Realizzare un film di due ore abbondanti su questo esilissimo tema significa essere dotati di un coraggio leonino, o forse di incoscienza, più probabilmente di un nome nel campo della cinematografia.
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il mio titolo non sembri irriguardoso, perchè era il classico richiamo delle bancarelle nei mercati di paese, questo film si può sintetizzare in questo richiamo, rinunciando al soldo. Lento, verboso, ipertrofico e che per di più necessita di una voce narrante (quando c'è una voce narrante in un film metto istintivamente mano alla pistola, che per fortuna non possiedo). Tratta dell'amore impossibile fra un giovane della buona società ed una fascinosissima contessa separata dal marito; amore impossibile per la gabbia delle convenzioni sociali del tempo, ma di cui (il Gattopardo ci insegna) ognuno se ne faceva, in privato, un baffo. Realizzare un film di due ore abbondanti su questo esilissimo tema significa essere dotati di un coraggio leonino, o forse di incoscienza, più probabilmente di un nome nel campo della cinematografia. Costumi sfarzosi, ambientazione accuratissima, sigari che si tagliano con l'apposito marchingegno... il personaggio che vivacizza il tutto è la vecchia ed abbondante zia, che ne ha viste (e probabilmente fatte) di tutti i colori e per questo ha l'occhio lungo ed il giudizio giusto su tutto. Ma un personaggio da solo non fa il film. Dopo aver ammirato in più occasioni la bellezza della Pfeiffer, ma all'ennesimo sbadiglio, si abbandona la visione e buona notte ai suonatori.
Citare per questa opera Visconti, come non di rado è stato fatto, pare davvero una bestemmia.
Non potendo dare zero stelle e volendo riconoscere l'attenuante che i quasi trent'anni dalle riprese trovano oggi una società profondamente diversa di quella degli anni '90 cui era destinata, voglio premiare il tutto con una forse immeritata stellina.
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mencio
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domenica 16 settembre 2018
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una signora vestita di scuro, pallida e bruna
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Quando si vede un film, privo di soggetto originale, bisognerebbe dimenticare il romanzo da cui è tratto o, meglio, non averlo mai letto e risparmiarsi la solita tiritera su "come era più bello il libro". Questo perché il film è sempre un'opera nuova e originale rispetto a ciò che lo ha ispirato, ma, forse, questo assunto è sbagliato, perché il cinema, più di ogni altra arte resta in rapporto alla sua prima fonte e questo non può esser un fatto casuale. Ciò è ancor più vero quando il film, nel nostro caso, seguendone pedissequamente il dettato, appare quasi una riflessione sul romanzo. E seguendo il filo di questa riflessione si chiariscono le differenze e la diverse personalità della Wharton, erede di una grande famiglia aristocratica e Scorsese, rampollo di poveri immigrati siciliani.
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Quando si vede un film, privo di soggetto originale, bisognerebbe dimenticare il romanzo da cui è tratto o, meglio, non averlo mai letto e risparmiarsi la solita tiritera su "come era più bello il libro". Questo perché il film è sempre un'opera nuova e originale rispetto a ciò che lo ha ispirato, ma, forse, questo assunto è sbagliato, perché il cinema, più di ogni altra arte resta in rapporto alla sua prima fonte e questo non può esser un fatto casuale. Ciò è ancor più vero quando il film, nel nostro caso, seguendone pedissequamente il dettato, appare quasi una riflessione sul romanzo. E seguendo il filo di questa riflessione si chiariscono le differenze e la diverse personalità della Wharton, erede di una grande famiglia aristocratica e Scorsese, rampollo di poveri immigrati siciliani. L'opera della Wharton è un'invettiva impietosa contro una società provinciale, bigotta, ignorante ed ipocrita, quella di Scorsese è la rievocazione prudente di un'epoca passata, non priva di difetti, ma piena del fascino di fiori sbocciati tanto tempo fa e visti attraverso il velo di ricami antichi. Dove però il contrasto si fa più forte tra romanzo e film è nel modo di delineare le due figure-chiave della vicenda: le due donne del protagonista, la moglie e l'amata irragiungibile, la contessa Olenska. Scorsese ha rappresentato la prima come un bruno gioiello delizioso e la seconda come una gran dama bionda, dalla bellezza matura e dall'eleganza sicura, che vive in una via non alla moda, ma in un salotto carico di tutti i cuscini e le chincaglierie che l'ottocento esigeva da ogni contessa. Tutto il contrario la Wharton: per lei la moglie è una bella ragazzona bionda ed atletica, la contessa una ragazza esile, bruna e ricciuta che vive in quartiere di artigiani e bohemiens in un appartamento spoglio e adornato solo da pochi resti "di un naufragio": qualche bronzetto antico, quadri italiani di scuola contemporanea e fiori, che lei sa come disporre con la sua cameriera siciliana con cui lei sola può parlare e solo in italiano. La contessa Olenska della Wharton è una piccola porta su di un altro mondo, povero di porcellane e di cibi mal cotti, ma ben impiattati a cui, forse, Scorsese, non sa rinunciare.
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mondolariano
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martedì 16 agosto 2011
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conformismo americano
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Un’insolita America nord-orientale di fine ottocento, dominata dai suoi rigidi inverni e dall’ancor più rigido conformismo di stampo britannico. Una New York tutti lustrini e merletti che ricorda incredibilmente la vecchia Europa, rutilante nelle atmosfere aristocratiche e nei costumi impeccabili dei protagonisti. L’interesse del film sta appunto nell’originalità di quest’America puritana troppo spesso dimenticata. Il resto è chiaramente derivato da altri film del genere calligrafico, primo tra tutti “Ragione e sentimento”, col quale condivide la perfezione maniacale delle scenografie interne, la mancanza di scene d’azione (qui davvero totale) e la durata di oltre i 135 minuti, con l’inevitabile noia che prima o poi non manca di sortire il suo effetto soporifero.
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Un’insolita America nord-orientale di fine ottocento, dominata dai suoi rigidi inverni e dall’ancor più rigido conformismo di stampo britannico. Una New York tutti lustrini e merletti che ricorda incredibilmente la vecchia Europa, rutilante nelle atmosfere aristocratiche e nei costumi impeccabili dei protagonisti. L’interesse del film sta appunto nell’originalità di quest’America puritana troppo spesso dimenticata. Il resto è chiaramente derivato da altri film del genere calligrafico, primo tra tutti “Ragione e sentimento”, col quale condivide la perfezione maniacale delle scenografie interne, la mancanza di scene d’azione (qui davvero totale) e la durata di oltre i 135 minuti, con l’inevitabile noia che prima o poi non manca di sortire il suo effetto soporifero. C’è anche la figlia di Charlie Chaplin.
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(di arnaco)
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impegnocritico83
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martedì 25 marzo 2008
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immane delusione
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Ritratto dei problemi,delle nevrosi, dei codici di condotta del micro-mondo agiato e benpensante della New York della seconda metà dell'ottocento. Prima del diversissimo Gangs of New York,immagine di un'altro volto della città e simbolicamente di un'altra america di quegli anni,Scorsese firma quest'opera borghese lenta e mielosa,ricca di attenzione verso dettagli scenici sontuosi quanto fini a se stessi,all'insegna di una sceneggiatura attenta nella creazione di un'ampollosità retorica zeffirelliana. L'intento critico è in questo film rivolto nei confronti di costumi sociali antiquati quanto elitari e ristretti,il rapporto d'amore è raccontato senza un briciolo di ironia e di caratterizzazione realmente drammatica dei personaggi,stilizzati nelle espressioni caricaturali di individui-archetipi che combattono per auto-crearsi problematiche sovrastrutturali non avendo il problema di combattere giorno per giorno per la sopravvivenza.
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Ritratto dei problemi,delle nevrosi, dei codici di condotta del micro-mondo agiato e benpensante della New York della seconda metà dell'ottocento. Prima del diversissimo Gangs of New York,immagine di un'altro volto della città e simbolicamente di un'altra america di quegli anni,Scorsese firma quest'opera borghese lenta e mielosa,ricca di attenzione verso dettagli scenici sontuosi quanto fini a se stessi,all'insegna di una sceneggiatura attenta nella creazione di un'ampollosità retorica zeffirelliana. L'intento critico è in questo film rivolto nei confronti di costumi sociali antiquati quanto elitari e ristretti,il rapporto d'amore è raccontato senza un briciolo di ironia e di caratterizzazione realmente drammatica dei personaggi,stilizzati nelle espressioni caricaturali di individui-archetipi che combattono per auto-crearsi problematiche sovrastrutturali non avendo il problema di combattere giorno per giorno per la sopravvivenza. Dove il fascino discreto della borghesia di Bunuel era riuscito magistralmente nel rendere il ridicolo dei comportamenti e delle nevrosi delle classi agiate,questo film fallisce attraverso l'adesione dell'autore al punto di vista e all'emozionalità profumata e ingioiellata di una ben precisa classe sociale.
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[+] di raffinata eleganza
(di superpopgirl)
[ - ] di raffinata eleganza
[+] abbasso la borghesia!
(di arnaco)
[ - ] abbasso la borghesia!
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